Seconda puntata delle nostre interviste sul referendum costituzionale, la cui data di svolgimento è stata finalmente fissata, nei giorni scorsi, al 4 dicembre prossimo. Come previsto e preannunciato, dopo la sen. Leana Pignedoli, Pd, schierata per il "sì", abbiamo proposto spazio per una chiacchierata anche ad un'esponente del "no" (e dell'opposizione parlamentare). Abbiamo interpellato per questa nostra esclusiva Maria Edera Spadoni, deputata del M5S. Entrambe donne, entrambe reggiane, entrambe parlamentari, tanto per gratificare anche gli appassionati di "parità".
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Secondo lei si tratta davvero di un appuntamento così importante, cruciale?
Certo, si tratta di un appuntamento dove si decidono le sorti della nostra Costituzione. Una Costituzione, come affermava il padre costituente Calamandrei, scritta sulle nostre montagne da chi ha combattuto per la libertà 70 anni fa. La nostra Costituzione ci tutela da qualsiasi deriva autoritaria voluta invece da chi ha scritto questa “deforma”, quale il condannato in primo grado e plurinquisito Denis Verdini.
Se uno le chiede "perchè no?", lei, con la migliore chiarezza e sintesi, cosa risponde?
Non abolisce il Senato, ma crea soltanto 100 nominati non eletti direttamente dai cittadini. 95 tra consiglieri regionali e sindaci godranno di immunità parlamentare e saranno nominati dalle segreterie dei partiti, avranno diarie e un “doppio incarico” invece di fare bene il loro lavoro nelle regioni e nei comuni. Inoltre non ci saranno reali risparmi. La Ragioneria dello Stato ha indicato in 57 milioni di euro l'anno i risparmi, altro che i 500 millantati da Renzi! Se si fossero dimezzati i senatori e i parlamentari, come proponeva il Movimento 5 Stelle, dimezzando poi come facciamo noi le nostre indennità, si sarebbero risparmiati centinaia di milioni di euro senza mettere a rischio una democrazia consolidata. Le fornisco un dato: dal 2010 ad oggi il Movimento 5 Stelle tra rinunce a rimborsi elettorali nazionali, regionali e tagli di stipendi ha restituito e ha rinunciato a 73 milioni di euro. E tutto questo senza toccare la Costituzione.
Quali sono, a suo giudizio, i punti più critici di questa "riformona" della Costituzione?
Non è vero che semplifica il quadro: ci sono norme scritte in maniera incomprensibile, mentre quando i nostri padri costituenti scrissero la Costituzione lo fecero in maniera semplice e chiara. Inoltre viene levato potere al popolo: non ci saranno più senatori scelti direttamente dai cittadini, verranno triplicate le firme per presentare leggi d’iniziativa popolare, saranno aumentate le firme per i referendum e il presidente del Consiglio avrà un potere enorme. Qui si rischia di mettere a soqquadro ogni equilibrio. Pensiamo a quello che potrebbe accadere se vincesse la persona sbagliata. Quando i nostri padri costituenti scrissero la Carta lo fecero pensando anche il caso in cui avesse vinto il peggior nemico della democrazia. Con gli equilibri presenti non avrebbe potuto nuocere più di tanto. Del resto gli eredi postfascisti del Msi e pure rappresentanti della P2 come Berlusconi (tessera 1816) sono andati al governo in Italia, ma con questa Costituzione nata dalla Resistenza non hanno potuto andare oltre certe norme e sono stati costretti a muoversi nell’alveo della democrazia. E quando hanno tentato nel 2006 un "colpo di mano" il popolo ha respinto. Molti di quelli che oggi sono per il "sì", allora si erano schierati per il "no". Ora il Pd di Renzi ripropone un progetto simile: un po' di memoria storica non guasta in questi giorni. Lei non crede che dopo 70 anni la Costituzione abbia bisogno di qualche adeguamento ai tempi? Adeguare non vuole dire stravolgere. Perchè non dimezziamo i parlamentari e i loro stipendi come facciamo noi del M5S senza toccare gli equilibri costituzionali? Perchè non aumentiamo i poteri diretti dei cittadini favorendo i referendum senza quorum e anche propositivi, ma mantenendo alterati gli equilibri costituzionali e i vari organi dello Stato? Il M5S lo ha proposto ed il Pd insieme ad Alfano e Verdini ha bocciato tutto questo. Perchè non si semplificano e si velocizzano i regolamenti parlamentari senza toccare la Costituzione? Anche questo lo abbiamo proposto - su indicazione di grandi costituzionalisti che abbiamo liberamente consultato - e ancora una volta si sono opposti.
Chi è favorevole in genere sostiene che si riducono le poltrone, che si risparmia qualche soldo, che si velocizza il processo decisionale, pure che i risparmi verranno destinati ai poveri. Alcuni attori internazionali, invece, puntano sulla questione investimenti: se vincesse il "no" potremo scordarci che si vengano poi a sborsare danari qui da noi. Per non dire di chi punta il dito su una specie di "nuovo ordine mondiale" che vedrebbe le Costituzioni nate dall'antifascismo come lacci, ostacoli a come dovrebbe "girare il mondo". Che pensa lei di tutto questo?
Sulla falsità del taglio di poltrone e risparmi ho già spiegato sopra. Lo ha detto lei per quanto riguarda la Jp Morgan. E' stata la banca mondiale privata Jp Morgan in un documento di tre anni fa a dire che andavano superate le costituzioni nate dall'antifascismo che davano diritti sociali. E ora Renzi, Verdini, la Boschi e Alfano perseguono quel progetto di una multinazionale. E' folle e antidemocratico. Trovo totalmente inopportuno che l'ambasciatore degli Stati Uniti abbia detto di "votare sì". Siamo un Paese sovrano, non una colonia. Ringrazio gli Stati Uniti e i cittadini americani di tanti altri paesi alleati che hanno combattuto per la nostra libertà 70 anni fa. Ma il futuro dell'Italia lo decidono gli italiani non le banche e gli Stati stranieri con loro giochi d’interessi. Quando la Gran Bretagna ha votato per il referendum sulla Brexit il M5S non ha detto "speriamo vinca una opzione o un’altra" ma abbiamo auspicato che vincesse la democrazia. Anche sull’Euro, infatti, noi chiediamo un referendum in cui saranno i cittadini a scegliere. Inoltre basta vedere il totale stravolgimento dell’attuale articolo 70 della nostra Costituzione italiana che recita: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. E' un articolo semplice e chiaro di appena 9 parole sostituito dal seguente: «Art. 70. - La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all'articolo 71, per le leggi che determinano l'ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l'ufficio di senatore di cui all'articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma...”. Oltre il fatto che è stato scritto volutamente per creare confusione e non chiarezza, si evince come il Senato non sarà assolutamente abolito.
I favorevoli sostengono anche che non viene toccata la prima parte, che riguarda i diritti fondamentali. E' sufficiente per tranquillizzare?
Assolutamente no, perchè come hanno spiegato decine di costituzionalisti e non il M5S, come ha spiegato il presidente dell'Anpi che ha preso una decisione dopo che democraticamente la stragrande maggioranza degli iscritti si è espressa, questa "deforma" stravolge delicatissimi equilibri. Sono passaggi forse di difficile comprensione per diversi cittadini, ma chiedo veramente uno sforzo per approfondire. Una volta che si approfondisce non si può che votare "no".
Il "no" dei Cinque Stelle com'è stato deciso?
C'è una storia che è la nostra storia politica. A Firenze nel marzo 2009, all'atto fondativo delle prime liste civiche 5 Stelle, il giornalista Marco Travaglio affermò - con un intervento da indipendente sul palco - che la nostra Costituzione e la sua piena attuazione è il miglior programma di governo. Sin da quando siamo entrati in parlamento nel marzo 2013 abbiamo difeso i valori fondanti della nostra Costituzione. Sia quando furono Letta e Berlusconi a cercare di violarli che quando ci provò Renzi. Ricordo che nel settembre 2013 sono salita sul tetto di Montecitorio in difesa della Costituzione. E al tempo c'era Letta, non Renzi. Per quel gesto mi sono presa giorni di sospensione. Un gesto di cui vado orgogliosa.
Può spiegare in che modo riforma costituzionale e nuova legge elettorale, l'"Italicum", vengono ad agire in modo coordinato nel nuovo assetto dello Stato che si profila qualora entrambe passassero, rispettivamente, il vaglio del popolo e della Corte costituzionale?
Perchè il potere è concentrato nelle mani di pochi e quindi verranno a mancare bilanciamenti di poteri che sono fondamentali. Il bicameralismo è un valore. Sa quante volte, in questi tre anni, siamo riusciti a bloccare da un passaggio tra una camera e l'altra favori a lobbies del gioco d'azzardo, del cemento, delle industrie fossili? Ripeto: riformiamo i regolamenti interni e rendiamoli più snelli, ma questi equilibri fanno veramente della nostra Costituzione la più bella del mondo.
Cosa pensa di fascismo e antifascismo, lavoro e diritti, visto che contro la riforma si schierano associazioni come l'Anpi e la Cgil, nonchè una parte dello stesso Pd?
Il M5S è per la Costituzione nata dalla Resistenza e quindi contro ogni forma autoritaria, dunque anche contro il fascismo che oggi può ritornare sotto diverse forme, magari meno evidenti. Tutta la storia della mia famiglia viene dall'antifascismo. Sono felice che l'Anpi si sia mobilitata anche se Renzi cerca di strumentalizzare alcuni partigiani che legittimamente votano diversamente. Siamo in democrazia. La mia stima a quei sindaci e assessori del Pd che pubblicamente si sono schierati per il "no": penso all'assessore Tutino a Reggio o altri sindaci. Questa Costituzione nata nel 1948 dai nostri padri e madri costituenti con i suoi equilibri garantisce tutti, i piccoli imprenditori come i grandi, gli operai come i liberi professionisti, i giovani e gli anziani e anche ogni cosiddetta “minoranza”. E' una Costituzione plurale. Ecco perchè sul fronte del "no" si trovano tante persone diverse. Questo "no" è il trionfo della democrazia e dei suoi tanti colori.
Il M5S è più a favore del "no" per una questione di merito o per un sentimento schiettamente antirenziano? O un po' entrambe le cose?
Per noi Renzi non c'entra nulla anche se ha trasformato questo referendum in un plebiscito su di lui e sul suo governo. Ci siamo battuti dall'inizio di questa legislatura contro ogni stravolgimento della Costituzione e come Meet up Amici di Beppe Grillo lo avevamo fatto nel lontano 2006 quando si votò il referendum sulla cosiddetta “riforma” di Berlusconi. Ricordo che come presidente della Repubblica nel 2013 abbiamo votato il professor Rodotà che è schierato per il "no" e nel 2015 abbiamo votato Ferdinando Imposimato, anche lui schierato per il "no".
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- Referendum costituzionale: sì o no / Perchè sì. Firmato: Leana Pignedoli (14 settembre 2016)
Complimenti all’onorevole Spadoni. Molto brava e chiara.
(Nunzio)
Solo no, sempre e solo no, cosi l’Italia non si muove e rimane paralizzata, non si pensa a un sistema costruttivo, ma a fare solo ostruzionismo, quando sarebbe molto più semplice confrontarsi e fare scelte giuste, ma di noi poveri cittadini non gliene frega niente a nessuno, si ricordano di noi solo quando e ora di pagare le tasse!
(Commento firmato)
Con questa riforma si sono ricordati benissimo, dei cittadini. Infatti, varranno ancora meno di prima. Soprattutto, con un governo forte, sarà più facile adottare provvedimenti che vanno contro l’interesse della maggioranza, ma sono funzionali all’interesse delle elites economiche internazionali. I mercati, signora mia! Lo spread! Fate presto! Per governare, sarà sufficiente avere il voto del 25% dei votanti, ottenendo in questo modo una maggioranza parlamentare del 54%. Con il monopolio dei mezzi di comunicazione di massa (avete presente cosa sta accadendo in Rai, per dire?) non è difficile convincere un quarto dei votanti. Con il combinato disposto dell’Italicum, il premier eletto potrà scegliersi il presidente della Repubblica, i membri della Consulta, i componenti delle autorità indipendenti, l’amministratore delegato e il CdA della Rai. Inoltre, il premier potrà cambiare la Costituzione a suo piacimento ogni ulteriore volta. Si sta creando un premierato assoluto, incompatibile con la Repubblica parlamentare prevista dalla prima parte della Costituzione, quella che tutti affermano di non voler assolutamente cambiare.
(Commento firmato)
Beh, non è proprio così! L’Italicum prevede che se nessuna forza politica ottiene al primo turno il 40 % (non il 25 %) vanno al ballottaggio le due forze politiche che hanno ottenuto il maggior numero di voti. Se non erro, è così anche nel sistema politico francese (in Francia al primo turno bisogna arrivare al 50%, ma credo che guardando la storia politica italiana nessun partito arriverà al primo turno neanche al 40%, non è mai successo, almeno negli ultimi 40 anni, nemmeno con la Dc e il Pci!). Se poi al ballottaggio i cittadini decidono di non andare a votare, questa è una libera scelta, legittima, ma non una giustificazione. Nell’Italicum è invece previsto un abbassamento della soglia necessaria per entrare in Parlamento: non più l’8%, come previsto dall’attuale “Porcellum”, ma il 3%. Questo consentirà anche alle forze politiche più piccole di potere avere propri rappresentanti, cosa che invece non è avvenuta negli ultimi 10 anni.
(Michele Lombardi)
La percentuale del 25% era riferita ai votanti, non agli elettori. Si stima che al primo turno l’afflusso sia del 60% e del 40% al secondo turno. Significa che si può ottenere il premio di maggioranza essendo votati dal 25% del corpo elettorale. La legge è studiata appositamente per permettere di governare anche in presenza di un corpo elettorale che non crede più nel valore delle elezioni. Il che mi sembra anche naturale, visto che gli ultimi governi non sono stati eletti ma nominati, e visto che le politiche nazionali sono decise a Bruxelles, che a sua volta prende ordini dalla finanza internazionale. Questo sistema elettorale – in combinazione con le modifiche alla Costituzione – sembra fatto apposta per garantire la “democrazia idraulica”, ovvero una democrazia in cui gli elettori votano ciò che è già stato deciso dalle elites. Governi trasformati in consigli di amministrazione, con il premier in veste di amministratore delegato.
(Commento firmato)
Chiaro, ma molto discutibile. Ripete all’infinito la paura di una deriva antidemocratica, nel 2016. Gli stessi padri costituenti vedevano la necessità di una riforma nel tempo (ovviamente non mi riferisco alla prima, intoccabile, parte). Sui soldi alla territorialità praticamente non risponde. Norme scritte in maniera incomprensibile? Quali? Sul metodo elettivo dei senatori non entra molto nel merito. Sulle leggi di iniziativa popolare, vero che aumentano il numero delle firme richieste, ma almeno si avrebbe la certezza di una discussione in aula. Ora no. Non è molto convincente, annuso un certo anti renzismo, che per carità ci può stare, ma non per questo voto, vedo troppe posizioni politiche prese a priori. Dovremmo toglierci tutti la nostrana casacca politica per questo voto. C’è stata troppa personalizzazione politica, da una parte e dall’altra. Si poteva fare meglio? Forse sì. Credo anche che per migliorare bisogna cambiare. La politica serve a trovare strade possibili, con opere riformatrici e legislative, per un cambiamento con finalità di un miglioramento collettivo. Restare fermi non ci porterà da nessuna parte. La paura e l’incertezza non possono fermare l’Italia in un panorama internazionale che va a velocità doppia. Siamo lenti nel riformare. Dobbiamo cambiare, non c’è più tempo. Io voterò sì.
(Simone Balestrazzi)
A prescindere dal merito, leggo in questo commento due affermazioni che mi lasciano perplesso: che restare fermi non ci porterà da nessuna parte e che l’Italia deve adeguarsi ad un panorama che va a velocità doppia. Per quanto riguarda la prima affermazione, vorrei ricordare che con l’attuale Costituzione e sistema politico, fino a poco tempo fa, l’Italia era la quinta potenza economica mondiale. Se vi pare poco… Per quanto riguarda la velocità, mi pare che sia più importante sapere dove si va, piuttosto che raddoppiare la velocità. La velocità non mi pare sia un valore in sé. Andare più veloci, non vuol dire nulla. Andare più veloci verso un disastro, poi, non mi pare un’idea brillante. Il panorama internazionale sta andando verso il dominio dei mercati sulla politica. Vogliamo arrivarci più in fretta? Da una quindicina d’anni l’Italia è in declino costante; la moneta unica e i trattati europei hanno determinato (si sapeva, e lo si è fatto apposta) una serie di asimmetrie che hanno avvantaggiato i paesi del nord a spese di quelli del sud. La riforma costituzionale rende più efficaci i meccanismi di trasmissione della volontà dei mercati al governo. Questo è il cambiamento. La finalità è il miglioramento collettivo? Anche il FMI ormai dice chiaramente che il liberismo internazionale ha avvantaggiato pochi “fortunati” a svantaggio della grande maggioranza dei cittadini, aumentando la disuguaglianza e la povertà. Vogliamo guardare i dati della povertà in Italia? La riforma rende più efficienti i meccanismi che hanno causato questa situazione, sottomettendo il Governo alle linee di indirizzo dettate dai mercati, attraverso le istituzioni europee. Rafforzare la governabilità – come afferma chi vuole la riforma – significa dare più potere al Governo per attuare le riforme impopolari necessarie all’efficienza dei mercati: flessibilità del mercato del lavoro, riduzione dello stato sociale e del welfare. Certo, se siamo d’accordo ad avere salari più bassi, meno assistenza sanitaria, meno sicurezza sociale, cambiando la Costituzione, li avremo. Guardate chi fa propaganda per il sì e potrete notare chi pensa di trarre vantaggi dal cambiamento: le grandi banche d’affari, le multinazionali, gli organismi internazionali che sostengono il liberismo economico. Se pensate che i loro vantaggi coincidano con i vostri di semplici cittadini, votate per il cambiamento. Tranquilli. E auguri.
(Commento firmato)
L’«effetto Expo» doveva fare effetto, lo «sblocca Italia» doveva sbloccare, il «Bella l’Italia che riparte» doveva abbellire… Già, è vero che c’è una “Italia che riparte”: sì, ma verso l’estero, per lavorare e vivere dignitosamente o anche solo reinventarsi, come da dati del rapporto “Italiani nel mondo 2016” diffusi in questi giorni da TG e media sulla fuga di cervelli, corpi e cuori, oltre confine. E va bè, comunque forza italiani, dàgli ora con la riforma che deve riformare! Tranquilli: se non funziona anche questa, almeno avrà vinto ancora una volta la propaganda e la politica-spettacolo. Intanto, a proposito di cosiddetti “ostruzionismo” e anti-premierismo, Renzy Potter (col suo Giglio Magico) intima alla Rai il suo “no” (ma lui non era per il “sì” purchessia?) al confronto col prof. Gianfranco Pasquino, politologo di fama mondiale e, soprattutto, mediaticamente più in palla del disabituato Zagrebelsky per spiegare al maghetto fiorentino “perché no”. Ma per addentrarsi infine nel nucleo della questione, qualcuno si è veramente letto la Costituzione attuale col testo a fronte redatto dagli zelanti riformatori? Qui un link non sospetto: http://documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Pdf/AC0500N.Pdf. Che dire ancora? L’inverno sta arrivando, per cui un abbraccio forte a tutti gli “sìatori” e gavettoni d’acqua gelata a tutti i “notatori”. Alé!
(Damiano Pignedoli)
Chi ha detto che il cambiamento porta ad una doppia velocità verso un disastro? Io no. Lei sa già che sarà un disastro? Sa già chi governerà e come lo farà? Tutte le riforme avranno il loro percorso parlamentare e una finalità a seconda del contesto. Leggo troppa paura. Il cambiamento spaventa. Restare dove siamo ora, con le attuali regole, ha portato proprio a quello che lei descrive minuziosamente e correttamente. L’attuale sistema soprattutto ha generato negli anni un immobilismo cronico e una faticosa pedante lettura e risoluzione dei problemi su tutti i livelli del nostro Paese. Io non parlo di orientamento politico, ma di sistema e possibilità di governare, di “attuare” la politica necessaria per migliorare e risolvere le tante problematiche.
(Simone Balestrazzi)
Quello che so è che l’attuale tendenza internazionale è quella verso il liberismo più sfrenato. I mezzi adottati sono la libertà di movimento dei capitali e delle merci e la libertà di movimento dei lavoratori-merce. Chiamiamola pure: globalizzazione. In un commento precedente si parla degli italiani che emigrano in cerca di lavoro. Schengen serve appunto a questo: a facilitare i movimenti del mercato dei lavoratori in funzione degli investimenti del capitale. Gli squilibri della moneta unica (il cambio fisso) determinano aree in cui il capitale investe e altre da cui si ritira. I lavoratori devono seguire il capitale, ovviamente, per non restare disoccupati. Le attuali regole hanno portato a questo, è vero. Sono infatti le regole del liberismo. La riforma modifica la Costituzione in senso ancor più liberista. Entrano in Costituzione (ed è solo l’inizio) le norme e le finalità del Diritto internazionale privatizzato (in funzione delle multinazionali), nella forma dei trattati europei, che implementano appunto queste finalità nel contesto europeo (artt. 55 e 70). Teniamo presente che questo binario preferenziale riservato alle norme e alle politiche europee rispetto alla legislazione nazionale, che entrerebbe in Costituzione con la riforma, non è una procedura automatica in tutte le costituzioni europee. In particolare, la Costituzione tedesca è molto rigida nel salvaguardare gli interessi nazionali rispetto a quelli europei (e si vede). La “governabilità”, che dovrebbe eliminare l’immobilismo cronico e la faticosa pedante lettura e risoluzione dei problemi a tutti i livelli, è la caratteristica tipica dei processi aziendali, in particolare di quelli delle grandi multinazionali, che devono rispondere ai loro azionisti, che vogliono vedere profitti, e non al popolo sovrano, che vuole salvaguardare i suoi diritti. E il primo diritto affermato in Costituzione (art. 1) è il diritto al lavoro. Proprio quel lavoro che, per i “mercati”, è il lavoro-merce, cioè un costo da limitare. Dunque, io non so, ovviamente, chi governerà, ma so in che modo dovrà farlo, perché sarà vincolato dalla Costituzione riformata in senso liberista.
(Commento firmato)
Sono in forte disaccordo con l’on. Spadoni. Mi dispiace anzitutto il tono dell’intervista. Si rimprovera al Pd di avere accettato i voti di Verdini, quando il M5S condivide sul referendum le stesse posizioni di Berlusconi, Salvini e Meloni. Si strumentalizzano le legittime posizioni dell’Anpi, quando in passato il M5S ha strizzato l’occhio a Casa Pound. Si insinua che la politica del Pd possa essere influenzata da JP Morgan, mentre nessuno ha ancora spiegato quale sia la relazione fra Casaleggio associati e M5S. Se vogliamo discutere il merito della riforma dobbiamo ricordare che i suoi elementi principali stati proposti in tutti i programmi del centrosinistra a partire almeno dalle elezioni del 1994. Questa riforma non tocca in alcun modo i principi della Costituzione repubblicana e i diritti e i doveri dei cittadini. La riforma vuole rendere più razionale il funzionamento dello Stato perché il vero costo della politica non è lo stipendio dei parlamentari ma il costo che dobbiamo imputare alle decisioni prese in ritardo o non prese affatto. Di conseguenza vorrei davvero chiedere all’on. Spadoni: davvero ritiene che un sistema inefficiente possa essere il più adatto per realizzare i principi sanciti dalla Carta costituzionale? Come può difendere un modello in cui è possibile che una legge venga votata per tre legislature alla Camera e non sia mai neppure discussa al Senato (es. legge sui piccoli comuni)? Perché è contraria a proposte che ridurranno decreti, canguri e voti di fiducia con tutto vantaggio per l’attività del Parlamento? Per quale ragione ritiene sbagliato modificare il Titolo V chiarendo meglio il ruolo di Stato e Regioni? Giusto per sapere, le sembra normale che una regione possa occuparsi di commercio estero? Perché è contraria ad abbattere il quorum per i referendum? E’ forse una sostenitrice del partito del “non-voto”? Perché è contraria all’introduzione dei referendum di indirizzo e all’obbligo per la Camera di discutere le leggi di iniziativa popolare? Il M5S non fa della partecipazione una bandiera?
(Dario Bottazzi)
Onorevole, la Sua dichiarazione di quello che sarà il Suo “no” il 4 dicembre e il cercare di dare una ragione in verità molto fantasiosa e priva di ogni fondamento non trova alcuna sostenibile giustificazione se non la “fede” nel M5S. Dunque mi limito a confutare il 1° punto della Sua motivazione: il senato della Repubblica attuale si compone di 315 membri eletti e credo di 7 senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica, per un totale di 322 membri. Moltiplicando una retribuzione media mensile di 15.000 euro (fisso e parte variabile non tassabile) per un totale annuo cadauno di 180.000 euro circa, fanno una somma annuale complessiva di circa 570.000.000, che lo Stato non spenderà più. Dimenticavo, i gruppi parlamentari del senato attuale hanno un notevole rimborso spese in base al numero dei senatori, a partire dal Pd che credo il più numeroso con 2,9 milioni e a scendere al M5S con 2,3 milioni e così tutti gli altri. Quindi anche questi ultimi milioni sarebbero risparmiati dai cittadini. Qualora vincesse il “sì”, che spero e auspico, i componenti del nuovo senato saranno cento membri di cui 95 fra consiglieri regionali, presidenti di regione e sindaci di alcune importanti città indicati dai loro partiti o movimenti di appartenenza. E’ fondamentale!, questi neo senatori saranno retribuiti dall’istituzione di prima elezione per la funzione per la quale i cittadini li hanno liberamente eletti con tanto di preferenze. Quindi a carico del nuovo senato vi saranno le diarie per i giorni che i nuovi senatori andranno a Roma o nel luogo dove saranno convocati e le spese per la struttura della nuova istituzione. Si dice che il nuovo senato dovrebbe riunirsi mediamente due volte al mese. Gli ulteriori 5 membri per raggiungere il numero di 100 saranno indicati dal Presidente della Repubblica non più a vita ma per la durata di quel senato, cioè 5 anni e saranno ovviamente a carico di questo nuovo senato. Secondo chi leggerà questi numeri ci sarà risparmio oppure no? Meditate cittadini, meditate; in ballo non c’è Renzi ma i nostri soldi. Questa è la prima contraddizione, che anticipa le altre, ad essere propagandata come verità. Per quanto attiene invece la compagnia di Renzi, Verdini e Alfano sostenitori del “sì” devo confessare che non stanno male neanche i sostenitore del “no” a partire dall’on. Salvini, dall’on. Brunetta, da Casa Pound e per finire con Grillo che in fatto di fair play e democrazia non è il massimo.
(Sergio Tagliati)
Ottima l’idea di fare queste interviste che illustrano le ragioni del sì e le ragioni del no; poi competerà ai cittadini valutare, con la propria testa, se questa riforma supera il bicameralismo, se ridimensiona le autonomie, se garantisce la volontà popolare, se è frutto del Parlamento, se riduce drasticamente i costi del Senato (da parte mia avrei preferito che riducesse stipendi, vitalizi e pensioni d’oro), se rende il sistema più efficiente e tanto altro. Spesso mi capita di parlare con vari amici e ben pochi di loro conoscono i contenuti di questo referendum e le motivazioni per cui sarebbe bene votare sì o votare no.
(Lino Franzini)
La per, professore, la per: 322 x 180.000 fa 57.960.000 e non 570.000.000. Ma fa niente, errore irrilevante. Se mai dovessimo abbattere il debito di 2.351.244.000.000 che abbiamo, con questo tanto propagandato risparmio, sarebbe insignificante la differenza tra i tempi di ammortamento, i miei 40.566 anni contro i Suoi 4.124. Un momento, ci siamo dimenticati il risparmio del Cnel. Forse stiamo dentro ai 40.000 anni, ma i conti non li rifaccio.
(mv)
Mi limito a commentare con due cose care al M5S, Beppe Grillo e all’iniziativa popolare: la Costituzione non è intoccabile. La Costituzione non è il Vangelo, il Corano o il Talmud. Per qualcuno però lo è, rappresenta le tavole della Legge di Mosè e ne fa un uso religioso, fideistico. La agita in manifestazione come il libretto rosso di Mao. La Costituzione è un testo scritto da uomini in carne ed ossa, non da semidei, nel secondo dopoguerra. E’ entrata in vigore il 1° gennaio 1948, 63 anni fa. Il mondo è cambiato da allora. Molti suoi articoli sono condivisibili, altri meno o per nulla, altri ancora appartengono a un mondo ideale o sono stati rinnegati o non hanno avuto nessun lieto fine nella realtà perchè mai applicati. E’ un testo di 139 articoli, scritto dopo le macerie della seconda guerra mondiale e la fine del fascismo, che esclude i cittadini dalla possibilità di proporre delle leggi, è una Costituzione in parte “diversamente democratica”. Gli italiani, in pratica, non possono fare quasi nulla per cambiare le leggi a cui sono sottoposti, che regolano le loro vite. Questo diritto è riservato, “costituzionalmente”, ai partiti. Gli esempi del referendum e della legge popolare sono illuminanti. Non è possibile indire un referendum per introdurre una nuova legge. Le leggi si possono solo abrogare, non i tutti i casi (ad esempio per l’indulto) e solo se viene raggiunto il quorum. In sostanza quasi mai. Il referendum è una pistola scarica […] La Costituzione prevede la possibilità per i cittadini di raccogliere le firme per una proposta di legge popolare. Non obbliga in alcun modo il Parlamento a discuterla, quindi è un diritto sulla carta, una solenne presa costituzionale per il sedere. La proposta “Parlamento pulito” che derattizzerebbe Camera e Senato, 350.000 firme, non è stata ancora presa in esame dal Senato dopo più di tre anni […] La Costituzione va rimessa in discussione in molti dei suoi articoli. Oggi iniziamo dal 71 e dal 75. Il 71 deve prevedere l’obbligatorietà della discussione pubblica in Parlamento di ogni proposta di legge di iniziativa popolare entro sei mesi dal deposito delle firme. Il 75 deve introdurre il referendum propositivo e senza quorum. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure. (Beppe Grillo 5 marzo 2011). Art 71 proposto dalla riforma: “Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno centocinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli. La discussione e la deliberazione conclusiva sulle proposte di legge d’iniziativa popolare sono garantite nei tempi, nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari”. Con la riforma poi è possibile anche dire che non è vero, ma io mi rifaccio a quello che è scritto in Gazzetta Ufficiale e non su un blog, è a referendum la proposto l’introduzione dell’obbligo di discussione in parlamento delle leggi di iniziativa popolare, e non con 350000 firme ma con 150000.
(Michele Filippi)
Beh, se c’è chi ha problemi con la per, altri li hanno con la meno, 2016-1948 fa 68 e non 63. Sì, il mondo è davvero cambiato, solo i nostalgici e i gufi possono ancora credere che 2+2 faccia 4.
(mv)
Signor Tagliati, quando ci si lancia in argomentazioni supportate da cifre occorrerebbe almeno una verifica. I 570 milioni di risparmio generati dal taglio dei senatori in realtà son 57 (cinquantasette). 570 milioni sono il costo annuale del Senato al quale se vincesse il “sì” dovrebbero essere detratti i 57 milioni (meno le spese dei nuovi 100 senatori). Il nuovo Senato nella versione renziana ci costerebbe dunque quasi 520 milioni all’anno con cento nuovi senatori provenienti da un ceto politico, i consiglieri regionali, che hanno espresso nel corso degli anni per citarne solo alcuni personaggi come il molisano Iorio, il calabro Scopelliti, il laziale Fiorito, il mitico “Er Batman”, l’abruzzese Del Turco, il veneto Galan, i lombardi Bossi e Minetti, l’emiliano Monari, la ligure Fusco, ecc. ecc. ecc., ai quali, bontà loro, verrà concessa l’immunità parlamentare. L’unico vero risultato sarà quello di creare una casta di nominati. Chiudo, signor Tagliati, sempre rimanendo in tema di tagli: provi a fare due conti se a 1000 parlamentari dessimo 5000 euro al mese anzichè 15-20mila non sarebbe un bel risparmio? Faccia due conti e poi mi dica.
(Ellebi)
P.S. – Valuti se tutto ‘sto can can su presunti risparmi non serve a coprire verità inconfessabili: governanti soli al comando liberi da fastidiosi lacci e lacciuoli ma proni al volere della finanza internazionale. Ci pensi, signor Tagliati.
Caro Ellebi, il vero problema non è quello dei costi diretti della politica, ma quello degli effetti di decisioni procrastinate o non prese. Se non si implementano meccanismi decisionali efficienti ci ritroviamo con una politica lontana dai problemi del paese. Questo è il vero punto su cui siamo chiamati a esprimerci.
(Dario Bottazzi)
Per i sostenitori del “più presto = più bello” vorrei ricordare che il decreto “salva Italia” (quello del “fate presto!”) è stato approvato in tempi rapidissimi, pur con il nostro sistema legislativo farraginoso, obsoleto, inefficiente e quant’altro; riforma Fornero ed esodati compresi. Grazie a quel decreto l’Italia – unica tra i paesi evoluti – è in recessione dal 2011 (controllate i grafici del PIL dell’eurozona). Sempre in tempi supersonici è stato approvato il “pareggio di bilancio” in Costituzione (art. 81). Grazie a questo oggi possiamo avere effetti potenzialmente devastanti; ne cito uno: la ricostruzione post-terremoto sarà possibile solo tagliando altre spese del welfare, oppure con nuove tasse. Quindi, senza cambiare nulla, già oggi è possibile approvare leggi in tempi rapidissimi, basta volerlo. La riforma ha ben altri obbiettivi che questi. Volutamente è scritta in maniera oscura, per nascondere i reali obbiettivi (a cui ho già accennato in altri commenti). I risparmi e la “velocità” sono solo specchietti per le allodole.
(Commento firmato)
Per certi versi diciamo la stessa cosa. Ha ragione, si può andare in fretta, ma gli strumenti per approvare le leggi in tempi rapidissimi non permettono un confronto in Parlamento, o lo rendono minimo. Non è meraviglioso muoversi speditamente con voti di fiducia e decreti. Di conseguenza serve una modifica del funzionamento del sistema. Con la riforma abbiamo quasi sempre una sola camera che si pronuncia e la possibilità per il Governo (previo parere della Camera) di richiedere un voto (non necessariamente una approvazione, o una approvazione senza emendamenti) ad una proposta di legge entro 75 giorni. Credo che condivida con me che questo è un passo in avanti.
(Dario Bottazzi)
Guardi, signor Bottazzi, che l’osservazione sua la dovrebbe girare al signore cui ho risposto, ma ancor di più alla campagna elettorale del suo partito. Giganteschi manifesti campeggiano sui muri delle città con strillati titoli sui tagli ai “politici”. Complimenti! Dosi massicce di populismo proprio da parte di chi governa. E poi volete fare la morale a Griilo. Tanti anni fa un grande intellettuale, Antonio Gramsci, la cui intelligenza venne spenta dal regime fascista, parlava del sovversivismo delle classi dirigenti. Ora che chi governa si riduca per raccattare 4 voti a fare del populismo da strapazzo la dice lunga sulle proprie qualità e quanto sia calzante l’immagine di Gramsci. Infine, caro Bottazzi, in un mondo in cui J.P. Morgan (complesso d’affari USA, ma toh!, come l’ambasciatore tridulo e come il guru da 400mila euro Jim Messina, ‘sti americani son dappertutto) detta le Costituzioni agli Stati, il suo richiamo all’efficentismo tecnocratico (per fare che?, il ponte di Messina?, la Tav?) la dice lunga sul mutamento genetico di ciò che era sinistra (o almeno tentava) solo qualche lustro fa.
(Ellebi)
Non ho problemi a dire che non sono entusiasta di come è stata gestita la comunicazione del mio partito in questo referendum. Credo che il messaggio sarebbe dovuto essere incentrato sulla maggiore efficienza del sistema politico. Se vogliamo fare un po’ di storia della sinistra le ricordo che importanti esponenti del Pci come, ad esempio, Nilde Iotti, sono sempre stati critici rispetto al bicameralismo paritario. Inoltre, le devo fare anche notare che il bicameralismo paritario è stato introdotto nella Costituzione su forte spinta della Dc che temeva una forte affermazione elettorale del Pci. Infine, mi permetto una domanda. Ma se portiamo avanti un modello parlamentare in cui è difficilissimo prendere delle decisioni, quali scelte credete che potremo fare negli anni a venire? Crede che complicando il sistema e rendendolo più inefficiente le cose potranno migliorare?
(Dario Bottazzi)
Insomma, rimaniamo sempre nella logica del “fate presto!” Questa logica ben si accoppia con la “shock economy”, in cui gli eventi economici (gestiti dalle grandi lobbies finanziarie e industriali) sovrastano gli eventi democratici gestiti dai governi, che si trovano a dover prendere decisioni in emergenza (T.I.N.A.= There Is No Alternative – non c’è alternativa). Il risultato di queste decisioni “di emergenza”, guarda caso, porta a privatizzazioni, smantellamento dello stato sociale, disuguaglianza. Arricchisce i ricchi, distrugge la classe media, crea povertà. Consente cioè di realizzare quelle politiche antipopolari che, in condizioni normali di democrazia, non sarebbero accettate dai cittadini. Le riforme costituzionali preparano il terreno a forme di azione politica che andranno a vantaggio di chi? Ve lo devo dire? Ovviamente, di chi sostiene le riforme stesse, agitando lo spauracchio del disastro in caso di vittoria del “no”: grandi banche internazionali, multinazionali, istituzioni pro-liberismo.
(Commento firmato)
Tra l’altro, se vogliamo fare un po’ di storia della sinistra, mi sembra che la sinistra abbia sempre difeso il lavoro e i lavoratori, contro le pretese del capitale e della finanza internazionale. Ora le parti si sono invertite: la sinistra di Renzi sta con J.P. Morgan, Goldman Sachs e Confindustria (e Algebris, quella di Serra, amico di Renzi), tutte guarda caso schierate per far passare il referendum. L’ultima volta che la sinistra ha difeso il lavoro è stato prima dell’ingresso dell’Italia nello SME (il nonno dell’Euro), nel ’72, a cui Giorgio Napolitano era contrario – lo definiva “un progetto di deflazione salariale” contrario agli interessi dei lavoratori. Ma forse si trattava di un omonimo…
(Commento firmato)
Il problema fondamentale è: vogliamo dare più potere alle elite a scapito della partecipazione? Queste elite sono autonome o legate a doppio filo con i potentati economico-finanziari che decidono esclusivamente secondo i propri interessi? Da qui discende il bivio: consegnarsi mani e piedi alle classi dominanti oppure elaborare un modello alternativo. La sinistra dovrebbe avere questa funzione, diversamente è il solito pastrocchio che non regge più e al quale si risponde con richieste di costituzioni autoritarie. Senta, mi appello alla sua gioventù, diventi o rimanga ancora per qualche anno incendiario, che a diventar pompiere è ancora in tempo. Lasci perdere compatibilità, tecnocrazie, si concentri sui bisogni degli ultimi e su come soddisfarli, sui giovani che non avranno mai una pensione dignitosa, sui lavoratori esposti come non mai ai voleri del mercato senza più tutele, altro che Cnel e 100 senatori nominati. Se non le piace questo discorso possiamo anche metterla su un piano più moderato: Renzi che vinca o che perda lascerà un Paese incattivito, diviso, tutto il contrario di quello che un uomo di governo saggio dovrebbe fare. Lei pensa che sia il clima giusto per progredire e migliorare? Non le fanno paura i dati elettorali di mezza Europa? Saluti.
(Ellebi)
Anche sotto il punto di vista della pretesa efficienza che oggi si dice mancare, la riforma non è per niente innovativa, anzi, superata. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992 l’esecutivo entrò nelle banche italiane e attuò un prelievo del 6 per mille su tutti i nostri conti correnti. L’avesse fatto la Banda Bassotti sarebbero finiti tutti in galera, ma un decreto legge di emergenza, emanato il giorno dopo, mandò tutti assolti. Efficienza del giorno dopo. Questa riforma, forse pensata allora, coi tempi quasi ci siamo, mi chiede che sia concessa all’esecutivo l’efficienza del giorno prima. No.
(mv)
L’unico referendum che ci può salvare dalle lobbies e dal disastro economico in atto negli ultimi 10 anni è quello sulla moneta unica, se non riprendiamo la sovranità monetaria, come ha detto un commento sopra, saremo sempre in situazione (T.I.N.A. = There Is No Alternative – non c’è alternativa) e allora vai con i Monti (legge Fornero) voluta dall’Europa votata da tutti i partiti politici, vai con il pareggio di bilancio in Costituzione voluta dall’Europa, legge costituzionale approvata in 6 mesi (ma toh, la velocità allora esiste?), riforma dell’articolo 18 (meno diritti ai lavoratori e salari più bassi); tutto quello che ha chiesto l’Europa è stato fatto e le conseguenze si vedono sulla pelle degli italiani.
(Lollo)
Leggevo ieri le seguenti parole dell’ex presidente della Corte costituzionale Antonio Baldassarre (non l’ultimo arrivato, quindi): “I poteri del presidente del consiglio aumenteranno eccome, se passasse il sì. Per ottenere lo scopo ci sono due tecniche: la prima è dare più poteri al premier, la seconda, quella che è stata seguita in questo caso, è diminuire o svuotare i controlli sull’azione del medesimo. Chi controlla, oggi, il presidente del Consiglio? Il presidente della Repubblica, la Corte costituzionale, il Parlamento. Ma il Parlamento con la nuova legge elettorale non conterà più niente, metterà i timbri, punto e basta. Quanto ai poteri di controllo del presidente della Repubblica, la nuova Costituzione darebbe al partito che vince con questa legge elettorale (Italicum) il 55% dei deputati e nello stesso tempo lascia immutato l’articolo che prevede la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica, che rimane sempre la maggioranza assoluta delle due camere. Basterà al premier conquistarsi il consenso di pochi senatori per mettere in stato d’accusa il presidente della Repubblica. Un controllore il cui controllato può metterlo in stato d’accusa è un controllore azzoppato”. Capito?
(Prevedo guai grossi)
Leggevo poco fa le motivazioni riportate ad illustrazione del progetto di legge di riforma costituzionale: le ragioni della riforma. Eccole: “Lo spostamento del baricentro decisionale connesso alla forte accelerazione del processo di integrazione europea e, in particolare, l’esigenza di adeguare l’ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea (da cui sono discesi, tra l’altro, l’introduzione del semestre europeo e la riforma del patto di stabilità e crescita) e alle relative stringenti regole di bilancio (quali le nuove regole del debito e della spesa); le sfide derivanti dall’internazionalizzazione delle economie e dal mutato contesto della competizione globale”. A questo punto, riporto – citandomi, se posso – parte di un commento fatto più sopra: “La riforma modifica la Costituzione in senso ancor più liberista. Entrano in Costituzione (ed è solo l’inizio) le norme e le finalità del Diritto internazionale privatizzato (in funzione delle multinazionali), nella forma dei trattati europei, che implementano appunto queste finalità nel contesto europeo (artt. 55 e 70). Teniamo presente che questo binario preferenziale riservato alle norme e alle politiche europee rispetto alla legislazione nazionale, che entrerebbe in Costituzione con la riforma, non è una procedura automatica in tutte le costituzioni europee. In particolare, la Costituzione tedesca è molto rigida nel salvaguardare gli interessi nazionali rispetto a quelli europei (e si vede).” Più chiaro di così! C’è chi salvaguarda gli interessi nazionali e chi li mette in secondo piano. Prendiamo nota, così sapremo chi ringraziare, quando saremo diventati una colonia straniera. Perché, a questo punto, se guardate le notizie in campo economico, dovrebbe essere chiaro che il “sogno” europeo è un sogno asimmetrico, in cui qualcuno ci guadagna e altri perdono (se vi piacciono le figure, per vedere chiaramente chi ci perde e chi ci guadagna, cercate i saldi Target2). Certo, è inquietante essere condotti verso il declino dalle stesse persone che ci governano.
(Commento firmato)
“La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione. Nella certezza che essa non è alla mercé della maggioranza del momento e resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri. Il Partito Democratico s’impegna, perciò, a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità e a mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza”. Questo che io vi ho letto fa parte delle “affermazioni solenni” contenute nel “manifesto dei valori”, fondativo del partito al quale io sono iscritto. “A mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza”. E quindi non solo io non mi ritengo un pericoloso fomentatore di disordini, ma penso di difendere i valori fondamentali sulla base dei quali è nato il partito al quale io sono iscritto, ancorché chi lo dirige li abbia dimenticati”, Massimo D’Alema da “Perché no. Proposte alternative per una riforma realmente condivisa”, Roma 12.10.2016, con tanti cari abbracci a Bottazzi e Tagliati da parte di D’Alema, eh, beninteso: non da me che non ne sento la mancanza (di abbracci o di D’Alema? mah?). Ah! in attesa che Iren faccia luce (quale? Led? Neon?) sulla relazione Casaleggio associati e M5S (mentre non è noto nessun credibile flirt o, peggio, fertility day con Casa Pound o Salvini o Brunetta), ecco un paio di consigli di lettura: i due libri, cioè, del giornalista Davide Vecchi su Renzy Potter (e il suo Giglio Magico), con tanto di copiosi documenti annessi. Ovvero, “L’intoccabile. Matteo Renzi la vera storia” del 2014 e “Matteo Renzi. Il prezzo del potere” di quest’anno. Attenzione, però, “sìatori”: adults only! Explicit contents!
(Damiano Pignedoli)