Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Giuliano Maioli, ex candidato sindaco alle primarie del Pd di due anni fa cui si affermò il futuro sindaco, Enrico Bini (indipendente).
-----
Dopo aver lasciato alle spalle un po’ di disgusto, provo a fare qualche riflessione in merito all’editoriale che mi tira in ballo, tra l’altro senza avere il coraggio di fare il mio nome.
Cosa che invece il candidato Bini ha fatto esplicitamente.
Siamo al paradosso: devo difendermi da accuse pesanti che non hanno nessun fondamento e nessun documento che le possa provare! Io delinquente e gli altri eroi.
Con poche righe alla fine di un lungo articolo (il veleno sta nella coda) s’insinua che sarei stato sostenuto dall’imam in cambio dell’aiuto per realizzare una moschea. Tutto falso!
Ho incontrato la persona in oggetto solo per pochi minuti in occasione delle primarie, ero in compagnia di un conoscente comune che me l’ha presentato, ho parlato con lui non più di due o tre minuti di cose banali e non l’ho mai più rivisto. Con quale faccia tosta si possano fare certe affermazioni sarei curioso di saperlo.
La cosa che mi preoccupa è che Redacon ha avuto una memoria di ferro su voci riguardanti fatti di oltre due anni fa e si è “dimenticata” di raccontare cose vere molto più recenti.
Infatti, chi ha incontrato più volte Madad è il sindaco Bini.
L’ha ricevuto nella sede istituzionale, in Municipio, riconoscendogli di fatto il ruolo di rappresentante della comunità islamica, e, successivamente, concedendo la palestra di via Sozzi alla stessa comunità per i rituali del ramadan.
Ora, a parte l’amarezza che provo leggendo questo editoriale, mi sorge una domanda: a chi e cosa può servire tutto ciò? Riesco a darmi solo una risposta: sollevare polveroni per coprire la drammatica mancanza di soluzioni ai problemi di Castelnovo.
Infine, per coloro che nei vari commenti mi hanno chiesto spiegazioni, aver perso le primarie, mi concede anche aspetti positivi, quali essere un libero cittadino e non essere tenuto a dare spiegazioni a chicchessia. Al contrario, chi è stato eletto ha il dovere di rispondere alle domande che gli sono poste, soprattutto se ha fatto della legalità, della trasparenza e della partecipazione la chiave della campagna elettorale.
Dopo le primarie non sono intervenuto pubblicamente per oltre 2 anni, pensavo mi si concedesse almeno l’onore delle armi come a tutti i perdenti, evidentemente non sono ritenuto tale.
Non avendo nulla di cui temere e di cui giustificarmi, non solo mi firmo ma allego anche il mio indirizzo.
(Giuliano Maioli - segue l'indirizzo privato dell'abitazione dello stesso)
* * *
RISPONDE LA REDAZIONE: Gentilissimo signor Maioli, forse fa un po' di confusione. Non abbiamo scritto nessun editoriale in merito alla vicenda di questo incontro. Proprio perché chi scrive non era presente all'incontro il suo nome, nel nostro pezzo (che invece è un semplice articolo) sull'arresto dell'imam (lo rilegga qui) non lo abbiamo fatto volutamente e a differenza di altre testate. Ora che lei lo ha confermato non avremo problemi a farlo in futuro.
Precisiamo che non essendo i portavoce di nessuna amministrazione è alquanto improbabile che sia nostro dovere dare sapere o dare conto di tutti gli incontri del sindaco, a meno che - e condividiamo con lei - ne siamo a conoscenza e risultino di interesse per la comunità. Dell'incontro che lei cita la nostra redazione, che purtroppo non ha memoria di ferro, semplicemente non sapeva. Ma non ha problema a evidenziare le difficoltà di questa o altre amministrazioni.
Giusto per dovere di cronaca: su altri giornali abbiamo letto una sua intervista secondo la quale molti esponenti della comunità mussulmana felinese hanno votato per lei in quanto genitori di suoi alunni che la stimavano: se è così, nessun impedimento. La cosa buffa è che questi esponenti della comunità mussulmana, leggendo quanto dichiarato dal (futuro) sindaco, avrebbero smesso di recarsi ai seggi una volta lo stesso parlò animatamente con l'imam. Ora sul medesimo episodio abbiamo due versioni e, ci darà atto, riportiamo senza problemi anche la sua.
Non pubblichiamo il suo indirizzo personale essendo irrilevante all'oggetto del contendere.
Intervengo solo per una precisazione riguardante la concessione della palestra di via Sozzi per il mese di Ramadan 2015, avendo seguito personalmente e direttamente questo passaggio in veste di assessore al welfare: a richiedere la palestra era stata l’associazione Al Bayt, nella persona del presidente Hicham Ben El Moulat, e si è trattato di un passaggio concordato con noi e con l’associazione sportiva che gestisce la palestra. L’associazione culturale Al Bayt è nata anche dalla volontà dei ragazzi che ne fanno parte, immigrati di seconda generazione, ben integrati, che hanno già collaborato con l’amministrazione comunale in diverse occasioni, di allontanarsi da Mohammed Madad come referente. In questa fase non ho mai incontrato Madad: i referenti dell’amministrazione sono stati sempre e solo i ragazzi di Al Bayt, che hanno anche individuato chi avrebbe guidato i loro incontri, anche grazie alla conoscenza di alcuni giovani studenti di scuole coraniche che poi seguirono il Ramadan 2015. Ora l’associazione Al Bayt ha un proprio centro di promozione culturale a Felina, nato da un percorso concordato con l’amministrazione e pienamente regolare, come rimarcato anche dal Comandante della Polizia municipale, Sauro Fontanesi, nei giorni scorsi in un proprio intervento. Grazie e cordiali saluti.
(Emanuele Ferrari)
Che i politici imparino ad essere sempre trasparenti e di sicuro Bini lo è, lui ci mette la firma e anche la faccia, ancora prima di essere chiamato in causa. Poi, in secondo luogo, se l’attuale sindaco ha ricevuto l’imam più di una volta lo ha fatto nel rispetto delle regole che impongono che le persone vengano ascoltate, per poi decidere se meritano attenzione oppure no, tant’è che questa persona non ha trovato terreno fertile ed è stato allontanato. In questo caso il paradosso è che Bini non è stato sostenuto dall’imam, quindi lascio ai lettori le conclusioni.
(C.)
Di fronte alle diverse versioni dei fatti ognuno di noi potrà ricavarsi una propria idea o ipotesi sul come siano andate effettivamente le cose, idee o supposizioni che risentiranno immancabilmente o quasi delle rispettive simpatie e preferenze, umane, politiche, ideologiche, ecc. A dire il vero c’è chi vorrebbe una sola versione degli accadimenti, ossia la “verità”, che rischia tuttavia di essere a senso unico, come dimostrato da innumerevoli casi nel corso della storia, ed è per questa ragione che mi trovo anch’io tra quelli che preferiscono invece ascoltare più di una voce, sulla cui base farsi poi la propria opinione. A sua volta, la diatriba sul numero degli incontri con la persona in causa, e sulla loro natura e durata, offre a mio avviso lo spunto per un duplice ordine di considerazioni – che travalicano questa specifica circostanza, ma del resto le singole questioni inducono spesso a riflessioni più generali – partendo dal come impostare il nostro modo di relazionarci con gli altri. Per chi ha occasione di avere parecchi contatti e tessere molti rapporti, anche in virtù del ruolo svolto, può non essere facile selezionare i propri interlocutori e sapere fin da subito se siano tutti retti e probi, o “specchiati” come si usa dire, ma questa giustificazione ed “attenuante” dovrebbe in ogni caso applicarsi in maniera indistinta, non solo cioè per la parte politica nella quale ci riconosciamo (e alla quale attribuiamo sovente una superiorità morale che di fatto poi non esiste). In buona sostanza non andrebbe alimentata la cultura del “sospetto”, che può “avvelenare” le nostre relazioni, quando una società si regge proprio sulla capacità di relazionarsi, ma questo vale per lo stadio iniziale, quello dell’approccio e conoscenza, mentre le fasi successive richiedono necessariamente maggiore cautela ed accortezza, soprattutto quando si ricoprono determinate cariche. Le quali dovrebbero fornirci gli strumenti per capire chi abbiamo di fronte e provvedere di conseguenza, e se questi strumenti non fossero sufficientemente idonei andrebbero resi tali da parte di chi è titolato a farlo, perché il livello locale riveste primaria importanza nel controllo del territorio, in raccordo con le altre Istituzioni e articolazioni dello Stato.
(P.B.)
Sto “curiosando” tra le varie lettere e l’argomento, nelle sue varie articolazioni e considerazioni, mi porta immediatamente a pensare all’annuncio della televisione per domani, 3 ottobre, data in cui verranno ricordati gli immigrati che hanno perso la vita per raggiungere il nostro Paese. Io vivamente chiedo ai tanti italiani che si aggreghino a questo mio appello per ricordare e per esprimere sincera commozione per quei nostri connazionali innocenti che hanno perso la loro vita per il freddo calcolo di immigrati senza scrupolo che occupano il nostro Paese con l’intento forte di “annullarci” con tutti i modi, che siano essi barbari o no. A tutti gli italiani, vittime per mano di immigrati, va il mio pensiero accorato.
(Ania)