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Padre José…

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Mercoledì, 14 settembre 2016

Padre José…

Padre José. Casa de los Niños
Padre José. Casa de los Niños

Ieri sera alle 9 e mezza ci ha lasciati il Padre José, nella sua stanzetta, sereno, dopo tre giorni complicati per lui per un improvvisa polmonite. Tra poco avrebbe compiuto 92 anni.

Lui stesso aveva scelto di venire a vivere qui con noi sin dall’inizio, nell’ottobre del 2007.

Ci conoscevamo dal mio arrivo in Bolivia e lui mi chiamava spesso a casa sua per insegnargli a usare il computer. Imparó benissimo, tanto era lucido, e a 80 anni incominció ad inviare per email le sue meditazioni. Che importa se si ripetevano.

Ogni volta mi raccontava particolari della sua storia, quando, come missionario Cappuccino, aveva lasciato gli Stati Uniti e, da Santo Domingo, era sceso giù per i diversi paesi del Sudamerica fino a stabilirsi in Bolivia.

Rivedo le sue foto, anche le ultime, quando mi sono reso conto che qualcosa non andava nel suo fisico.

Nonostante fosse legato a una seggiola a rotelle, per una frattura al bacino dopo un incidente in moto nell''82, non ha mai voluto essere di peso a nessuno.

All’inizio della nostra casetta veniva a mangiare qui con i bimbi e il suo volto era sempre sorridente.

A volte si sentiva escluso perché era un po’ sordo e non sentiva bene, così negli ultimi anni ha preferito il silenzio e la solitudine della sua stanzetta, con le sue comodità e il suo ordine ordinatissimo.

Ogni mattina cominciavamo la giornata insieme, con la Messa alle 6 e mezza. Un regalo prezioso per la mia e nostra vita. Un sigillo che marcava anche il senso profondo per il cammino della nostra umile comunità.

Desiderava da anni l’eternità, come mi ha ricordato qualcuno ieri sera, ma allo stesso tempo si preoccupava tantissimo per la sua salute. E’ per questo che è arrivato lucidissimo fin quasi all’ultimo istante. Sono contento perché non ha sofferto e ha potuto ricevere i Sacramenti, come lui desiderava. Mi faceva sorridere la sua domanda, nelle ultime settimane: “Non capisco perché mi sento così stanco e certi movimenti non sono così automatici come prima…” Non gli rispondevo ma dentro di me pensavo ai suoi 92 anni. Si faceva mettere nel letto alle 5 del pomeriggio e ci ritrovavamo al giorno seguente con il suo saluto francescano di: “buon giorno, fratello”.

Siamo stati fratelli in questi anni, nella debolezza e nel silenzio, spesso nella dimenticanza, e questa certezza mi riempie gli occhi di emozione…

Carissimo Padre José, Padre Jhoseph Heath, grazie per aver scelto di vivere qui con noi, nella casetta di pace, come la chiamavamo agli inizi, in questa comunità chiassosa di bimbi che rubavano le caramelle nascoste nei tuoi cassetti. Grazie perché qui hai concluso qui il tuo viaggio santo come sacerdote, come desideravi.

(Aristide Gazzotti)

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