Riceviamo e pubblichiamo.
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Partendo dal ragionamento secondo cui “la Terra è una e per tutti”, Manuela Toselli, per il suo periodo di residenza ha deciso di intraprendere un percorso di analisi geologica e sociale sul territorio. Milioni di anni fa il nostro paese, l’Italia, era sommerso dalle acque; fu lo spostamento della placca tettonica africana verso quella europea a permetterne l’emersione e quindi la nascita, in un processo di avvicinamento lentissimo, ma ancora in corso, tra i due continenti. La catena montuosa dell’Appennino è stata generata proprio dal processo di collisione tra questi due grandi blocchi continentali. Per l’artista esso rappresenta simbolicamente una sorta di sutura, di cicatrice che unisce due lembi di pelle staccati. Noi e l’Africa siamo e saremo in un futuro, seppur lontano, la stessa cosa. Il punto di unione sarà l’Appennino, questa grande cicatrice, madre, di questo legame.
La Toselli ha deciso di concretizzare questa riflessione attraverso i media che la caratterizzano: l’uso della seta, che ha implicito in sé il senso del sacrificio (la morte del baco per la realizzazione di questa preziosa fibra), e del ricamo. Una lunga striscia di seta blu, come il cielo e come il mare che si specchiano, che diventano una cosa sola con la terra, su cui ha ricamato in scala 1:10.000 la linea della cresta appenninica vista dall’alto, simbolo dell’unione dei due continenti. Le numerose e continue morti, che coinvolgono i migranti nel Mediterraneo e non solo, aprono a una riflessione sulla separazione e l’avvicinamento di due terre solo apparentemente lontane. L’artista invita ad una azione condivisa che andrà crescendo nel corso dei mesi, coinvolgendo abitanti del luogo e turisti, attraverso l’accumulo di legnetti di 10 cm. cadauno, che rappresentano in scala 1:10 l’unità di misura del metro lineare. Vorrebbe chiedere a ogni visitatore di portare uno o più legnetti per partecipare all’installazione e riuscire, con il tempo, a raggiungere il numero delle vittime delle migrazioni fino ad ora documentate in 27.382 (cifra aggiornata al 2 febbraio 2016 e purtroppo ancora in crescita).
Questa unità di misura così intesa è concettualmente il mezzo, che vuole usare per definire il diverso metro di considerazione che si usa per dare più o meno importanza a una persona rispetto a un’altra.
Un metro= un uomo.
In questo caso: un metro= una vittima.
Con questa trasposizione fisica di uomo = oggetto ci si potrà rendere conto dell’entità del disastro e forse iniziare ad aprirsi verso un cambiamento di pensiero e visione della vita e del territorio.
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Fino al 1° settembre p.v. presso sala polivalente di Ramiseto. Orari: martedì 15–18 e giovedì 9–12. Ingresso gratuito; con il patrocinio del Comune di Ventasso.