“Un sì o un no ad un quesito referendario sulla 'abolizione del Senato' non può e non deve essere causa di lacerazioni all’interno di una Associazione come l’Anpi che ha sempre riconosciuto il diritto alle persone di votare secondo coscienza e in piena autonomia pur che non si faccia riferimento a pensieri e modi fascisti".
E' quanto dichiara a Redacon Wassili Orlandi, coordinatore Anpi castelnovese.
Eppure l'Anpi si è espressa e, inevitabilmente, questo causa lacerazioni...
"Nel caso specifico l’Anpi ha sollevato delle giuste osservazioni sulle modalità e le metodologie che hanno portato alla proposta di legge per la modifica della Costituzione: si è detto che la nostra Costituzione è nata dalla lotta di Liberazione ed è il frutto sinergetico tra diverse idee politiche che l’hanno condivisa. Ora, però, ci troviamo in una strana posizione perché questo Governo, coincidendo la presidenza del Consiglio con la segreteria del partito di maggioranza, ha risvegliato in alcuni il senso di 'appartenenza', per cui le critiche sono risultate dolorose".
Quindi perché opporsi alla modifica costituzionale?
"L’Anpi - risponde Wassili - conserva una linea che non è mai di critica aprioristica, ma di discussione e di concertazione: una scelta come quella di modifica del dettato costituzionale non può essere presa in modo autoritario e multipartitico. In sostanza interventi di tale portata sulla Costituzione non possono essere trattati a colpi di 'fiducia'. Per queste ragioni la segreteria nazionale dell’Anpi ha proposto di votare 'no' al prossimo referendum”.
La Boschi ha detto che il no alle riforme è come Casa Pound...
"Una sparata. Anche se fosse stata male interpretata, dimostra la pochezza di molti nel raffrontare, paragonare una associazione come l’Anpi ad una associazione come Casa Pound. Da un lato un'associazione che è stata protagonista della lotta di Liberazione e del successivo sviluppo del nostro Paese e dall’altro una associazione che cerca di proporci la figura del 'fascismo mite'. In ogni occasione, abbiamo ricordato non solo cosa è stato il fascismo, ma come si è comportato con gli antifascisti, con gli ebrei, con 'diversi' e quali effetti ha prodotto, in termini di perdite di vite umane, di distruzione dello Stato e del Paese".
Questa è la posizione della sezione Anpi di Castelnovo ne' Monti.
"A titolo personale - conclude Wassili Orlandi - e per maggior chiarezza esprimo la mia piena adesione alle idee della segreteria nazionale".
Ti diranno, Wassili, che non sei un partigiano vero perchè quelli veri votano “sì”. Che tristezza vedere che gli argomenti utilizzati da Renzi e il suo codazzo sono tutti di stampo grettamente populista e palesemente non veritieri. Si parla alla “pancia” della gente cercando di abbindolarla con la motivazione del taglio dei senatori. Niente di più falso: tanto ne rimarranno 100, saranno consiglieri regionali e diverranno senatori (con tanto di immunità parlamentare che non guasta mai), poi sicuramente non svolgeranno il ruolo di consiglieri regionali perchè occupati a Roma. Quindi percepiranno indebitamente il compenso per un ruolo (quello regionale) che non svolgeranno. Chi pagherà le spese di soggiorno a Roma? E’ certo che spunteranno i famosi rimborsi spese, una colossale presa per i fondelli, anche perchè tutto l’apparato del Senato, con centinaia e centinaia di dipendenti, rimarrà in auge. Il tutto per mascherare, come giustamente anche l’Anpi rileva, uno stravolgimento della Costituzione repubblicana. E’ quindi giunto il tempo che chi rifiuta questa pericolosa messa in scena agisca in prima persona, impegnandosi al più presto nei comitati per il “no”. La partenza accelerata di Renzi è servita a mascherare e a nascondere la prossima scadenza delle amministrative che pare non gli arrideranno molto. Il percorso per impegnarsi è ancora lungo e anche difficoltoso, vista l’invasione dei mezzi di comunicazione ed il fuoco di fila impressionante per il “sì”. Tra un po’ normalizzeranno ciò che resta di indipendente in Rai licenziando chi ha il coraggio di non uniformarsi ai nuovi padroni. Niente di nuovo sotto il cielo (azzurro?) d’Italia.
(Luigi Bizzarri)
Una ulteriore precisazione: secondo dati reperiti sulla stampa il Senato ha 800 dipendenti e un bilancio di circa 560 milioni l’anno. La spesa delle indennità dei senatori è pari a 80 milioni, circa il 14 per cento. Si dirà meglio che niente, ma è proprio lì il problema: perchè non abolirlo del tutto e approvare una legge proporzionale per la Camera? Oppure perchè non tagliare decisamente il compenso dei senatori e dei deputati? Meglio tagliare gli spazi alle minoranze e dare tutto il potere ad un uomo solo. Con la riforma prossima ventura il 51 per cento dei deputati potrebbero decretare lo stato di guerra. In pratica alla stregua di qualsiasi normale legge. Il partito di maggioranza infatti disporrà del 55 per cento degli eletti.
(Luigi Bizzarri)
La Resistenza è sempre stata una bandiera che si sono disputata in molti e tanti di questi non sapevano nemmeno cosa realmente fosse. Mio padre, che era un partigiano, si doveva sforzare per partecipare alle ricorrenze ed alle commemorazioni che la riguardavano. Diceva che a tenere i discorsi sui palchi c’erano spesso quelli che allora non c’erano e questo non lo sopportava. Ora anche questo Governo, non eletto dal popolo, la strumentalizza e lo fa in maniera spudorata, indecente. Chi ha lottato e creduto, chi lotta e crede nella libertà ha diritto di scegliere cosa votare senza essere etichettato. Se tornassero i partigiani, quelli veri, buona parte di questa classe politica farebbe bene a mettersi al riparo.
(Antonio Manini)
Che pochezza non cogliere il potenziale di rinnovamento della riforma, non tanto per il Senato, ma per il titolo V della Costituzione che verrà riformato radicalmente togliendo spese e competenze eccessive da parte di certe autonomie locali. Se il referendum fallirà falliranno le aperture di fiducia verso il nostro malandato Paese, da anni in mano a governanti ottusi. Cordialmente.
(Massimo)
E’ da anni che “tutti” lamentano l’impossibilità di governare il nostro caro Paese. Nessuno, giustamente, vuole più governi di coalizione, formati da forze politiche con ispirazioni diverse. Ma la realtà, che tutti conosciamo, è che nessun partito ha più una maggioranza numerica di consensi tale da governare da solo. Ora che c’è questa opportunità, il problema è di come si è arrivati ad ottenerla? Ma…
(AL)
Possiamo entrare nel merito dei cambiamenti proposti per capire meglio, tutti, senza aprioristici sì o no? Ad esempio: la dichiarazione di guerra. A me risulta che l’ art. 11 della Costituzione attuale (articolo che non viene modificato dalla proposta del parlamento) reciti, sostanzialmente, che l’Italia ripudia la guerra e che questa possa essere dichiarata a soli scopi difensivi. Se mai il problema sta nel fatto che anche una dichiarazione di guerra “difensiva” possa essere votata a maggioranza (che non corrisponderebbe, dato il premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale, alla maggioranza dei cittadini). Siamo, però, in presenza di un problema generato da una legge ordinaria, cioè la legge elettorale, e non nell’ ambito costituzionale. O sbaglio? Altro esempio: cosa ne pensa l’ANPI, cui va il mio pieno rispetto avendo avuto un nonno partigiano, dell’abolizione del Senato? A mio parere rispondere che le spese per i suoi dipendenti non cambierebbero ma aumenterebbero solo le spese di rimborso mi pare di fare come quello che giudicava la bontà del gelato dal gusto del cono. Sarebbe troppo semplice dire, ad esempio, che al conteggio manca il risparmio di 315 stipendi dei senatori che, se non sbaglio, fa una cifra attorno agli 80 milioni annui (benefit e rimborsi esclusi). Il nostro problema, credo, sia che la doppia approvazione delle leggi che troppo spesso è servita per ricatti, veti, patteggiamenti, interessi fra partiti e per i partiti che sarebbe utile scrollarci di dosso. E cosa dire del referendum consultivo e di altro? Cerchiamo di fare vera informazione alle persone (io per primo ho bisogno di capire prima di decidere cosa votare) perchè possano decidere davvero liberamente e democraticamente. Non si fa un buon servizio alla democrazia sostenendo che “la modifica del dettato costituzionale non può essere presa in modo autoritario e multipartitico” semplicemente perchè la Costituzione stessa prevede modi e tempi per la sua stessa modifica. Quindi o si sostiene che il parlamento non ha rispettata la Costituzione votando queste modifiche o si introduce una discussione sbagliata a priori. Grazie a tutti coloro che mi daranno, non per partito preso, notizie utili per poter decidere cosa votare.
(Elio Peri)
Caro signor Peri, le sue considerazioni sono molto sagge ed equilibrate. Lei chiede comunque alcune notizie utili su come votare? Sarò sintetico e pertanto ecco alcune considerazioni: con la riforma il Senato diventerà una specie di camera delle autonomie senza però poter approvare la maggior parte delle leggi, evitando quindi passaggi parlamentari per giungere alla definitiva approvazione di una legge (al momento i governi per evitare questo hanno fatto ricorso a molteplici voti di fiducia forzando a volte la Costituzione). Titolo V: abolizione delle materie concorrenti e quindi riduzione di certe competenze regionali volutamente introdotte nel 2001 dal centro sinistra ma sotto la spinta della voglia di decentramento leghista. Tale decentramento si è poi rivelato costosissimo a causa del moltiplicarsi dei centri decisionali. Molte competenze ritorneranno dunque allo Stato. Infine abolizione definitiva delle Province (non l’abolizione finta come ora), abolizione del CNEL. Ecco in estrema sintesi. Sono comunque ben accettate repliche e correzioni. Cari saluti.
(Massimo)
Lasciamo da parte per un attimo le idealità e facciamo un ragionamento più terra terra. La Costituzione di uno Stato ha la stessa funzione di un regolamento di condominio, cercando di regolare le modalità di convivenza di una comunità, sia essa appunto uno Stato o un condominio. Bene, nella stesura di questa legge fondamentale si deve tener conto delle esigenze di tutti, che devono essere ponderate tra loro in modo che tutte le parti vengano garantite nei diritti fondamentali e nessuna possa dettar legge in modo assoluto. Bene, immaginino che i condomini dei piani alti approvino un regolamento di stretta misura che favorisce i loro interessi rispetto agli altri, quelli dei piani bassi. Si rompe così il patto di fiducia ed i perdenti anziché collaborare al buon andamento della comunità stessa aspetteranno la successiva assemblea per rovesciare le decisioni e far prevalere i loro interessi. Può una comunità andare avanti cosi? Certamente no, ed è chiaro che il risultato sarà una comunità divisa, incattivita, con tanta voglia di rivalsa. Questo governo interviene in una materia che è sempre stata di competenza del Parlamento. Disse Calamandrei, un grande Padre Costituente nel 1946: “….quando si parla di Costituzione i banchi del governo devono essere vuoti…”. Hai voglia, qui è il governo che tramesta, ordina, impone, decide col 51 per cento dei voti. La legge elettorale poi c’entra eccome! Il combinato disposto, cioè l’effetto pratico della miscela tra le due riforme, è esplosivo. Un partito che vince con l’Italicum e che rappresenta solo un quarto del paese può, grazie alla maggioranza assoluta del 55 per cento dei deputati, costruirsi un potere enorme e grazie alle modifiche di questa riforma può eleggere il Presidente della Repubblica come espressione di parte e non più garante di tutti, può avere il monopolio dei giudici costituzionali, i quali valutano la costituzionalità delle leggi e dal loro parere dipende la qualità della nostra democrazia.
Quanto alle osservazioni del sig. Peri:
1) le risulta che gli interventi in Iraq e in Afghanistan fossero guerre difensive? A me non pare. Mi risulta invece che siano state fatte immense beffe all’articolo 11 della Costituzione. Dare poi la stessa valenza ad una dichiarazione di guerra e ad una legge ordinaria mi pare di una gravità assoluta. Per quanto riguarda il ragionamento sui costi del Senato la mia era solo una constatazione di quanto il populismo renziano sia falso: uno degli argomenti più gettonati per parlare alla “pancia” della gente è proprio il taglio dei costi che sono come si vede irrisori a fronte di un taglio, questo vero, alla democrazia ed ai diritti delle minoranze. Per quanto riguarda la finta cancellazione del Senato è bene leggere la parte del documento che 57 emeriti costituzionalisti, di cui 14 presidenti, hanno recentemente scritto e nel quale si evidenzia il guazzabuglio prossimo venturo in caso di approvazione della riforma: “…2. Nel merito, riteniamo che l’obiettivo, pur largamente condiviso e condivisibile, di un superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto (al quale peraltro sarebbe improprio addebitare la causa principale delle disfunzioni osservate nel nostro sistema istituzionale), e dell’attribuzione alla sola Camera dei deputati del compito di dare o revocare la fiducia al governo, sia stato perseguito in modo incoerente e sbagliato. Invece di dare vita ad una seconda Camera che sia reale espressione delle istituzioni regionali, dotata dei poteri necessari per realizzare un vero dialogo e confronto fra rappresentanza nazionale e rappresentanze regionali sui temi che le coinvolgono, si è configurato un Senato estremamente indebolito, privo delle funzioni essenziali per realizzare un vero regionalismo cooperativo: esso non avrebbe infatti poteri effettivi nell’approvazione di molte delle leggi più rilevanti per l’assetto regionalistico, né funzioni che ne facciano un valido strumento di concertazione fra Stato e Regioni. In esso non si esprimerebbero le regioni in quanto tali, ma rappresentanze locali inevitabilmente articolate in base ad appartenenze politico-partitiche (alcuni consiglieri regionali eletti – con modalità rinviate peraltro in parte alla legge ordinaria – anche come senatori, che sommerebbero i due ruoli, e in Senato voterebbero ciascuno secondo scelte individuali). Ciò peraltro senza nemmeno riequilibrare dal punto di vista numerico le componenti del Parlamento in seduta comune, che è chiamato ad eleggere organi di garanzia come il Presidente della Repubblica e una parte dell’organo di governo della magistratura: così che queste delicate scelte rischierebbero di ricadere anch’esse nella sfera di influenza dominante del governo attraverso il controllo della propria maggioranza, specie se il sistema di elezione della Camera fosse improntato (come lo è secondo la legge da poco approvata) a un forte effetto maggioritario”;
3. ulteriore effetto secondario negativo di questa riforma del bicameralismo appare la configurazione di una pluralità di procedimenti legislativi differenziati a seconda delle diverse modalità di intervento del nuovo Senato (leggi bicamerali, leggi monocamerali ma con possibilità di emendamenti da parte del Senato, differenziate a seconda che tali emendamenti possano essere respinti dalla Camera a maggioranza semplice o a maggioranza assoluta), con rischi di incertezze e conflitti”.
(Luigi Bizzarri)
Ringrazio il signor Massimo ed il signor Bizzarri per le informazioni. In merito alle osservazioni del signor Bizzarri sulle mie poche note è, però, necessaria qualche precisazione.
1) Non mi pare di aver sostenuto che le guerre di Iraq ed Afghanistan siano guerre giuste. Rilevo, però, che siccome sono state possibili con l’attuale Costituzione è abbastanza difficile sostenere che saranno le modifiche a renderne possibili altre. L’argomento da Lei portato erano le “dichiarazioni” di guerra, non ciò che è stato fatto. Non mi risulta (ho riletto quanto ho scritto appositamente) di aver sostenuto che queste possano essere votate con legge ordinaria.
2) Anche lei mi dice che il bicameralismo perfetto va superato. Per il resto posso convenire con Lei che con l’Italicum possano nascere alcuni dei problemi che sottolinea. Ma il problema, allora, come ho sostenuto, è la legge elettorale che si definisce per legge ordinaria e non per norma costituzionale. Sarò dalla Sua parte quando qualcuno proporrà lo smantellamento dell’Italicum (sulla quale legge, mi risulta, penda ancora il giudizio della Corte Costituzionale che dovrà verificarne la congruenza ai principi, appunto, costituzionali).
3) Non mi sembra sia stato toccato l’articolo 5 della Costituzione che recita “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. Se qualche legge fosse contraria a questo principio Lei pensa che la Corte Costituzionale non interverrebbe? Non trovo poi, francamente, che incertezze e conflitti possano aumentare più di quanto la realtà di tutti i giorni ce ne dimostri attualmente. Una sola considerazione: se pensiamo (ed in minima parte lo penso anch’io) che sia saltato il rapporto di fiducia con tutte le nostre istituzioni (Presidente della Repubblica, Parlamento, Governo, Magistratura, Corte Costituzionale, forze dell’Ordine, Regioni, Comuni, ecc.), allora il problema è quello di rifondare completamente il nostro Stato; non è più quello di “spaventarsi” intravedendo dietro ogni modifica legislativa e costituzionale un pericolo per la democrazia. Grazie e saluti.
(Elio Peri)