Claudio Bucci politico di lungo corso che non ha mai smesso il suo impegno per il territorio. Già direttore Inas, attuale presidente del Comitato provinciale Inps, qualche lustro fa impegnato nel Convegno ecclesiale per la montagna. Lo incontriamo e partiamo proprio dal titolo di quel Convegno. Presidente, vivere in montagna: si può, si deve o… non ci si riesce?
“Una risposta a questo quesito non può essere generica, ma necessita di una premessa che è questa: mediamente, dicono tutte le statistiche, nel nostro Appennino non si vive male, ma se focalizziamo sulle comunità che abitano il crinale, le cose vanno molto male. Ciò detto, io credo che si potrebbe vivere bene, anche sul crinale, a tre condizioni:
- creare lavoro per alcune decine di famiglie giovani ;
- rendere il pendolarismo sostenibile con una rinnovata viabilità scorrevole ;
- portare la connessione veloce e sicura a internet su tutto il territorio”
Ma come creare questo lavoro? “Ritengo si debba aprire una grande ‘Fabbrica del crinale’. Abbiamo migliaia di ettari di prati pascolivi, boschi, castagneti, numerosi corsi d'acqua. La loro manutenzione permanente, fatta con la modalità di squadre di lavoro fatte di nuove aziende, cooperative , artigiani , sarebbe quella ‘Fabbrica del crinale’ capace di dare permanentemente lavoro”.
Non facile…
“Mi si può obiettare che si tratta anche di terreni di proprietà, ebbene cominciamo dalle migliaia di ettari di uso civico ( 1800 nel solo comune Ventasso) e dal territorio del Parco ( oltre 20000 ettari). Le ricadute non sarebbero solo montane poiché, è noto, tutto va verso valle e arriva in pianura e se i territori non sono adeguatamente manutenuti sono danni per tutti”.
In questi giorni si dibatte, per la tenuta del territorio, del taglio di ostetricia…
“Un tema strettamente collegati a quanto ho cercato di sintetizzare rispondendo alla Sua prima domanda. I servizi zonali quali Scuole e Ospedale si ridimensionano a causa del ridursi della popolazione specie giovanile. Vanno difesi con le unghie e coi denti, ma se non si va alle cause, e vi si mette urgentemente mano, sarà sempre più arduo difenderli. Per quanto riguarda Ostetricia in specifico, non è mia abitudine esprimere nel merito opinioni su argomenti per i quali non possiedo adeguate conoscenze; la sua soppressione sarebbe comunque un ulteriore segnale di un degrado della zona montana che non può non interrogare seriamente chi amministra la nostra Regione. Mi parrebbe singolare che un Ospedale che vive di interazione estesa col S. Maria Nuova in diversi reparti, non possa farlo in questo caso”.
Lei più volte si è occupato di Parco nazionale, anche in maniera critica.
“Un bilancio sul Parco nazionale , rispetto alle attese, mi pare non possa essere che deludente. Anche personalmente avevo lavorato al superamento del precedente Parco regionale, per andare verso un Parco nazionale che si facesse motore, coordinatore, di quella concreta manutenzione del territorio che ho ricordato. Viceversa tutta l'attività del Parco è stata orientata alla valorizzazione del territorio così com'è. In questo senso il bilancio è apprezzabile, ma sterile, per quanto riguarda il creare le condizioni strutturali per uno sviluppo economico e sociale di un territorio che è straordinario . Forse non si è riflettuto abbastanza su un dato: il nostro ambiente è da sempre antropizzato, quindi la tutela non può prescindere dalla presenza attiva dell'uomo e delle sue attività sul territorio”.
C’era una volta la Comunità Montana: da rimpiangere? O la nuova Unione dei Comuni saprà di nuovo essere motore di discussione politica per l’Appennino?
“La Comunità Montana era figlia di un' altra epoca politica e sociale. Il collante che esisteva negli anni Sessanta e Settanta era lo spirito di solidarietà territoriale che orientava le scelte comuni. Il suo superamento si iscrive in una stagione completamente diversa caratterizzata dalla ‘competizione’. Mi parrebbe sterile nostalgia non tenere conto di questo mutamento e quindi l'Unione dei Comuni è lo strumento ‘contemporaneo’ per far valere al meglio le nostre peculiarità. Non potremo mai , e non sarebbe giusto, competere in termini economico produttivi con realtà diverse, saremmo perdenti. Abbiamo però alcune specificità su cui dobbiamo puntare a partire da una superiore qualità della vita quotidiana, da un ambiente più salubre. Sono dati ‘nostri’ e sono ricercati nella società odierna e lo saranno sempre più. Se con l'Unione dei Comuni sapremo dotarci delle infrastrutture adeguate, possiamo offrire , alle realtà più ampie il nostro ‘specifico’, che altrove non c'è”.
Lei è uomo del crinale. Il prossimo anno si vota per il nuovo Comune. Ne giungeranno benefici?
“Che i cittadini dei quattro Comuni del crinale abbiano scelto con il referendum di unirsi nel Comune Ventasso la ritengo una scelta coraggiosa e lungimirante. Coraggiosa poiché superare identità radicate in oltre un secolo di storie locali non era semplice; lungimirante poiché la ‘voce’ dei piccoli Comuni sarebbe stata sempre più flebile, mentre quella dell'ampio territorio del nuovo Comune e di una consistente comunità sarà meglio percepibile nei consessi zonali, provinciali e regionali. Le forze politiche e i cittadini credo debbano riflettere sopratutto sulle scelte di programma da avanzare. Ho già sottolineato il deficit infrastrutturale del nostro territorio che sia chiaro non è alla portata delle forze comunali, ma il cui compito è far giungere con più forza la voce in ‘alto’. E' però compito locale investire le risorse aggiuntive e premiali, previste per i Comuni che si unificano, su scelte non dispersive a pioggia ma scegliere interventi consistenti e concreti”.
Per il ruolo di sindaco del Comune di Ventasso circolano già alcuni nomi.
“Le persone che si candideranno per amministrare il Comune Ventasso spero abbiano idee nuove e le presentino con chiarezza in modo che i cittadini possano scegliere non fra ‘curriculum politici’, ma sulla base di proposte e progetti concreti. In questo modo direi che il nuovo Comune porterà benefici. Come sempre tutto è nelle nostre mani e infine direi no ai piagnistei , no ai campanilismi, ma proposte che abbiano come oggetto il bene delle comunità locali e del nostro territorio”.
(G.A.)
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Bravo Claudio, come sempre idee chiare e produttive. Mi auguro che tutto quello che auspichi si possa realizzare, affinché la nostra montagna possa rinascere nel vero senso della parola!
(Marta Alberti)
Non sarei così critico e drastico verso i “campanilismi” – che non devono essere ovviamente esasperati – perché ci aiutano ad avere un senso di appartenenza, e anche di orgoglio, il che può indurre i giovani, e non solo, a rimanere sul proprio territorio nonché a spendersi con tenacia e determinazione per il suo futuro (arginare lo spopolamento, creare opportunità occupazionali, difendere la rete dei servizi, preservare l’ambiente, ecc.). Ritengo inoltre che la “Comunità montana” non fosse uno strumento superato, bensì la dimensione giusta dove i campanilismi delle singole municipalità trovavano le condizioni per temperarsi e compenetrarsi, sfociando appunto in un insieme configurabile come “identità montanara”, che non era piccola cosa, specie guardandola con la lente di oggi che ci fa capire ogni giorno di più quanto sia importante per una collettività il saper conservare le proprie usanze e tradizioni, cioè la propria identità.
(P.B., 22.11.2015)
Questa è la nostra sfida di “montanari cocciuti”, sfida che passa attraverso il progetto aree interne. Giovedì primo appuntamento per raggiungere questo traguardo. Lavoro, collegamenti veloci, tenuta dei servizi e connessione veloce. Grazie, Claudio, lavoriamo tutti assieme per sviluppare idee e progetti.
(Enrico Bini)
Gentilissimo sig. Bini, con piacere, in più occasioni, mi sono accorto che il primo cittadino del comune più importante della montagna è attento alle varie esigenze dell’intero comprensorio, dalla sanità alla viabilità. Se mi è permesso, condivido con Lei la proposta di “lavorare tutti assieme per sviluppare idee e progetti”, con al centro le idee e le esigenze dei “montanari cocciuti” è cioè tutti coloro che da sempre, ogni giorno, operano a fatica, con la propria faccia e le proprie risorse, nei nostri territori abbandonati, trascurati e disagiati. Credo non ci sia nulla da inventare: anni fa il Convegno sulla montagna, sviluppato a Marola, ha prodotto un volume contenente i sogni di tanti montanari, sogni disattesi e dimenticati da tutti. Buon lavoro.
(Fabio Leoncelli)
Caro Claudio, condivido i tuoi pensieri anche se oggi “apprezzi” i bilanci di un Parco che se avesse valorizzato l’esistente (ante Parco) oggi il degrado non sarebbe tale. Sono almeno 30 anni che diciamo queste cose, purtroppo la situazione di degrado ambientale del crinale causato dall’abbandono e dalla non conversione delle attività agricole tradizionali e storiche, i paesi sempre più spopolati e senza attività sono la dimostrazione che la politica del territorio montano ha fallito. La cosa più disarmante è che da anni si continua con le stesse modalità e la popolazione si è assuefatta al sistema e continua a credere al solito progetto proposto sino ad oggi e credo appoggerà anche le proposte (sino ad oggi assenti) di avvio del nuovo ente che sarà gestito dagli operatori sino ad oggi attori e fautori dei risultati odierni. Un mio grande amico mi disse… il tempo è galantuomo… i risultati emergeranno, ora sono ben visibili. Un cordiale saluto.
(Fabio Leoncelli)
L’idea del sig. Bucci sembra pura fantasia, ma se ci si riflette bene sopra è veramente fantastica. Si tratta in sintesi della cura del territorio fatta con amore ed attaccamento all’ambiente e la valorizzazione dei prodotti dello stesso da quelli tradizionali a quelli innovativi. Partendo dal rilancio degli antichi prodotti allo sfruttamento oculato di quelli che ormai per abitudine non si considerano più (ci sono castagni e faggi, noccioleti, grandi prati di mirtilli, distese di lamponi, funghi, territori adatti al pascolo di ovini, caprini, bovini). Tutti questi elementi messi insieme formano veramente una grande fabbrica di prodotti naturali che se ben reclamizzati producono un buon reddito a cui se si aggiunge il turismo c’è da vivere per tutti. Non parliamo poi dei corsi d’acqua e delle varie sorgenti di acque minerali già valorizzate e da valorizzare.
(Bruno Tozzi)