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Rinvenuta una importante rarità botanica a Baiso: la Canforosma

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Canforosma (Camphorosma monspeliaca L.)
Canforosma (Camphorosma monspeliaca L.)

In comune di Baiso, a breve distanza dagli spettacolari calanchi policromi del Casale, situati nell'estremità settentrionale del capoluogo, è stato individuato un esteso popolamento della rara Canforosma (Camphorosma monspeliaca L.), piccola pianta perenne con fusti legnosi, che in regione è segnalata in pochissime altre località. Nel Reggiano l’unica altra località nella quale vive questa pianta è l’area della riserva naturale di Campotrera, in comune di Canossa.

Il nome della pianta deriva dal fatto che le foglie, stropicciate, emanano un forte odore di canfora. Per la presenza di questi oli essenziali, era anticamente utilizzata come antiasmatico, diuretico ed espettorante. Questa specie costituisce un mirabile esempio di adattamento alle difficili condizioni  ambientali dei terreni calanchivi, caratterizzati da estrema aridità estiva, presenza di sostanze fitotossiche e grande precarietà del substrato.

Questo ritrovamento accresce ulteriormente l’interesse scientifico della zona dei calanchi varicolori del Casale di Baiso, la cui importanza è stata peraltro già riconosciuta dalla Regione con il loro inserimento ufficiale nell’elenco dei più importanti geositi (luoghi di particolare interesse geologico) dell’Emilia-Romagna. Sempre dal contesto geologico delle argille di Baiso proviene il noto fossile di Mosasauro, gigantesco rettile marino che all’epoca dei dinosauri frequentava le acque dell’antico oceano estendentesi in quell’epoca su gran parte d’Italia.

Una fedele riproduzione di questo fossile spettacolare, che è considerato tra i più importanti rinvenuti nella nostra nazione, è in mostra all’interno del centro culturale comunale di Casa Toschi a Baiso.

La scoperta della Canforosma costituisce l’ultimo tassello di una serie d’importanti ritrovamenti naturalistici avvenuti nella zona delle argille di Baiso nel corso degli ultimi anni: dalle spettacolari cristallizzazioni di aragonite, marcassite e solfato di bario della val Tresinaro, ai magici “arnioni” della baritina, pietra cara agli alchimisti e celebrata dallo stesso Goethe per la sua singolare proprietà di emettere luce a seguito di riscaldamento.

 

1 COMMENT

  1. Salve, sono il gestore della banca dati della flora provinciale, dati che finiscono nella banca dati della regione e sono validati a livello nazionale per la flora d’Italia. Pper inserire questo ritrovamento occorre sapere l’autore del ritrovamento e la data, oltre (sarebbe importante) ad immagini o campione d’erbario. Cordiali saluti.

    (Villiam Morelli)

    • Firma - Villiam Morelli