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Dall’Appennino a Roma: per dire che così sulle pensioni non va

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Conferenza stampa sindacato pensionati a Reggio Emilia
Un momento della conferenza stampa a Reggio Emilia

C'è chi partirà da Vetto, chi da Castelnovo e chi da altri alcuni comuni della montagna. Nel complesso sono alcune centinaia i reggiani che, giovedì 19 maggio, giungeranno a Roma per manifestare al presidio“A testa alta” organizzato unitariamente dai sindacati dei pensionati Spi Cgil – Fnp Cisl – Uilp Uil. Rivalutazione delle pensioni, reversibilità, fisco, welfare, non autosufficienza i temi al centro di questa grande manifestazione nazionale.

“Intendiamo rivendicare diritti e dignità – ha spiegato stamane in conferenza stampa Marzia Dall'Aglio, segretaria dello Spi Cgil -, per ribadire con forza le richieste avanzate al governo e fino ad oggi rimaste inascoltate. Chiediamo di tutelare il potere d'acquisto delle pensioni  rivalutando il costo al pre-Fornero. Quindi la necessità di uguagliare le detrazioni fiscali per lavoratori dipendenti e pensionati, con estensione degli 80 euro alle pensioni più basse, al recupero del danno prodotto dal blocco delle rivalutazioni 2012/2013 sulle pensioni superiori a tre volte il minimo. Non ultimo il non toccare le pensioni di reversibilità (che non sono pensioni assistenziali ma sono erogate a fronte di contributi versati”. Tra le proposte anche quella di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale, le maggiori risorse per l'invecchiamento e una legge per la non autosufficienza.

“Una riforma del sistema previdenziale a Reggio Emilia interessa 165.000 pensioni che (coinvolgono 110.000 pensionati) – ha dichiarato Adelmo Lasagni, segretario generale Fnp Cisl Emilia Centrale -. Il 40% di questi ha pensioni inferiori ai 1000 euro lordi al mese coi quali risulta difficile vivere, soprattutto in ambiti familiari talvolta gravati da malattie, affitti, situazioni sociali aggravate dalla crisi. L’importo medio delle pensioni vale rispettivamente 870 euro, i pensionati con meno di 1000 euro al mese sono il 32,5% del totale, circa il 20% delle pensioni di vecchiaia è compreso tra i 500 e i 750 euro/mese: tutto questo si traduce in nuove sacche di povertà proprio tra i pensionati che, negli anni della crisi, sono stati i veri ‘ammortizzatori sociali’ delle famiglie’ a fronte di un costo della vita medio alto rispetto ad altre realtà del Paese”. Ad oggi mediamente occorrono 42 anni e 10 mesi di lavoro a un uomo per andare in pensione, 41 a una donna. Ma come se non bastasse in Italia le pensioni sono tassate il doppio rispetto alla media europea (2000 euro contro 1000).

“Per la prima volta nel 2016 abbiamo assistito a una diminuzione delle aspettative di vita mentre i coefficienti pensionistici prevedono un allungamento della stessa – ha rimarcato Ferdinando Guidetti, segretario della Uilp Uil -. E' fortemente minato il futuro dei giovani che, ad oggi, non possono avere certezze né sul fronte lavorativo né su quello pensionistico. Come pensionati proponiamo un patto con le future generazioni”.

Pietro Ferrari, della Fnp di Castelnovo Monti e tra i sindacalisti che scenderanno a Roma aggiunge: "Ricordo che in Appennino si hanno i redditi e le pensioni più basse. E' per noi una manifestazione molto importante. E la manifestazione di Piazza del Popolo si muoverà anche in una prospettiva più ampia: cambiare la Legge Fornero per rendere flessibile l'età pensionabile e dare un prospettiva certa per i giovani. Tutti insieme dunque, anziani e giovani, pensionati e lavoratori".

Per Alberto Tondelli, dello Spi Cgil di Castelnovo Monti: "è doveroso scendere in piazza per difendere i diritti dei pensionati sui quali troppo spesso sono state scaricate le responsabilità finanziarie ed economiche del Paese! I pensionati hanno dato abbastanza: hanno dei diritti che, ora, devono cogliere".