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Tornano a crescere nel 2015 le imprese femminili della nostra provincia

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Tornano a crescere nel 2015, dopo due anni di flessione, le imprese femminili della provincia di Reggio Emilia. Con un tasso di sviluppo del +1,14%, tre volte superiore a quello delle imprese reggiane nel complesso (+0,4%), hanno raggiunto le 9.727 unità.

Le imprese gestite da donne, nelle quali cioè la partecipazione femminile risulta complessivamente superiore al 50%, sono imprese abbastanza “giovani”, infatti più di un terzo sono nate negli ultimi sei anni, nel 14,3% dei casi sono a conduzione straniera e in due casi su tre svolge attività nel settore dei servizi.

Le imprese femminili reggiane, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio, adottano ancora forme giuridiche semplici: le imprese individuali continuano a rappresentare oltre i due terzi del totale, quota che è aumentata anche nell’ultimo anno raggiungendo il 64,4%.

Nel 2015 le donne si sono comunque orientate anche su forme organizzative maggiormente strutturate per essere più competitive sul fronte dell’innovazione – delle 67 start up innovative reggiane, 11 sono gestite in forma esclusiva o maggioritaria da donne - e dell’internazionalizzazione: sono infatti in crescita le società di capitale che nell’anno appena trascorso rappresentano il 16,5% del totale, grazie anche all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata.

Con la crescita registrata nel 2015, arriva a superare di poco il 17% la quota di aziende femminili nella nostra provincia, ancora tre punti percentuali in meno rispetto al dato regionale.

Anche se va detto che in alcuni settori l’incidenza delle imprenditrici sul complesso della struttura economica provinciale raggiunge punte assai più elevate rispetto alla media. Sono principalmente attività del terziario, in particolare rivolti prevalentemente alla persona, nel quale le imprese femminili rappresentano il 52% del totale. E’ il settore che ha dato il maggiore apporto alla crescita (+5,8% in un anno) trainato in particolare dall’incremento dei saloni da parrucchieri e istituti di bellezza che hanno registrato un incremento del 3% raggiungendo quota 751 imprese, ma anche dall’aumento dei servizi di assistenza sociale residenziale (più che raddoppiati nel corso del 2015) e sanitaria (+10%) oltre che dalle attività di riparazione di beni per uso personale e per la casa (58 imprese).

Il 18% delle imprese femminili – ovvero 1.738 aziende - gestisce attività nel campo dei servizi alle imprese, in particolare attività immobiliari (591 unità), attività professionali, scientifiche e tecniche (319), servizi di informazione e comunicazione (216), attività finanziarie e assicurative (189) e trasporti e magazzinaggio (113).

Nella filiera turistica le donne imprenditrici si occupano più che altro di ristorazione: le aziende femminili del settore sono passate da 893 del 2014 a 930 alla fine dell’anno passato, con un incremento superiore al 4%. Le donne gestiscono prevalentemente bar (541), ristoranti (205) e “take away” (94), ma si occupano anche di ospitalità (alberghi, strutture extralberghiere, B&B, ecc.), attività in cui le 47 imprese femminili rappresentano quasi un terzo dell’intero settore della provincia di Reggio Emilia.

Consistente, ma in flessione dell’1,2%, la presenza femminile nel settore agroalimentare, nel quale le imprese gestite da donne si occupano prevalentemente delle coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali (1.334 unità) e di trasformazione alimentare (109).

Fra le attività del manifatturiero, numerose sono le imprese femminili reggiane che si occupano di confezioni di articoli di abbigliamento e attività tessile (576 imprese); sono inoltre presenti 379 imprese del settore edile.

Le donne imprenditrici straniere rappresentano, con 1.390 aziende, il 14,3% delle imprese femminili. Le attività svolte in prevalenza sono la confezione di articoli di abbigliamento e l’industria tessile (332 imprese), il commercio al dettaglio (203), i servizi di ristorazione (176) e le “altre attività di servizi per la persona” (114), attività che da sole rappresentano quasi il 60% delle aziende rosa straniere; consistente, comunque, anche la presenza nelle costruzioni (85) e nel commercio all’ingrosso (78). Cina, Romania, Marocco e Nigeria sono i Paesi di provenienza più rappresentati nel panorama dell’imprenditoria femminile estera: complessivamente da queste località proviene il 48% delle imprenditrici straniere.