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Scuola aperta in estate? Certo, di domenica, alla sera…

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Riceviamo e pubblichiamo

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Mariarita Bortolani (Cisl Scuola Emilia Centrale)
Mariarita Bortolani
(Cisl Scuola Emilia Centrale)

Forse è venuto il tempo – i sindacati da tempo lo affermano – di rivendicare con determinazione, senza se e senza ma, la dignità della Scuola e dei lavoratori che in essa, e per essa, lavorano.
Le famiglie hanno le loro, comprensibili esigenze, ma devono essere chiariti alcuni aspetti che, ai più non sono noti: non è che gli insegnanti abbiano tre mesi di ferie, ad esempio. Anche in giugno ci sono molti impegni collegiali (consigli, colloqui per i passaggi degli alunni da un grado di scuola all’altro, incontri con neuropsichiatria e altri operatori, incontri di verifica), ci sono esami e corsi di recupero. Si lavora anche in luglio, ed anche in agosto. I giorni di ferie riconosciuti sono 32 e quattro di festività soppresse. Se le famiglie non hanno nonni disponibili a dare una mano, o sono costretti ad investire denaro nel corso dell’ estate, va fatto un discorso più ampio, coinvolgendo tutti gli attori della società: organizzazioni, enti locali, società sportive… Non è automatico – né corretto – che laddove ci sia un’emergenza la soluzione sia sempre la Scuola. Un impegno tanto importante quanto nobile, come quello dell’insegnante non può essere ridotto ad un babysitteraggio, ad un semplice servizio di “parcheggio”. E se i genitori devono andare via nel week end? Se alla sera vogliono andare fuori a cena o al cinema o teatro? Non è che a qualcuno venga in mente di affermare, candidamente: “raccogliamo le firme per tenere aperte la scuola alla domenica e alla sera!”.
La Scuola dà già tanto, in termini di impegno, di responsabilità, di investimento culturale e formativo; tutti – a partire dagli stessi docenti – sono tenuti a ricordarlo. L’energia necessaria, il tempo che un docente dedica all’insegnamento - che non comprende “solo” l’attività d’aula, già di per sé impegnativa – vanno ben oltre le previsioni contrattuali. Sì…ma, potrebbe obiettare qualcuno, ci sono insegnanti che non fanno il proprio dovere, con senso di responsabilità, qualche docente non si aggiorna, non insegna,… Allora si perseguano i cattivi comportamenti, si prendano i provvedimenti opportuni, ci si indigni, ma non si spari nel mucchio! Si facciano emergere, piuttosto, le conquiste che la Scuola fa, le buone prassi, le tante soluzioni cercate e trovate, le mille volte che le famiglie e gli alunni, hanno detto “grazie” ad un insegnante.

Mariarita Bortolani
(Cisl Scuola Emilia Centrale)

3 COMMENTS

  1. Ho letto l’articolo “Cronache dal Baltico – la scuola” e mi trovo di fronte due mondi completamente diversi. La scuola finlandese improntata alle regole, al rispetto, non ci sono bocciati, gli insegnanti fanno ripetizioni nelle classi e i ragazzi sono seguiti fino a che non hanno recuperato. Qui, corsi di aggiornamento per insegnanti, riunioni, le famiglie che pagano un insegnante per le ripetizioni, genitori che intervengono nell’organizzazione scolastica. Non lo so, diversità abissali e mi chiedo se non c’è un modo per coniugare anche da noi il dovere di insegnare bene e il diritto di apprendere altrettanto bene. Non mi soffermo sulla bravura degli insegnanti, quindi non sto mettendo in discussione questo aspetto, mi soffermo sulla necessità di fare della scuola un ambito in cui ci si forma, si apprende, si costruisce qualcosa e si investe sul futuro dei ragazzi. Trovo buona l’idea di interagire con le famiglie in modo telematico e auspico che anche qui possa trovare sviluppo questo aspetto. Le mail sono una fonte preziosa di richiesta e risposta ai quesiti e nello stesso tempo stemperano le tensioni che i contatti diretti possono innescare. Guardare dove si può migliorare, perché no?

    (C.)

    • Firma - C.
  2. A Vila Minozzo sono ormai più di 6 anni che si fa “scuola aperta” per i ragazzi della scuola media; grazie anche alla disponibilità degli insegnanti e dell’amministrazione comunale i ragazzi sono seguiti sino alla fine di giugno con laboratori, visite guidate, attività di conoscenza del territorio. Certo è poco, ma nella nostra piccola realtà siamo più avanti di tanti istituti con numeri ben più importanti.

    (Massimo)

    • Firma - massimo
  3. Ogni Paese ha la propria storia e le proprie specificità, anche in tema di organizzazione scolastica, ma se un modello va per così dire in crisi o in sofferenza, causa fattori vari, oppure induce a chiedersi se vada semmai rimodulato, al fine di renderlo se del caso più rispondente, può forse valer la pena di guardare anche a cosa succede in casa d’altri – vedi appunto la “scuola finlandese” di cui si parla nel primo commento, per trarne eventualmente un qualche utile spunto. Il sistema scolastico che ha conosciuto la mia generazione, e al quale ho fatto cenno nell’esprimere una riflessione sull’articolo “La buona scuola”, sempre su Redacon, è stato verosimilmente cambiato per adeguarlo alle esigenze di una società in continua evoluzione, o trasformazione – anche se non sempre ne ho compreso le ragioni – e se oggi si avverte la necessità di ulteriori adeguamenti potrebbe essere il mondo della scuola, attraverso le proprie rappresentanze, se già non lo ha fatto, a formulare indicazioni e proposte in merito, sulle quali rifletterà poi la politica e anche la pubblica opinione (proposte che individuino luci ed ombre, insieme alle risposte per le seconde).

    (P.B.)

    • Firma - P.B.