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Cantava il “Ciocabéch” ancor prima di Zucchero

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Nell'ormai lontano 1940 il poeta Luigi Ferrari, scomparso mercoledì all'età di 93 anni, aveva iniziato a Castagneto di Ramiseto la sua attività di insegnante elementare. Si era diplomato maestro nel giugno di quell'anno tragico, quando l'Italia entrava in guerra.

Era nato a Reggio Emilia il 30 agosto 1922 e il 30 agosto del 2012  a Cereggio di Ramiseto il presidente Gino Badini gli consegnava  una targa della Sezione di Reggio Emilia della Deputazione di Storia Patria in occasione del 90° compleanno (nella foto).

Ferrari era socio effettivo della Deputazione Reggiana di Storia Patria. Fondamentale il vocabolario del dialetto reggiano, di cui è coautore.

Dopo Castagneto, la guerra, la deportazione e il campo di concentramento e infine il ritorno a casa e la ripresa dell’attività di maestro elementare a Levizzano di Baiso, poi a Bibbiano, Quattro Castella, Montecavolo, Puianello, Marmirolo; quindi la sede in città: prima alla Matilde di Canossa, dove è maestro capogruppo, poi a Sant’Agostino.

Raffinato poeta, contraddistinto da un’ottima conoscenza del dialetto reggiano e della sua certamente non facile grafia e da un’accurata e precisa scelta lessicale, Gigi Ferrari ha composto splendide poesie, confluite in raccolte dai titoli emblematici: “Un ân de scóla… e rémi in vacànza”, “Ciocabéch” - nome di una famosa canzone di Zucchero, Adelmo Fornaciari -, "Da ché indrée”, “Csa dirâl Fedro?”, “Al j’ultimi foj” – è stato il primo vincitore del concorso di poesia dialettale “La Giarèda” e membro di molte giurie.

Tra i messaggi di cordoglio quello della Sezione di Reggio Emilia della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi che ricorda con affetto e riconoscenza il socio Luigi Ferrari, socio corrispondente dal 1998 al 2008, veniva poi eletto effettivo nel 2008 per i suoi puntuali e fondamentali studi su dialetto.

"A Ferrari il merito di aver sostenuto e valorizzato lo studio del dialetto nella sua attività didattica di maestro elementare. E’ stato competente docente in corsi di aggiornamento per insegnanti, dedicati alla storia, all’evoluzione e alle peculiarità del dialetto reggiano e all’esame di testi di eminenti autori".

I funerali di Gigi Ferrari si svolgeranno venerdì 19 febbraio alle ore 13,45 nella cappella del cimitero di Coviolo, con la celebrazione della Santa Messa.

3 COMMENTS

  1. Ciao Gigi, grande, vecchio amico. Ci siamo conosciuti negli anni ’60, alla Gazzetta di Reggio, quella vecchia, diretta da Danilo Canovi. Poi ci siamo un po’ persi di vista, io fuori Reggio per ragioni di lavoro, anche se ho sempre seguito i suoi studi e le pubblicazioni nel suo dialetto, un settore che mi ha sempre interessato. Poi quando sono tornato in città fino all’anno scorso ci vedevamo praticamente ogni mattina al bar a parlare di cose reggiane. Era il mio “esperto di fiducia” che interpellavo ogni volta (praticamente ogni giorno) quando avevo dubbi su come si pronunciava una determinata parola in dialetto o quale fosse il significato di un termine. Nonostante una certa differenza di età, circa vent’anni, riuscivamo a passare un bel po’ di tempo discutendo di argomenti che interessavano tutti e due, dallo sport alla storia, soprattutto locale, e quasi sempre parlando in dialetto. Ultimamente ci si vedeva meno e quando accadeva sembrava ci fossimo visti il giorno prima. Mi mancherà. Così come credo alle molte persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo ed apprezzarne l’umanità, l’intelligenza e la conoscenza. Ciao, Maestro!

    (Giorgio Campanini)

    • Firma - Giorgio Campanini
  2. Ho avuto il piacere di conoscere personalmente il maestro Ferrari una sera di alcuni anni fa, quando a Carpineti presentò uno dei suoi bellissimi libri. Rimasi subito affascinato dal suo modo di esprimersi in modo così naturale, intervallato da frasi dialettali. A fine serata ho chiacchierato con lui per un po’ dicendogli che ero un insegnante di Valestra, zona che egli conosceva molto bene, e che ogni anno a Natale facevamo una recita in dialetto scritta da noi. Rimase entusiasta e mi fece promettere di chiamarlo per il giorno della festa perchè sarebbe venuto molto volentieri. Adesso le chiedo scusa per non averlo fatto, ma sinceramente le dico che ho imparato più cose in quella sera che in tanti anni di insegnamento. Arrivederci, Maestro, e grazie.

    (Luciano Montermini)

    • Firma - Luciano Montermini
  3. Se non ricordo male, e se non è un caso di omonimia, sono stato un suo allievo in II elementare alla Matilde di Canossa. Erano i primi anni ’70. Se dopo quasi cinquant’anni me lo ricordo ancora significa che è stato un gran maestro. Peccato non aver saputo che era ancora in vita, perchè mi sarebbe piaciuto incontrarlo.

    (Lucio)

    • Firma - Lucio