Home Economia “Così produciamo il Parmigiano Reggiano di Montagna”. Con foraggi locali

“Così produciamo il Parmigiano Reggiano di Montagna”. Con foraggi locali

30
1

Lo scorso 6 ottobre si è costituito a Casina, Reggio Emilia, il Comitato del Piano  Miglioramento dei sistemi foraggeri e sostegno della produzione di Parmigiano Reggiano a marchio “Prodotto di montagna” nelle valli appenniniche dell’area del Tassobbio.

-----

Il Gruppo operativo (GO), finanziato con il primo bando della Misura 16.1.01 del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna, ha come capofila la Latteria Sociale San Giorgio S.C.A., che svolgerà il piano di lavoro insieme a quattro aziende agricole socie (Cooperativa Agricola Santa Lucia, Azienda Agricola La Strada, Azienda Agricola Il Ponte e Azienda Agricola Nasi) e con il supporto tecnico di Centro Ricerche Produzione Animali – Crpa  e Fondazione Crpa studi e ricerche.

Tale iniziativa ha trovato le sue radici nell’esperienza fatta dal 1990 nell’area di Casina dall’azienda Sperimentale Santa Lucia, unico esempio di azienda sperimentale regionale dedicata alla zootecnia da latte situata in montagna, che a partire dal 1990 ha contribuito a diffondere anche in Appennino metodi di produzione e conservazione dei foraggi innovativi come l’aeroessiccazione.

Lo scopo del GO è sostenere il percorso intrapreso dalla latteria San Giorgio e dalle aziende socie per la produzione di Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”. Tra le regole previste dal Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano per l’uso di questo marchio c’è la provenienza degli alimenti destinati alle bovine da zone di montagna per una quota di almeno il 60 % (della sostanza secca della razione somministrata alle bovine su base annua).

Proprio per questo la Latteria San Giorgio e le aziende socie guidate da imprenditori agricoli giovani e motivati, si sono dati l’obiettivo di rendere più efficiente la gestione dell’alimentazione delle bovine, passando dal miglioramento della produzione di fieno in condizioni di terreno e climatiche non certo facili e mantenendo la tradizione dell’uso del foraggio verde.

In questo mese di ottobre sono partite le prime attività con la semina e la tresemina su sodo di prati degradati con specie tradizionali e innovative. Contestualmente sono stati allestiti campi prova dove, dalla primavera prossima, sarà possibile vedere i risultati di colture foraggere a confronto: varietà di erba medica del commercio ed ecotipi locali, così come frumenti ad uso foraggero.

(Marcello Chiesi, presidente della Latteria Sociale San Giorgio)

www.parmigianoreggianosangiorgio.it

1 COMMENT

  1. Purtroppo anche sul nostro Appennino ci sono allevamenti e stalle che si rifornisco di foraggi provenienti dalla pianura emiliana e dalla Toscana, quindi a mio avviso per la produzione di Parmigiano tra pianura e montagna in queste zone non c’è differenza di qualità, dovrebbero prendere il vostro esempio, bravi.

    (Montanarovallonza)

    • Firma - Montanarovallonza