Riceviamo e pubblichiamo.
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Dopo un’altra splendida estate trascorsa tra la prima collina (Vetto) e il nostro meraviglioso Appennino (Nismozza), rientro in pianura con tanti pensieri e molti dubbi che forse qualcuno del settore potrà sciogliere una volta per tutte.
Abbiamo paesaggi mozzafiato, una cucina che tutti ci invidiano, la cultura e la tradizione che fanno di una terra qualunque una terra speciale, una storia fatta di castelli, cavalli e cavalieri e un Parco nazionale: l’unico in Italia che non funziona!
Un Parco nazionale che non porta turisti, che non commercializza i suoi prodotti, che non è capace di mettersi in vetrina! Onori, titoli e tante parole (non molto tempo fa il riconoscimento Unesco) che però non portano né soldi né lavoro per chi nasce in montagna e magari, vorrebbe restarci.
E quando penso che a Novellara vendono la nebbia in lattina, che il Parco dei Boschi di Carrega vende le magliette con le zecche stampate sul davanti, che qualche anno fa a Castelnovo Sotto vendevano le lattine di aria del Carnevale, beh… mi viene acidità allo stomaco.
A questo pensavo mentre salivo il crinale del Cavalbianco insieme ai miei figli, a questo pensavo lo scorso anno mentre raggiungevamo il Rifugio Battisti per il pernottamento. A questo ho pensato quando, a Febbio, mi hanno detto di stare attenta ai cani da pastore, che sono aggressivi e li incontri lungo i sentieri. A questo pensavo mentre correvo lungo la Statale 63 tra Nismozza e Cervarezza, mentre osservavo le montagne di rifiuti lungo gli argini, appena al di sotto della strada, le canaline di scolo piene di… ogni cosa.
E attendiamo le piogge dell’autunno imminente.
Il 17 agosto la Foresteria della Pietra era chiusa, l’unico cartello presente diceva: “Non si fa servizio ai tavoli”. Il 18 di agosto l’Atelier “Di Onda in Onda” a Ligonchio era chiuso, il cartello appeso in solitudine diceva: “Aperto dal 1 al 16 agosto dalle 15,30 alle 18,30. Dal 16 agosto il sabato e la domenica”. A settembre l’ultimo bar di Busana chiuderà i battenti.
Sono amareggiata.
Vedo un territorio con mille potenzialità e un’incapacità dilagante di farle fruttare.
Vedo ragazzi costretti a scendere a valle per trovare un lavoro, vedo case chiuse e tanti cartelli “vendesi”.
Vedo, quando si parla di Parco, che non ci crede più nessuno.
Non un’auto, non una divisa, non una bandiera di riconoscimento. Nulla!
Ricordo perfettamente la nascita del Parco del Gigante e ricordo perfettamente l’andirivieni delle jeep con il simbolo del Parco sulle portiere.
Ricordo tanti ragazzi in divisa “blu metano” orgogliosi di essere educatori ambientali e di accompagnare frotte di scolaresche urlanti lungo il percorso del Castagneto (intorno alla Casa Vacanza di Busana, ex sede del Parco). Cosa è successo poi… non si sa.
Resta il fatto che, per chi ama la nostra montagna, la vita si fa ogni anno più difficile: le strade sono uno strazio, i servizi spariscono, le strutture chiudono i battenti.
Vorrei che qualcuno “del mestiere” mi spiegasse perché…
Perché non riusciamo a portare i turisti sul nostro Appennino, perché i nostri sentieri (che nulla hanno da invidiare al Trentino) devono risultare “pericolosi” a causa dei cani da pastore.
Perché la terza settimana di agosto certe strutture risultano chiuse!!! (l’80 per cento delle persone che conosco hanno le ferie le due settimane centrali di agosto!).
Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché…
(Giuliana Corradi)
* * *
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Io non sono del mestiere, ma faccio parte di coloro che abitano in montagna e scendono in pianura per lavoro e devo purtroppo condividere le sue riflessioni. Dal mio punto di vista il Parco è molta immagine ma sostanza poca e le ricadute sul territorio fatico a vederle, di sicuro quelle da lei menzionate (chiusure, etc.) sono concrete. Attendiamo punti di vista e commenti degli addetti al lavoro. Saluti.
(DC)
Mah, a sentire Giovanelli e l’apparato PD della montagna è tutto splendidamente a posto. Dove sta la verità?
(Ivano Pioppi)
Esiste ancora un PD? Mi verrebbe da dire “purtroppo sì”. Troppo facile lodarsi. Sono in gamba i ragazzi di Cerreto Alpi, che davvero fanno dell’Appennino un luogo di turismo; anche a Casina mi sembra, dalle manifestazioni che ho frequentato, si diano molto da fare e nella direzione giusta. Ma non creda, Pioppi, che i politici con diversa livrea siano migliori. Il peccato originale di noi montanari è il riempirci la bocca di “manifestazioni amorose” verso il territorio, senza poi far niente concretamente.
(Serb)
Io vivo a Ramiseto, sicuramente la viabilità è un problema ma non è solo quella, perché avere una fondovalle Enza come un’autostrada che porta allo svincolo Terre di Canossa (io parlo per la mia vallata) e poi arrivare nei miei posti senza dare servizi e non avere voglia di fare investimenti nel turismo è sicuramente una penalità. Poi ci dovremmo mettere un po’ di voglia da parte di tutti gli artigiani che lavorano nel settore e parlare con gli enti, tipo Parco, per vedere cosa si può sviluppare sul nostro Appennino.
(Ramisetano)
Cara Giuliana, dimentica un grosso dettaglio: abbiamo delle bellissime porte del Parco! Chieda spiegazioni al Sen. Giovanelli. La realtà, secondo me, è che non siamo pronti per il turismo (pronti mentalmente); basti pensare che al termine della strada, subito dopo la sbarra da dove parte la carraia per salire al lago Calamone, troneggia un “chioschetto pubblicitario” relativo ad un negozio di sport. Basti pensare a come risulta, sempre a mio parere, abbruttito Cerreto Laghi. In più, come lei fa notare, la cura e il rispetto del territorio sono pari a zero. Mi associo: vorrei che qualcuno mi spiegasse perchè.
(Serb)
Complimenti alla signora Giuliana che ha espresso quello che tutti pensano! “Serb”, hai ragione, meravigliose porte del Parco che portano a strade devastate e a tratti impraticabili (vedi strada bianca che dal campeggio di Cervarezza porta in Ventasso).
(Fra)
Buongiorno, signora Giuliana, sono un residente che opera e vive nel comune di Busana, per quanto mi compete non posso che approvare in toto, le Sue considerazioni. Spero che nonostante la situazione catastrofica, continui a frequentare il nostro Appennino. Sono decenni che qualcuno segnala i problemi da Lei evidenziati ma i gestori della cosa pubblica locale non ascoltano, anzi sono orgogliosi del loro operato, la cosa più sorprendente è che sono appoggiati dalla stragrande maggioranza dei cittadini residenti. Per quanto riguarda Busana, siamo giunti al “capolinea”, ci aspettano giorni dove nemmeno si potrà bere un caffè o mangiare un panino. La popolazione della montagna è scesa drasticamente, la sola stagione estiva, che con il bel tempo porta linfa al nostro territorio, non è sufficiente a coprire gli undici mesi di solitudine. Se poi anche nel mese di grande afflusso chi visita o risiede nel nostro territorio trova quello che Lei ha segnalato, credo siamo alla deriva totale. Provi a chiedere agli amministratori quanti soldi pubblici sono stati spesi per turismo, ambiente, Parco, in trenta anni e li confronti con la situazione odierna, credo sia un bilancio più che passivo, in campo privato l’azienda avrebbe chiuso i battenti da tempo, purtroppo nel pubblico le condizioni sono diverse, si continua nella stessa strada, stesse modalità, stessi sistemi. Le banche e gli uffici postali riducono le giornate di apertura, la prossima si chiuderanno uffici, le scuole si devono accorpare (Busana – Vetto), negozi e bar che chiudono, sede del Parco trasferita, il prossimo anno fusione dei quattro Comuni con dietro nessun progetto di sviluppo se non il portare a casa soldi, quindi personale in esubero che dovrà essere collocato altrove, amministratori sempre più lontani dalle frazioni più deboli e limitrofe, altre piccole economie ai vari capoluoghi che verranno, almeno tre, a trovarsi senza municipio (rimarranno i muri con dentro una persona, per qualche tempo). Ambiente al collasso totale, l’ abbandono delle campagne e della lavorazione della terra è stato sottovalutato, ora si colgono i frutti. Forse sia Lei che il sottoscritto vediamo la situazione in modo errato, ma ormai non ci si nasconde più, è sufficiente aprire gli occhi. Spero di sbagliarmi e, come Lei, attendo le spiegazioni alle Sue domande, sempre che qualcuno risponda. Cordialmente.
(Fabio Leoncelli)
Giuliana, hai dipinto quella che è la triste realtà. Vedrai che qualcuno risponderà, magari offeso dalle tue affermazioni, proclamando risultati stupefacenti (ai politici questa caratteristica non manca). Le parole saranno sempre le stesse e la realtà non cambierà. La rassegnazione è bruttissima ma, cosa possiamo fare noi cittadini? Ciao e grazie della tua relazione.
(Sergio)
Il perché di certe cose è difficile da spiegare ma credo che ognuno, in fin dei conti, abbia intorno ciò che si merita, dal Parco, agli amministratori, a tutto il resto. C’è stata e c’è una grave mancanza culturale nel riguardo del turismo e dell’accoglienza, ma soprattutto dell’ambiente stesso. Per anni si è cercato di far diventare la montagna simile alla pianura, senza considerare che l’unica vera risorsa che avevamo a disposizione era la differenza della nostra terra, il nostro ambiente naturale che era ed è un valore da promuovere, conservare e valorizzare. Non c’è stata attenzione da parte delle istituzioni che hanno penalizzato ogni genere di impresa, senza considerare che tanti esercizi della montagna erano più un servizio che altro, che non avevano il reddito richiesto ma permettevano a malapena di sopravvivere e restare qui. L’agricoltura costretta a dover produrre molto, per sopravvivere, da qui stalle sempre più grandi, macchine agricole sempre più costose e chiusura di caseifici ed aziende sempre più frequenti. Una responsabilità generale ha portato la montagna ad essere ciò che è, apatica e rassegnata. Un Parco nazionale, una entità vaga, utile a pochi privilegiati e che non riesce ad essere trainante e nemmeno un valore aggiunto. Dico tutto questo con amarezza e comprendo perfettamente la sua; non riesco a risponderle, a dare colpe o ragioni precise, mancano le risorse ma è mancata soprattutto l’unità di intenti territoriale, tutti sono stati attenti solo al proprio cortile, senza curarsi di ciò che succedeva attorno, del futuro e il futuro ora è davvero opaco per la montagna. Più della metà dei residenti sono persone anziane, i giovani in buona parte sono pendolari e speriamo che l’attaccamento alla nostra terra li aiuti a resistere. I servizi sono sempre meno e le tasse comunali più elevate, le strade le abbiamo sotto gli occhi, il carburante costa un 20% in più di quanto costi in pianura, la banda larga ha da venire, i telefoni funzionano a sprazzi, i prezzi nei negozi non possono essere competitivi, il peso politico è direttamente proporzionale al numero dei votanti ed il gioco è fatto. Ci vorrebbe un miracolo. Servirebbe una trasformazione della rassegnazione in orgoglio, in voglia di fare. Qualche timido segnale c’è, speriamo che gli enti, le istituzioni sappiano coglierlo, che l’amore per questa terra bella ed avara di soddisfazioni sappia farla risalire il pendio dove è caduta.
(Antonio Manini)
Brava Giuli, hai proprio ragione. Anch’io vorrei sapere perché, capire cosa non funziona, poterne discutere con i politici del nostro territorio. Mi viene da pensare che siano tutti troppo occupati in attività molto più “importanti”. Mah.
(Francesca D.)
Ritratto perfetto della situazione. Complimenti, vorremmo purtroppo smentirLa, ma la realtà è questa. Saluti.
(Riki)
Concordo pienamente con la signora Giuliana. Tutto quanto letto è verissimo, il brutto è che lo sanno tutti e non si fa niente per cambiare questo sistema. Fare politica significa impegnarsi in prima persona per migliorare la vita quotidiana dei cittadini, mettendosi al loro servizio. Dov’ è tutto questo? Il Parco poteva essere una grossa opportunità per iniziare un percorso fatto di sviluppo concreto, invece eccoci ancora qui a mostrare la nostra delusione. Il pensiero dei politici è passare il tempo in riunioni parlando solo di aria fritta. Nessuno si sente responsabile?
(Claudia)
Ci sono tante altre cose che andrebbero rilevate. Centri storici bellissimi abbandonati a se stessi, resi invisibili dalla mancata pedonalizzazione di anonime strade alternative, incapacità di organizzare manifestazioni culturali legate o meno alla storia del territorio. Penso a Giffoni, dove qualcuno è riuscito a inventarsi una rassegna di cinema per bambini, oppure al Festival dei due Mondi di Spoleto. Nessuno pretende di arrivare a tanto ma, invece di parlare solo e sempre di Matilde, come se fosse l’unico periodo storico rilevante per il territorio, qualcosa di nuovo e diverso si potrebbe escogitare. Manca sicuramente una regia globale, che forse dovrebbe essere in qualche modo legata al Parco, ma manca anche un po’ di fantasia. Sono stato in Umbria di recente e penso che, pur non possedendo le tavole eugubine, si potrebbe prendere esempio da centri storici e risorse naturali valorizzate in modo perfetto.
(Sergio)
Tardi quando i buoi sono fuggiti chiudere il recinto. L’intera montagna soffre l’inadeguatezza di amministrazioni che hanno solo cercato voti per il potere a discapito di tutto. In effetti la montagna è piena di politici che hanno fatto carriera, inutile ricordarli mentre è ben visibile il loro non fare. Una su tutte: le strade che ci hanno penalizzato, pertanto tutte le attività ne hanno risentito delocalizzando in posti più comodi. Anche il turismo, che col Parco poteva diventare trainante, risente di questo svilimento degli imprenditori, lasciati soli, tassati e senza avere nulla in cambio. Chiudere diventa naturale.
(FG)
Credo anch’io che ognuno abbia quello che si merita. Le responsabilità e i compiti sono dei nostri amministratori e del partito che da sempre ci governa e che la maggioranza degli abitanti della nostra popolazione ha scelto. Sarebbe ora di osservare quello che ci sta intorno come un bene comune, che nell’interesse di tutti dobbiamo salvaguardare; chi amministra deve rendere conto di ciò che fa e se non produce risultati apprezzabili andare a casa e restituire i fondi sperperati (i nostri soldi). Questo implica da parte di ognuno di noi un maggior senso critico e di conseguenza, nel momento delle elezioni, un voto consapevole e non per partito preso. Lamentarsi dopo non serve a nulla e non porta da nessuna parte.
(Commento firmato)
Quello che vede la signora Giuliana purtroppo è pura realtà! Provo a dire cosa si deve fare per invertire la rotta (premesso che personalmente nel mio piccolo ci ho provato e i risultati sono venuti, penso di avere un po’ di meriti se a Cerreto Alpi qualcosa si è realizzato). Si tratta di “cambiare verso” a questo territorio come direbbe il nostro attuale presidente del Consiglio. Perché gli ultimi cinquanta anni hanno visto il declino demografico e non solo, dell’area ora denominata appunto Ventasso e dell’intero Crinale. Quindi “cosa fare per invertire la rotta?” Credo ci voglia finalmente un cambio di mentalità e una “visione” nuova del futuro del nostro territorio. Ci vogliono idee nuove perché quelle vecchie ci hanno portato all’oggi. I “buoni” amministratori non sono più sufficienti. Quindi una nuova classe dirigente che metta da parte il colore dei partiti e che si fregi di idee che uniscono gli abitanti e non di contrapposizioni calate dall’alto. Tutti parlano e chiedono la garanzia dei servizi. Assolutamente fondamentali per dare vivibilità a un territorio ma che da soli non ne cambiano il declino, al massimo lo possono “addolcire”. Sarebbe come quando si da la morfina a un malato terminale, lui starà fisicamente bene, ma morirà! Abbiamo bisogno di sconfiggere il male! Che individuo nella mancanza di lavoro. Allora il malato guarirà! Quindi serve una classe dirigente che punti con tutte le forze, le idee e le opportunità a creare lavoro regolare. Il lavoro crea un circolo virtuoso: lavoro = giovani che non vanno via, o che arrivano attratti dall’opportunità, nuovi nuclei/famiglie che si formano, bambini che nascono, di conseguenza servono abitazioni nuove o ristrutturate, servono le scuole, servono i negozi, i bar, i ristoranti, le banche, le poste, e gli ospedali. ecc., ecc. Ultimamente il territorio ha conquistato ambiti riconoscimenti come essere Parco nazionale e anche area MAB UNESCO, questi però non devono essere visti come delle “medaglie al valore” intorno alle quali organizzare solo delle feste per raccontare quanto siamo bravi a presentare virtualmente le potenzialità del nostro territorio, ma essere valore aggiunto per concretizzare quelle potenzialità. avere il coraggio di osare con progetti veri creati e condivisi dal basso, con i cittadini e le imprese. Il territorio, se gestito e valorizzato attraverso una nuova visione, potrà diventare la nostra grande “fabbrica” in grado di dare lavoro, ripeto “regolare”, attraverso una manutenzione programmata, con la messa in campo di progetti di recupero di attività erroneamente dismesse e/o abbandonate, che possono oggi diventare innovative, ad esempio: i castagneti in grado di produrre migliaia di quintali di castagne, i boschi in grado di produrre migliaia di tonnellate di legname, dal quale ricavare energie pulite, l’agricoltura che produca prodotti in modesta quantità ma di altissima qualità. Penso ai quintali di funghi porcini che sono prodotti ogni anno dai nostri boschi e che non danno ritorno economico, penso al valore ambientale ma anche, perché no economico degli animali selvatici che oggi pascolano nelle foraggere di alta quota, nei campi dietro casa e nei castagneti abbandonati, come: caprioli, cervi, cinghiali che oggi si sono cacciati ma senza dare un vero reddito al territorio e soprattutto al mondo agricolo. Senza dimenticare il turismo, che può diventare la “locomotiva” in grado di trainare l’intero territorio. Un turismo che capitalizzi le ottime cose già esistenti e le affianchi con formule nuove, attirando chi cerca il contatto con la natura ma anche il rapporto umano con le comunità. Immagino un piano di investimenti grazie ai fondi europei di tipo pubblico-privato mirato al recupero dei borghi dove le comunità diventano una grande “struttura ricettiva ospitale” non fatta solo di unità abitative, ma di abitanti che gestiscono il territorio e ospitano i turisti. Serve un piano di formazione che partendo dalla scuola di base indirizzi i ragazzi per la creazione di nuove professioni come operatori del turismo, le guide, gli istruttori e maestri di tutte le nuove discipline turistiche-sportive, preparandoli anche come accompagnatori culturali per comunicare il grande valore ambientale-storico-culturale del nostro territorio. Servono operatori per la gestione delle foreste e agricoltori “nuovi” per diversificare le produzioni e magari smarcarsi dalla omologazione-globalizzazione che ha portato il prezzo di vendita del miglior formaggio al mondo a non coprire neanche i costi della produzione della latte. Tutto questo deve essere coordinato, ogni pezzo del puzzle deve essere pensato e realizzato come parte di una “visione” di un unico progetto, non un componente fine a se stesso. Per fare queste cose ci vogliono persone che hanno una visione nuova quelli che hanno governato fin ora hanno dimostrato di non averla! E ripeto non è una questione di colore dei partiti, è una questione di uomini capaci con idee giuste al posto di comando!
(Renato Farina – Cerreto Alpi)
Bello prendersela sempre con gli amministratori. Giusto. Ma voi montanari cosa fate per la vostra montagna e per il turismo? La foresteria della Pietra è gestita dal Parco? Il bar del Passo del Cerreto dove qualche hanno fa ho sentito teorizzare di mettere una sbarra per impedire a “piansani” di arrivare, è gestito da Giovanelli? Gli alberghi di Cervarezza dove la mia anziana madre è andata qualche volta e in cui ha trovato lenzuola strappate e per colazione una brioche in due, sono gestiti dal Comune? Il pastore che lascia le pecore incustodite sul Cusna è forse il direttore del Parco? Quante volte da “piansano” mi sono sentito di troppo in un bar? I ragazzi del Cerreto che fanno un ottimo lavoro e mi hanno fatto ricredere sull’intelligenza turistica dei nostri montanari sono un eccezione. Ma per piacere, non date sempre le colpe agli altri, ognuno si prenda le sue.
(AG)
Mi piace molto l’intervento di Sergio, sintetico e ha centrato l’antico problema: manca la regia, manca un progetto globale che sappia parlare a tutti i soggetti. Non ho mai sentito nessuno, dico nessuno, parlare di un progetto globale, perchè solo così si può guardare lontano, e che parli insieme di economia sostenibile, cultura, scuola, anziani, agricoltura, turismo, sentieristica, sport, solidarietà, energie sostenibili, l’edilizia che deve essere solo di recupero, ecc. Appartengono alla vecchia politica gli interventi a spot. Secondo me l’ultima carta verrà giocata col Comune unico, se il futuro sindaco non sarà una persona libera, illuminata e pronta a dare battaglia su tutti i temi di cui si discute, sarà davvero un dramma. Il territorio ha un potenziale enorme, a mio modo di vedere a volte ci si lava le mani addossando la colpa solo alla politica, nessuno mai ha chiesto conto ai nostri amministratori, a memoria hanno tutti fatto i loro due mandati senza problemi. Forse se il cittadino invece di inveire al bar e poi lavarsi le mani si desse un po’ da fare? Comunque da imprenditore (Corte della Maddalena), vi posso dire che ho accolto in un anno dall’apertura centinaia di preziosi stranieri, e vi posso assicurare che sono andati via tutti entusiasti, per i più curiosi, visitate Booking.com e TripAdvisor, avrete delle sorprese. Come organizzatore, insieme a un intero paese e non solo, dell’Ecomaratona del Ventasso, vi posso assicurare che il successo (quest’anno sono venuti a fare sport quasi 900 persone, senza gli accompagnatori) non è dovuto al caso, dietro c’è una regia che dialoga con tutti. Problemi, anche col Parco ne abbiamo avuti e continuiamo ad averne, ma questo non è un buon motivo per puntare il dito e lasciare andare un evento così importante per l’intera valle. Queste due esperienze personali dimostrano che i progetti, se ben strutturati e condotti, aiutano a centrare l’obiettivo, che deve essere sempre a lunga gittata. A proposito di cani da pastore, insieme a mia moglie Rosi siamo guide ambientali, i Maremmani sono un problema enorme. L’ultima escursione in Caval Bianco mi ha fatto incontrare un pastore in Italia da 10 giorni che non parlava italiano, oltre alle pecore aveva tre Maremmani che si sono avventati su di noi. Ma a parte il problema sicurezza, il ragazzo era gentile e con una gran voglia di parlare, ma quanto e come viene pagato? Spero più dei 3 € euro l’ora degli schiavi raccoglitori di pomodori. Vi ricordate quella bella canzone di Giorgio Gaber che cantava “La libertà è partecipazione”?, ecco questo potrebbe essere il punto da cui partire. Un caro saluto a tutti.
(Vincenzo Castellano)
Mamma mia che tristezza questi commenti. Il principale problema che personalmente rilevo nella nostra montagna (ed io ci vivo e ci lavoro, non vengo solo 15 giorni all’anno per turismo) non sono le strade, le frane, i lupi, le zecche, i rifiuti, l’esodo, i politici, ecc., ecc. ma è tutto questo continuo lamentarsi. Intorno a me continuo a sentire soprattutto gente che si piange addosso e sottolinea solo aspetti negativi. Il lavoro di promozione del territorio portato avanti dal Parco e da altri enti non servirà proprio a niente se non cambia lo spirito di noi montanari. Basta lamentarsi, valorizziamo noi per primi di più la montagna invece di far uscire a tutti i costi gli aspetti negativi, che d’altra parte esistono per tutte le realtà, non solo la nostra. Avete veramente stancato con queste inutili chiacchiere da bar! Rimbocchiamoci le maniche e facciamo del nostro meglio noi per primi, ne avremo vantaggio tutti, sia i residenti che i turisti che ci visitano quei pochi giorni all’anno!
(D.M.)
Buonasera, i problemi sono tanti quanti i disagi che viviamo, le promesse che ci sono state fatte, quasi nessuna rispettata. Per me che abito nella nostra bella montagna ritengo siano indispensabii: 1) strade; 2) enti che rispondano ai cittani (forze dell’ordine che blocchino il dilagare di ladri); Enel che risponda quando c’è un blackout; Polizia municipale che recuperi cani randagi; enti che rifondano anche i privati per i danni dei selvatici; 3) accessibilità alla rete Internet veloce; 4) possibilità, viste le difficoltà ed i costi negli spostamenti, di avere agevolazioni tariffarie per home banking, nonchè di poter dialogare con le istituzioni in modo telematico. Il turismo sarebbe la ricchezza di tutta l’Italia, qui, oramai, non riescono più a campare i residenti. Sveglia signori politici, basta slogan, è ora di tacere ma di fare, tutti, senza colori e senza guardare se si è in maggioranza o opposizione. Muoviamoci, o questa nostra montagna muore. Se non siete capaci, non ne avete voglia, fatevi da parte.
(Davide Negri)
Il mio commento sarà forse impopolare, ma vorrei vedere la questione da un punto diverso: quello delle qualità paesaggistiche del nostro territorio. In breve: l’Appennino è bello, bellissimo ma, a mio modesto parere, inferiore ad alcune zone d’Italia a livello di attrattive naturalistiche, come il Trentino o alcune zone costiere o interne della Toscana. Quindi, giusto puntare sul turismo, ma essendo consapevoli che certi risultati a livello di ritorno economico e presenze sono impossibili da ottenere. Magari puntare anche su altre attività.
(Ic)
Voglio fare solo una precisazione alla sua lettera: la Foresteria, di cui sono il titolare, è sempre rimasta aperta al pubblico dal 20 luglio al 30 agosto ed esternamente effettua regolare servizio ai tavoli. Si è confusa con il Rifugio della Pietra.
(Foresteria San Benedetto)
A Napoli dicono “U pesce puzza dalla capa“. Credo che sia una risposta saggia. Più di qualche volta persone di buona volontà si sono impegnate direttamente per dare l’avvio ad un mutamento pro ambiente montanaro; ma alla maggioranza dei montanari le cose piacciono come sono e nulla fanno per mutarle. Tante volte abbiamo suggerito che l’Appennino reggiano ha bisogno di visibilità a livello regionale, nazionale, internazionale; ma i responsabili hanno sempre fatto “orecchie da mercante”. Poi se aggiungiamo i prezzi maggiorati dell’energia, del gas dell’Imu per i non residenti, ecco fatto che spuntano una infinità di cartelli “vendesi”. E’ vero, la montagna italiana in genere tende allo spopolamento, ma chi deve incentivare i montanari a restare?, a prendere iniziativa economica?, a valorizzare le risorse naturali? Un attento amico montanaro una volta rispose al presidente della regione Errani che si vantava delle infinite provvidenze concesse alla Regione: “Signor presidente, lei si sta confondendo con la riviera, qui siamo sull’Appennino e non abbiamo visto il becco di un quattrino”. Ed aveva ragione.
(Bruno Tozzi)
Cosa ho visto, lancio qualche sassolino di ritorno da un viaggio in Olanda. Sono rimasta estasiata da tutte quelle splendide praterie abitate da libere mucche al pascolo, pecore, capre, che hanno allietato la mia vista e alimentato la mia fantasia. Perché le nostre stanno tutte rinchiuse (premetto che non sono del settore e quindi non ne conosco i motivi)? Poi davanti ad ogni casetta ognuno coltiva il proprio giardino, piccolo o grande che sia, fiori ovunque e molto altro. Il cibo però è così così, da noi invece è fantastico. Vado a ruota libera e da montanara faccio un salto in pianura, che tristezza tutte quelle impersonali casse elettroniche dei supermercati, delle biglietterie alla stazione. Dove sono finite le commesse, il personale umano, i posti di lavoro? Quindi sì, rimbocchiamoci le maniche e sorridiamo di più, ma anche facciamo scelte consapevoli, ovunque. La polica serve, serve la regia, servono persone competenti ma soprattutto coraggiose per guardare lontano, per guardare come una volta al bene comune, alla concretezza, alla realtà. Saluti.
(Simona)
Vorrei cambiare la prospettiva. Sono un frequentatore della montagna ormai da decenni. Francamente quello che latita mediamente non mi sembra il Parco, ma l’imprenditoria. Partiamo da quello che funziona: Cervarezza ha un eccellente campeggio, gestito da una famiglia che si è fatta, se non sbaglio, le ossa imprenditorialmente in pianura. Se ci portiamo sul Cusna, Febbio ha riaperto grazie all’impegno degli usi civici, ma viene gestito da gente non del posto, come è di gente sassolese l’unico buon negozio di Rescadore. Se andiamo ai rifugi e simili, molti sono gestiti da gente non autoctona, vedi Cecciola ecc. Pur con ottime eccezioni, una quota di rilievo del turismo montano è in mano a gente non del posto, aggiungo, spesso si tratta dei posti con maggiore ospitalità. Al di la del disastro causato dalle difficoltà economiche dei Comuni, e con l’abolizione delle Provincie il quadro peggiora, il problema è spesso culturale. Spesso il turista avverte di essere a malapena sopportato sia da molti residenti, e fin qui passi, ma anche dai commercianti stessi. Chiarisco, capisco che la situazione è difficile e spesso sconfortante, che spesso si lavora per la sola sussistenza, ma una buona dose di imprenditorialità, aiuterebbe. Poi gli enti dovrebbero supportare di più il turismo con lungimiranza. Bisogna aumentare i numeri più che tutelare le attività esistenti. Se in montagna è rarissimo trovare aree sosta per camper credo sia un po’ causato da arretratezza culturale, ma anche dall’idea sbagliata che quest’attività tolga lavoro a campeggi ed alberghi, mentre invece portano ricchezza. Può sembrare un dettaglio, ma parliamo di un settore turistico adattissimo all’Appennino e in grande crescita. Poi comunque, basta piangere. In questi ultimi anni è saltata mezza Italia, nonostante questo ci sono attività in montagna che hanno resistito o addirittura hanno riaperto. Intere aree turistiche sono completamente collassate, mentre la nostra montagna arranca ma resiste. Il problema è vedere se ci sarà la capacità di cogliere la pur debole ripresa in atto. Per vari motivi la nostra montagna ha molte opportunità, più con rifugi, agriturismi, B&B che grandi alberghi, visto il mercato attuale.
(Piansano)
Mi permetto un piccolo commento da operatore turistico che rappresenta Terme di Cervarezza, piscina Cerva sport, bed and breakfast Monteventasso. Devo far notare che non è tutto così negativo, le nostre attività ci danno molte soddisfazioni con presenze in costante aumento, è indubbio che se non si ha una certa cultura e spirito innovativo diventa difficile gestire un turismo che ha nuove esigenze portate anche dal Parco, spesso contestato invece di essere capito, da chi offre turismo. Insomma, un Parco nazionale deve avere delle eccellenze al suo interno e a Cervarezza ci sono, oltre a noi, un bellissimo parco avventura: Cerwood, un ottimo e attrezzatissimo campeggio, le fonti, un interessante osservatorio astronomico, uno splendido campo di calcio che ha ospitato numerose squadre, l’albergo. Certo con nuovi investimenti mirati sulle infrastrutture saremmo sempre più competitivi, cercando di essere positivi e con voglia di fare. Cordialmente.
(Gabriele Ferrari)
Concordo con Gabriele Ferrari, se invece di lamentarci sempre (ormai siamo diventati peggio del meridione) ci rimboccassimo tutti di più le maniche, forse ci sarebbero più posti di lavoro e attività funzionanti, il problema della gente che non viene è semplicemente perché abbiamo servizi inadeguati.
(Un montanaro)
Rispondiamo alle critiche, proponendo il fare di questi giorni. Il Parco nazionale sta promuovendo l’Appennino a Expo: fino a ieri 6355 visitatori (numero record rispetto a tutti i parchi alternatisi in quello spazio). Stasera c’è un evento Expo al centro visita di Lagdei. Mercoledì a Milano partecipiamo a un incontro sul turismo sostenibile e la certificazione europea. Giovedì ancora a Expo presentiamo un libro – a mio parere bellissimo – sui colori e “l’Autunno d’Appennino”. Venerdì è il primo dei 2 giorni di un seminario per insegnanti all’Orecchiella di Lucca su educazione ambientale, Unesco e valore dello scambio culturale: ci saranno decine di insegnanti dalle 4 province. Domenica arrivano da diversi Paesi del mondo per una settimana i 50 giovani selezionati col progetto “Score”, investimento europeo su persone da impegnare per lo sviluppo del turismo di ritorno in Appennino. Sullo stesso tema il 26 settembre ci sarà una promozione nazionale a Milano città, insieme con il parco dell’Appennino Lucano e Federparchi. Il 3 e 4 ottobre a Cerreto Laghi c’è il mondiale funghi. Si prevedono alberghi al completo. Potremmo elencare molte cose fatte più o meno bene. Ma probabilmente non servirebbe. Meglio stare ai fatti e alle azioni in corso. Alle critiche serie prestiamo sempre attenzione e rispetto e ci mettiamo la faccia. È senz’altro vero che c’è un divario tra aspettative e risultati, anche perché il Parco nazionale esprime grande forza e presenza culturale, come catalizzatore di idee innovative, ma è molto più debole come forza economica materiale. Devo ancora ricordare che il Parco – e i numeri hanno un peso – muove meno dell’1 per mille del PIL del territorio. È tutto valore aggiunto perché il Parco non preleva un centesimo dall’economia locale e, viceversa convoglia risorse da fuori; ma comunque non determina i trend fondamentali dell’economia e del lavoro. Tantomeno determina quelli della demografia che rispondono a profondità storiche e culturali di dimensioni assolutamente diverse. Seriamente e senza infingimenti potremmo documentare che anche su questo terreno un suo contributo il Parco lo da. Ma va misurato in proporzione ai suoi compiti e alle sue forze. Oltre alle critiche poi vi sono toni e tentativi di delegittimazione, peraltro ricorrenti nel tempo (adesso in politichese li chiamano “gufi”). A questi rispondiamo che sono sempre stati e saranno sconfitti, anzi si sconfiggono da soli, come ogni nichilismo. Parco nazionale e Unesco significano per il nostro Appennino parole, istituzioni e valori positivi, forti, sicuramente duraturi nel tempo, riconosciuti in uno spazio molto grande, qui e fuori di qui.
(Fausto Giovanelli)
Fuori tema: risponda con il “fare di sempre” che così le mettiamo tutte in fila!
(Serb)
Condivido la risposta in fatti e la posizione sulle gufate. Ricordo il passaggio da Parco del Gigante a Parco Nazionale e ricordo che la chiave era una nuova opportunità per vedere e ripensare il nostro Appennino. Opportunità che hanno colto poco gli amministratori e ancor meno i montanari. Giuliana vede il bicchiere mezzo vuoto, io lo vedo mezzo pieno. Credo che qualcosa si muova e chi ha creduto nell’opportunità (anche se montanari adottivi) qualche risultato lo sta ottenendo. Credo che nel nostro Appennino la qualità della vita possa essere ad alto livello, senza nulla da invidiare ad altre regioni o ai paesi nord-europei. Ma i commenti dicono che il percepito dalla maggioranza è ben diverso. La mia proposta è quella di lavorare di più nelle scuole per fare apprezzare ciò che abbiamo. Non conosciamo il nostro territorio, la sua storia e suoi mille punti di forza economica e sociale e questo ci impedisce di confrontarlo e valorizzarlo con ciò che i media ci propongono.
(mc)
E bravo Presidente, aspettavo proprio Lei! Abbiamo bisogno di infrastrutture, di turisti che vengano e alloggino sul territorio e portino soldi e lavoro. Di titoli, onorificenze e burocrazia ne abbiamo abbastanza!
(Giuliana Corradi)
E anche di Presidenti. A maggior ragione se citano Expo e mille altre avventure magiche. Sono certo che il politichese è la Sua lingua più conosciuta, ma per carità, stemperi quel tono da “abbiamo fatto tanto”, non si addice alla realtà. Cerreto Alpi sì, fa molto, bene, e meglio anche senza essere citato ad Expo.
(Serb)
E vai con i gufi! Ottime parole da parte di un Presidente e del “politichese” di oggi, si vede dove siamo arrivati. Complimenti.
(F)
Nota dolente, Presidente: a chi vengono assegnate le risorse che il Parco convoglia da fuori?
(Maria)
Il punto non è solo l’impegno e il coraggio di mettersi in gioco dei ristoratori, albergatori o di chi vogliate. Purtroppo aprendo gli occhi siamo ostacolati da molte cose, partendo dalla viabilità. Basta spostarsi nella provincia di Modena e la situazione asfalto, frane, ecc. migliora in modo assurdo, basta passare il torrente Dolo e le cose cambiano a vista d’occhio. Non commento il discorso di locali o infrastrutture gestire da gente della pianura perché purtroppo abbiamo esempi lampanti e non entro nel merito, non sarei molto popolare.
(Carlo Rivi)
Mi chiamo Giovanni, nel lontano inverno del 1981 i miei genitori mi portarono a Nismozza ed è stato amore a prima vista. Non ci chiamavano piansani, ma stranieri, eppure con il tempo siamo riusciti a coronare il sogno di una casa, di amicizie vere e di interazione sui problemi del paese. Ho 43 anni, ho visto abbastanza e sentito peggio “signor” Giovanelli, perché di onorevole c’e ben poco, in quello che lei e chi è come lei cerca di farci bere, il fegato di merluzzo non è un succo nettarino. Abbiamo alle spalle una civiltà bimillenaria che ha donato al mondo tecnologie, servizi, strade, fogne e se vuole vado avanti per ore… Bastava migliorarle, mantenerle, ma lasciare tutto al fato e alle colpe di quelli venuti prima mi sembra esagerato. Vede, voi politici non capite un semplice passaggio della questione,io faccio l’idraulico e sono considerato un professionista, la signora Corradi come altri lo saranno in altri campi e lasciano a lei la politica, perché ne ha fatto un mestiere, sicuramente difficile e insidioso, ma che a differenza nostra non implica l’errore (che ha sempre fatto quello prima), che non si può criticare (perché ha sempre qualcosa da esibire come contentino). Lei di risposte non ne da, si pavoneggia allo specchio certo di un incarico futuro (ovviamente politico) e intanto l’amata montagna muore in tutte le sue espressioni, inascoltata come la gente che ha la sola colpa di essere professionista in altri mestieri ma non in quello del politico. Io, per fortuna, non farò mai il politico per capacità e pazienza, ma le assicuro che nel futuro nessuno si ricorderà di me, ma di lei sicuramente sì, speriamo solo che lo specchio le porti consiglio. W l’Appennino!
(Giovanni Bettati)
Signora Corradi, io non condivido la sua analisi, servono però idee e lei come tanti altri che commentano il suo articolo potrebbero aiutare chi deve fare a fare bene.
(Enrico Bini)
Ps. Signora in che settore lavora?
Forse il signor Bini dimentica che il sindaco è lui e che lui è stato eletto affinchè porti soluzioni ai problemi che affliggono il nostro paese. Vorrebbe dire che il Presidente del Consiglio dovrebbe fare una consultazione popolare ogni qual volta debba addivenire ad una deliberazione? Troppo comodo agire alla Tsipras per attribuire ad altri le decisioni che il proprio ruolo comporta. Al popolo, invece, spetta il compito di valutare le azioni dei propri amministratori o… l’assenza di esse. Poi, magari, un po’ meno spocchia nelle risposte non guasterebbe, occorre una laurea particolare per esprimere un’opinione o la signora Corradi è ancora libera di farlo? Che poi lei tenga conto o meno di quanto viene espresso su questo sito o altrove, ne terranno conto i suoi amministrati.
(E. Pinello)
Credo Lei sia il sindaco di Castelnovo ne’ Monti. Se sì Le chiedo se conosce la situazione di degrado ambientale del crinale, viabilità, versanti, regimazione delle acque. La situazione commerciale (attività chiuse) la situazione logistica per gli studenti e pendolari. E’ certamente a conoscenza dei costi degli abbonamenti per frequentare la scuola dell’ obbligo a Castelnovo ne’ Monti, esempio da Civago o Succiso oppure da Ospitaletto? Il crinale che opportunità per attività sportive offre ai giovani? Le famiglie devono farsi carico di continui spostamenti, minimo a Castelnovo. Se poi esaminiamo la viabilità, una vera tragedia. Suggerimenti costruttivi: migliorare la viabilità per i centri lavorativi e quindi una variante a Castelnovo ne’ Monti, fondovalle Secchia sino a Collagna con la prospettiva di un collegamento con il mare; incentivi a chi lavora o apre attività sul crinale; incentivi a far ripartire l’agricoltura in montagna, supportata da attività collegate, dagli agriturismi alla manutenzione del territorio; gestione della fauna selvatica che ora devasta la vegetazione, infesta e distrugge il foraggio montano che dovrebbe servire per la produzione del Parmigiano Reggiano di qualità; smetterla di spendere soldi per opere inutili quali “porte”, fontane, balconi sul nulla (Cerreto). Cosa ne pensa dei soggiorni pagati a chi è emigrato in altri paesi? Senza nulla togliere a chi è emigrato, ma chi è rimasto ed ha cercato di costruire e creare qualcosa in loco, cosa ha ricevuto? Cosa ne pensa della situazione dei sentieri e delle carraie o percorsi ipotetici per bici o ippovie del crinale? Provi a percorrere per esempio il sentiero che dalla SS 63 tra Busana e Nismozza, sale per il monte Ventasso, oltre alla presenza di massi e pietre divelte dagli animali, ad un certo punto non è più visibile, scompare tra i rovi, le tabelle del Parco inchiodate ai faggi e mille altri sentieri. Cosa ne pensa di un capoluogo di Comune senza bar o ristorante? Cordialmente.
(Fabio Leoncelli)
Veramente è vostro compito allestire soluzioni efficaci. Almeno, in campagna elettorale siete ben abili ad evidenziare le vostre capacità ed idee. Va riconosciuto che Lei, Bini, ai miei occhi è vestito di lana ben diversa dal nostro Senatore. Comunque, è il vostro lavoro amministrare e possibilmente far crescere l’Appennino.
(Serb)
Concordo con Gabriele Ferrari. Esistono anche eccellenze che funzionano, aggiungo che non sono mai stato in una delle sue strutture, ma a Cervarezza ho incontrato mediamente un’imprenditoria turistica di ottimo livello, cosa rara in altri posti, che accoglie il turista non come un’intruso, ma come una persona da soddisfare. Concordo anche che l’impressione è che spesso del Parco non si combattano le inefficienze o i clientelismi (reali o presunti non lo so), ma le idee innovative o semplicemente al passo coi tempi.
(Piansano)
A proposito, da persona appassionata di sci conosco Febbio e un po’ il Cerreto, poco il Ventasso, ma al Ventasso il sito degli impianti di risalita è aggiornato ad alcuni anni fa, attualmente segnala 60-80cm di neve! Pagine Facebook poco aggiornate. Cerreto ha non 1 ma due siti, di cui uno ufficioso, creando confusione. La Skimap è pessima e crea confusione. Discreta la pagina Facebook. Buona, anche se essenziale, la pagina del campeggio. Febbio ha un discreto sito internet e peraltro hanno un’innovativa card valida sia per il bar/pizzeria che per gli impianti. Ben aggiornata la pagina Facebook. Campeggio con sito appena sufficiente, seppur rinnovato. Se il Sito http://www.infofebbio.com è buono, non sono in funzione http://www.febbio.it e http://www.febbio.com. A quest’ultimo sito, oltretutto rimanda il sito del Comune di Villa. Da internet è quasi impossibile sapere cosa succede a Pian Vallese, sia d’estate che con gli sci. Il sito “Appennino verde”, dell’unità di prodotto della montagna ha dati sugli impianti di risalita non aggiornati. Buono invece Appenninoreggiano.it. In generale la promozione turistica via Internet è di basso livello. Con bassa qualità dei soggetti promozionali pubblici (a partire dal Parco) e nessun coordinamento promozionale tra soggetti privati.
(Piansano)
Rimarcando che non tutto è negativo, ma c’è molto da migliorare, alcune informazioni. Proviamo a guardare il seguente documento: http://osservatorioeconomico.re.it/wp-content/uploads/2010/09/Primo-rapporto-LEL.pdf o il primo documento (word) se con Google cercate: presenze turistiche appennino reggiano. Il grafico 4 evidenzia che tiene meglio l’Appennino modenese, ma comunque il trend reggiano di spopolamento nell’alta montagna non è un dato provinciale a comune a tutta l’aera occidentale della regione. Se mi si permette, l’orografia conta, il modenese ed il bolognese sono molto meno impervi; allo stesso tempo la Cisa non salva la montagna parmense. In generale sulla demografia è critico il crinale, ma il resto della montagna è abbastanza “sano”e comunque non diverso dalle altre aree montane della regione. Se andate alla sezione turismo, si nota come ci sia un problema sul crinale sull’attrattività del turismo straniero, qui magari torna utile il lavoro su Expò, vedremo… Solo Busana attira in maniera significativa turismo straniero, forse puntare sul turismo all’aria aperta di qualità conta di più di altre opere? Il crinale soprattutto lavora principalmente sull’estate, più che sull’inverno. E qui nasce un quesito, han senso tre stazioni sciistiche in provincia? Non sarebbe utile avere il coraggio di chiudere il Ventasso e dirottare i, pochi, contributi pubblici sui due impianti che possono lavorare anche in estate? A questo proposito ottima l’azione dei gestori di Febbio volta a potenziare l’attività estiva, settore in cui le vecchie gestioni (non mi soffermo su qualche “pirata” intervenuto post fallimento Alto Crinale) non hanno creduto. Un’ultima osservazione sull’agricoltura. Se andate a questa pagina: http://www.clal.it/index.php?section=parmigiano_altimetria potete scoprire che la montagna reggiana è quella che negli ultimi anni ha avuto il trend di produzione migliore (+15% contro +10% di Parma e +4% di Modena) all’interno del consorzio del Parmigiano Reggiano e nel 2015 è l’unica area montana in cui non c’è un calo netto della produzione. Sappiamo tutti quanto soffra il settore, ma vuol dire che nella nostra montagna c’è una capacità di resistenza maggiore che a Parma o Modena.
(Piansano)
Signor Pinello, non era mia intenzione tacitare nessuno, tantomeno la signora Corradi (se si è percepito questo mi scuso con la Signora), io ho ben presente quello che chi è stato eletto deve decidere e agire per dare risposte al territorio che amministra, io sto lavorando per questo. Ciò non toglie che come abbiamo sempre sostenuto in campagna elettorale le cose che facciamo o che pensiamo di fare le facciamo condividendole coi cittadini. Chi mi conosce sa che non cerco alibi per giustificare miei errori o mie scelte. Grazie per lo spazio alla sempre attenta e puntuale radiazione.
(Enrico Bini)
—–
Circa l’ultima parola del suo commento, “radiazione”: è corretto o trattasi di refuso e voleva scrivere “redazione”? Cambiano (di parecchio) senso della frase (…) nonchè prospettive di una eventuale risposta più articolata. Casomai, se crede, ci faccia sapere. Grazie.
(red)
—–
Redazione, io mi fermo qua, grazie.
(Enrico Bini)
Sono lombardo, milanese, frequento il versante toscano dell’Appennino, la Lunigiana. Ho seguito con interesse fin dall’inizio l’entrata nel Parco della zona che frequento (Comano), ma non mi sono mai fatto tante illusioni; mai però per mancanza di fiducia nel progetto o nelle persone, ma semplicemente perchè pensavo (e penso) che dopo sarebbe stato utile al territorio, a proteggerlo dal dissesto idrogeologico naturale e quello provocato, penso (e pensavo) ad un miglioramento della viabilità stradale e sentieristica. Anch’io, come la signora Giuliana, pensavo alla pulizia dei canaletti scolmatori, pensavo alla tutela di chi voleva farsi una passeggiata, mai avrei pensato che oggi devo preoccuparmi se ci sono le pecore al pascolo, per i cani naturalmente, non per le povere pecore, sto ancora aspettando questo… invano!
(F. Parma)
Sono sempre il lombardo che ama l’Appennino, il versante toscano, la Lunigiana, Comano. Volevo ribadire che all’entrata nel Parco l’ultima cosa che mi aspettassi, anche se annunciata, erano i propositi di miglioramento dell’economia della zona, non credevo in quel momento e non lo credo ora (dico ora, nel mezzo di una crisi epocale, nel mezzo di un declino della forza lavoro nel mondo che non ha precedenti, se volete leggetevi “La fine del lavoro” di J.Rifkin). Entrare nel Parco è stato come essersi messi il vestito della festa in una bella giornata d’estate e farsi trovare senza ombrello da una tempesta. Se oggi si pensasse di tornare a una attività contadina non sarebbe per scelta, ma per obbligo. Il Parco oggi è un lusso obbligato, perchè altrimenti nessuno tutelerebbe più nulla, ma pensare che debba risolvere problemi economici, scusate ma io non la vedo. Per questo ci sono le amministrazioni locali, provinciali, regionali, ecc. Nonostante tutto spero che alla fine vinca la caparbietà della gente di montagna e l’ottimismo dei vari promotori. Un amichevole saluto a tutti.
(F. Parma)
Al signor Bini: scusatemi ancora, volevo riferirmi a quanto dice il sindaco, signor Bini, lei giustamente, per me almeno è giusto, chiede suggerimenti oltre che critiche: ebbene i suggerimenti che lei chiede sono chiari nell’elenco che fa la signora Giuliana Corradi. Evidentemente lei e altri amministratori non hanno le risorse e le possibilità politiche per poter fare alcune o molte di quelle cose, cominci da quelle più semplici, percorribilità di strade e sentieri, pulizia dei canaletti scolmatori, controllo dei cani nei percorsi dei visitatori e alla signora e ad altri risponda che non è nè il caso, nè il momento di mettersi in competizione con il Trentino, le Aapuane o St. Moritz. Stiamo con i piedi per terra, ma facciamo qualcosa di utile, questo è quello che chiedo da parecchio tempo anche al sindaco del comune che frequento io, il versante toscano dell’Appennino, Lunigiana, Comano, ma… per noi piccoli borghi facenti parte del comune ghè pù danè.
(F. Parma)
Buongiorno signor Pisano, devo dire che condivido a grandi tratti quanto da lei menzionato nei commenti precedenti, unica cosa che mi sento di dire, da conoscitore della stazione di Ventasso, è che questa è sempre andata avanti con aiuti pubblici vicini allo zero, a differenza di tutte le altre menzionate. Sfido chiunque a dimostrare il contrario, così come altre piccole stazioni ormai chiuse da tempo. Si tratta solo saper spendere, secondo me, forse se al Ventasso fossero arrivati gli stessi contributi pubblici, non so.
(Carlo P)
Lo so che al Ventasso sono arrivate meno risorse, ma francamente credo abbia un senso, almeno per lo sci. Logisticamente e come altitudini il Ventasso è svantaggiato rispetto al Cerreto e a Febbio. Non credo abbia nessuna possibilità di sopravvivere sul piano sciistico. Meglio usare dei soldi per smantellare gli impianti e rimboschire, puntando sulla qualità ambientale. Ad esempio coprendo con degli alberi l’orrenda edificazione accanto alla pista baby. Col Calamone lì a due passi il Ventasso può puntare sul turismo naturalistico, principalmente. Coi 26.000 € erogati dalla Regione per gli impianti nel 2013 si possono dare contributi per migliorare le strutture ricettive, abbellendo la zona piste.
(Piansano)
Visto che si parla di viabilità e infrastrutture… la variante del Ponte Rosso (già asfaltata e con segnaletica pronta) che fine farà? La faremo andare a ramengo prima di utilizzarla?
(DC)
Qua, nella zona di Asta e Febbio, abbiamo fatto tutto il periodo estivo con la strada che va alle piste da sci e il pezzo sottostante che sembra uno sterrato. Come può la gente che viene per la prima volta rimanere soddisfatta? I cartelli dei paesi sono quasi tutti illeggibili o arrugginiti. Sabato, alla “Motocavalcata” di Febbio, parlando con gente che viene da tutt’Italia e non solo, tedeschi, svizzeri, ecc., parlano di posti stupendi. Siamo abbandonati al nostro destino e a nessuno importa niente. Le manutenzioni stradali vengono fatte in pianura. Da noi i meccanici costano di meno.”Tiromse su’ al mandghe cle’ ura…”
(Montanaro)
In realtà la Provincia si impegna più in montagna che in pianura per la manutenzione stradale, è che essendo peggiorate le manutenzioni in generale per il crollo delle risorse degli enti locali chiaramente ne soffre soprattutto la montagna, dove il deperimento delle infrastrutture è molto più rapido. Devo dire però che Rescadore, quest’anno per la prima volta da molti anni, ha segnato un miglioramento. Illuminazione pubblica funzionante, ponte di ingresso allargato, un marciapiedi in più, pavimentazione davanti alla fontana. Niente di eccezionale, però il segnale è stato positivo. Occorre dire che il Comune ed il Parco hanno fatto un buon lavoro, pur con qualche errore.
(Piansano)
Tanti commenti fin qui pubblicati mi trovano concorde, sono molteplici le responsabilità: dalle istituzioni (alle quali viene chiesto almeno il dovere civico), viabilita’, sicurezza, visibilità, ricettività, ecc., alle imprese, alle persone del territorio (alle quali viene chiesto impegno, dedizione, attaccamento alle radici, ecc). Poi si arriva alla cruda realtà: i Comuni soffrono perchè mancano i fondi necessari per gestire le ordinarietà, i privati soffrono perchè “vessati” da imposizioni fiscali ed iter burocratici. In parole povere: è dura! Sono dell’idea che il nostro territorio abbia bisogno di tante piccole cose, ma fatte bene, non di trovare l’unicità dell’eclatante. Portiamo l’Appennino all’Expo a Milano e noi che ci abitiamo lo conosciamo poco e qui, da semplice residente non impegnato, faccio il mea culpa. Saluti.
(Andrea S.)
Signora Giuliana, a mio avviso c’è poco da fare, l’Appennino è bellissimo ma non ha le potenzialità per richiamare gente 12 mesi all’anno come altri posti. Lei si lamenta del negozio chiuso a Ligonchio il 18 agosto, ma il 18 settembre non le importerà nulla. Le strade sono sfasciate, ma ci sono meno buche che sulla doppia corsia da Ravenna a Milano Marittima. L’Italia si sta sfasciando tutta assieme, i cartelli “vendesi” di seconde case sono dappertutto. Si lamenti col Presidente del Consiglio! Solo in pochi montanari possono vivere senza spostarsi, i turisti, me compreso, ci vanno col bel tempo, le altre risorse sono poche. Una volta campava un’intera comunità con la sola agricoltura, ma la vita moderna con questa pessima globalizzazione non lascia scampo. Godiamocelo così e premiamo con la nostra presenza chi merita davvero, e ce ne sono delle attività e associazioni che meritano, piuttosto che spender soldi per la nebbia in lattina.
(PB)
Complimenti alla signora Giuliana. Analisi dettagliata e con una certa sofferenza. Si sente parte, come tutti noi montanari. Poi… parole, parole e ancora parole per giustificare, per dirci che tocca noi ma che poi no, loro sanno e provano a fare! Ma cosa ancora? Quanto ancora deve accadere perché i politici pensino veramente al bene comune? Incontri, seminari e sempre e solo parole! Abbiamo partecipato convinti che anche la nostra opinione potesse essere ascoltata, poi? Ancora niente! Demoralizzati ci ritiriamo nel nostro angolo! È questa la conseguenza e credo che sia per questo che i nostri giovani a volte non si facciano avanti. Vedono il muro! Se siete genitori, se avete veramente a cuore la vostra gente, fermatevi a riflettere!
(Fabrizia)
Non posso che condividere le riflessioni della signora, io ho un B&B e amo L’Appennino; non sono nata qui, ma lo amo e provo a fare di tutto attraverso la mia struttura (incontri, letture, musica per potenziare il mio B&B e automaticamente il luogo), tutti rimangono stupefatti della bellezza del nostro Appennino, così semplice, genuina, piena di storia partigiana che ancora si sente nei suoi ricordi, magari raccontati da persone del posto. Fantastica questa atmosfera che non si trova quasi più da nessuna parte, ma con molta amarezza devo dire che trovo anche, ditemi se sbaglio, la gente che “conta” che non ama a sufficienza questo posto, sicuramente non si fa di tutta un’erba un fascio e mi auguro che nel mucchio ci sia quello che fa di tutto perchè realmente emerga questo posto! In generale se chi conta dimostrasse a questa terra e alla gente che è morta per lei che ancora la si ama e si amerà sempre, forse emergerebbe il lato che manca e si sente, che è il rispetto. Il rispetto, signori, il rispetto per la terra che ci accoglie con tanta semplicità.
(Dolors Pernal)
Nonostante la miriade di commenti, letture, critiche, suggerimenti, valutazioni, proposte, dubbi sulla situazione della nostra montagna, i gestori della “cosa pubblica” non hanno nulla da dire? Saluti.
(Fabio Leoncelli)