Riceviamo e pubblichiamo.
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Spesso si dice che con la cultura non si mangia e che buona parte della crisi italiana sia dovuta proprio all'immenso patrimonio artistico-culturale che produce più debito dei benefici reali. Spesso si critica il sistema Italia perché l'immenso patrimonio storico di cui rimane testimonianza è in degrado e non viene valorizzato a dovere. Ed ecco che una piccola realtà rurale dell'Appennino tosco-emiliano di nome Minozzo prova a dimostrare che con la buona volontà e il lavoro si possono contrastare le criticità che il patrimonio culturale ha procurato alla nostra società.
La rievocazione storica con inaugurazione della parte visitabile dell'antica Rocca di Minozzo tenutasi sabato 22 agosto scorso ha mostrato nel suo piccolo come la cultura sia un'enorme attrattiva che può creare importanti vie di sviluppo per il futuro delle piccole realtà montane. Quest'evento può essere definito solo come "giornata culturale" in cui la storia e le tradizioni hanno incontrato delle testimonianze monumentali rimaste sul territorio (l'antica Rocca di Minozzo e l'antica Pieve di Minozzo), per riportare alla luce ciò che non esiste più e creare un nuovo fascino verso la ricostruzione del passato.
Molte sono le persone che hanno partecipato all'evento sia come manodopera che come spettatori, ma ciò che più ha colpito è stato l'interesse e la voglia di conoscere che queste numerosissime persone hanno mostrato. Persino il pittore Corrado Zani ha voluto portare a Minozzo le sue opere avendo sentito parlare dell'evento. Avendo personalmente fatto da guida turistica per i due monumenti, sono stato stupito da quanta attenzione la gente ha esternato per la storia millenaria che una piccola realtà può raccontare e di quanto stupore si possa ricreare negli occhi dell'ascoltatore quando si ricostruisce con la mente l'aspetto dei monumenti o si vede un corteo in costumi ricostruiti. Anche le attività del territorio (non solo del paese) hanno rilevato una forte ricaduta sulle vendite e su nuove opportunità commerciali, dimostrando come un evento culturale possa creare un notevole indotto alla popolazione.
Con la cultura quindi si può mangiare? Io credo che l'unica via di salvezza dell'Appennino sia quella di recuperare la forza delle sue tradizioni e di saperle mostrare al mondo con azioni concrete, non solo con parole (come purtroppo accade spesso in politica); e anche se può accadere che ci siano ritardi nella cena in questi eventi culturali, la risposta è sì, con la cultura si può mangiare, anzi, con la cultura in Appennino si deve mangiare e ricreare le condizioni per cui le persone tornino a popolare la montagna.
La montagna (o forse l'Italia stessa) non può più giocare all'industria e al boom economico che hanno portato solo qualche comodità in più, da ripagare ora con un forte impoverimento e con l'abbandono delle zone rurali, ma deve seriamente essere se stessa, con le piccole aziende di altissima qualità, con i poeti, i pittori, gli scultori, con l'accoglienza dell'altro, con il lavoro e con un nuovo senso di cultura storica del futuro.
In conclusione, solo il nostro passato forte delle certezze scientifiche e del senso di appartenenza ci può fare guardare al futuro con fiducia e solo il rispetto degli altri e il ringraziare chiunque abbia investito delle proprie risorse per la memoria (pur nelle diversità di pensiero) ci rende liberi di progettare un futuro per le nostre realtà montane.
(Emanuele Milani)