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Normanna Albertini al salone del libro di Torino con “Pietro dei colori”

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Normanna Albertini alla presentazione del saggio a Torino nel 2011
Normanna Albertini alla presentazione del saggio a Torino nel 2011

Il 29° Salone internazionale del libro di Torino si svolgerà a Lingotto Fiere da giovedì 12 a lunedì 16 maggio 2016 e il tema conduttore di questa edizione è quello delle Visioni.

La scrittrice Normanna Albertini sarà presente con il libro “Pietro dei Colori” ricostruzione della vita di Pietro da Talada. Normanna Albertini ha insegnato fino al 2015 prima nella scuola elementare poi nei corsi di italiano per adulti stranieri. Ora in pensione, vive a Felina di Castelnovo ne' Monti. Collabora con il periodico Tuttomontagna e con altre riviste. Per la nostra testata ha scritto vari racconti che sono poi diventati un libro e ha pubblicato diversi romanzi, raccolte di racconti e saggi, tra i quali il saggio "Pietro da Talada - Un pittore del Quattrocento in Garfagnana", Garfagnana editrice.

Siamo a metà del Quattrocento, già con un piede nel Rinascimento, in quella terra antica, sperduta, primitiva che erano gli Appennini. In quel contesto, un certo Joannes Calesblarius, signore di Soraggio di Garfagnana, ordina a Pietro un capolavoro per la sua chiesa.

E poi a Borsigliana, un minuscolo villaggio tra i boschi e i campi dell'alta Garfagnana, Pietro dipinge un trittico di una bellezza straordinaria.

Tanti davvero i misteri che avvolgono Pietro da Talada, "scoperto" solo alla fine degli anni '80, e oggi oggetto d'interesse da parte di tutto il mondo; l'unico saggio su di lui attualmente in commercio (quello curato dal Parco Nazionale non è reperibile in libreria), edito dalla Garfagnana editrice, è stato curato da Normanna Albertini e ha visto in primo piano Fratel Arturo Paoli, Mario Rocchi, Andrea Giannasi, Umberto Bertolini, Gianluca Farusi e Pierdario Galassi. Il volume era stato presentato al Salone Internazionale del libro di Torino nel 2011, dove già era approdata la prima edizione del romanzo “Pietro dei colori”, ed è stato richiesto da diverse università straniere delle cui biblioteche fa ora parte.

Nel 2014 Normanna Albertini ha vinto il Premio nazionale "Silvio D'Arzo" con il romanzo "Come spicchio di melagrana", dedicato alla figura di Matilde di Canossa.

Normanna questa dunque non sarà la prima volta che il Salone del libro la vedrà ospite, come sono le atmosfere e il dietro le quinte di questa importante manifestazione?

L'esperienza è entusiasmante, quasi straniante, da capogiro. Le dimensioni del Salone sono tali che difficilmente si possono visitare tutti gli stand e assistere alle innumerevoli presentazioni, anche se ci si fermasse lì per tutto il periodo d'apertura. Il dietro le quinte più piacevole è potersi imbattere ad ogni angolo con grandi scrittori, ma anche con altri artisti, gente dello spettacolo, per esempio. Ricordo di aver assistito all'intervista della Rai al priore di Bose, padre Enzo Bianchi, e, pochi minuti dopo, all'intervento di Maurizio Maggiani e poi della scrittrice iraniana Siba Shakib. Lo stand di Andrea Giannasi, poi, è una allegra misticanza di letteratura e cibi e vini garfagnini, dove anch'io portai l'erbazzone, nel 2011!

Pietro dei colori di Normanna Albertini. Copertina di Sara Davalli Chierici.
Pietro dei colori di Normanna Albertini. Copertina di Sara Davalli

Perché ristampare ora il libro?

Perché non era più in commercio e tanti lo chiedevano, ma non si tratta di una ristampa: è una nuova edizione con una diversa casa editrice, “Tra le righe libri”, di Andrea Giannasi. Andava rieditato per ridare a Pietro la possibilità di camminare di nuovo sul nostro crinale, di vivere ancora. Di lui non si sa nulla. Che poi “Talata” debba corrispondere a “Talada”, è solamente una supposizione, o forse una deduzione. Niente ci assicura che sia davvero così. Talada e Borsigliana sono luoghi accomunati dalla passione degli abitanti per le leggende, le strane apparizioni di fate, folletti, diavoli, streghi e streghe, serpenti alati, uomini e donne – mediconi - capaci di curare con le parole, le preghiere, le segnature e misteriosi intrugli di erbe. Luoghi un tempo abitati da popoli veneranti divinità in buona parte muliebri, come si riscontra nella vicina Lunigiana, dove i ritrovamenti delle statuette di antiche dee madri la confermano come terra mistica, consacrata a divinità femminili. Divinità legate alla luna e al suo culto. Le madonne di Pietro hanno tutte volti lunari e tutte ricordano, in qualche maniera, le antiche raffigurazioni della dea Iside con il sacro figlio Horus in braccio. Di Pietro non si sa nulla; per lui parlano le sue opere. Non si sa niente, non c'è un documento, perciò ho voluto inventarmi la sua storia, quella che si è manifestata, chiara, di fronte ai suoi quadri, mentre scrutavo i volti melanconici delle sue madonne adolescenti.

Si differenziano le due versioni?

No, non ho toccato il romanzo. La mia è una storia di donne, quelle che Pietro incontra nel suo peregrinare, non ho voluto cambiarla. Si tratta quasi di un giallo, un noir ambientato sul crinale tosco emiliano e in altre città toscane nel 1460. Una storia di violenze, guerre, soprusi, peste, di briganti e contrabbandieri, di pastori, santi eremiti, monaci cartografi, libri prodigiosi; una storia di artisti, di mecenati e di quell’arte che ha fatto grande l’Italia. Ho voluto bene a Pietro e ho amato le sue donne, dalla brigantessa Peruzza alle giovani Lucrezia Fina e Orsola, all’inquietante ostessa dai capelli rossi. Mi hanno accompagnata nelle loro esistenze, mi hanno raccontato le loro storie perché io potessi raccontarle a tutti. Di Pietro non si sapeva niente. Ora esiste. Almeno nel mio narrare.  In fondo, scrivere, come tessere, ricamare, disegnare, dipingere, è un atto profondamente generativo. È dare vita. E la luna ne è la Dea. Trattandosi di un romanzo con tante donne coprotagoniste, abbiamo inserito la prefazione di una grande donna della nostra montagna, la ricercatrice storica Dalmazia Notari, e questa è l'unica vera novità, insieme alla bella, evocativa copertina della giovanissima Sara Davalli, studentessa dell'Istituto d'arte Chierici.

Quale e quanto lavoro di ricerca c’è dietro un libro storico?

Un lavoro enorme. Tanto che con gli “avanzi” di ciò che avevo letto per scrivere il romanzo ho poi costruito il saggio. Ma rispondo con le parole di un grande, immenso autore di romanzi storici, recentemente scomparso: Sebastiano Vassalli: “Il romanzo e il saggio di storia, in fondo, possono assomigliarsi molto: lo scrittore e lo storico usano le stesse fonti: archivi, documenti, memoria orale. La differenza è nel rapporto con gli spazi vuoti che i documenti storici non sono in grado di colmare. Di fronte a questi vuoti lo storico si ferma, mentre lo scrittore continua, usando la fantasia, completando il quadro e raccontandoci una bella storia che ci può aiutare, grazie a fatti e persone non veri, ma verosimili, a comprendere, in modo più approfondito, la storia umana. Allo scrittore come me non interessa "La Storia", essendo consapevole che essa, addirittura, non esiste. All'autore come me interessano le storie umane, le vicende umane. Il fatto che oggi il romanzo torni a riflettere sulle nostre storie e, quindi, sul nostro passato, mi sembra qualcosa di molto importante rispetto al vuoto formalismo del passato in cui la letteratura si è dibattuta per interi decenni. Sembrava che non ci fosse più niente da raccontare e che l'unico problema fosse quello di poter riuscire a raccontare il niente. La letteratura, per decenni, ha sguazzato nella brodaglia di questi falsi problemi. Oggi, direi, siamo ritornati al punto di partenza: le storie umane. Perché che altro potrebbero o dovrebbero raccontare e ascoltare gli uomini, se non le loro storie e le storie del loro mondo?” Ecco: il mio lavoro di ricerca è stato enorme, ma l'obiettivo era raccontare storie umane, non scrivere di “storia”.

Normanna Albertini alla presentazione del saggio a Torino nel 2011
Normanna Albertini alla presentazione del saggio a Torino nel 2011

Il Salone con questo vuol dare ospitalità alle esperienze di chi ha la capacità di guardare lontano, di darsi e vincere sfide che sembravano impossibili, di lavorare nel futuro e per il futuro attuando progetti forti, basati su una conoscenza vera. Ma anche sul patrimonio letterario, artistico e filosofico che costituisce la nostra identità culturale, e dunque nell’indispensabile saldatura tra cultura scientifica e cultura umanistica.

Per cinque giorni autori da tutta Italia avranno il proprio spazio nel contenitore culturale più importante del nostro paese e potranno incontrare altri autori e confrontarsi sulla necessità di fare libri come pietre d’angolo.

Se potesse scegliere un autore o autrice fra tutti quelli esistenti o esistiti, chi vorrebbe incontrare al salone o nella vita, con chi vorrebbe confrontarsi?

Purtroppo due dei miei miti letterari sono scomparsi da poco: Eduardo Galeano e Sebastiano Vassalli. Li avrei davvero incontrati volentieri. In questo momento mi piacerebbe imbattermi in Michela Murgia, bravissima autrice sarda, ma anche con Giovanna Mulas, altra autrice sempre della Sardegna (chissà perché?) con le quali so che avrei diversi argomenti di cui parlare. Se parliamo di autori del passato, da ragazzina ero “innamorata” di Luigi Pirandello e di Cesare Pavese, ma due chiacchiere le avrei fatte con piacere anche con Carlo Lorenzini (Collodi).

Saranno tante le novità allo stand D68, della “Garfagnana editice” nel quale sarà possibile acquistare libri (presto troveremo Pietro dei colori anche sulle piattaforme on line di vendita libri) ricevendoli in buste del pane con su scritto proprio: Libri come pane. Perché i libri sono veramente necessari come il pane.

Ma quale secondo lei è il companatico nella vita?

Credo la libertà di essere se stessi e di poter esprimere la propria creatività senza che nessuno ti tarpi le ali. Mi viene in mente il disegno dell'elefante ingoiato da un serpente del Piccolo Principe, non compreso dagli adulti; se ti adegui a ciò che gli altri pretendono che tu sia, a ciò che gli altri vedono in te, potrai avere tutto il pane e le ricchezze di questo mondo, ma ti mancherà il companatico che sazia e fa crescere.

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Quarta di copertina del libro "Pietro dei colori" di Normanna Albertini

Una mattina della primavera del 1456, Peruzza, vecchia contrabbandiera del ferro e del sale, entra nel borgo di Talada, sull’Appennino emiliano; la segue una luna impassibile e l’inquietante presenza dell’ostessa, donna dai capelli rossi, spettro che appare e si dissolve, a tratti, tra le fronde. Peruzza arriva dalla Garfagnana e sembra nascondere qualcosa. In un crescendo di eventi tragici si inserisce Pietro, rapito anni prima a Talada dal brigante Noè e poi diventato un grande pittore grazie all’incontro con il cartografo frate Mauro.

Il destino del Maestro di Borsigliana, Pietro da Talada, si intreccia con quello di Lucrezia Fina e di Orsola, mentre, dai cieli alle grotte, veglia la luna, che si materializza in misteriose statuette scolpite che ogni personaggio porta con sé, e che si rivelerà, nel finale, vera artefice della storia.

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