Venerdì mattina il sindaco di Castelnovo ne' Monti, Enrico Bini, ha avuto un incontro a Bologna con l’assessore regionale alla sanità Sergio Venturi, a cui ha partecipato anche il direttore generale dell’Ausl di Reggio Emilia Fausto Nicolini. L’incontro era stato richiesto da tempo dal Comune di Castelnovo, sul tema della tenuta dei servizi ospedalieri in Appennino e in particolare sul punto nascite del Sant’Anna.
Spiega il sindaco Bini: “Abbiamo sottoposto e consegnato all’assessore Venturi i documenti redatti in questi mesi di lavoro comune, condotto insieme alle associazioni di volontariato, le rappresentanze politiche, le associazioni di categoria, i sindaci dell’Appennino e naturalmente il comitato 'Salviamo le cicogne'. Documenti che avanzano una richiesta unitaria per il mantenimento di questo servizio, che si ritiene essenziale per la tenuta sociale del territorio. Questo anche a seguito delle recenti posizioni espresse dal ministro della salute Beatrice Lorenzin, che ha sostenuto come più dei parametri numerici siano importanti le garanzie di sicurezza dei punti nascite e che negli ultimi giorni ha anche aperto un ampio dibattito sul tema della necessità di aumentare la natalità in Italia. Abbiamo evidenziato la particolare importanza della presenza del punto nascite a Castelnovo, sostenibile attraverso interventi di turnazione del personale nell’ambito dell’Ausl che ne garantiscano il livello di sicurezza. Le peculiarità dell'Ospedale Sant'Anna, la sua attuale dotazione di organico e tecnologica, il livello alto di servizi e investimenti mantenuto in questi anni, e le caratteristiche geografiche del territorio appenninico, non solo reggiano visto che ci sono famiglie che fanno riferimento al nostro ospedale provenienti dalle zone montane di province vicine, sono tutti elementi che a nostro parere sostengono il mantenimento dell’ostetricia. Siamo convinti che su queste basi la Regione possa avanzare al ministero la richiesta di una deroga sul numero minimo di parti per il mantenimento del punto nascite, opzione prevista da un recente decreto emesso dalla stessa Lorenzin. Venturi ha spiegato che la Commissione regionale per la sanità sta elaborando una relazione sui punti nascita regionali con un numero ridotto di parti e sulla base di questa relazione sarà avviato un confronto con i cittadini e i comuni. Ha anche affermato che in questa fase verrà personalmente a Castelnovo per una assemblea pubblica. Quella che si apre dunque è una fase di analisi del sistema sanitario regionale e delle possibili razionalizzazioni sul territorio, ma abbiamo chiesto alla Regione che venga tenuto conto degli aspetti peculiari dell’Appennino per prendere queste decisioni”.
Al di là degli aspetti tecnici e legati al funzionamento dell’ospedale, ci sono elementi di particolare interesse nei documenti consegnati a Venturi, in particolare quello firmato dalle associazioni di categoria Cia, Cna, Coldiretti zona montana, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti e Legacoop, che pongono l’accento sugli elementi di tenuta socio economica che il Sant’Anna rappresenta per il territorio.
“Il mantenimento di una rete di servizi capillare ed efficiente sul territorio montano – scrivono le associazioni – è una delle condizioni fondamentali al fare impresa, al creare opportunità di lavoro, all’attrazione di investimenti, a quel presidio del territorio necessario per la vivibilità e la sostenibilità di ogni attività economica. Parliamo del sistema educativo, del sistema sociale e sanitario, delle opportunità culturali, di luoghi ed eventi di relazione e coesivi. In un territorio vasto, abitato ma vulnerabile nelle distante e nelle fragilità sociali, non basta garantire prestazioni in un rapporto individuale e tecnologico con il cittadino. Comprendiamo e sosteniamo le aggregazioni dei servizi su area più vasta, per la loro sostenibilità e la garanzia della loro qualità, purché siano prossime e compatibili alla tenuta comunitaria e alla vivibilità di paesi e vallate più distanti. Castelnovo ne’ Monti ha rappresentato nelle politiche del nostro territorio questa centralità. Malgrado il prezzo pagato dal crinale, questo disegno è stata accettato e compreso per decenni in base a un patto intergenerazionale fra i cittadini e l’amministrazione pubblica. Mettere in discussione oggi quegli impegni, scriverne un altro finale, con una concentrazione più distante, a Reggio Emilia, non più riconoscibile e tanto meno sostenibile in termini di vivibilità di tutto l’Appennino, tradisce questo patto, strappa questa storia, rimette tutto in discussione. Minaccia, quindi, le premesse alla continuità e al ritorno generazionale. Chiediamo alla Regione Emilia-Romagna di essere coerente e conseguente, senza riserve o ripensamenti, a questa istanza e al confronto e alle determinazioni della sua Assemblea legislativa, inviando tempestivamente al Ministero una proposta coerente agli standard previsti, con l’obiettivo di mantenimento del punto nascita presso l’Ospedale S. Anna secondo le possibilità che lo stesso ministero ha determinato”.
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Bravi, avete ragione, il mantenimento dei punti nascite in montagna e degli stessi ospedali è un fatto di civiltà e non va lasciato alla discrezione della tecnoburocrazia regionale (ricordatevi che conta più dei politici) o delle varie corporazioni mediche. Tuttavia voi a Reggio siete fortunati, non avete la città metropolitana, o meglio non avete la città metropolitana di cartone inventata a Bologna, che altro non è che un’estensione burocratica del comune capoluogo sul territorio ex provinciale; approfitto per segnalarvi , anche se sembrerebbe non entrarci invece c’entra, la bufala di un altro “teorema”della Regione considerato a livello di sacralità indiscutibile, ovvero quello che recita che la grande dimensione delle aziende sanitarie ed ospedaliere porta efficienza, efficacia e risparmio. Non è vero. Fino ad oggi ha portato la caduta verticale nel professionisti che operano nella sanità pubblica, del senso di appartenenza e del nascere della sensazione, sgradevole ed avvilente, di essere “oggetti” e non “soggetti” del sistema sanitario pubblico. Auguri e buon lavoro.
(Angelo Rambaldi)