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“Il mio grido di libertà”: la lettera di una giovane ragazza europea e marocchina

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Burkini e libertà di scelta: un inedito punto di vista.

Ci scrive Mariam Belhamra, ragazza italo marocchina e musulmana. Un articolo "sfogo", come lo definisce lei, con l'auspicio che possa arrivare a più persone possibili, tra cui giovani, per sensibilizzare a non avere paura nell'esprimersi. "Spero - ci scrive la giovane lettrice - che la mia richiesta di far arrivare a quante più persone questo messaggio sia accolta , perché oggi più che mai c'è bisogno di ri-aprire il dibattito sulla libertà".

Ecco la sua lettera.

* * *

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(Bikini e burkini...)

Ultimamente si parla spesso di burkini e la notizia che scorre ininterrottamente su tutti i social è di una donna che viene costretta dalla polizia francese a togliersi una tunica (e non un burkini) mentre era in spiaggia a Nizza.

Ho letto molti commenti, persone di nazionalità e lingue diverse e quello che mi è parso chiaro in mezzo a tanta confusione di idee è che ancora una volta le battaglie (anche ideologiche) si fanno sul corpo delle donne. E invece l'unico tema dovrebbe essere la libertà. Quindi ora da donna e da musulmana vorrei lanciare il mio grido di libertà.

Ho letto francesi vergognarsi del gesto dei poliziotti, altri gioirne; ho letto che molti musulmani gridano vergogna per la libertà che (secondo loro) ci viene tolta. Quindi si parla di libertà, di libertà in Francia, paese laico e delle libertà individuali.

E allora cosa spaventa quei padri, fratelli, sorelle o figli musulmani, se viene vietato il burkini in spiaggia: siamo sicuri che sia una limitazione della libertà? E se cosi fosse, la libertà di chi? La paura è che molti di noi musulmani si ricordino la bellezza e l'importanza della libertà quando viene toccata la nostra libertà di scelta, ovvero solo quando riguarda i nostri usi e costumi. Ma in realtà, quanti di questi musulmani inferociti sul divieto del burkini nel loro paese di origine non pretendono o chiedono la stessa libertà come ora qui in Europa?

Non pensano, questi musulmani, che in alcuni paesi (come il Marocco o altri) indossare un bikini o una minigonna equivale a incorrere in giudizi morali negativi, nell'essere additate come donne di facili costumi o peggio?

Perché in realtà lo sappiamo bene che nei paesi d'origine non c'è libertà per le donne (spesso nemmeno per gli uomini), non c'è libertà di scelta, la scelta è, e può essere, solo una: vestirsi e comportarsi come la società richiede ed impone.

Ti vesti per non attirare attenzioni maschili e non attirare "le voci cattive" delle altre donne (che sono spesso invidiose della libertà e del coraggio di chi sceglie) perché distruggerebbero la tua reputazione. La reputazione è un’arma in quei paesi e in queste comunità (parlo in particolare di quella che conosco, la comunità marocchina), un’arma carica puntata alla testa delle donne.

Molti invocano libertà di costruire moschee, di indossare burkini, di chiedere corsi di nuoto per sole donne, medici donne per donne, ecc.

E allora domando: cos'è la libertà per voi, un fazzoletto usa e getta? Va bene solo quando fa comodo (per tutelare i nostri usi e costumi), ma quando diventa troppa e magari mette in pericolo il "controllo sociale", ne togliamo un po'?

Il burkini o il bikini non causano problemi di ordine pubblico nè su una spiaggia a Nizza, nè su una spiaggia a Casablanca: quello che causa problemi è l'uso strumentale che fate del nostro corpo, del nostro essere donne, femmine. Fantasmi neri o bamboline sexy, ancora sotto il diktat maschile della visione contorta che vuole incatenare le donne dentro la vergogna del loro corpo o un’esibizione continua e spesso immotivata (per vendere auto e acqua servono ragazze succinte?). No.

La libertà è un diritto e se la mia libertà non arreca danni ad altri perché limitarla?

La libertà di una donna deve poter essere di indossare bikini e minigonna a Casablanca, o il burkini e il velo in Francia, senza che nessuno le giudichi con offese, isolamento e giudizi morali negativi o, peggio, essere importunata con frasi indecenti dai suoi connazionali. Questo sì, significa libertà!

Vestirsi come si vuole e non essere obbligate (dalla pressione sociale) a indossare il velo in Marocco, per non essere infastidite o per trovare lavoro o marito più facilmente.

In Francia e in Italia ci sono leggi, vanno rispettate, quindi no al viso coperto, d'altronde se vado in Marocco non pretendo io, come non lo ha mai preteso nessun turista europeo, di girare in bikini al supermercato, e se entro in moschea tolgo scarpe e copro i capelli, ogni Paese ha la legge e in primis va rispettata.

Ma per favore, la "battaglia del burkini"- serve solo ad esacerbare gli animi, le donne non si identificano dal lato B (detto più volgarmente, dal sedere) e quindi che senso ha vietarlo?

Allora cominceremo a vietare minigonne davanti alle chiese e agli ospedali e il topless in spiaggia?

Siamo seri, la libertà non è messa in pericolo da un burkini o da un bikini!

Le donne, tutte, siano esse marocchine, italiane, francesi, quando si svegliano, tutti i giorni allo specchio devono decidere chi vogliono essere, libere di vestirsi come si sentono, oppure essere come le vogliono vedere gli uomini e le altre donne.

Tante si coprono per paura, paura degli uomini, delle altre donne, dei giudizi, delle voci, paura.

Ancora troppe donne non sanno cos'è la libertà, nè le donne occidentali, vittime di uno standard di bellezza quasi inarrivabile, che le porta a non sentirsi adeguate o ad essere bamboline piacenti per trovare lavoro (o un compagno), nè le donne musulmane costrette a vergognarsi di un corpo che Allah gli ha donato, castigate più che in un burqua in una mentalità che ti fa sentire sempre un passo dietro la libertà di un uomo, questo anche perché agli uomini musulmani piace far credere che la libertà della donna sia sotto un velo e la sua dignità sia il suo imene.

Da donna italo-marocchina e musulmana, io dico, basta. Noi Europei non abbiamo tutte le colpe, come noi musulmani non abbiamo tutte le colpe, ma nessuno è immune da esse, l'autocritica aiuta a crescere, questo è il mio grido di libertà.

(Mariam Belhamra)

9 COMMENTS

  1. Come italiana, come cattolica, come donna grido: lasciateci libere di scegliere e decidere per noi stesse. Basta criticare, giudicare, molestare, sfruttare, sminuire la figura femminile! Devono essere riconosciuti nel mondo pari diritti umani, sociali, professionali e religiosi rispetto ai maschi. C’è arrivato anche il Papa a capirlo per i Cattolici, la politica fa qualche passo avanti ed ora è tempo che il mondo musulmano si evolva! Forza donne di tutto il mondo e di tutte le religioni, lavoriamo per il rispetto della nostra dignità e libertà. Vogliamoci bene!

    (Simona)

    • Firma - Simona
  2. È esattamente quello che dicevo io in un altro articolo. Che senso ha invocare la libertà del burkini quando non siete libere di scegliere se andare in spiaggia? Di scegliersi il marito? Perché poi rischiate di essere, se va bene, prese a male parole o peggio come quella ragazza di Castelnovo insultata e umiliata? Cominciate a far sentire la vostra voce ma non per recriminare libertà inutili.

    (C.g)

    • Firma - C.g
    • Mi permetto di rispondere, visto che la ragazza picchiata e insultata sono io e chi scrive è mia sorella. Brutto davvero “non siete libere di scegliere se andare in spiaggia? Di scegliersi il marito?” Io sono la dimostrazione, come lo è mia sorella, che noi siamo libere di scegliere e lo abbiamo fatto, scegliamo non solo se andare in spiaggia o a ballare e, stia sereno, il marito lo sceglierò io e nessun altro. La lettera era un inno alla libertà, in questo caso alla libertà delle donne, perché troppo spesso chi è libero, e intendo libero davvero, viene percepito come una minaccia da una società dove il controllo sociale è impregnante in tutti gli aspetti della vita, pubblica e privata, e quindi diventa una “minaccia” per quella comunità, che reagisce con il denigrare, poi si passa agli insulti e infine si può arrivare anche alla violenza. Grazie ai nostri genitori noi siamo donne libere di scegliere tra il burkini e il bikini e vorremmo che le donne stesse si liberassero dalle “catene mentali” che sono peggio di qualsiasi burqua. Io chiedo solo giustizia e sono d’accordo con mia sorella, che una donna che indossi liberamente burkini o bikini deve avere la stessa dignità e lo stesso rispetto.

      (CA. Belhamra)

      • Firma - CA.Belhamra
  3. Il mio commento è, e spero tale affermazione non sia equivocata, da amante a tutto tondo delle donne. Nella loro totalità, mente in primis. Trovo, a mio parere, blasfemo coprire la bellezza della donna, anche esteriore. Basta guardare la foto: quale delle due donne mostra la bellezza? Quella in bikini o quella celata sotto i panni di una religione che personalmente non condivido?
    Discorso diverso, triste, è quello di identificare la donna e riassumerla con un lato B. Lasciamo che la bellezza sia mostrata, possibilmente in tutti gli ambiti, non solo balneari.

    (Serb)

    • Firma - Serb
    • Signor Serb, le religioni non sono un’idea da condividere o meno. Ognuno è libero di avere fede, di credere nella religione che più gli aggrada, non c’è bisogno di condividere, è sufficiente il rispetto e il comprendere il cammino, quello sì condiviso, di ricerca di una spiritualità superiore. Saluti.

      (Monja)

      • Firma - Monja
      • Signora Monja, nel suo commento mostra poca tolleranza, tale da criticare un “condivido” a suo parere fuori luogo. Legga bene e casomai lasci i commenti ai membri dell’Accademia della Crusca. In generale mi pare che certi commenti siano tutto tranne che all’insegna della quieto vivere. Curioso, soprattutto da parte di chi predica una sorta di “volemose bene”. Stia più serena. Buon weekend, viva il bikini.

        (Serb)

        —–

        Riteniamo che l’argomento sia stato esaurientemente dibattuto.

        (red)

        • Firma - Serb
  4. Il pensiero femminista — quando condotto in modo acuto — è, senza dubbio, assai interessante e quindi meritevole di attento ascolto: la questione di maggior rilievo, tutt’oggi irrisolta, consiste nella rivendicazione dell’uguaglianza rispetto agli uomini in quanto donne; il rilievo e, di conseguenza il grande interesse che suscita, risiede nella fortissima tensione insita proprio in questa rivendicazione, dal momento che si chiede l’uguaglianza in quanto diverse. Spiace, dunque constatare che in questa lettera non vi sia traccia di ciò.

    (Un cittadino)

    • Firma - Un cittadino