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Alcune note sul “punto nascite” dell’Ospedale Sant’Anna di Castelnovo ne’ Monti

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Gli ultimi sviluppi della discussione sul “punto nascite” presso l’Ospedale di Castelnovo ne’ Monti sembrano orientarsi verso la richiesta di una modifica della norma che stabilisce in 500 il numero di parti annuali necessari per mantenere il servizio. A me sembra del tutto sbagliato fissare un numero di parti minimo e spiego il perché con un esempio vissuto recentemente.

Come presidente dell’AVIS di Castelnovo ne’ Monti e membro dell’esecutivo provinciale e del direttivo regionale della associazione, ho vissuto in questi mesi il processo di accreditamento dei punti di raccolta del sangue.

In questo processo sono stati accreditati soltanto i punti che, oltre ad avere una struttura di prelievo che garantisca la sicurezza (dimensioni, attrezzature, ecc.) avessero anche un personale addetto che rispondesse a determinati requisiti (almeno 200 prelievi annui per ognuno certificati, l’aver frequentato corsi specifici ottenendo le relative certificazioni, ecc.) e conoscessero e seguissero le procedure previste.

In questo caso insomma non si è ritenuto determinante il numero delle operazioni di prelievo effettuate presso ciascun punto, ma che sede, attrezzature e personale fossero “accreditabili”.

Se si definisse per il punto nascite di Castelnovo ne’ Monti una organizzazione del personale tale da garantirne l’”accreditabilità”, utilizzando quindi il personale dell’Ospedale S. Maria come già si fa in altri reparti del S. Anna, e cioè legando strettamente il punto nascita di Castelnovo con quello di Reggio, i fantomatici problemi di sicurezza sbandierati in questi mesi non avrebbero più senso.

Voglio dire insomma che l’accordo di 5 anni fa, siglato a livello nazionale, mi sembra concettualmente sbagliato e quindi da riscrivere.

Credo che il ministro dovrebbe prendere atto della situazione e chiamare le parti ad un tavolo in cui ridiscutere la questione e che fino a quel momento dovrebbe congelare la situazione.

Credo anche che i responsabili della sanità abbiano le competenze per distinguere, come si dice, “il grano dal loglio”, mettendo in atto i provvedimenti necessari per la sicurezza dei pazienti e decidendo caso per caso circa la possibilità di continuare o meno nella somministrazione di un servizio.

Come membro del Comitato consultivo misto dell’Ospedale S. Anna se e quando saremo chiamati a discutere della questione sosterrò queste idee.

(Pietro Ferrari, presidente AVIS Castelnovo ne’ Monti)

2 COMMENTS

  1. Perchè, anziché essere solo presidente dell’Avis di Castelnovo né Monti, Pietro Ferrari non è anche direttore sanitario dell’Ausl di Reggio? Avremmo meno problemi. Leggendo le tue considerazioni, carissimo Pietro, viene spontaneo dire: “Ma chi è pagato per questo come mai non pensa e opera in tal senso”? È così semplice e di buon senso. Pare però che nel nostro paese le scelte di buon senso non siano apprezzate. Tutto si deve complicare… 500 parti… e questo e quello… mai usare la testa! Cosa si vuol ottenere? Mah! Un motivo (politico, eh!) ci sarà! Razionalizziamo pure, ma la montagna non va alla pianura. La montagna resta scomoda e lontana dai servizi essenziali importanti, se li tagliamo tutti. Lo scopriremo vivendo. Spero vivamente che quel “se” venga eliminato e anche voi possiate dare il vostro utile contributo. Grazie Pietro.

    (Luisa Valdesalici)

    • Firma - LuisaValdesalici