In merito alla nota a firma di “Un gruppo di genitori (e di studenti)” che chiede chiarimenti e garanzie sul futuro dell'Istituto musicale “Merulo” di Castelnovo ne' Monti, interviene l'assessore alla cultura e vicesindaco Emanuele Ferrari, che dice: “Abbiamo avuto modo di compiere una discussione seria e approfondita sulla situazione attuale e le prospettive future del Merulo nell'ultima seduta del consiglio comunale (è possibile visionare i video della discussione sul sito istituzionale del Comune, www.comune.castelnovo-nemonti.re.it, nella sezione comune – consiglio comunale online).
Approfondimenti sulla situazione dell'Istituto sono tutt'ora in corso: le voci di corridoio non c'interessano, proprio perché prendiamo molto seriamente il futuro di questa scuola e del progetto costruito in 50 anni. Un grande patrimonio culturale per tutta la montagna e non solo. Vogliamo che tutto questo resti, ma crediamo anche che occorra superare la convenzione in essere con l'Istituto Peri di Reggio e provare a guardare oltre. A partire da un contesto che in pochi anni ha visto molti cambiamenti, sia nell'impostazione didattica dei conservatori sia nella disponibilità delle risorse per mantenerli e svilupparli. Stiamo lavorando a stretto contatto con gli insegnanti ordinari e coi tecnici di entrambi gli enti per presentare un nuovo progetto fondato su alcuni principi base. Il primo è la garanzia di continuità per gli studenti che hanno iniziato già il percorso didattico ; il secondo il consolidamento e la crescita di un corpo di docenti altamente qualificati che accanto all'insegnamento dello strumento possano sviluppare e rinnovare competenze trasversali di musica d'assieme, laboratori, percorsi seminariali, progetti di scambio e residenza; terzo l'ampliamento graduale dell'offerta formativa nei corsi liberi e della rete di contatti dell'istituto, a partire da quanto già consolidato con Reggio Emilia. Appena ci sarà possibile non esiteremo a coinvolgere cittadini, studenti e genitori in un incontro pubblico, come del resto già annunciato nell'ultimo consiglio comunale”.
Approvo appieno le considerazioni e valutazioni dell’assessore alla cultura Emanuele Ferrari. Mettere in gioco un valore culturale/musicale del nostro territorio sarebbe stato un fallimento politico culturale, tout court. Nel 1965 nasce la scuola musicale a Catelnovo grazie al sindaco Giuseppe Battistessa e all’assessore alla cultura Alfredo Sentieri. Due persone dotate di una speciale lungimiranza e determinazione nel proporre un investimento per la crescita culturale/musicale dei giovani, del proprio territorio. Come tutti sanno la Storia ci insegna sempre qualcosa di concreto. Nel nostro paese occorre una apertura sotto il profilo mentale. Lo diceva il Maestro Armando Gentilucci nel 1989 al convegno Internazionale della “Musica e l’Infanzia”. Guai se ci si chiude tra le proprie mura e non ci si apre ad un confronto formativo. C’è persino il rischio del plagiare il futuro dei nostri giovani. Quindi complimenti a questa importante citazione di Emanuele Ferrari.
(Paolo Gandolfi)
Serve dire con chiarezza che l’esperienza del Conservatorio a Castelnovo ne’ Monti è definitivamente tramontata. L’Amministrazione ha confermato nel corso del Consiglio comunale citato che non è sostenibile e quindi si ritorna indietro alla scuola musicale che va di fatto riprogettata. Reggio ha, ancora una volta, svuotato la montagna e il ridimensionamento dell’offerta culturale è evidente e non lo possiamo nascondere o manipolare con belle parole e fumosi progetti in divenire. Occorre confermare il ruolo fondamentale della scuola di musica e seppellire il progetto politico del Conservatorio.
(Federico Tamburini)
Purtroppo credo che bisogna rivedere i progetti che riguardano sia il Conservatorio che il Teatro, in quanto, numeri alla mano, sono troppo costosi per le casse comunali della sola Castelnovo. Infatti già paghiamo il massimo a Castelnovo per quanto riguarda le tasse e, quindi, un ulteriore aumento sarebbe impossibile. Credo sia il momento che tutta la montagna collabori nel mantenere queste importanti ma costose strutture.
(Alessandro)
Ormai intervengo solo quando si parla di spesa pubblica e me ne dispiace. D’altra parte constato che il format è sempre il medesimo: non ci sono più soldi; che fare per metterci una pezza? Insisto: chiediamoci, prima, perché non ci sono più i soldi? Quali sono le cause? Perché lo Stato “deve ridurre il suo perimetro”? Perché dobbiamo privatizzare? Perché “abbiamo vissuto oltre le nostre possibilità e adesso dobbiamo fare sacrifici”? Perché “l’austerity è necessaria”? Perché “ma ora c’è il pareggio di bilancio”? Perché “dobbiamo tagliare la spesa pubblica”? Se non proviamo rispondere a queste domande non avremo scampo: vivremo di pezze. Oppure, c’è un’altra soluzione, proposta da Von Hayek (googlare) in questa intervista, se ci piace di più: “E aspetti quali la cultura, dove la legge della domanda e dell’offerta storicamente non ha garantito né diversità, né qualità? Prima pensavo che i governi avrebbero dovuto fare qualcosa, ma l’esperienza giapponese, dove tutte queste attività ricreative sono nelle mani di imprese private, mi ha convinto che non sono i governi i più appropriati. Non lo sono mai stati. Né in Grecia né nel Rinascimento, non nel periodo d’oro della musica nel XVIII secolo. Sono sempre stati i mecenati i grandi promotori della cultura. Spetta alle classi ricche prendersi cura della cultura”.
(Giorgio Bertani)