CASINA (9 luglio 2016) - Un black out di dimensioni gigantesche: è quello avvenuto nella giornata di ieri dove i lavori al cantiere del Bocco hanno determinato il trancio di un cavo a fibra ottica di Tim. Il risultato? Metà Appennino servito da Tim (che ora comprende la ex Telecom) finiva al buio. Dagli ospedali ai municipi, dalle attività produttive ai semplici telefonini e, naturalmente, la possibilità di fare semplici telefonate o accedere a internet (quindi anche a Redacon per capire cosa stesse accadendo) per chi, appunto, è servito da Tim. Solo gli altri operatori continuavano a dare il servizio regolarmente.
Tim, intervenuta sul posto, riuscita a riparare il guasto entro sera, ma intanto in una nota fa sapere di "aver avviato un’azione per l’accertamento delle responsabilità e il conseguente risarcimento di tutti i danni subiti in merito al danneggiamento di un cavo in fibra ottica ad elevata potenzialità trasmissiva avvenuto nella tarda mattinata di ieri nel comune di Casina, presso la località Il Bocco (Reggio Emilia), provocati da lavori in prossimità di un cantiere".
"L’incidente - rileva Tim - è risultato, particolarmente grave, dato che ha avuto ripercussioni sul traffico voce, internet e mobile in alcuni comuni della zona - metà Appennino appunto, ndr".
Intanto da segnalare il fatto che da due settimane a Debbia e Lugo di Baiso i telefoni sono spenti completamente e sono ancora ignote le cause ma, soprattutto, gravissimo e irrisolto il disservizio.
Una rete di telecomunicazioni non può avere solo una linea, deve avere anche delle alternative in caso di guasto, ma Tim/Telecom, si muove solo se vengono sovvenzionati gli investimenti dallo Stato italiano o dall’Europa. Queste false privatizzazioni servono solo a far pagare di più noi client/contribuenti e fare incassare loro tutti i ricavi ed utili connessi, un po’ come le banche: quando c’è da perdere, non ci sono quando c’è da incassare sono sempre molto attente. Peraltro la Tim chiede i danni alla ditta dello sfalcio e riceverà certamente un buon indennizzo dall’assicurazione, ma i danni causati alle aziende con il fermo di almeno otto ore di attività, non vengono reclamati da nessuno, parlo di enti competenti territoriali. Periodicamente siamo sempre tagliati fuori dal mondo e niente cambia!, ma cambia la montagna che piano piano sparisce, ma rimarrà senz’altro il Parco del Gigante, cosa molto utile… Sono veramente deluso e consapevole che ogni giorno ci stiamo avvicinando sempre di più al punto di non ritorno. Scusate il mio sfogo, ma per lavorare in montagna e poterci rimanere ci vogliono idee ed investimenti strutturali urgentissimi, altrimenti si chiude. Buona fortuna a tutti i montanari e vergogna alla Tim!
(F.S.)
Sfalcio dell’erba? Ai lati della strada magari? Significa che il cavo che serve tutta la montagna è appoggiato a terra e basta? Siamo veramente senza speranza! Quante volte è giá successo?
(Commento firmato)
Concordo con F.S., ma qui a pagare siamo sempre noi?! In tilt la montagna per mezza giornata e più e chiniamo la testa come al solito. Vergogna, Tim, e tutti quelli che lavorano così, considerando che non è la prima volta e purtroppo neanche l’ultima. Se questo è il modo per il sostegno e rilancio della montagna “i sema a post”!
(M. Grazia)
Gravissimo episodio (io ero in ospedale per una risonanza ed il sistema di acquisizione dati non funzionava). I nostri esponenti politici al Governo/Parlamento dovrebbero battere i pugni per avere una struttura più robusta ed a prova di default.
(Dc)