Nepal. 25 aprile 2015. La terra trema, con scosse di magnitudo 7.8 scala Richter, e all’improvviso quella terra paradisiaca, che ogni anno richiama milioni di turisti e alpinisti, si trasforma in un cumulo di macerie.
Migliaia i morti, ospedali al collasso, lo Stato non riesce a far fronte alla situazione. Il terremoto innesca anche valanghe e frane sul monte Everest che portano alla morte una ventina tra alpinisti, speleologi e guide alpine stranieri.
È necessario l’intervento immediato della comunità internazionale, mentre la terra continua a tremare, e mancano acqua, cibo, corrente elettrica. L’emergenza non riguarda solo la nota capitale, Kathmandu. La situazione è ancor più critica in quei villaggi himalayani difficili da raggiungere anche in contesti normali.
La popolazione non fa in tempo a riprendersi che il 12 maggio una nuova violenta scossa di magnitudo 7.3 Richter colpisce la capitale, già devastata dal precedente terremoto, dando il colpo di grazia a tutti quegli edifici già gravemente lesionati, causando altre decine di morti e migliaia di feriti, cancellando intere vallate e villaggi e rendendo praticamente impossibili i soccorsi.
Lo stato è pressoché assente. Gli abitanti delle zone colpite dal sisma non si scoraggiano, con un’altra visione della vita e della morte, diversa dalla nostra ‘occidentale’, si rimboccano le maniche e cominciano subito a lavorare per la ricostruzione e la ripresa della ‘normale’ vita quotidiana.
Ma a quasi un anno di distanza dalla prima scossa di terremoto la situazione non è migliorata. Resta critica soprattutto nelle zone rurali, dove interi villaggi sono scomparsi e per molti è ancora impossibile accedere ai servizi fondamentali, come acqua potabile, luce, assistenza sanitaria e scuola.
Il Nepal era già uno dei paesi più poveri al mondo, con circa 29 milioni di abitanti molti dei quali che si trovano a vivere in territori privi di vie di comunicazione efficienti, servizi basilari, istruzione e sanità. Quello che per noi è dato per scontato, là, spesso, manca del tutto o comporta trasferte di diverse ore o diversi giorni da un posto a un altro. Il terremoto non ha fatto che aggravare drasticamente la situazione.
Per questo l’associazione “Vogliamo la luna”, attiva in Appennino da vent’anni, ha aderito al “Progetto Damar”, del nepalese Ngima Sherpa, guida d’alta quota che accompagna spedizioni di alpinisti sulle montagne himalayane e che ha intrapreso diversi progetti di aiuto per la popolazione locale. Ngima ha assistito anche molti alpinisti dell’Appennino in spedizioni sui monti nepalesi oltre gli ottomila metri e in diversi trekking.
Il “Progetto Damar” è dedicato alla ricostruzione del suo villaggio natale, Damar, dove ancora vivono i suoi parenti. Damar è un villaggio di sette case in una zona rurale a sud dell’Everest. Ad alcune ore di cammino, nel villaggio di Dhikure, si trova il complesso scolastico, formato da quattro edifici. Il terremoto ne ha danneggiati gravemente 3 e distrutto totalmente uno. L’obiettivo del progetto è rendere l’area autonoma dal punto di vista economico e della sussistenza, raccogliendo le somme necessarie a garantire l’esecuzione dei lavori di ricostruzione degli edifici distrutti o danneggiati tramite materiali, maestranze e tecnici locali. Al progetto partecipa anche l’associazione neozelandese “Forgotten Sherpa of Nepal Trust”, supportandolo con assistenza medica e tecnico-finanziaria.
L’associazione “Vogliamo la luna” vuole contribuire alla ricostruzione del complesso scolastico, rendendolo sicuro e antisismico, e sta già finanziando la ricostruzione dell’edificio interamente distrutto.
Sabato 23 gennaio al ristorante “Il Ginepro” di Castelnovo Monti si è tenuta una cena nepalese con una sessantina di persone, per presentare il progetto di ricostruzione della scuola. Lo hanno introdotto il presidente dell’associazione Walter Romagnani e Nicola Campani, che ha conosciuto Ngima nel 2006 per “questioni alpinistiche” e da allora ha instaurato con lui un “rapporto di amicizia indissolubile”. “Da quando è partito dal suo villaggio – ha sottolineato Campani, presentando l’amico nepalese –, si è sempre dato da fare per distribuire la sua fortuna. Ha cominciato con il ‘Progetto Damar’ nel 2008, portando in quel paesino i servizi fondamentali e mettendo insieme diverse associazioni per trovare gli aiuti e i fondi necessari”.
Poi Ngima Sherpa, che per la serata ha cucinato buonissimi piatti tipici nepalesi, ha spiegato nei dettagli il progetto dalle origini fino ad oggi: “L’obiettivo è rendere questi villaggi interessanti dal punto di vista economico – ha precisato –, dare la possibilità ai bambini di andare a scuola, perché la scuola, conoscere l’inglese, è l’unico modo che hanno di affrancarsi, trovare lavoro come portatore o cuoco di una spedizione, o aprire una propria agenzia”.
Il primo passo è stato portare là luce, acqua corrente e assistenza medica di base. “In quest’area – ha spiegato – molte persone, soprattutto donne e bambini, o le donne incinte, non vanno all’ospedale. Sono tutti molto timidi, e ogni giorno muore qualcuno. Io avevo due sorelle, una ha avuto questo problema: il bimbo è sopravvissuto, ma lei è morta. Ora l’ambulatorio sanitario è dedicato a lei”.
Poi è venuta la scuola. “Abbiamo aiutato economicamente un orfanatrofio a Kathmandu – ha raccontato –, poi mi sono focalizzato sui villaggi esterni delle aree rurali, dove non c’è il turismo ed è minore la possibilità di sensibilizzazione ai problemi locali. Con il terremoto gli edifici del complesso scolastico che avevamo realizzato sono stati gravemente danneggiati, uno è crollato. Abbiamo raccolto i soldi per ricostruirli. Ringrazio tutti per quello che avete fatto e state facendo”.
Il Nepal, già fortemente provato dal terremoto, quest’anno ha avuto un crollo del 70% del turismo e, a queste catastrofi, si è aggiunto l’embargo indiano sui carburanti che ha portato il paese sull’orlo della bancarotta.
Per chi volesse contribuire al progetto “Una scuola per il Nepal – Progetto Damar” si possono mandare offerte, tramite bonifico bancario, sul conto corrente dell’associazione “Volgiamo la Luna”:
BANCO EMILIANO
CREDITO COOPERATIVO
FIL. Castelnovo ne’ Monti
ABI 08623 CAB 66280 CIN Z
c/c n° 000040103801
IBAN IT36Z0862366280000040103801
ASSOCIAZIONE “ Vogliamo la Luna ” Onlus
(Giuliana Sciaboni)