Le notizie di recente apparse sulla stampa: prima quella dell’avvio della seconda campagna di scavi archeologici presso il sito medievale di Castel Pizigolo, per iniziativa dell’Alma Mater Studiorum, del Dipartimento di
Storia e Cultura Civiltà dell’Università di Bologna, in collaborazione con il Comune di Toano e l’Associazione Culturale Antica Fabbriceria, nel segno di un pregevole attivismo, poi quella dell’assegnazione di fondi attraverso un decreto governativo alla Regione Emilia - Romagna, a favore della conservazione, manutenzione, restauro e valorizzazione di beni culturali, comprensivi di tre milioni per il Castello di Canossa, non possono che accrescere la sfiducia relativa alla persistente sospensione dei lavori di recupero della Rocca di Minozzo.
Sono trascorsi più di due anni dall’inizio dell’attuale consigliatura comunale ed ormai tre anni dal termine dell’ultimo stralcio di recupero e, nonostante impegni assunti la scorsa estate da parte di amministratori
locali, in particolare del Sindaco Luigi Fiocchi per la ricerca di ulteriori risorse per la sua prosecuzione, non si sono ancora visti segnali di sorta relativi a concreti atti deliberativi finalizzati a tale fine.
Tutto questo nel segno di un evidente immobilismo a fronte di un recupero al momento tanto visibilmente non finito, per la mancata realizzazione di opere inserite negli obbiettivi progettuali negli anni scorsi ma non
attuate, un recupero monco che può facilitare un più che probabile degrado in un prossimo futuro, soprattutto per la mancata protezione delle stanze riscoperte sulla sommità, un recupero incompleto per la mancata
realizzazione del progetto museale previsto in alcune di queste opportunamente protette e finalizzato ad un percorso didattico e, di più un recupero che lascerebbe sepolta una buona parte di memoria storica, per la
mancata riscoperta archeologica di un terzo dell’antico torrione; in sintesi un’opera incompiuta a fronte di un impegno di spesa rilevante profuso nell’arco di ben vent'anni e con tanto di probabili strascichi negativi che nel tempo un’opera incompiuta si porta inevitabilmente dietro.
L’impegno di spesa per la prosecuzione del recupero con la realizzazione di quanto progettato e non attuato non dovrebbe essere eccessivo (si può presumere non più di una decima parte del recente stanziamento più
che significativo emesso dal Governo per il Castello di Canossa); però al momento non ci sono spiragli di sorta e, ormai disarmati di fronte ad un persistente immobilismo amministrativo, non rimane che confidare
nell’intervento di rappresentanti di Enti o Istituzioni che si prefiggono la tutela del patrimonio storico o di Dipartimenti universitari nel cui contesto si attivano iniziative come quella dell’Alma Mater Studiorum del
Dipartimento di Storia Cultura Civiltà dell’Università di Bologna che ha avviato da oltre un decennio un ampio progetto di studio dei castelli del territorio reggiano.
Alberto Corsi