Ci vuole un treno, un autobus, un piccolo minibus e un totale di sette ore di viaggio per arrivare alla città di Sanjian, nel nord del Guangxi. Da qui prendiamo l’ultima corriera, vecchia e spartana che annaspando tra le curve della vallata che lentamente si apre, ci conduce all’ingresso del parco di Dazhai.
Ci dobbiamo stringere perché le persone, soprattutto locali, sono tante.
Le buche sulla strada solo parzialmente asfaltata e i tornanti fanno dondolare le vecchie signore della minoranza You, stanno probabilmente tornando dalla città con le borse piene di mangiare e le cisterne con acqua potabile fresca.
I loro turbanti scuri nascondo lunghissimi, spessi capelli neri che sciolti arrivano fino a terra, urlano, o forse parlano, ridono e fanno gesti, sembrano allegre e ci coinvolgono nei loro discorsi incomprensibili.
Quando arrivavamo alla nostra fermata è quasi buio, ma davanti a noi si ergono le terrazze della spina dorsale del drago. Questo capolavoro di ingegneria rurale raggiunge i 1000 metri di altezza, le piantine di riso sono ancora verde vivace, le piogge abbondanti sono terminate e tra poco sarà il periodo della raccolta.
Anche se il sole sta tramontando si vede il fumo che sale dai villaggi in lontananza, abbarbicati sui dorsi spogli delle montagne, dove la vegetazione ha lasciato spazio al riso.
Prendiamo una guida locale che stava proprio aspettando qualche turista con l’ultima corriera, senza mappa e spossato dal viaggio… come noi.
Gli facciamo vedere il posto dove dobbiamo dormire ed iniziamo la scalata accanto ai terrazzamenti. I gradini sono stretti ed irregolari, ma l’arrampicata è rinfrescata da una leggera pioggia e dal vento.
Attraversiamo piccoli gruppi di case di legno, la gente ci guarda curiosa, incrociamo anche qualche turista occidentale.
Finalmente arriviamo all’ostello, semplice, in legno, ma che ci offre una vista spettacolare e che vale i quaranta minuti di salita. Pochi secondi poi cala il buio e si alza una bufera divento.
La mattina seguente iniziamo l’esplorazione delle risaie, saliamo ancora più in alto fino a potere ammirare tutta la vallata. Scostandosi dal percorso tracciato si può camminare direttamente sui terrazzamenti e si riesce a capire l’utilizzo geniale del bambù come elemento chiave per il trasporto dell’acqua nell’irrigazione.
I villaggi che visitiamo ospitano gente cordiale, che vive di agricoltura. I loro volti sono marcati dalla fatica di una vita spesa in salita, sono più poveri che nel resto della Cina, cercano di venderci i prodotti locali, piccole manifatture tessili, nei sentieri si incontrano spesso anziani con un bilanciere in spalla e due secchi pieni di acqua.
Nessuno parla inglese e forse sono pochi anche quelli che parlano cinese, ma è in queste valli che si respira ancora un’aria autentica, dove lo sviluppo delle grandi città non è ancora arrivato.
Arriviamo a Yangshuò nel pomeriggio, il caldo afoso e pesante si appiccica alla pelle, sembra insopportabile dopo i giorni passati in montagna al fresco.
La ressa di turisti (anche occidentali questa volta) ostacola la visita della città, decidiamo di esplorare i picchi calcarei nelle campagne circostanti l’abitato, e per evitare la massa iniziamo a piedi a risalire il fiume Li.
Il panorama che si snoda lungo il percorso é splendido ma la strada per Xingping è lunga, così lasciamo la riva per tornare sulla strada sterrata e decidiamo di chiedere un passaggio ad un camion che trasporta calce, assieme a qualche altro cinese che non ha voglia di camminare.
Quanto ricominciamo la camminata una vecchia signora che sembra fare la nostra stessa strada ci offre consigli utili sul sentiero - scopriremo in seguito che in realtà ci stava seguendo per spillarci qualche Yuan, prassi molto comune con i turisti da queste parti - è infatti lei che ci “chiama” dalla riva una barca di bambù e negozia il prezzo con il barcaiolo per farci ritornare indietro in città.
Il giorno dopo visitiamo dei piccoli villaggi tra le risaie, ma questa volta evitare i turisti non é così semplice e spesso ci troviamo in coda, sotto il sole, al caldo. Alla sera stanchi e affamati, ci fermiamo per una sosta ad un ristorante nella periferia di Yangshuò. Qui ordinare sembra essere meno complicato e soprattutto è più semplice evitare cibi piccanti.
Verso mezzanotte un autobus notturno ci condurrà verso Hong Kong prossima tappa della nostra avventura.