Riceviamo e pubblichiamo.
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Questa scritta è apparsa da qualche giorno sulla statale 63. Poco prima di arrivare allo Sparavalle.
Ci manca una "i". Quel genio dell'autore avrebbe fatto meglio a scrivere "noi" migranti! "Noi" montanari emigrati oltreoceano, in Francia, Svizzera, nelle miniere del Belgio o nelle fabbriche della Germania. Milioni di italiani e migliaia di montanari che sfuggivano dalla miseria più dura, sognando un futuro migliore per i propri figli e coltivando la segreta speranza - un giorno - di tornare.
Molti di quei migranti hanno avuto successo nei paesi del mondo che li hanno accolti. Sarà così anche per i migranti del ventunesimo secolo. Oggi fuggono non solo dalla fame ma anche dalle guerre di cui l'Occidente porta non poche responsabilità.
Caro/a anonimo/a autore della scritta, hai dimenticato una "i", ma soprattutto non conosci il "noi" della nostra storia.
(Alessandro Govi)
Con gentilezza, signor Govi, chi ha scritto sul muro non è sicuramente un poeta, ha sporcato senza ragione un’opera pubblica e di questo dovrebbe vergognarsi. Anche il concetto espresso da questo maleducato è da rivedere, il termine esatto è clandestini, non migranti e, mi conceda, il paragone da lei esibito non ha niente a che vedere con gli italiani che sono migrati in altri paesi nel mondo. Gli italiani sono andati in paesi che richiedevano una forza lavoro massiccia, non sono stati accolti come clandestini o profughi, sono stati accettati semplicemente perchè coprivano un ruolo importante per l’economia del paese che li ospitava. Non sempre gli italiani si sono comportati bene all’estero, questo è un dato di fatto, ma se c’è qualcosa che profuma di buono, bello, ben fatto e geniale nel mondo… il tricolore è sempre lì dietro l’angolino.
(Giovanni Onfiani)
Eh, certo, i nostri emigranti passavano le loro giornate in giro per le città a non fare nulla! Sarebbero stati rimpatriati in men che non si dica. La favola del “anche noi siamo stati migranti” non funziona più. Un conto è accogliere i veri profughi che arrivano dalla Siria e zone limitrofe (guarda caso se li prende tutti la Merkel! mica stupida la ragazza), un conto è buttare nelle periferie e nelle strutture abbandonate migliaia di clandestini che non ottengono nessuno stato di rifugiato o sussidiaria, alimentando così solo un invasione demografica. Il Pd ha rovinato Reggio Emilia e tutta la provincia. Ma le cose cambieranno prima o poi.
(Mattia Casotti)
Caro signor Govi, sono parole dettate dal suo partito di cui lei si fa portavoce o è il solito pseudo-buonismo di sinistra?
(Riki)
I nostri nonni andavano in miniera, questi qua non sanno neanche cosa vuol dire lavorare.
(Bfra)
A chi ritiene di conoscere bene “la nostra storia”, tanto da equiparare gli avvenimenti attuali con quelli dei nostri migranti del secolo scorso, suggerirei di scorrere, se già non lo ha fatto, la lettera riportata ieri dai quotidiani locali, il cui estensore, trascrive alcuni brani delle “Avvertenze per l’emigrante italiano”, pubblicate e distribuite dal Commissariato Generale dell’Emigrazione del Regno d’Italia (come periodo, credo fossimo agli inizi del Novecento). Se le cose stavano così come sono ivi descritte, e non c’è motivo di dubitarne, le due situazioni, quella di oggi e quella di allora, non sono in alcun modo assimilabili, senza nulla togliere alla drammaticità dei fatti che adesso hanno come teatro il Mar Mediterraneo e le sue opposte sponde, e il volerle mettere sullo stesso piano mi sembrerebbe francamente una forzatura, per non dire una “strumentalizzazione”.
(P.B.)
Mio nonno (classe 1898 deceduto nel 1971 e Cavaliere di Vittorio Veneto) è andato a costruire strade con altri italiani ad Addis Abeba. E’ tornato denutrito e col fagottino con cui era partito. Diceva che per mangiare bisognava rimettersi alla clemenza delle persone del luogo. Mangiavano quello che trovavano. Non venivano accolti coi guanti dalla festa, messi in centri di accoglienza, aiutati, sfamati, etc. Non rubava, non picchiava e non bruciava materassi, mio nonno, quindi la frase “Anche noi siamo stati migranti” va rivista.
(Mariapia Corsi)
Un discorso asettico che nessuno può biasimare, fatto di solito da chi cerca solo qualche consenso in chi legge. “Sì vuole mettere i puntini sulle i anzi, le i al proprio posto volendo raccontare una verità come assoluta che omette molta memoria storica e così diventa solo un discorso buonista e pieno di verità relative”. Premetto che chi ha sporcato i muri di proprietà pubblica per scrivere i suoi pensieri era meglio che lo facesse su quelli di casa sua, ed è sbagliato e un gesto simile è da punire. Quando si parla di cosa è stata l’immigrazione italiana e la si paragona a quanto sta succedendo oggi, siamo sicuri che si tiene conto dello stesso rapporto diritti/doveri/opportunità? La storia (dati di fatto) ci dice che gli italiani che sbarcavano ad Ellis Island venivano accolti a numero chiuso annuale, catalogati, timbrati; se risultavano idonei erano accolti, oppure venivano rimandati a casa anche solo per una congiuntivite o un raffreddore. Chi andava in Svizzera ed era stato fortunato, magari trovava un buon posto di lavoro; se però per caso una mattina dimenticava di pagare l’autobus veniva interdetto per 5 anni dal territorio elvetico. Quelli che per dare un pezzo di pane alla loro famiglia sono andati a lavorare nelle miniere della Vallonia (la seconda guerra era finita da poco) rinchiusi in baracche dentro campi organizzati proprio per rinchiudere i lavoratori italiani poco graditi. Quelli che per cercare fortuna hanno fatto il giro del mondo ed arrivati in Australia dovevano dimostrare di sapere fare un mestiere, quindi potevano passare la dogana, altrimenti anche lì venivano messi su una nave e di nuovo a casa. Quelli che hanno messo in valigia tanta voglia di lavorare, hanno venduto tutto, messo in tasca i risparmi di famiglia, arrivati in Argentina o in Brasile hanno iniziato a zappare a coltivare a costruire. Gli italiani sono stati un popolo di “noi migranti”, è vero! Ma sia ben chiaro andare a casa di altri a chiedere diritti gli immigrati italiani non sono mai andati. Immigrati sì, ma di quelli che prima hanno assolto i loro doveri poi hanno chiesto i loro diritti. Questa è la memoria storica di un popolo, esperienze le quali possiamo ancora trovare nei racconti di chi quelle situazioni le ha vissute oppure più semplicemente leggerle nei libri o vederle nei filmati documentari. Dato che il signor Govi con il suo pensiero ci ricorda che siamo stati un popolo di “Noi migranti” proprio noi italiani che in famiglia abbiamo un qualche parente che è immigrato, noi che abbiamo il dovere di conoscere, come mai proprio noi scriviamo basta, proprio noi ai quali la cultura e l’educazione cristiana hanno insegnato ad aiutare i deboli o chi è meno fortunato, proprio noi siamo stanchi di questa migrazione/invasione? La classe politico/amministrativa se lo é mai chiesto perché la gente è stanca prima di andare in piazza e fargli la predica? Ve lo siete mai chiesto se a queste persone che arrivano in Italia pieni di speranze, noi Italia abbiamo le possibilità di dare a loro mai una sola opportunità? Sono loro che raggiungendo l’Italia da clandestini possono realizzare una vita migliore oppure qualcuno ha bisogno ora o in futuro in Italia/Europa di questi clandestini da sfruttare? In Italia c’è da mangiare per tutti quelli che in Africa stanno male? Proprio come dice Govi noi europei abbiamo grande responsabilità nelle disgrazie e povertà di vari popoli, per questo non sarebbe meglio aiutarli a costruire un futuro migliore a casa loro? Basta. Un saluto a tutti. Spero di non mancato di rispetto e di non aver offeso nessuno. Forza gli italiani e l’Italia. La classe politica/amministrativa è la rovina di questo popolo.
(GS76)
Govi, certi parallelismi sono anacronistici e sanno molto di dichiarazione preconfezionata made in Pd. Allo stesso modo non condivido l’intervento della Signora Corsi, che a dir il vero di “Pia”, stando alla sua dichiarazione “Non venivano accolti coi guanti dalla festa, messi in centri di accoglienza, aiutati, sfamati, etc. Non rubava, non picchiava e non bruciava materassi” ha molto poco. “Guanti dalla festa”? “Centri di accoglienza” (ha mai visto di persona di cosa si tratta?), ma soprattutto “aiutati”: trova così scandaloso aiutare un malnutrito che arriva su un barcone dopo un viaggio da inferno? Si può discutere su tutto: su come si comportano i migranti, su come ci comportiamo noi, su come si comporta l’Europa, ma per cortesia lasciamo a Salvini certe geniali dichiarazioni. Mi viene in mente il titolo di un libro: “Bella gente d’Appennino”…
(Serb)
Io posso benissimo confermare ciò che è scritto nell’ultimo commento senza temere di essere smentito, avendo io stesso fatto l’emigrante. Quando si decideva di emigrare bisognava prepararsi a subire tutta la trafila delle visite che ti venivano fatte, a Milano in Sant’Ambrogio, dove dovevi sostare per quasi tre giorni, assiepato in delle camerate con tutte brandine a castello dove era molto difficile potere riposare, era il ritrovo di tutte le regioni d’Italia. Poi, se ritenuto abile ed accettavi il contratto di lavoro che ti veniva offerto, potevi partire. Giunto a destinazione venivi messo subito a lavorare, io ero in agricoltura, perciò via nei campi, anche se pioveva o c’era brutto tempo, perchè i francesi, dicevo io, sono come le anatre: sembra che godano quando piove, almeno a quei tempi era così, ora le nuove generazioni sono sicuramente cambiate, anche di abitudini. Se ti assentavi dal lavoro senza un giustificato motivo ti venivano a cercare i gendarmi e ti rispedivano alla frontiera. Dovevi tenere la testa bassa e anche se a volte venivi apostrofato dovevi cercare di non farci caso per evitare risse. Erano tempi non tanto facili, essendo la gioventù francese in buona parte rientrata dalla guerra in Algeria, che reclamava la propria indipendenza, perciò in guerra contro la Francia, che riteneva di potere continuare a fare da padrona in casa altrui. Come lavoro mi sono sempre trovato bene e mi è sempre stata riconosciuta la voglia di lavorare, sono sempre stato ricompensato, sia in lodi che in denaro, potendo così dare un grosso aiuto alla mia famiglia, della quale sentivo grande nostalgia, ma purtroppo l’Italia non offriva altro che una vita da emigrante. Mi pare che le condizioni che richiedono i migranti di oggi siano ben altre, ma potrà l’Italietta di oggi farvi fronte? Speriamo bene.
(Beppe)
La domanda che si fa il signor “GS76”, ossia “non sarebbe meglio aiutarli a costruire un futuro migliore a casa loro?” è di sicuro saggia e pertinente. Se non ricordo male accadeva così nella cosiddetta Prima Repubblica, la quale, ad un certo punto, circa vent’anni or sono, è stata di fatto cancellata dal susseguirsi degli eventi che i meno giovani conoscono e ricordano ancora molto bene e che allora portarono all’azzeramento dei partiti che l’avevano guidata, e della loro dirigenza politica, con gli effetti che abbiamo oggi sotto gli occhi, non solo in materia di immigrazione (senza offesa per nessuno).
(P.B.)
“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato“. Gesù sarà stato un migrante o un clandestino? Agostino di Ippona, conosciuto semplicemente come sant’Agostino, e Paolo di Tarso, ovvero San Paolo, avranno avuto il permesso di soggiorno! Spaventosa miseria culturale.
(Mariastella Giorgini)
Mariastella, tra questi nuovi arrivi non credo ci siano molti santi; sei comunque libera di aprire la porta di casa tua a chi vuoi. Per curiosità, quanti profughi/clandestini/migranti hai già sfamato, dissetato e ospitato a casa tua?
(Giovanni Onfiani)
Guarda caso c’è sempre qualcuno che, di fronte a chi la pensa diversamente, lo liquida con trancianti giudizi del tipo “spaventosa miseria culturale”. Si devono d’altronde rassegnare ad essere “redarguiti” coloro che oggi esprimono opinioni considerate “politicamente non corrette”.
(P.B.)
Ciò vale anche in direzione opposta; con la differenza che i “redarguiti” sono “redarguiti” perchè considerano chi hanno di fronte, prima uomo, e poi migrante. Forse siamo noi comunità europea a non saper gestire l’evento, senza contare le sgangherate argomentazioni degli “italici uomini in verde”.
(Serb)
Paragonare la nostra migrazione del secolo scorso con l’attuale è impossibile, sono cose assolutamente diverse per contesto storico, culturale economico, ecc. In Italia manca una politica che consenta di accogliere chi ha bisogno nel modo giusto. I partiti (tutti) non sono stati in grado di realizzarla e ora ci troviamo con un Paese, già in grave difficoltà per carenze sociali, economiche e strutturali, impossibilitato ad affrontare una migrazione biblica. Un inizio sarebbe quello di poter identificare subito e chiaramente chi entra e stabilire chi è un profugo e chi no. Successivamente chi commette reati deve essere immediatamente espulso nel proprio paese e non deve tornare più. Lo so, è difficile (in Italia tutto è difficile), ma se tutti i partiti sono d’accordo, soprattutto una certa sinistra troppo buonista e fuori dal tempo, forse si può impedire il peggio.
(Alessandro)
Da tempo gira su internet e sui social una relazione per il Congresso statunitense redatta dall’Ispettorato per l’immigrazione datata 1919. Ora su internet circola di tutto e le bufale sono all’ordine del giorno. Questa è stata verificata da chi ha strumenti e credibilità per farlo. Anche gli italiani sono più o meno come gli altri. E chi ci accoglieva pensava di noi ciò che poi scriveva nero su bianco. Che poi si voglia credere che siamo un popolo eletto liberi di farlo, ma non spacciamola per verità.
(Luigi Bizzarri)
Luigi, scusa ma cosa centra il congresso del 1919, l’America, il popolo eletto? Il topic è il paragone tra gli emigranti italiani del secolo scorso e l’invasione incontrollata dell’Europa del presente. Gli italiani continuano ad andare all’estero con lettere di invito, visti, permessi di lavoro e pagando le tasse, queste orde no. Il concetto è semplice, se sei un rifugiato siriano dalla guerra perchè non bussi alla porta dei paesi della piattaforma araba? Perchè non chiedi asilo in Arabia Saudita, UAE, Yemen, Oman, Giordania, Libano? Stessa cultura, stessa religione, etc etc , hanno soldi a non finire, c’è lavoro per tutti. Ti sei mai chiesto perchè vengono in Europa?
(Giovanni)
A leggere certi commenti mi viene spontaneo pensare: grande fortuna ho avuto a nascere in Italia da genitori italiani doc, perchè sinceramente se fossi nata in uno qualsiasi di quei paesi da dove arrivano gli immigrati o clandestini (se preferite) sarei scappata appena possibile per arrivare qui.
(Stefania C.)
Io penso che il paragone coi nostri migranti sia quantomeno inopportuno e indice di poca conoscenza dei fatti. Innanzitutto per i metodi ma anche per i numeri. Mio padre è stato in Francia come tanti altri nostri connazionali ma partivano quando sapevano di avere un lavoro e con tanto di certificati sanitari rilasciati dopo tre giorni di visite mediche a Torino; non mi sembra che ora sia la stessa cosa. Proprio in Francia, un paesano di mio padre disturbò col suo comportamento lo svolgimento di una festa paesana provocando litigi e tafferugli: il giorno dopo era sul treno per l’Italia con il divieto di tornare in Francia. Niente di questo è in comune con ciò che sta succedendo ora, dove la nostra incapacità di accogliere chi realmente ne ha diritto viene mascherata con un buonismo falso ed ipocrita. Stiamo destabilizzando il nostro paese illudendo chi vi arriva che qui vi possa essere un futuro quando non c’è nemmeno per i nostri giovani. Questa sicuramente è una drammatica emergenza e come tale va affrontata perché abbia una fine; purtroppo, invece, dietro queste miserie ci sono grandi interessi economici che qualcuno sta sfruttando cinicamente e altri ne sono complici. Si parla di accoglienza e di razzismo ma io non so se è più razzismo respingere se non si può accogliere decentemente che illudere dei disperati a venire qui senza avere nulla da offrire loro. La situazione è difficile e proprio per questo va affrontata, noi invece la stiamo subendo e rischiamo, alla fine, di non aiutare nessuno.
(Antonio Manini)
Le argomentazioni avanzate da ciascuno di noi, sull’una o altra questione, potranno essere più o meno apprezzate e condivise, ma servono comunque a farci un’opinione, non sono cioè mai inutili, e il definirle “sgangherate” mi sembra un atteggiamento abbastanza elitario (se non presuntuoso). Mi auguro che non vi sia chi (indipendentemente dai colori che indossa) rinuncia ad esporre le proprie idee per il timore che qualcuno (forse perchè si ritiene intellettualmente superiore, ma qui uso il condizionale) possa etichettarle come “sgangherate”.
(P.B.)
Ribadisco il concetto, evidentemente non chiaro anche a chi si erge a difensore del libero pensiero (forse perchè si ritiene intellettualmente superiore, ma qui uso il condizionale), che le dichiarazioni, ovviamente a mio modo di vedere, degli “uomini in verde” restano sgangherate. E’ presuntuoso ipotizzare che qualcuno possa rinunciare ad esprimere le proprie idee. Probabilmente il verde le dona. Buon per lei.
(Serb)
Giovanni, non voglio fare lezioni a nessuno, ma da quello che conosco chi emigra lo fa per cercare migliori condizioni di vita. Ora, ad esempio, mi pare che Giordania ed Arabia Saudita ospitino già un numero consistente di profughi; il Libano poi, già interessato nei decenni scorsi dall’arrivo dei palestinesi, ospita più di un milione di siriani. Per proporzione sarebbe come se noi ospitassimo 20 milioni di profughi. Gli Emirati, ricchi ma di piccola estensione, sono interessati a ricevere solo bassa manovalanza da sfruttare in condizioni miserrime, cosa che praticano da lustri. Nello Yemen c’è la guerra. Quanto al paragone con gli americani a mio parere calza benissimo: all’ inizio del ‘900 gli Stati Uniti erano un paese già avanzatissimo, mente l’Italia era un paese fondamentalmente agricolo con milioni di analfabeti indigenti. Ecco, ora noi europei siamo come gli Stati Uniti di allora e gli africani sono più o meno come gli italiani di inizio secolo. Stessa indigenza, stesso basso tasso di scolarità, ecc. I problemi sono più o meno gli stessi. La mafia era fenomeno sconosciuto allora in America. Dicono che la meraviglia sia contagiosa.
(Luigi Bizzarri)
Per sapere se il verde che dice (Serb) mi dona, dovrei prima indossarlo, cosa che non ho ancora fatto, e poi guardarmi allo specchio, ma forse non ho più l’eta’ per provarmi abiti vari, anche perchè ho ancora nell’armadio quello di un vecchio partito che non aveva preclusioni e pregiudiziali ideologiche verso chicchessia e opponeva le proprie argomentazioni a quelle di altri, che non avesse condivise, secondo il principio che ogni idea va rispettata, anche quando è molto distante dal nostro modo di vedere, tanto da opporvisi. Quanto al pensiero di Luigi Bizzarri, gli Stati Uniti di inizio ‘900 erano ancora un paese, se non sbaglio, che per la sua vastità cercava di essere “popolato” e dunque richiedeva “migranti” che potessero stabilirvisi in maniera permanente, situazione che a me pare abbastanza diversa dalla attuale nostra, la quale andrebbe semmai assimilata a quella dei paesi europei che anche negli anni del secondo dopoguerra avevano bisogno di salariati stagionali, regolarmente assunti e retribuiti, i quali, a lavori ultimati, facevano poi ritorno a casa loro, salvo una quota, di norma piuttosto contenuta, che trovava le condizioni per fermarsi nel paese ospitante (credo che tutti sappiano dei nostri connazionali che si recavano temporaneamente oltralpe per la raccolta delle barbabietole o delle patate, ecc.).
(P.B.)
Luigi, sei onestamente in buona fede e te lo riconosco. La realtà dei paesi che abbiamo nominato non è quella che però pensi tu. Conosco molto bene i Paesi del Golfo per esperienza diretta, non hanno nessuna intenzione di ospitare profughi solamente perchè sono un costo. Hanno paura di destabilizzare un sistema economico solido e di perdere il controllo della situazione. L’Europa deve trovare una soluzione rapida al problema, nei prossimi decenni, se non arginiamo adesso questa invasione il problema sarà il razzismo, ma i discriminati saremo noi.
(Giovanni)