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Minozzo / Inaugurati due nuovi cippi, a ricordo di tragici eventi e di due giovani amici

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Chi percorre da oggi la strada fra Villa Minozzo e Carniana vedrà sventolare due bandiere a ridosso di un piccolo cippo (a poca distanza dal ristorante pizzeria La Pioppa) dedicato al “piccolo francese”,  un ragazzo di vent'anni che condivise con gli abitanti della zona i tragici fatti di fine luglio/inizio agosto del 1944. Si chiamava Jean Dabrinville e fu una delle vittime di quella barbarie che in pochissimi giorni fece 19 vittime: alcune uccise sul sagrato della chiesa di Minozzo, altre vicino alle loro case o nei pressi dei loro campi, altre per via, come Jean. Era piena estate e il grano ormai maturo, ma a Minozzo, Razzolo, Sonareto, Triglia...si moriva. Il rastrellamento era iniziato il 30 luglio e in quelle ore molte vite si ritrovarono in bilico. In tanti seguirono gli eventi dalle pendici del Prampa dove erano scappati avendo capito che i tedeschi si apprestavano ad accerchiare la zona. C'era confusione e c'era paura. Fra coloro che rimasero vittime dei rastrellamenti c'era anche Jean, arrivato in Italia pochi mesi prima al seguito della compagnia “Todt”, reclutato dai tedeschi come autista di camion. Jean, appena gli si era presentata l'occasione, aveva abbandonato la compagnia e cercato di aggregarsi a qualche gruppo partigiano. Sicuramente fece amicizia con Osvaldo Caselli, giovane minozzese, studente di medicina, che conosceva il francese e si trovò, come il “piccolo francese” (così lo chiamava la gente), a fare i conti con la brutalità nazifascista. Jean Dabrinville fu ucciso nel pomeriggio del 30 luglio, nelle vicinanze di Razzolo,  dopo essere stato catturato dai militari tedeschi. Fucilato insieme ad altri due civili (Giuseppe Razzoli e Telesforo Costoli) venne poi appeso per i piedi ad un albero e lasciato lì, in segno di scherno e di monito. Il suo amico Osvaldo, un paio di giorni dopo, fece una morte altrettanto barbara: venne catturato e i tedeschi non credettero alle sue parole, che fosse cioè del posto. Dopo essere stato torturato, fu legato a un carro trainato da buoi e trascinato per le vie del paese. Morì in modo straziante e il suo corpo rimase esposto lungo la via del paese per alcuni giorni. Anche la mamma, Maria Curti, maestra del paese, passò vicino a quel cadavere pietosamente coperto da un lenzuolo, senza rendersi conto che si trattava del proprio figlio giacché lo immaginava al sicuro sul Prampa. Jean e Osvaldo non furono le uniche vittime, purtroppo la lista dei nomi dei caduti di Minozzo è lunga. Negli stessi giorni morirono per mano nazifascista anche Attolini Carlo, Albertini Davide, Albertini Riziero, Dallari Armando, Dallari Leonildo, Martinelli Vittorio, Marazzi Antonio,  Magnani Savino, Antichi Pellegrino, Croci Lealdo, Zoppi Romeo, Fontana Ruffino, Milani Luigi, Italina Vacondio, Nello Cotti, Razzoli Giuseppe e Telesforo Costoli. Altri furono deportati e non tutti tornarono alle loro famiglie.

Oggi, con l'inaugurazione di due nuovi cippi (uno dedicato a Jean in località ponte Sponda e uno collocato vicino al monumento già esistente nei pressi del cimitero di Minozzo, realizzati da Paolo Gandini e Marco Zobbi) si è voluto ricordare il sacrificio di questi due giovani amici e di tutti gli altri che non sono sopravvissuti alla barbarie nazista.  Alla commemorazione di quest'anno ha preso parte anche una delegazione francese giunta da Vagney, la città di Jean, nel cui cimitero il giovane riposa dal 16 ottobre 1948. Ai tre momenti (alle 9,30 in località ponte Sponda, alle 10,30 la messa nella Pieve di Minozzo presieduta da Mons. Giovanni Costi e conclusasi coll'intervento del professor Giuseppe Giovanelli, alle 12 presso il cimitero di Minozzo) hanno partecipato, oltre al sindaco di Villa Minozzo, Luigi Fiocchi, anche i sindaci di Castelnovo ne' Monti, Toano, Casina e Vetto, insieme a rappresentanti delle forze dell'ordine e dell'ALPI APC di Reggio Emilia, il cui vice presidente, comm. Elio Ivo Sassi, ha coordinato l'evento.

Nelle parole degli intervenuti si è ripetuto lo stesso monito: ora Jean e Osvaldo riposano nei cimiteri dei rispettivi luoghi d'origine ma il loro sacrificio, come quello di tutte le altre vittime, non va dimenticato e deve diventare stimolo ad evitare la guerra. Ogni guerra, qualunque sia l'aggettivo che l'accompagna.

Nazzarena Milani

1 COMMENT

  1. Passeggero,
    ricorda ed onora
    noi, vittime dell’odio
    e della rappresaglia
    che immolammo
    la vita
    sull’altare
    fiero ma pacifico
    della libertà e dell’amore.

    Fa tuo il nostro voto
    che queste contrade
    mai più conoscano
    sapore di sangue fraterno.

    Questa è la preghiera incisa sulla lapide dei caduti nell’eccidio del sagrato di Minozzo. Sarebbe bello recitarla tutti insieme durante la commemorazione, affinché tutti noi possiamo farla nostra.

    (Claudia)

    • Firma - Claudia