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Api da shock e calabroni come killer

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Ha dei risvolti inquietanti il fatto delle donna vettese punta da api nella giornata di sabato e colta da choc anafilattico. Salvatasi grazie al provvidenziale e immediato intervento dei familiari (che hanno iniettato un primo farmaco), quindi dell’equipe medica della Croce Verde Sezione di Vetto e dell’eliambulanza, durante la sera stessa, rientrata a casa, la donna è stata nuovamente punta da due calabroni.

Il tutto era iniziato ad Atticola, piccolo borgo della Val Lonza in comune di Vetto, quando l’ultra 70enne Giovanna Basini, con il cognato lavorava attorno alle arnie vicino a casa. Nonostante indossasse i guanti veniva punta alle mani da alcune api.

In passato la signora non aveva espresso manifestazioni allergiche alle punture d’Apis mellifera. Gli esperti spiegano che “tra gli apicoltori la prevalenza della sensibilizzazione è alta, compresa tra il 15 ed il 43%, ed il rischio di reazione allergica risulta spesso inversamente proporzionale al numero di punture ricevute per anno. È stato dimostrato che i soggetti con un numero di punture/anno superiore a 200 non hanno reazioni (vanno incontro ad una sorta di desensibilizzazione "spontanea"), mentre quelli con meno di 25 punture/anno hanno un 45% di incidenza di reazioni sistemiche”. Purtroppo in questo caso Giovanna Basini accusava da subito un malore.

Momenti drammatici, con i famigliari che intanto allertavano il 118 e, fortunatamente, le praticavano un’iniezione di antistaminico. L’arrivo tempestivo dell’eliambulanza di Parma, che atterrava nei campi vicino, consentiva al medico rianimatore di provvedere ad eseguire la terapia del caso. Superata la fase acuta dello choc anafilattico, la donna è stata trasferita con l’ambulanza della Croce Verde di Vetto all’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti dove veniva trattenuta il tempo necessario alla disintossicazione causata delle punture di api. Quindi veniva dimessa e rientrava ad Atticola dove, la sera, accadeva l’imprevedibile.

In casa entravano due calabroni che si concentravano proprio sulla signora che, nuovamente, doveva richiedere l’aiuto dei familiari e dei soccorsi. La causa di questa duplice aggressione? Forse il fatto – si legge nei testi scientifici a tema - il fatto che “al momento della puntura l'ape libera nell'aria l'isopentil acetato, un feromone d'allarme che provoca nelle api compagne uno ‘stato di all'erta’, richiamandole sull'obiettivo punto, in modo da scatenare un ulteriore attacco da parte di altre operaie”, in questo caso calabroni. Fortunatamente la presenza dei farmaci ancora in circolo scongiuravano effetti peggiori alla donna.