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Giornalismo e “copia incolla”

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Oggi, 4 settembre, cade il compleanno di Redacon, 11 anni di attività che forse nessuno di noi della redazione avrebbe osato prevedere. Soprattutto, forse siamo ripetitivi, ma per qualcuno repetita iuvant, perché si tratta di lavoro volontario, ricavato dal tempo libero e dalla passione senza la quale non saremmo qui.

Come i compleanni della vita, anche quelli delle attività spingono ad alcune riflessioni e bilanci, in questo caso sul significato del giornalismo e sulle modalità con le quali viene svolta questa nobile professione.

Premettiamo che nessuno di noi della redazione è giornalista, fatta eccezione per uno,  ci limitiamo a scrivere di ciò che vediamo o apprendiamo cercando di mantenere il necessario distacco ed equilibrio. Poi ognuno di noi ha dei settori di preferenza: chi la politica, chi la società, chi l’ambiente e gli animali, chi la cultura…

COPIA INCOLLADetto ciò viene spontaneo osservare come da qualche tempo a questa parte testate ben più illustri della nostra riportino papale papale i comunicati stampa, siano essi delle pubbliche amministrazioni, come di semplici resoconti di feste e festicciole.

Cosicchè si apprende che certi interventi pubblici, che solo agli occhi di pochi sprovveduti paiono inutili sprechi, sono sempre non solo utili, ma indispensabili, di vasto respiro e di illuminata lungimiranza. Non solo, sono tempestivi, accorti ed oculati. Le riunioni pubbliche vedono sempre sale gremite, il pubblico attento che esprime il massimo consenso ed i contrasti (qualora si manifestassero) definiti come “civile e costruttivo scambio di opinioni”.

Anche la più sperduta festicciola a Ca’ di Pincopallo è raggiunta da folle oceaniche che acclamano gli organizzatori e la dichiarano (senza tema di smentita) come l’evento più bello di tutta la montagna (collina, ecc.) e di tutta l’estate (o altra stagione, a scelta).

Poi capita che, magari per puro caso, qualcuno sia stato presente e abbia valutato, fatti alla mano, come le cose si siano svolte diversamente. Come incontri pubblici siano andati praticamente deserti, costellati da aspri contrasti e con risoluzioni che sono, alla meglio, definibili come rimedi.

Festicciole frequentate da ubriachi che lasciano il territorio che li ha ospitati disseminato da rifiuti ed altre amenità, ma che importa… quello che conta è che per lo show mediatico sia sempre, alla fine, un trionfo.

Fatti, opinioni & resoconti

Per quello che ci riguarda accogliamo con piacere i comunicati che gli uffici stampa ci inviano, fanno il loro lavoro, così come noi facciamo il nostro valutando quanto ci viene proposto.

Questo comporta che ne possano scaturire talvolta articoli non proprio allineati con i desiderata del committente, ma tant’è, il lavoro di volontariato ha di bello che non dobbiamo compiacere alcuno e ci lascia la facoltà di esprimere quello che per noi è lo stato di fatto ed anche le nostre opinioni.

Quello che intristisce, invece, è osservare come qualche mezzo di comunicazione sia pronto ad accogliere i comunicati ufficiali a "scatola chiusa", senza porsi il problema di mandare un inviato agli incontri più importanti, omettendo quello che è il compito principe di un giornale e di un giornalista: trasmettere notizie, non testi forniti da chi è pagato per farli e, quindi, per porre nella migliore luce il datore di lavoro.

Ne consegue che la Storia rischia di essere fatta dai comunicati e da quello che al potere costituito conviene o fa piacere venga reso pubblico. Sa molto di orwelliana memoria.

L’indipendenza però ha un prezzo che si paga con l’attribuzione di faziosità, strumentalizzazione, disinformazione, mistificazione, servilismo (verso la destra, la sinistra… palla al centro).

La vera libertà sa porsi da sola dei limiti

Facebook, contenitore in cui trova accoglimento qualunque “emissione” senza, per ora, conseguenza alcuna, ci vede definiti con termini davvero poco urbani, per chiunque abbia un po’ di buon gusto o semplice educazione, dagli stessi che poi inviano candidamente commenti al nostro giornale (che hanno appena definito illeggibile, indesiderato, ecc.), pensando forse che ignoriamo certe double face e gli aperti schieramenti “a prescindere” con il potere costituito di turno. Sentirsi qualcuno avendo l’“amicizia” di qualcuno o mostrandogli un “mi piace” meriterebbe un piccolo saggio di psicologia. Ma questa è un’altra storia. Varie anche le promesse di adoperare il resto della vita nell’intento di farci chiudere (gliela auguriamo assai lunga, visto che siamo ancora qui). Ci hanno anche paragonato ad una malattia gravissima ma, e ce ne rallegriamo, siamo tutti in perfetta salute.

Non siamo tutti frequentatori di Facebook, per alcuni di noi è la discarica degli umori che vi riversa chi non trova accoglimento nei canali tradizionali o, semplicemente, di chi non riesce a farne a meno ma, talvolta, ci piace segnalarci inter nos “il peggio su di noi”. Se ne dorrà, forse, chi vorrebbe una reazione diversa, ma in realtà le espressioni nei nostri confronti ci fanno sorridere e pensare che alla prossima decade (abbiamo appena redatto una pubblicazione sui 30 anni di Radionova e i 10 di Redacon, chissà se ne vederemo i 20…, noi lo speriamo) potremmo utilizzarli per un ironico “pamphlet” stile Gialappa. Dopotutto, il bello di Internet è che è pubblico, riproducibile (ove non sia il frutto dell’ingegno e alcuni contenuti di  Facebook certo non lo sono) e che le smisurate memorie di chiavette e pc consentono di salvare quello che vi si trova. A sempiterna memoria.

Grazie per averci seguito fin qui e, se vi fa piacere, continuate il viaggio con noi.

COMPLEANNO

 

6 COMMENTS

  1. Al di là degli auguri, una riflessione pungente. Pure arguta. Certo, limpida. Come non definirla coraggiosa? E, sì, intelligente. Mi chiedo se la capiranno emeriti organizzatori di affollatissimi “eventi”, “kermesse”, “meeting”, insostituibili “progetti”…

    (Fulminat La Penna)

    • Eh, infatti, mi chiedo spesso il perché di alcune scelte di Redacon. Come ad esempio pubblicare sui fatti quotidiani di cronaca l’organizzazione di questo e o quell’evento, per non parlare di alcuni articoli di pura pubblicità che mi hanno lasciata senza parole, mentre altri eventi sono relegati nell’apposita bacheca che poi, essendo tanti, a volte non compaiono fino all’ultimo minuto. Però è una testata privata e possono fare quello che vogliono. Come tutti.

      (MB)

      —–

      In alcuni casi si tratta di manifestazioni, diciamo così, “maggiori; in altre la notizia crediamo giustifichi ampiamente la “pubblicità” (riapertura di un locale storico, ad esempio); infine, certamente, vi è anche la scelta discrezionale, che, come giustamente lei sottolinea, ci prendiamo (speriamo comprensibilmente) tutta. Grazie delle sue osservazioni.

      (red)

      • Firma - MB