Mi trovo in visita presso l'università di Helsinki per un dottorato di ricerca sulla psicologia dell'educazione. E ho avuto modo di visitare la scuola finlandese, definita la migliore a livello internazionale grazie a il test Pisa (Programme for international study assessment) che serve a valutare la preparazione degli studenti. Ne è emerso che i finlandesi sono gli studenti più preparati. Il Pisa test è stato condotto su 400 mila studenti a 15 anni di 57 paesi differenti. E questo è quanto su cui ci si può documentare.
Entrare effettivamente nelle scuole e vedere da vicino come funzionano, specialmente per un docente italiano, è diverso. Senza entrare nello specifico della legge 107 sulla Buona Scuola, attualmente sotto i riflettori nel panorama scolastico italiano (da cui manco da 40 giorni), e tanto meno l'intento di fare un'analisi approfondita dell'argomento, voglio raccontare le mie impressioni e quello che ho percepito in prima persona della scuola finlandese.
Innanzitutto il clima rilassato che si respira nelle classi.
Sono rimasta colpita da autonomia burocratica e di pensiero. I docenti non devono fare relazioni e non hanno l'obbligo di presentare la loro programmazione annuale. Non fanno molte riunioni. Alla domanda come mai, dicono 'il governo si fida di noi. Abbiamo fatto una lunga preparazione prima di insegnare. Quando arriviamo a insegnare siamo in grado di farlo'. I genitori non vanno a scuola, c'è un sistema telematico, Wilma, attraverso cui comunicano al bisogno. L'orario è flessibile e cambia durante l'anno. Lo stipendio è adeguato allo standard di vita. Le classi hanno in media 25 alunni. gli extracomunitari, relativamente pochi, fanno un anno di alfabetizzazione in scuole apposite e poi entrano nelle classi. Gli alunni diversamente abili vengono valutati e secondo la gravità hanno percorsi individualizzati. La scuola prima di prendersene cura deve avere dei requisiti specifici.
E' evidente che i finlandesi danno grande valore all'istruzione. Sono in pochi, hanno un clima difficile. La cultura appare una strada concreta per realizzare progetti, e affermarsi nonostante le condizioni geografiche.
A scuola ci si va nonostante si scenda anche a meno 30 in inverno.
Non si boccia, gli alunni non ripetono l'anno, se non in rari casi. I docenti hanno il compito di fare test e verifiche fino a quando gli alunni non hanno recuperato. E se rimandano un alunno, si prendono l'impegno di dargli lezioni apposite durante l'estate.
Non si punisce quasi mai. Al massimo li tieni un'ora in più, in casi rari.
Ogni scuola ha un'infermeria con una infermiera che va se non tutti i giorni, molto spesso.
Gli arredi e le strutture sono totalmente diversi dalle scuole italiane. Nelle aule ci possono essere divani, piante, tappeti. I docenti possono disporre l'aula come credono. Ogni alunno può usare computer, tablet e cellulare per studiare.
Alunni e docenti stanno senza scarpe, se vogliono, o in ciabatte. Nelle aule ci sono pelouches e oggetti degli affetti, lavagne luminose, proiettori. I docenti vengono chiamati per nome, c'è rispetto ma non distanza, e tanto meno ostilità. Ogni docente nella sua ora imposta il lavoro come crede. Senza dover rendere conto.
Nessuno urla.
Gli alunni quando sono stanchi possono alzarsi e sgranchirsi. C'è ordine, i bagni sono puliti, chiunque ha rispetto per l'ambiente, per gli arredi.
L'aula di musica ha a disposizione vari tipi di strumenti. L'aula insegnanti ha una cucina a disposizione, divani e poltrone messe in cerchio per rilassarsi con i colleghi.
Non voglio fare paragoni, quella italiana e quella finlandese sono due culture diverse. Fare confronti aprirebbe una sterile polemica. Credo che guardare chi è maggiormente organizzato, chi è riuscito a fare un modello di scuola dove le cose funzionano, può aprire a una riflessione a livello internazionale.
Il modello di Reggio Children, delle scuole comunali e dei nidi, creato da Loris Malaguzzi, è stato esportato in tutto il mondo. Possiamo prendere esempio a nostra volta dalla scuola finlandese. Questa modalità, di fatto, è vincente.
Finlandia: rispetto delle regole e consapevolezza dei doveri. Italia: regole “optional”, molti diritti e pochi doveri, specialmente se ledono la libertà individuale. Le conclusioni ognuno è libero di trarle da solo.
(Ivano Pioppi)