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Let it rock 86: Sing with the angel band. FILE ASCOLTABILI

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Benvenuti alla puntata 86 di Let it rock!

Questa settimana vi propongo un’altra selezione di pezzi usciti nel 2015, alcuni proprio nuovi nuovi…

Nessuno di questi tra 20 anni sarà ricordato come un classico, ma tutti dimostrano che anche nel 2015 il rock ‘classico’, quello che affonda le proprie radici nel folk, nel blues, nel country, nel rock’n’roll primigenio dei 50s e 60s, è ancora capace di proporre belle canzoni, canzoni che vi terranno compagnia per la solita ora, e spero anche in futuro se vi piacerà il loro ascolto…

Chris Stapleton si è fatto apprezzare come autore per importanti artisti country come George Strait e Kenny Chesney prima di realizzare, quest’anno, il primo disco da solista, ”Traveller” : ed è un’esordio veramente notevole, country spruzzato di rock e soul e una gran voce.

Il soul e il rhythm&blues sono gli ingredienti principali anche del suono di Danny & The Champions of the World, che con “Stay true” sono entrati nella mia personale top 10 del 2013 e con “What kind of love” quest’anno ripetono la formula, stavolta con meno ‘originalità’ ma comunque con 4/5 canzoni notevoli come “Clear water”.

Gli Heartless Bastards hanno realizzato il loro 5° album, “Restless ones” in giugno: se amate il suono dei Rolling Stones o dei Thin Lizzy, per darvi solo due punti di riferimento, allora questo disco potrebbe piacervi parecchio: a me ad esempio è piaciuto!

James H. Mathis, Jr. , conosciuto come Jimbo Mathus, ha iniziato la propria carriera nei Squirrel Nut Zippers (bel nome…), poi dal 2001 ha realizzato 11 album da solista, l’ultimo dei quali, “Blue healer” si avvale della chitarra di Eric Ambel in alcuni pezzi.

I Banditos hanno realizzato il loro primo album omonimo proprio quest’anno, e hanno ricevuto recensioni davvero incoraggianti: fanno un mix di rock, blues e country se volete poco originale, ma realizzato con estremo equilibrio.

Jesse Malin e JJ Grey ve li avevo già fatti ascoltare qualche mese fa, ma ve li ripropongo avendo entrambi prodotto tra i migliori dischi ‘roots rock ‘dell’anno.

Ryley Walker si muove in territori più jazz/folk rispetto agli altri artisti di questa puntata, come riferimento potrei darvi John Martyn per le atmosfere e Tim Buckley per le alchimie vocali, il suo secondo album si intitola “Primrose green”, come il brano che vi faccio ascoltare.

I Deslondes suonano country pur provenendo da New Orleans, una delle mecche del rhythm&blues e del jazz americano: ovviamente il loro suono non poteva non risentire del background musicale in cui si muovono, e il loro album d’esordio infatti pur essendo tipicamente country&western presenta influenze tipiche della Crescent City.

“All your favourite bands” è il quarto album dei Californiani Dawes, prodotto da David Rawlings, ed è probabilmente il loro lavoro più maturo, anche questo si candida come uno dei migliori dischi roots dell’anno.

Brandi Carlile mi aveva conquistato nel 2007 con “The story” e anche il suo ultimo lavoro, “The firewatcher’s daughter” si mantiene su livelli molto buoni, anche se “The story” rimane per me il suo disco migliore.

Mancano gli ultimi due pezzi, che sono estratti da due dischi che sicuramente entreranno nella mia top 10 annuale, e vi garantisco non solo nella mia, considerati i commenti che ho letto ultimamente sia sui social sia nei siti specializzati nella musica che “Let it rock” vi propone ogni settimana.

“Something more than free” è il titolo del nuovo album di Jason Isbell, che prosegue nella scia del precedente “Southeastern”, che è stato considerato da molti uno dei migliori album del 2013 (per me, il migliore in assoluto). Country/folk venato di rock con una scrittura che ormai indica Isbell come uno dei principali autori del nuovo millennio.

“Ashes and dust” è invece il titolo del nuovo disco di Warren Haynes (ultimamente un habituè di questa trasmissione), realizzato insieme al gruppo roots dei Railroad Earth, ed è un omaggio alle prime influenze musicali di Haynes. Essendo cresciuto ad Asheville, North Carolina Warren è stato circondato fin da giovane dai suoni del bluegrass, della mountain music di quelle zone e i 13 brani di “Ashes and dust”, tra originali e covers, pagano il giusto tributo a questi suoni, con le sole eccezioni di “Spots of time”, scritta insieme a Phil Lesh, che non avrebbe stonato in un concerto dei Grateful Dead, e la cover di “Gold dust woman” dei Fleetwood Mac con Grace Potter a fare la parte di Stevie Nicks, che a dire il vero poco c’entra col resto del disco.

Il titolo di questa puntata, "Sing with the angel band", è preso proprio da una delle canzoni di "Ashes and dust", la cover di "Coal tattoo" di Billy Ed Wheeler, incisa nel 1963 dal Kingston Trio e poi da Judy Collins, Jim Croce, Shawn Phillips e molti altri.

Bene, basta con la scrittura, ora tocca come sempre alla musica!

Buon ascolto!!

Playlist:

Chris Stapleton - Sometimes I Cry

Danny & The Champions of The World - Clear Water

Heartless Bastards - Black Cloud

Jimbo Mathus - Save it for the highway

Banditos - Old ways

Jason Isbell - Hudson Commodore

Ryley Walker - Primrose Green

The Deslondes - Less Honkin' More Tonkin'

The Dawes - Somewhere along the way

Brandi Carlile - Wherever is your heart

Jesse Malin - Turn up the Mains

JJ Grey & Mofro - Every minute

Warren Haynes featuring Railroad Earth - Coal tattoo