Teso a spiegare ma anche e soprattutto a rassicurare. Così si è presentato il sindaco di Ventasso, Antonio Manari, ai cittadini - una cinquantina - che venerdì sera hanno partecipato all'assemblea pubblica in quel del Centro servizi di Cervarezza, futura sede del nuovo ente pubblico (che, come noto, ha fuso Busana, Ligonchio, Ramiseto e Collagna), per dare informazioni sull'arrivo nel paese termale di 21 "profughi politici".
Il gruppo (si tratta di nigeriani: 2 bambini, 2 uomini e le altre donne) alloggia al locale Albergo Ventasso, il cui proprietario, presente, ha detto che non vi sono problemi di alcun genere cui nuovi arrivati.
Il sindaco ha spiegato che il gruppo ha ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiati politici: un permesso provvisorio (di un anno, 15 o 18 mesi), al termine del quale, verificate le singole posizioni, verrà deciso ai piani alti ministeriali se confermare tale status o meno e nel secondo caso dovrebbe seguire la rispedizione al paese di origine. Questa la teoria, naturalmente; e tutti i presenti lo intendono.
Ha spiegato ancora Manari: "Il ministero dell'interno colloca sul territorio nazionale gli immigrati che giungono nel nostro Paese. In accordo con la prefettura, si occupa del collocamento sul nostro territorio la cooperativa 'Dimora d'Abramo', che riceve appositi finanziamenti statali". Cioè, chiarisce il primo cittadino, anticipando alcune perplessità che saranno esposte dopo il suo intervento, "la cosa si svolge sopra la nostra testa, il comune ha solo il compito di sorvegliare la situazione, di controllare che le cose vadano bene, che il territorio non abbia a risentire dell'arrivo di queste persone". "Non si tratta di clandestini".
"Peraltro - ha aggiunto - abbiamo trovato nel responsabile della cooperativa una persona molto disponibile, che ci ha chiesto di segnalare eventuali problemi che subito si attiverebbe di conseguenza".
In provincia al momento siamo circa ad un migliaio di persone arrivate (di cui 600 ospitate nel capoluogo cittadino).
Forse anche a Marmoreto
Al fine di evitare eccessivi assembramenti di nuovi venuti ed anche in vista di possibili nuovi arrivi, il sindaco riferisce che forse anche Marmoreto, in una struttura privata, potrebbero trovare posto. "Del resto, la 'Dimora d'Abramo' cerca disponibilità di alloggi ovunque e poi stipula regolari contratti d'affitto".
"Quando arrivano tutti vengono sottoposti a controlli medici", spiega ancora Manari. E alla richiesta di capire com'è organizzata la cosa e che fanno durante il giorno, il sindaco risponde che sono seguiti da un "tutor" (impegnato dalla cooperativa), che li segue giornalmente e che ha il compito anche di fornire i primi rudimenti della nostra lingua (i nigeriani di Cervarezza parlano inglese).
"Naturalmente eventuali lavori a favore della comunità non saranno retribuiti, dato che già hanno un tetto sulla testa, vengono vestiti, cibati... Solo che in questo caso abbiamo quasi tutte donne...". L'appello è alla cittadinanza a fare loro visita, a regalare sorrisi per aiutarli ad uscire dal loro guscio.
Le perplessità
Non mancano le perplessità, cui dà voce, tra il pubblico, Enrico Ferretti. Si entra nel discorso del trattamento riservato ai nostri connazionali e agli stranieri. "Sono due partite distinte, anche per quanto riguarda gli stanziamenti", interloquisce subito Manari. E l'assistente sociale Marianna Musetti a confermare che i fondi per le nostre famiglie bisognose vengono usati al massimo. "Io avverto un senso di preoccupazione nella popolazione - dice Ferretti - e credo che su queste povere persone si lucri. Il problema è nazionale e andrebbe affrontato". Il sindaco ribatte che non è il caso di fare allarmismi e che sono cose "che passano sopra la nostra testa; noi sindaci abbiamo unicamente potere di ordinanza, nient'altro".
Presente all'assemblea anche il sindaco di Casina, Stefano Costi.
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Aggiornamento 26 settembre 2016
In questi giorni il tema dei rifugiati sta interessando anche la nostra montagna e l’argomento tocca inevitabilmente molte sensibilità e genera suggestioni, e tra queste prende facilmente eco la paura, paura del non sapere chi sono, paura di vederli privilegiati rispetto agli italiani che sono in difficoltà economiche, paura che vengano a rubarci il nostro lavoro e che la loro presenza e il multiculturalismo arrivino a prevalere sulle nostre abitudini, convinzioni e tradizioni.
Sono stati d’animo del tutto comprensibili e forse si sta diffondendo un sentimento di generale sfiducia, ma è comunque strano udire questi ragionamenti non solo nelle piazze e nei dibattiti, cioè da parte delle forze politiche che hanno assunto posizioni di chiusura verso il fenomeno immigrazione, bensì anche in un territorio come quello appenninico che da anni si e sempre dimostrato accogliente, solidale e collaborativo, come molti esempi potrebbero dimostrare, ultimo dei quali, in ordine di tempo, il terremoto del mese scorso.
Credo che spetti a chi svolge una qualche forma di attività politica aiutare le nostre comunità a riacquistare uno spirito di fiducia e ottimismo che possa far rimuovere la diffidenza e il timore che si provano nell'affrontare problemi di questo genere o di analoga natura e complessità, coi quali dovremo confrontarci sempre più frequentemente negli anni a venire.
Oggi per la politica sembra difficile dare risposte certe e lo vediamo spesso nella cosiddetta piccola criminalità, dove si ha sovente l’impressione che sia maggiormente garantito il malfattore rispetto a chi subisce il danno; e questo è un tema che, come diversi altri, deve essere sempre più presente anche nell’agenda del Governo, ma il costruire muri non risolverà il problema, che deve trovare altri modi per essere gestito. Non possiamo ergerci a difensori dei presepi o del Crocefisso e poi essere nel contempo tra coloro che vorrebbero non soccorrere i bambini sui barconi, obiettando che andrebbero salvati a casa loro, così da essere tranquilli con la nostra coscienza: vuoi perché oggi urge innanzitutto salvarli in mare, vuoi perché questo comportamento di egoismo pian piano ci inaridisce e si dimostrerà tale anche tra cittadini dello stesso paese, magari non accettando nelle scuole bambini difficili o portatori di disabilità.
Di fronte a queste situazioni che creano disagio e paure, oppure, all’opposto, accoglienze talora troppo facili, deve muoversi innanzitutto la politica, come dicevo, e di riflesso anche gli amministratori locali, sindaci in testa, cui vanno riconosciuti tutti gli strumenti economici e normativi per far fronte al problema. Ma un ruolo importante dovrà svolgerlo proprio la società, la quale deve riscoprire quei valori importanti che negli anni si sono tramandati da padre a figlio, e deve trovare altresì la forza di mettersi in gioco di fronte a sfide divenute ormai planetarie, vedi la globalizzazione, ma deve al tempo stesso poter contare sulla certezza e fermezza delle leggi, per cui chi viene sul nostro territorio deve rispettare le regole e chi invece viene per delinquere sa che qui non troverà nessuna apertura e disponibilità.
Mi auguro che il lavoro che ci aspetterà per affrontare queste nuove emergenze riesca a trovare una unità di intenti perché diversamente il rischio di creare tensioni e divisione all’interno delle nostre comunità sarà sempre maggiore, con un conseguente ed inevitabile peggioramento della qualità della nostra convivenza.
(Robertino Ugolotti, capogruppo lista civica "Progetto per Castelnovo ne' Monti)
Poveri italiani, sempre più maltrattati ed impoveriti dallo Stato.
(Onelio)
Come al solito pagano gli italiani; proposta per il sindaco: stipendio dimezzato per aiutare questa gente poverella! Se ha il coraggio mi risponda!
(Onelio)
Se si rendono socialmente utili si aiutano, ma non certamente mantenuti in albergo e la precedenza negli aiuti va ai nostri connazionali.
(Luciana)
Benissimo accoglierli, ci sono posti come le strutture finanziate dal Comune e parrocchie, a Cervarezza e Talada, attrezzate, che possono essere utilizzate per ospitare e fare rientrare i costi sostenuti a suo tempo dal Comune e parrocchie, facendo del bene al prossimo e soprattutto impegnando un po’ i nostri pensionati senza paura di essere privati delle panchine.
(fg)
Insomma, non potendo o volendo mantenere le promesse di tantissimi soldi in cambio della “fusione”, dopo un anno e mezzo dal referendum, ci dovremmo consolare coi profughi…
(Veritas)
“Dimora di Abramo”, munita di tutte le certificazioni Ue di moda, aderente alla Confcooperative, ecc.; tutto come da copione ormai arcinoto.
(Veritas)
Noi italiani siamo oppressi da un sistema fiscale ed economico che fa sì che di lavoro e aziende in appennino ne siano rimaste veramente poche. Anziché investire in modo che la gente rimanga in montagna i politici si preoccupano dei migranti e in che alberghi mandarli. Questa è l’Italia delle cooperative.
(SS75)
Con i profughi/clandestini quanto amore, con gli italiani in difficoltà un po’ meno!
(Alle)
D’accordissimo con Veritas, dovevano arrivare miliardi con la fusione e dopo un anno e mezzo non si degnano nemmeno di fare una striscia sulle strade o di pulire una cunetta, dovrebbero vergognarsi con tutto quello che hanno fatto credere ai cittadini.
(Alessandro N.)
“Fg”, i nostri pensionati hanno lavorato una vita e quelle panchine se le sono guadagnate!
(L.r)
E per fortuna che noi montanari ci descriviamo sempre come gente dal cuore grande; gente semplice, a contatto con la natura, ma sempre pronta ad aiutare il prossimo… Baggianate per dar aria ai denti. Gestiamoli con intelligenza, ma non iniziamo con i soliti ritornelli di dubbio gusto. Se poi il problema è nazionale, cosa volete che ci possa fare Manari da Ventasso?!
(Serb)
Purtroppo è la solita storia, un sindaco che giustifica la scelta dicendo che sono scelte fatte “sopra le nostre teste” e che noi non possiamo far altro che accettarle, un governo che che dà la colpa all’Europa ed un’Europa che dice che il mondo è cambiato. Con questa politica scellerata non si aiutano nè i migranti economici (i nigeriani tali sono) nè l’Italia. Non so il costo per noi contribuenti di ogni singolo migrante da mantenere a nostre spese, ma se questi soldi (minimo dai 600 euro in su a persona al mese) fossero stati investiti sul nostro territorio, magari assumendo venti giovani (e meno giovani) della montagna per la sistemazione del territorio che si dice ad alta valenza turistica, non sarebbero stati spesi meglio? Ma purtroppo il declino del nostro Paese, la mancanza di lavoro, lo spopolamento della nostra montagna non è cosa che preoccupa la nostra classe politica. Ma andiamo avanti così. E lei, sindaco, cosa ne pensa di tutto ciò? Oltre ad accettare questa politica passivamente crede che questi siano soldi spesi bene per la nostra montagna? Non crede che invece di mantenere venti persone a fare nulla in albergo per più di un anno sarebbe meglio, con gli stessi soldi, dare lavoro a venti montanari in montagna? Perché voi sindaci non fate queste battaglie?! Altrimenti non capisco veramente l’utilità di tali incarichi.
(Mauro)
Per stare al commento di Serb, io non credo che sia venuto meno il “cuore grande” dei montanari, così come di altri, ma è aumentato, e va aumentando, almeno questa è la mia sensazione, un doppio stato d’animo, ovvero da un lato la sensazione di impotenza verso eventi e fenomeni di grandi o enormi dimensioni e dall’altro un sentimento di sfiducia verso chi, sopra di noi, dovrebbe in qualche modo gestire e governare queste problematiche – visto che è solo a tale livello che si può fare qualcosa – ma sembra invece non avere ancora idee molto chiare, per usare un eufemismo, sul come muoversi, nonostante il tempo passato da quando questioni di questa natura hanno iniziato a porsi, e a questo punto può esserci anche concesso di avere un po’ di diffidenza e di essere un po’ pessimisti.
(P.B.)
E’ un argomento difficile, ma sia che si tratti di sensazione di impotenza, che di sfiducia verso chi è sopra di noi, chi viene accolto non ha alcuna responsabilità in tal senso. Il pessimismo può essere un sentimento legittimo, ma non legittimato da un’analisi razionale su tutti gli attori in scena di questo triste film. Ovvero, che colpa hanno loro? Che poi chi di dovere non sia in grado di gestirli è un altro discorso, che appunto, riguarda chi deve gestire certe emergenze. Io invece credo il “buon cuore” ci sia venuto a meno (tranne magari per tragedie a km zero) e non solo quello, a vedere da come valorizziamo, ad esempio, il patrimonio turistico e naturale (circa un anno fa si discuteva del degrado di Cerreto Laghi). E non mi dona nè il vestito da Peppone, nè da don Camillo.
(Serb)
Peter Sutherland, che guida il forum per l’immigrazione e lo sviluppo delle Nazioni Unite, afferma che, se vuole ottenere la prosperità economica, “l’Europa deve eliminare l’omogeneità nazionale”. George Soros, famoso miliardario speculatore e finanziatore di organizzazioni umanitarie, dice che dobbiamo accettare l’integrazione o dovremo fronteggiare l’estinzione. Le pressioni a favore dell’immigrazione, a livello culturale, sono quindi notevoli e autorevoli. Kelly Greenhill, che ha studiato il fenomeno, parla di “armi di migrazione di massa” per il modo in cui i grandi movimenti di profughi sono gestiti dai governi a fini di pressione politica su altri governi. In termini generali dovremmo chiederci quali sono le conseguenze a lungo termine della presenza di grandi gruppi di immigrati. Uno dei Paesi in cui è più massiccia la presenza di immigrati (in rapporto alla popolazione presente) è la Svezia; invito ad informarsi su ciò che sta accadendo appunto in Svezia, negli ultimi anni. Mi chiedo come mai queste pressioni provengono, tra le altre, dalle Nazioni Unite e dalla grande finanza (George Soros). Le Nazioni Unite, come il Fondo Monetario Internazionale, l’OCSE, la Banca Mondiale e altri organismi simili, rappresentano sostanzialmente il punto di vista degli U.S.A., che è quello di favorire la globalizzazione. Quest’ultima, peraltro, non è una naturale evoluzione della civiltà umana, ma una scelta politica precisa, sostenuta da leggi e trattati internazionali, allo scopo di rendere globale, appunto, il mercato dei capitali e del lavoro: libera circolazione del capitale, delle merci e dei lavoratori-merce. Già, perché a questo punto anche i lavoratori diventano merce liberamente scambiabile. E’ la famosa mobilità del lavoro, di cui parla anche il senatore Monti, quando dice che avere la casa in proprietà è un freno alla mobilità del lavoratore. Consideriamo il punto di vista del lavoro e facciamo un’ipotesi: perché dovrei pagare con uno stipendio, contributi, servizi sociali, pensione, assistenza sanitaria, un dipendente del Comune che fa manutenzione del verde pubblico, se ho disposizione chi lo fa per vitto e alloggio? La Costituzione dice che il lavoratore ha diritto ad una paga che gli permetta di vivere dignitosamente. Lavorare per vitto e alloggio, lo si faceva fare agli schiavi. Dal punto di vista generale le grandi masse di immigrati in giro per l’Europa sono un “esercito industriale di riserva”, per dirlo in termini economici, disposti a lavorare per una paga minima, rispetto agli standard europei. Questo avrà come conseguenza, in un panorama di bassa occupazione quale l’attuale, la tendenza all’abbassamento dei salari. Tra l’altro ci tocca anche il senso di colpa: con che faccia chiederemmo un regolare e dignitoso stipendio, quando vicino a noi c’è qualcuno che è disoccupato? Una volta che il processo è iniziato è difficile fermarlo. A questo punto penso di capire perché l’invito all’integrazione, senza se e senza ma, arrivi da fonti così autorevoli (e interessate): ci saranno conseguenze di lungo periodo sul mercato del lavoro, con l’abbassamento dei salari. A chi giova la diminuzione del costo del lavoro tramite l’abbassamento dei salari, in un mondo globalizzato in cui i lavoratori si muovono seguendo il capitale – gli investimenti? L’invito della Merkel ad un milione di profughi siriani non era disinteressato. Peraltro, la Germania ha un problema colossale di scarsa natalità e ha bisogno di lavoratori per le sue fabbriche. Ma un conto è fare accordi bilaterali (come quelli fatti a suo tempo con l’Italia per le fabbriche della Volkswagen), un altro è gestire grandi e incontrollati movimenti migratori. A proposito: l’immigrazione di massa incontrollata in Europa (dice la studiosa Kelly Greenhill) è iniziata quando le Nazioni Unite hanno ridotto i fondi per la gestione dei campi profughi siriani in Giordania, Libano e Turchia, determinando una situazione umanitaria insostenibile. A quel punto è iniziata la grande fuga verso l’Europa, sostenuta anche dalle organizzazioni umanitarie di Soros. L’Italia è in prima linea, perché è il confine sud dell’Europa di Schengen e dovrebbe affrontare il problema in pareggio di bilancio (che ora è previsto dalle recenti modifiche alla Costituzione – decreto Salva Italia di Monti). Questo significa che le risorse devono essere reperite tagliando spese pubbliche già esistenti, senza creare deficit. Questa è la situazione dell’accoglienza e dell’integrazione all’interno dei trattati europei. I problemi di questo caso specifico, per quanto limitato, non sono poi così diversi dai problemi complessivi che si pongono a livello globale, come anche messo in evidenza da altri commenti prima di me.
(Commento firmato)
Bravo, é questo esattamente il punto! ci vogliono raccontare che l’emigrazione è diventata solo oggi un problema globale, come se nel mondo decenni fa non ci fossero guerre, oppure che l’Africa e altre zone del mondo non erano povere. Non è cambiato nulla rispetto al passato, i poveri ci sono ancora, così come le guerre, ma è cambiata la volontà delle elite economiche che hanno capito che c’è molto più interesse a proletizzare anche il mondo occidentale e se prima avevano da combattere con Stati nazionali con un’identità forte, oggi hanno di fronte un’Europa che invece contrastarle ne avalla le politiche.
(Giorgio)
Una precisazione: dire che l’Europa avalla le politiche delle elites economiche è un eufemismo. L’Europa è un progetto delle elites economiche: il trattato di Maastricht prevede libera circolazione delle merci e dei capitali; quello di Schengen la libera circolazione dei lavoratori-merce. Più chiaro di così!
(Commento firmato)
Complimenti, disamina perfetta, sarebbe degna di essere pubblicata nei più importanti giornali italiani perché questa è la reale situazione che però i mass media schiavi della politica non ci raccontano.
(Fernando)
La preoccupazione giusta e giustificata dei cittadini è rimarcata da fatti attuali, dove ogni giorno attraverso i media si evidenziano! Cervarezza, già in altre occasioni è stata taggata come omofoba, ora razzista. Cervarezza e la montagna non meritano etichette di questo genere, non gli appartengono. Ci fanno piacere le buone intenzioni spiegate dal sindaco durante l’incontro; tra cui arriveranno pochi, controllati, gestiti, donne ecc…, ma siamo anche consci che non sarà cosa facile, tutt’altro! Basti guardare e analizzare l’andamento in Italia, dove sindaci, non solo della Lega, si smarcano da questo finto sistema di integrazione; tanti e sempre di più sono anche sindaci di sinistra ormai esasperati da una finta integrazione buonista. Purtroppo questo sistema mette in difficoltà i sindaci che si vedono catapultare numeri non precisati di stranieri, e nel nostro caso specifico di montanari non vorremmo che ciò fosse il ripopolare la montagna, che una bassa densità di abitanti e un territorio vasto fosse la scusante e il collante di ciò. Non si riesce a far capire che in un territorio ormai in abbandono sarà tutt’altro che semplice controllare chi non è registrato. Hanno già difficoltà in strutture cittadine al collasso dove esperienza e personale è numeroso, figuriamoci qui, dispersi tra i monti! Qui abbiamo bisogno d’altro! Tutela di chi fa il pastore, meno ostacoli imposti da leggi studiate ad hoc per la città e adattate alla montagna. La montagna è altro, va rispettata e con essa rispettata la sua migliore qualità, chi ci vive! Si è evidenziata la pessima esperienza avuta negli anni ’90, con l’arrivo di albanesi in strutture di Cerreto Laghi, i quali hanno lasciato traccia e ricordo di loro solo con la distruzione della struttura che li ospitava e incremento della microcriminalità. Si è sottolineato il fatto che oggi è molto peggio di allora perchè lo Stato è impotente, o meglio, non riesce a fare ciò che dovrebbe. Inoltre è stato sottolineato che il nostro territorio fa del turismo la risorsa economica più importante. In quelle località turistiche, dove le strutture ricettive, per interesse personale, hanno deciso di prendere a carico gli stranieri, si è registrata una diminuzione drastica dei flussi turistici. Il non sapere quale sarà il numero definitivo, o meglio quanti ne arriveranno nei prossimi mesi, credo sia deleterio per tutto il territorio. Non esistono parametri di riferimento e proporzione tra numero dei residenti e degli “ospiti”. Non possiamo ogni qual volta arriveranno ulteriori sbarchi far sì che diventi emergenza, per cui ospitarne dei nuovi, continuando a lucrare su queste persone e favorire chi ormai ne fa una vera e propria attività principale, nascosta dietro un finto buonismo. Solo da certezze si può costruire un futuro, le certezze che ora non ci sono, certezze che lo Stato non dá. Infatti mi chiedo, dopo mesi di aspettativa per ottenere lo stato di rifugiato, che tra l’altro non spetta a queste persone, perché non provenienti da paesi di guerra, dove finiranno?!, cosa faranno?! Solo meno del 10% dei richiedenti otterrà i permessi per rimanere in Italia, gli altri dove finiscono? Non raccontiamoci barzellette, non facciamo gli ipocriti, ha detto bene il sindaco, dovrebbero essere rimpatriati, ma così non avviene e purtroppo tanti di questi clandestini sappiamo bene che per campare sono costretti ad adattarsi a quello che capita e tante volte, troppe, delinquono. Per concludere, sì ad accogliere, ma solo chi ha le carte in regola, chi non è clandestino, termine che purtroppo per buonismo facciamo finta non esista. Ho inoltre precisato anche che tutti i sindaci della montagna hanno colto l’invito della prefettura di individuare strutture disponibili per accogliere i profughi, quanto citato è stato confermato anche da Bini, infatti arriveranno 75 profughi per la montagna, per ora!
(Lega nord Appennino reggiano)
Scusi, sa, signor Lega, ma non vorrà mettere a confronto il carico di immigrati di Cervarezza con quello di Sassuolo o Reggio? Su Cerreto laghi mi risulta che proprio i locali non è, fatta eccezione per alcuni, che poi tutelino l’ordine in maniera ossessiva. Mi pare, per concludere, che lo scenario descritto sia irreale, adattandosi maggiormente alle favole piuttosto che alla nuda realtà di un Appennino in sofferenza… nonostante l’impegno anche della Lega.
(Serb)
Se ad una “analisi razionale” vorrebbe affidarsi “Serb” per farci vincere il pessimismo, quella prodotta da “Commento firmato” viene a proposito, con le relative argomentazioni, ma non mi sembra che induca all’ottimismo, salvo che io non l’abbia fraintesa e a meno di non cedere al fatalismo o abbracciare la tesi di chi ritiene l’immigrazione di massa un evento epocale ineluttabile, tanto da dover eliminare l’omogeneità nazionale integrandoci di riflesso con altri e diversi gruppi etnici, pena l’estinzione (ma chi sostiene queste tesi dovrebbe anche spiegarci perché mai vi sono Stati che stanno riscoprendo le proprie frontiere, ossia l’identità nazionale). Può essere che ci si debba alla fine arrendere a fenomeni più grandi di noi, per un insieme di motivi e cause, anche di segno e portata internazionale, ma io sono rimasto legato alla concezione degli Stati che, prima di rassegnarsi, cercavano di decidere in qualche modo i propri destini – o di attutire quantomeno l’impatto e l’effetto di decisioni prese su altri tavoli e ad altri livelli, e semmai a noi non molto favorevoli – perché sapevano muoversi con accorta autorevolezza in questo “gioco delle parti”, fatto di collaborazioni e anche di contrasti tra i “potenti”. Talvolta ho quasi l’impressione che si voglia fare in modo che i Paesi cosiddetti “ricchi” abbiano a sentirsi “imbarazzati”, e anche di più, per questa loro fortunata condizione, cui rimediare praticando la più ampia accoglienza, ma se da un lato i Paesi “ricchi” non sono di certo immuni da “colpe” e devono in ogni caso soccorrere quelli più bisognosi, andrebbe purtuttavia evitato che il carico economico e sociale di un tale aiuto verso i secondi arrivi ad “impoverire” i primi, o a metterli in forte difficoltà, perché a quel punto non potrebbero più dare alcuna mano a nessuno, e fors’anche neppure a loro stessi. Non a caso i nostri governanti di un tempo, all’epoca della Prima Repubblica, seguivano la strada di portare gli aiuti a casa delle popolazioni che si trovavano in stato di necessità, nel continente africano ma non solo, vuoi per solidarismo vuoi fors’anche pensando che in tal modo si potevano evitare esodi di massa, specie verso il nostro Paese geograficamente molto esposto, sia per la vicinanza tra le due sponde mediterranee, sia per l’estensione delle nostre coste, e dai risultati ottenuti pare avessero visto giusto, nel senso che il flusso migratorio si mantenne sempre su valori fisiologici, tale cioè da essere assorbito senza grandi problemi, mentre sono ora le sue dimensioni che generano preoccupazione. Le assicurazioni che arrivano in proposito dai “piani alti” delle istituzioni convincono sempre di meno, salvo naturalmente i più “allineati”, di fronte a quanto capita di leggere od osservare quasi quotidianamente e sta a mio avviso prendendo piede una crescente sfiducia che non andrebbe minimizzata, perché proviene da fasce sociali che non sono di certo insensibili al disagio altrui, ma si stanno nondimeno “chiudendo” in se stesse, perché provano ormai una diffusa sensazione di insicurezza e tendono pertanto a “difendersi”.
(P.B.)
Le osservazioni che ho proposto non sono ottimistiche. I movimenti di masse di migranti sono l’effetto della voluta destabilizzazione di numerosi Stati. La situazione in Libia è l’effetto dell’intervento francese e britannico – tra l’altro in palese contrasto con i nostri interessi – per il controllo dei pozzi petroliferi. Se a questo aggiungiamo l’obbiettivo complementare di “proletarizzare” l’Europa, abbiamo il quadro della situazione. Che non è per niente rassicurante.
(Commento firmato)
Letto poco fa, giusto per ribadire il concetto: Christine Lagarde (FMI) “sottolinea come la rapidità di integrazione dei migranti nel mercato del lavoro sia cruciale per amplificare gli effetti positivi sull’economia sia nel breve sia nel lungo periodo”. Inoltre, “secondo la disamina dell’Istituzione di Washington, poi, i fenomeni migratori nel loro complesso possono aiutare a ridurre le sfide date dall’invecchiamento della popolazione nelle nazioni che accolgono”. E, visto che l’integrazione ha dei costi, suggerisce che “Il Patto di Stabilità e Crescita dovrebbe consentire un marginale allentamento dei target di bilancio per contemplare i costi dei rifugiati nel breve termine”. La voce del padrone.
(Commento firmato)
Vi risulta che i nigeriani stiano subendo una guerra? Logico che sono migranti economici e non profughi. Non fuggono nemmeno da persecuzioni religiose, visto che non sono cristiani. Di che stiamo parlando? Diciamo che vogliamo dare alloggio ed accoglienza a chiunque arrivi in Italia. Senza nessun intento polemico o razzista, a me personalmente non danno alcun fastidio, era solo per puntualizzare che non occorre un anno o più per verificare se sono profughi o meno.
(Maru)
Sento che ci sarebbero problemi di stanziamenti statali a favore degli enti che materialmente si occupano di sistemare qua e là i nuovi arrivati. Dato che si sostiene che occorre accogliere, eventualmente lo farebbero – questi enti, come ad esempio la citata “Dimora d’Abramo” – anche “gratis et amore Dei”? Per dare un senso profondo al concetto di “accoglienza”. Altrimenti parliamo di mercato.
(Aldo)
Penso che in montagna sia già abbastanza difficile gestirsi, sia per chi ha dei lavori autonomi, sia per chi macina chilometri di strada per andare in ceramica. Se i nostri politici si preoccupassero per queste cose quanto si stanno adoperando per trovare alberghi o strutture per i migranti saremmo dei signori.
(SS75)
Questi della Lega Nord sono davvero dei fenomeni. I loro colleghi della Lega Ticinese hanno fatto prevalere un bel referendum che di fatto, se applicato, rispedirebbe a casa 60mila lavoratori frontalieri quasi tutti “lumbard.” Chiedo: perchè il vostro capo in seconda, Bobo Maroni, protesta? Coerentemente allo spirito che esprimete sempre nei vostri commenti doveva Bobo a esternare giubilo e contentezza. “Ogniun a ca’ sua”, dite. O no?
(Ellebi)
Signor Ellebi, se in Svizzera hanno fatto un referendum per i lavoratomi frontalieri, si figuri se avessero gli alberghi pieni di profughi mantenuti come in Italia. È inutile questo buonismo che serve solo ad arricchire cooperative con i soldi di noi contribuenti.
(SS75)
Belle le mie tasse pagate con il sudore della fronte, invece di avere servizi efficienti, vengono scialacquate in questo modo; non che queste persone abbiano colpa, ma non è nemmeno giusto che qui in Italia non possano o non vogliano fare un tubo, io invece tutte le mattine mi devo alzare e andare a lavorare duramente per sfamare la mia famiglia. Anche loro se vogliono campare dovrebbero fare lo stesso, invece di vivere a scrocco. Così non va!
(Anonimo)
SS75, vede che si trova sempre qualcuno su cui scaricare le proprie ansie, talvolta anche comprensibili, ma non giustificabili. E’ dovere morale aiutare chi si trova in difficoltà. Può capitare a tutti, infatti i frontalieri italiani pagano anche loro questo clima di inaudita xenofobia. Con i leghisti che protestano. Tutto ciò sarebbe anche esilarante se non si trattasse di drammi. Senza divisioni di nazionalità, di colore di pelle o di religione professata.
(Ellebi)
Ma cosa sta dicendo?! Le persone povere al mondo sono miliardi, cosa facciamo, le portiamo tutte in Italia? Secondo lei è una politica possibile? Non raccontiamo barzellette, su. Il caso svizzero è completamente diverso, i frontalieri vanno a lavorare, non sono semianalfabeti che vengono a non far nulla e comunque se gli svizzeri a casa loro non li vogliono è giusto che stiano in Italia. Invece di fare i buonisti a caso ricreiamo le condizioni perchè il lavoro sia qui e spendiamo i soldi bene, non dandoli a cooperative per mantenere nullafacenti.
(Giorgio)
Noi italiani siamo emigrati in tutto il mondo, ma non sicuramente con l’aspettativa di essere mantenuti in albergo. Si andava a lavorare. E visto che di lavoro in Italia non ce n’è penso che non sia razzismo dire che è una cosa fuori controllo. Un sistema per fare gli interessi di “pochi” sulle spalle di molti. E noi paghiamo.
(SS75)
E bravo il nostro signor Giorgio, se gli svizzeri non li vogliono più che tornino a casa loro. Così si arrangeranno portando felicità e benessere nei paesini in cui abitano. E se per ripicca noi mettessimo dazi doganali del 100 per cento sui prodotti svizzeri d’importazione? E se poi gli svizzeri rispondessero a loro modo? Bel mondo che ci propone. Non le bastata la vicenda della ex Jugoslavia a due passi da casa? E quello che sta accadendo in Ucraina solo per rimanere in Europa? A fare i ganassoni da bar tutti son capaci ma è quando la casa prende fuoco che bisogna saper spegnere l’incendio. Quanto poi alla nomea degli italiani nel mondo… abbiamo una certa esperienza anche noi. Chi ha esportato mafia e n’drangheta nei 5 continenti, la Mauritania?
(Ellebi)
A me pare che “Ellebi” semplifichi un po’ troppo il referendum ticinese, che si presta a letture diverse sia riguardo ai motivi che lo hanno ispirato, sia rispetto alle risultanze, le quali non avrebbero effetti immediati perché questa materia, se le mie informazioni non sono errate, competerebbe al Governo Federale e sarebbe peraltro regolata da vigenti trattati bilaterali fra il nostro Paese e la Confederazione elvetica che, sempre se non erro, avrebbe aderito all’accordo di libera circolazione per i cittadini residenti nel cosiddetto “spazio di Schengen”, del quale anche noi facciamo fin dall’origine parte. Resta in ogni caso il fatto che i lavoratori “frontalieri” tornano ogni giorno alla propria casa e i loro spostamenti non possono dunque essere assimilati in alcun modo al fenomeno migratorio, ma al di là di questa sostanziale differenza, il voto cantonale – anche se avesse, come appunto si sente dire, un valore essenzialmente simbolico e politico – rappresenta pur tuttavia una forma disagio che fa il paio con quello che sta attraversando il vecchio continente nei confronti del flusso migratorio, o meglio della sua intensità e dimensione e che, secondo una determinata linea di pensiero, potrà portare i singoli stati a presidiare le proprie frontiere qualora l’Europa non saprà o vorrà farlo lungo i propri e comuni confini. La solidarietà e la sensibilità verso gli altrui problemi sono sentimenti nobili che vanno conservati e alimentati, ma occorre poi tener conto della realtà, cioè delle proprie possibilità e di un insieme di fattori, il che non ha niente a che fare con una “inaudita xenofobia”, perché l’invocare l’accoglienza a tutti i costi e verso tutti, quando non siamo nelle materiali condizioni di potervi corrispondere, suona un po’ come il voler tranquillizzare innanzitutto la propria coscienza – mutuando le parole già usate da altri in questo confronto di opinioni – mentre andrebbero invece valutate altre e praticabili forme di aiuto, mettendo ovviamente in campo ogni possibile sforzo ma sempre con la consapevolezza dei nostri inevitabili limiti.
(P.B.)
Ho avuto una nonna migrante in Austria e conoscenti in Svizzera. Non si andava via “a caso”, ma con il posto di lavoro già pronto. Non facciamo i “ganassoni”, ma se i confini e le Nazioni esistono, e non solo sulla carta geografica, un motivo ci sarà. Altrimenti ci mettiamo tutti a fare come vogliamo.
(SS75)
Vorrei ricordare che fino ad alcuni anni fa esistevano modalità di cooperazione con i paesi in via di sviluppo e, appunto, accordi bilaterali, per cui l’immigrazione era circoscritta e controllata. Parto dal presupposto che ogni Paese abbia il diritto di scegliere, attraverso i suoi governi se, come, quanto accogliere immigrati, compatibilmente con il suo livello di sviluppo e di civiltà, presenti e progettati. L’attuale situazione, che vede grandi masse di immigrati in attesa di entrare in Europa, è l’effetto degli interventi di destabilizzazione – per non fare nomi, iniziati dagli U.S.A., in proprio o per interposte organizzazioni – su numerosi Paesi. In questo contesto di emergenza le masse di immigrati vengono utilizzate come “armi di migrazione di massa” e tendono a sfuggire al controllo democratico dei governi. Aggiungiamoci l’interesse delle elites economiche (attraverso le loro istituzioni – FMI, OCSE e quant’altro) ad usare questa situazione per agire sul mercato del lavoro tagliando i salari e comprendiamo che gli usuali principi di accoglienza ed umanità, auspicabili in una situazione normale di convivenza tra popoli, sono ben poco applicabili e sostanzialmente inefficaci a regolamentare questo tipo di flussi. Se non si agisce sulle cause sarà impossibile controllare gli effetti. Se avremo come risultato – come pare – riduzione del welfare, calo dei salari, taglio della spesa pubblica – in pareggio di bilancio – e aumento dell’immigrazione, tutto questo non può che portarci, in prospettiva, ad una riduzione della democrazia, con governi autoritari.
(Commento firmato)
In altri tempi ci sarebbe stato chi rifiutava gli ebrei in fuga dalle persecuzioni, gli oppositori politici come Gramsci, Ginzburg, Pertini, ecc. Ognuno ha avuto i suoi profughi in altri tempi, oggi abbiamo una “giornata delle memoria”; senza tante analisi pseudo-politiche forse dovremmo onorare la memoria occupandoci dei perseguitati di oggi, la Storia darà il suo giudizio, quale sarà il nostro?
(Monica)
Molto comodo usare l’Africa come riserva per le nostre esigenze energetiche e produttive, pattumiera per i nostri rifiuti tossici. Mantenendo al potere elite corrotte ed impresentabili e soffocando nel sangue ogni tentativo di cambiamento, come insegna la storia di Thomas Sankara. Che frega a noi, sono questioni loro. Come se il mondo finisse a Capo Passero o a Lampedusa. Chi forniva supporto ai bombardieri che svolazzavano sulla Libia nel 2011?, chi c’era in Iraq nel 2003? Appiccare incendi attorno a casa e poi chiudersi dentro sperando di essere solo spettatori. Lungimirante.
(Ellebi)
Propaganda terzomondista nel 2016 mi sembra davvero ormai fuori moda, oltre che priva di fondatezza storica. Credere che i poveri siano poveri per colpa di qualcun altro (l’Occidente) è proprio il motivo per cui tali paesi rimangono tali. Qui il problema è molto semplice: poveri africani (non profughi, non perseguitati da Hitler) utilizzano tutti i risparmi di una vita dandoli a criminali per farsi trasportare in Europa dove li alloggiamo in alberghi per uno due anni e poi si vedrà. Qualsiasi persona razionale senza ideologie non potrebbe far altro che disapprovare l’utilizzo di denaro pubblico in questo modo.
(Giorgio)
Saltano fuori gli ebrei, ora l’Africa, un arrampicarsi sugli specchi quando gli esperti nazionali ed internazionali dicono che non può durare o tra poco saremo al collasso. E i capi europei cosa fanno? Quando gli serviamo per spremerci con una tassazione fuori da ogni regola andiamo bene anche noi italiani, non esiste l’Europa senza frontiere e presto si vedrà. I migranti vanno aiutati nei loro paesi.
(SS75)
1309,43 euro, media mensile costo rifugiato maggiorenne. 2618,87 euro, media mensile rifugiato minorenne. 15.713,25, costo annuo per un maggiorenne, 31.426,5 euro costo per un minorenne (dati ricavati dai bandi di appalto delle prefetture italiane, come da normativa vigente, IVA inclusa). Le risorse spese per i “profughi” africani o rifugiati mediorientali vengono sottratte alla sanità, alle pensioni, alla sicurezza, alla manutenzione delle strade, delle scuole, dei mezzi pubblici. Abbiamo 12 milioni e 905mila italiani poveri, dei quali 4 milioni e 598mila in povertà assoluta, (ISTAT 2015), ovvero italiani, famiglie, giovani, anziani, bambini, che non hanno denaro a sufficienza per mangiare, per vestirsi, per riscaldarsi o per curarsi. Con tutto il buon cuore e la buona volontà credo che non possiamo più permetterci di ignorare i nostri cittadini sofferenti per aiutare chiunque altro, Papa o Europa che ce lo chiedano o ce lo impongano. Penso che abbiamo già fatto abbondantemente la nostra parte… o no? Un saluto a tutti, italiani e stranieri, con simpatia.
(Alessandro Raniero Davoli)
Sarebbe interessante confrontare questi costi con quelli che venivano sostenuti parecchi anni fa, prima dell’inizio di questi fenomeni di massa, per la cooperazione internazionale (ovvero, aiutarli a casa loro). Vorrei far notare, inoltre, che queste risorse vengono sottratte alle altre spese sociali perché abbiamo approvato il pareggio di bilancio in Costituzione (art. 81) con il famoso decreto Salva Italia. Quindi, se il PIL non cresce, ad ogni spesa in più, ne deve corrispondere una in meno.
(Commento firmato)
Pur provando umiliazione nel vedere filo spinato sulle frontiere e la tragedia quotidiana che si consuma nel Mediterraneo, non si può non prendere atto che questa immigrazione sta mandando in frantumi l‘Europa. La Brexit c’è già stata e, con il vento che tira, non si può escludere che le elezioni del prossimo anno faranno finire definitivamente il sogno europeo, e non saranno certo le solite poesie davanti al presepio o gli angeli custodi, che scopro non essere più quelli di una volta, dopo aver letto l’articolo a loro dedicato, a trovare la soluzione di un “fenomeno epocale” che forse, altro non è, che un cinico disegno.
(Mv)
I numeri, purché corretti, fanno capire che la cosa non può più funzionare, indipendentemente dalle appartenenze politiche o religiose.
(U.m)
“Credere che i poveri siano poveri per colpa di qualcun altro (l’Occidente) è proprio il motivo per cui tali paesi rimangono tali”. Come no, anche i poveri italiani sono poveri, ma solo per colpa loro. Lo dice anche Trump che solo se i ricchi diverranno più ricchi anche i poveri (per colpa loro) potranno sperare di migliorare la loro condizione. Gira da tempo sui social un post che recita così: il più grande successo del capitalismo è farti credere che la colpa di tutti problemi che ti assillano sia di quello che sta peggio di te.
(Ellebi)
Se usanze e tradizioni fanno sì che in Africa si facciano i figli a raffica non è colpa nostra. L’Italia e l’Europa tra poco non avranno più posto. Cosa facciamo, andiamo via noi? I soldi che pagano per arrivare in Italia dove li prendono? Vanno aiutati a casa propria. Non illudiamoci che scappino tutti dalle guerre. Sanno bene come vengono accolti.
(SS75)
Dal momento che riemerge sempre la questione “Africa”, il che è peraltro comprensibile stante la sua indubbia rilevanza, verrebbe da metterla in politica – e d’altronde c’è chi più sopra lo ha già fatto – posto che molto, se non tutto, dipende dalle scelte e dalle iniziative assunte da chi guida i vari Paesi e poiché le decisioni prese a livello internazionale diventano sempre più importanti, con continue ricadute anche su casa nostra, non può stupire se a qualcuno viene da rimpiangere quei governanti che in politica estera avevano dimostrato di sapersela cavare piuttosto bene, stando quantomeno alle loro intuizioni e ai risultati ottenuti, pure riguardo alle travagliate vicende del “sud del mondo”. Ma al di là di questo inciso politico, che non è comunque fuori luogo visto quanto conta l’azione politica in tema di immigrazione, c’è chi pare non accorgersi del fatto che qui non è in discussione lo spirito di accoglienza, bensì la dimensione di un fenomeno che sembra divenuto ingestibile o quasi, sul piano economico ed organizzativo, tanto che quotidianamente o quasi leggiamo di “conflitti” fra istituzioni, che sembrano rimpallarsi compiti e responsabilità e di amministrazioni comunali che esprimono le proprie riserve sentendosi nell’impossibilità di far fronte al problema. Credo che molti di noi vorrebbero potersi permettere di essere altruisti e generosi, tanto da non far mancare il proprio aiuto a quanti si trovano in difficoltà, ma non basta sentirsi “anime belle” per dar risposta ad una emergenza che si profila interminabile e che richiede un impegno, di risorse ma non solo, che molti segnali ci dicono essere superiore alle nostre forze e alla nostra buona volontà e dovremmo dunque prenderne atto.
(P.B.)
Sono risorse o i nuovi schiavi? Cioè senza diritti e che andranno a fare concorrenza (sleale) nel mercato del lavoro.
(F.d.)
Gentilissimi lettori e simpatizzanti, nel corso di questi ultimi tempi ho maturato un pensiero semplice, che credo ci dia la dimensione di quanto sta succedendo in Italia relativamente al “fenomeno immigrazione”. Pensate solo alla “nuova posizione” dell’Europa, com’è cambiata nelle ultime settimane; prima vi è un accordo che le altre nazioni accoglieranno 150-160.000 profughi nel corso del 2016; poi cosa succede? Hanno “chiuso” le frontiere e forse la sola Germania (dopo che la Merkel ha avuto un po’ di pietà nei nostri confronti) ne prenderà circa 5-6000, quindi meno del 4%, rispetto alle promesse fatte. La conseguenza? Tutti, dico tutti, i migranti che sono sul nostro territorio e tutti quelli che verranno li dovremo ospitare noi. Il commento è semplice, ma alquanto diretto: vi sembra giusto tutto questo? Sino a quando e per quanto tempo dovremo sostenere una tale incombenza? Se continuiamo di questo passo (al ritmo di 150-200.000 rifugiati all’anno) in poco tempo le nostre città (ma anche i piccoli paesi) saranno completamente invase da migliaia di estranei che mai, dico mai, si integreranno e, perdonatemi la franchezza, questo è un dato di fatto. Se va bene saranno reclusi in spazi ristretti (alberghi, palazzi, case private, ex caserme, ex scuole, ecc.) per alcuni anni, assicurando loro vestiti, cibo, magari un tablet e forse qualche corso per imparare la nostra lingua. Poi cosa ci dovremo aspettare? Daremo un lavoro a tutti loro? Ma che lavoro, visto che non ne abbiamo neanche per noi e vi sono oltre 3 milioni di italiani in cerca di un posto. Questo movimento più che integrazione lo chiameremo disintegrazione, perché la nostra società sarà sempre più sgretolata e perderà la propria identità. Ci aggiungiamo anche tutte le organizzazioni che stanno speculando sulla pelle di queste povere persone, che rischiano ogni giorno la vita per trovare un mondo migliore. Ma non sarebbe meglio pensare ad un programma d’aiuto che preveda interventi nei loro paesi, ovviamente quelli non coinvolti in conflitti e guerre, vedi la Siria? Capisco non sia facile, ma almeno proviamoci, perché di questo passo in Italia potremo assistere ad una rivolta di popolo, oramai stanco di subire passivamente, tutte le decisioni piovute dall’alto.
(La voce della verità)
Leggendo quanto scrive “La voce della verità” riguardo all’Europa viene da pensare che il nostro Paese sia rimasto con il classico “cerino in mano” per scelte politiche che non abbiamo condiviso, o non condiviso, fino in fondo, ma i cui effetti ricadranno inevitabilmente su tutti noi. A questo punto non resta che far presente la cosa o continuare a dissociarsi per quanti lo hanno già fatto. Ma dovremo a nostra volta calibrare bene le parole con cui esprimere il nostro eventuale dissenso, o anche la nostra semplice preoccupazione, per non essere tacciati di xenofobia, il che può indurre qualcuno a non pronunciarsi in merito – preferendo dunque il silenzio onde evitare il rischio di ricevere biasimi e reprimende – nonostante l’art. 21 della nostra Costituzione tuteli la libera manifestazione del proprio pensiero.
(P.B.)
E’ incomprensibile l’intervento di Ugolotti, la solita retorica dei partiti, principalmente di sinistra, non può cancellare la verità. L’atto umano in sé è dovuto e non si contesta questo quanto piuttosto quello che viene dopo, ricollocamenti costosi e iniqui, non equi, di persone che non hanno i requisiti fisiologici per stare qui, i migranti cosiddetti economici non sono poveretti che scappano da fame o guerra, tant’è vero che sono dei pezzi di marcantoni che a trovarli di sera in un viottolo buio c’è di che aver paura. Quindi mantenerli a spese di chi paga le tasse, e tutte (pensionati e lavoratori dipendenti), è un atto di una barbarie indescrivibile e farla passare per mera carità cristiana un pensiero antipopulista, dove per populista si intende qualcosa che il popolo vuole sia necessariamente fatto per mantenerne l’integrità sociale, economica e culturale. Tutte le altre nazioni dell’europa (e il minuscolo è d’obbligo) si sono defilate, alcune dando la classica mancetta al governo, altre con pernacchie e moine nei confronti di un’italia (anche questa decisamente minuscola) che non solo ha voluto fortemente questo flusso non più migratorio ma invasivo, ma che ne vanta l’atto stesso. Moralmente saremmo tenuti a salvare gli uomini in mare, nelle nostre acque territoriali, nutrirli se hanno fame, curarli se sono malati e respingerli a casa loro se non hanno i requisiti idonei per stare qui. Questo senza che possano scendere dalla loro imbarcazione, un atto immediato. Crudele? Perchè mai? Check point in Libia e in altri posti per comprendere prima chi può e chi non può, altro non si può, né si deve fare!
(Alfione)
Ho impiegato un po’ di tempo a leggere i 50 commenti sul tema dell’immigrazione, ma è stata una lettura doverosa e interessante. Ieri ne sono sbarcati 6.000 e pare che ce ne siano 600.000 in Libia pronti a partire per le nostre coste. Mi complimento col signore di “Commento firmato” che, a mio avviso, ha compreso e inquadrato perfettamente l’attuale situazione e quella futura, nostra e dell’Europa. Le grandi lobbies economiche che governano il mondo mandano in Europa nuova carne da lavoro che, negli anni – ma non moltissimi – sostituirà i lavoratori più costosi e ormai vecchi. La nostra civiltà, le nostre città, le nostre vite, le nostre tradizioni rimarranno, per un po’, solo un ricordo, poi più neanche quello. “Commento firmato”, che conosce la situazione approfonditamente, spiega come avverrà il capovolgimento che modificherà il nostro futuro e dà una spiegazione su chi ha creato e perchè questo esodo epocale, che è molto plausibile. Io però vorrei chiederle, che ruolo hanno i nostri governanti “avanti c’è posto” e se, rendendosi conto di dove ci porterà la loro politica, che gioco stanno facendo. O sono ignoranti presuntuosi che non hanno ancora capito quanto poco valgano? Poche righe sul’aggiornamento di Robertino Ugolotti, che ha fatto un commento ingenuo e con un politichese un po’ ingarbugliato, sulla necessità di essere generosi con chi è arrivato nel nostro Appennino. Robertino, non puoi ignorare quanto i tempi siano cambiati negli ultimi anni e quanto si siano deteriorate le condizioni dei pensionati e degli anziani che abitano la nostra montagna e l’Italia tutta. La sfiducia, il malcontento, la paura del futuro, il rinchiudersi quasi a proteggersi, sono dettate sì dallo straniero che ci sta invadendo, ma anche dalla consapevolezza di un popolo di essere governato da dilettanti che parlano molto, promettono senza realizzare, dicono enormi bugie e fanno il loro interesse. Il tuo “volemose bene” è certamente dettato da generosità, ma è fuori dalla storia attuale e siete voi giovani che dovete farvi carico di essere informati e capaci di critiche. Quei valori, tramandati da padre in figlio, di cui parli, esistono ancora ma non esistono più le condizioni per poterli realizzare. La politica è stata la prima che li ha persi per strada privilegiando la corruzione, le bugie, il proprio interesse, impoverendoci con una tassazione assurda, con un debito pubblico incontenibile, con 11 milioni di persone che hanno rinunciato a curarsi per i costi della sanità, con migliaia di piccole aziende fallite, coi debiti dello Stato verso contribuenti promessi ma non pagati, con la scuola nel caos, con 4 milioni di italiani poveri e 5 milioni sulla soglia della povertà, col ceto medio diventato quasi povero, con migliaia di persone, italiani, che per mangiare un pasto si rivolgono alla Caritas, famiglie che dormono in macchina, gente che non riesce a pagare le utenze e anche nella ricca Emilia Romagna i poveri sono in aumento. Ricordiamoci le banche e l’enorme danno causato dalla allegra gestione della Banca di Siena che deve essere salvata a tutti i costi (e io pago la Rai, la cui gestione costa una fortuna, è diventata di Renzi che, con un editto bulgaro, ha tolto di mezzo alcuni giornalisti scomodi, ripescando vecchie cariatidi. Il rottamatore!). Robertino, questi sono solo alcuni aspetti dell’Italia, davvero pensi che dobbiamo volerci tutti bene e aiutare gli ospiti su cui stanno lucrando tutte le cooperative d’Italia, tanti prefetti e tantissimi albergatori che fanno le budella d’oro? Svegliati Italia!
(Paola Agostini)
Per capire il ruolo (e il destino) dei governanti “avanti c’è posto”, basta guardare, a mio parere, dove si trovano oggi i governanti che hanno preceduto gli attuali. Suggerisco di cercare tra le organizzazioni liberiste internazionali, tipo FMI, OCSE, Banca Mondiale, BCE, oppure nei board delle grandi banche d’affari. Uno per tutti: Amato; era il consigliere per l’Italia di Deutsch Bank, mentre la stessa banca vendeva sette miliardi di titoli di Stato italiani facendoci salire lo spread di parecchi punti; Padoan, per dire, era capo-economista dell’OCSE e lì ritornerà, suppongo, finito il suo mandato. Sono convinti che il disastro del Paese non li sfiorerà neppure. Si sentono onnipotenti e al riparo da ogni sciagura. Magari non tutti sanno che chi lavora per le organizzazioni internazionali non paga tasse e gode di una immunità che quella diplomatica, al confronto, è uno scherzo.
(Commento firmato)
“Voi giovani” riferito a Robertino? E’ solo un vezzeggiativo, l’anagrafe è altra cosa. E poi, all’anagrafe, è più vecchio di Matteo, sì quello che in tre anni è diventato il quarantenne più vecchio del mondo. Se vale il paragone…
(Mv)
Sottoscrivo gli interventi di SS75, di Anonimo, di Alessandro Raniero Davoli, di “La voce della verità”, di Alfione e di Paola Agostini: tutti hanno esposto pratiche considerazioni che, a mio parere, colgono la reale concretezza del problema e per questo non sto a dilungarmi. Posso solo riferire di come si presenta Reggio Emilia negli ultimi tempi: un continuo passeggiare disinvolto di questi così detti profughi, è vero che sembrano almeno puliti, infatti ci superano lasciando una intensa scia di profumo; anche questo gli viene fornito oppure se lo comprano anche con i miei soldi? Soldi che mancano dalle mie tasche e quindi sono costretta a profumarmi con prodotti certo meno costosi e meno efficaci. Quando non passeggiano, travolgendoti sul marciapiede se non dai loro il passo, occupano dalle 11 del mattino fino a tarda notte spazi pubblici dove i reggiani non possono più accedere e non si sa se sia un caso ma sono spazi sistemati e ristrutturati di recente e perciò molto gradevoli. Gli occupanti son tutti ragazzi dai 18 anni circa ai 30, non fanno che usare continuamente lo smarthphone, bevono parecchia birra, sono vestiti di tutto punto con abbigliamento firmato e pronti ad esprimere nella loro lingua pesanti apprezzamenti sulle donne giovani che passano. A questo punto dell’invasione credo che non resti che agire: io non partecipo più ai gruppi di lavoro per la mensa della Caritas, inoltre sarei pronta a partecipare a gruppi disposti a occupare ogni giorno gli spazi di cui ho parlato e, di più, sarei pronta a far gruppo per andare ogni giorno a parlare con gli amministratori. Sono convinta che tutti i commenti che esprimiamo siano giusti ma non disturbano coloro che stanno difendendo gli stranieri e mettendo in difficoltà gli italiani, quindi agiamo! Troviamo il modo di metterci uniti per ritrovare i nostri spazi e per non essere trasparenti come ora lo siamo per i nostri amministratori, che ci considerano solo cittadini da tassare! Uniamoci!
(Ania)
Uniamoci, dice “Ania”, immagino per avere più forza nel trovare ascolto da parte dei “decisori”, cioè degli amministratori, ossia della “politica”; e l’essere uniti è sicuramente uno dei modi per contare di più e non essere considerati “solo cittadini da tassare”, ma a me pare che lo strumento più forte di cui disponiamo e il segnale più efficace che possiamo dare sia piuttosto, ed ancora, quello esercitabile attraverso il voto, ogniqualvolta siamo chiamati ad esprimerlo.
(P.B.)
Qualunque Governo ci sia la situazione non cambia, litigano di giorno e cenano insieme la sera e le leggi sono solo a favore di queste persone, perchè vengono definiti poveretti, e degli italiani poveri per davvero cosa ne pensiamo? Loro non vengono presi in centri d’accoglienza, ma sono costretti magari a essere sfrattati e dormire sotto un ponte, invece queste persone vengono mantenute e possono fare tutto ciò che vogliono e violare qualsiasi decreto che non gli viene detto nulla. Questo non è giusto e sarebbe giusto che venissero aiutati tutti allo stesso modo!
(Anonimo)
Il signor “Anonimo” avrà certamente le sue ragioni per nutrire sfiducia, su questo piano, nei governi che possano succedersi, indipendentemente dal loro “colore”, ma io non riesco a seguirlo in tale sua visione delle cose perché sono portato di norma a guardare l’eventuale alternativa rispetto a quanto non ci piace, e nella fattispecie l’alternativa mi pare essere di fatto l’antipolitica, o come altro definibile, che ho già visto all’opera in altre occasioni e su altri fronti con risultati che non mi sono sembrati granché esaltanti, almeno a mio giudizio, mentre ricordo invece passati governi i quali avevano saputo gestire in modo appropriato il problema del flussi migratori (sempre a mia modesta opinione). La tematica è indubbiamente molto delicata perché va trovato il giusto equilibrio tra ospitalità da un lato e capacità di accoglienza dall’altro, compito questo che spetta e tocca giocoforza a chi guida il Paese, ossia alla politica, anche perché non vedo chi altri potrebbe farlo, mentre a noi cittadini compete di sollecitarne l’azione e, se del caso, sostenerla o disapprovarla, giustappunto attraverso il voto, ma sono comunque interessato a conoscere da “Anonimo” se e quale altra strada possa esservi per giungere a trovar l’auspicata risposta al problema, senza cioè passare dalla politica.
(P.B.)
Rispondo a PB: intendo che si debbano mettere in atto delle azioni concrete, del “fare” e con ciò non penso a interventi fatti con violenza contro gli “altri”, ma dobbiamo smettere di lasciare i nostri spazi a loro per farci sempre più piccoli noi e sempre più invisibili. Dobbiamo fisicamente riprenderci tutte le piazze, compresa l’ombra del verde e poterci sedere sulle panchine e far vedere che siamo una comunità, che esistiamo anche noi e che se loro hanno trovato tanto bel comodo ovunque lo devono a noi italiani e sottolineo che non dobbiamo continuare ad essere così remissivi da farci sottrarre tutto, tutto quello che con la fatica e le varie lotte ci hanno consegnato i nostri genitori e i nostri nonni. Credo che anche a loro dobbiamo giustizia.
(Ania)
Premetto che ho un ideale politico ben preciso che sarebbe quello di sinistra dei lavoratori proletari, ma la mia osservazione è stata quella che purtroppo alcuni nostri governanti propongono cose giuste, ma altri, a prescindere, gli danno sempre contro creando una situazione di immobilismo dannosa. Il fatto è che sono arrabbiato, perchè tanti nostri connazionali sono nell’indigenza e sarebbe giusto che venissero aiutati, invece i profughi giustamente vengono aiutati, ma loro sì e gli italiani no, sono solo vacche da mungere. A questo proposito ritengo che il referendum costituzionale con esito positivo potrebbe cambiare le cose!
(Anonimo)
Ringrazio “Ania” per la precisazione puntuale ed argomentata, e riguardo alle ultime osservazioni di “Anonimo”, a me sembra che non si possa fare “di tutta l’erba un fascio”, dal momento che nella materia in causa ha inciso, e non poco, il “buonismo” di un determinato versante o schieramento politico, il quale ha probabilmente sottovalutato il fenomeno, o non è stato in grado di gestirlo, mentre altri hanno espresso fin da subito forte preoccupazione per gli effetti che si sarebbero avuti. Non riesco poi a comprendere cosa c’entri il referendum costituzionale con il problema immigrazione, anche perché Redacon ci ha offerto altre occasioni per discutere di referendum, ma c’è probabilmente chi ritiene che ogni circostanza sia buona per inserirvi e “propagandare” le proprie tesi politiche. Da ultimo, anch’io ho “un ideale politico ben preciso”, il che non mi impedisce tuttavia di vedere le cose giuste fatte “dall’altra parte”, ma qui non riesco francamente a scorgere quelle, per l’appunto giuste, che “alcuni nostri governanti propongono”, onde far fronte al problema, o forse non ne sono semplicemente al corrente, perché semmai la notizia mi è sfuggita, ma sta di fatto che la situazione pare essere ormai andata “fuori controllo”.
(P.B.)
La politica non centra nulla con l’immigrazione, ma non si preoccupano di andare incontro ai nostri connazionali bisognosi, se queste cose non vengono comprese beato chi non ha avuto modo di trovarcisi in tale situazione. Io mi lamento della troppa imparzialità, spiegatemi come tante persone possano campare con 500 euro al mese, o meno, chi mi riesce a rispondere è bravo e il riferimento al referendum per me significa non avere troppe persone al governo e troppe forze politiche che con una piccola percentuale mettono bastoni tra le ruote alla maggioranza. Che comandino le forze politiche più votate, con questo ribadisco che mi dispiace molto per questo esodo di persone che purtroppo sono dovute fuggire dalla loro terra!
(Anonimo)
Il dispiacersi “molto per questo esodo di persone che purtroppo sono dovute fuggire dalla loro terra” è un sentimento nobile, che fa onore a chi lo prova e che io credo essere abbastanza diffuso, ma poi occorre fare i conti con la realtà, cioè con un insieme di fattori, e a mio avviso li devono fare innanzitutto e soprattutto i governanti, e di riflesso la politica, la quale a mio giudizio c’entra, eccome con il problema immigrazione (diversamente da come la pensa “Anonimo”, se non ho frainteso le sue parole).
(P.B.)
Non ho voluto intendere che la politica non possa fare scelte per questo esodo, anzi se volesse una soluzione la troverebbe, ma in momenti di crisi pesa molto sul bilancio statale, ma tanto ci aumentano le tasse per tamponare il buco di bilancio dov’è il problema?
(Anonimo)