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Il continuo maltempo minaccia le api

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Recupero di uno sciame
Recupero di uno sciame

Le bizze del tempo non rovinano solo i weekend e le gite all’aria aperta, ma provocano danni nelle campagne dove colpiscono le produzioni agricole ed anche le api che sono rimaste nelle arnie o, ancora peggio, hanno sciamato con un’intensità senza precedenti per effetto del maltempo.

Il vento, la pioggia e gli sbalzi temici durante il periodo della fioritura hanno impedito alle api di svolgere il prezioso lavoro di impollinazione, ma soprattutto hanno compromesso la loro produzione di miele e la loro presenza negli alveari riducendo considerevolmente la consistenza degli allevamenti.

A rischio dunque l’attività imprenditoriale degli apicoltori e la produzione di miele, con cali in questo inizio stagione che superano nelle nostre zone anche il 50%. È la Coldiretti reggiana a lanciare l'allarme sugli effetti del maltempo che sta ostacolando il lavoro delle api disturbate dalle piogge e le temperature altalenanti.

«Questa primavera instabile – sottolinea Annalisa Casali, giovane apicoltrice di Campagna Amica - sta creando grossi problemi agli alveari perché il continuo maltempo ha compromesso le fioriture e le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e quindi non sono riuscite a produrre miele. La più compromessa è stata la fioritura dell’acacia, che è tra le più pregiate tra le tipologie di miele, che ha registrato un calo di produzione oltre il 50% rispetto alle annate normali».

Se non ci sarà una inversione di tendenza nei prossimi mesi il crollo delle produzioni – continua la Coldiretti - apre le porte alla diffusione di miele importato in una situazione in cui già un barattolo di miele su due in vendita in Italia è stato in realtà prodotto all’estero per effetto del record nelle importazioni che hanno raggiunto la quantità di 23,5 milioni di chili nel 2015, con un aumento dell’1% rispetto all’anno precedente, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat. Le importazioni nel 2015 – spiega la Coldiretti - hanno raggiunto il massimo di sempre e provengono principalmente dall’Ungheria con 7,4 milioni di chili, seguita dalla Cina con 4,8 milioni di chili, quasi il doppio rispetto allo scorso anno, e poi dalla Spagna che con 2,3 milioni di chili sorpassa la Romania, comunque in crescita con 1,9 milioni di chili.

«Per evitare di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, - commentano Vito Amendolara e Assuero Zampini, vertici della Coldiretti di Reggio Emilia - occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente agli apicoltori nelle aziende agricole o nei mercati di Campagna Amica».

«Il miele prodotto qui da noi, così come sul territorio nazionale, non ammette coltivazioni Ogm, a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania - continua Corrado Finardi responsabile della sicurezza alimentare di Coldiretti - è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria che ha fortemente sostenuto la Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta - continua Finardi - deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE", se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE"».