La vicenda del punto nascita presso l’Ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti rappresenta un punto di svolta molto rilevante per le speranze di vita e sviluppo di questo territorio".
Si apre così la "lettera aperta" che Confcooperative ha inviato ai sindaci dei comuni dell'Appennino (che riportiamo in calce), partendo sì dalla questione aperta sul presidio ospedaliero ma allargando il tema a questioni più ampie e legate alle prospettive di tenuta e sviluppo della montagna reggiana.
Un incoraggiamento, da una parte, a proseguire l'azione di salvaguardia aperta sul servizio ospedaliero a rischio chiusura e, al tempo stesso, anche una sollecitazione (che include i colleghi sindaci di tutta la provincia, cui Confcooperative ha inviato il documento in buona misura recepito da mozioni e ordini del giorno assunti nell'area montana) ad alzare il tenore del confronto sullo sviluppo della montagna, di cui la tenuta dei servizi è un presupposto.
Quanto sia sentito il tema del punto nascite - osserva Confcooperative - "lo si percepisce per la sensibilità vasta che ha richiamato, per le argomentazioni sollevate su entrambi i fronti e forse ancor più per il tenore del confronto con amministratori provinciali e regionali, tecnici e politici". "Un confronto ricco di riferimenti normativi - aggiunge però Confcooperative - ma abbastanza povero di visioni e passioni più ampie e di più lungo periodo".
Ed è su questo che Confcooperative apre il tema del legame tra identità comunitaria e sviluppo economico.
"L’identità territoriale di coloro che qui sono nati, tornati o arrivati per starci e viverci stabilmente - prosegue la centrale cooperativa - è un asset economico di competitività e sviluppo fondamentale. Senza questo dato, ogni investimento è passeggero, strumentale o resta pendolare, quando invece abbiamo bisogno di investimenti che vengono dall’identificazione e puntano al radicamento".
"Dai dati dell’Osservatorio Appennino reggiano - spiega Confcooperative - risulta che chi apre un’impresa qui non lo fa quasi mai perché più conveniente, ma perché legato a questo territorio e alle sue comunità". "Insieme a quella degli individui dobbiamo quindi occuparci anche della salute delle comunità ed è una salute che non riguarda solo il mantenimento dei servizi sanitari con pratiche e un’organizzazione sicura, come deve essere possibile in un sistema sanitario efficiente, ma anche per le istituzioni educative, culturali e sociali, le infrastrutture di comunicazione e di ricerca".
"A maggior ragione dopo la prossima nascita del Comune di Ventasso, promuovete ora, senza riserve - dice Confcooperative ai sindaci della montagna - nell’elaborazione dei programmi, negli stili, nelle scelte dei candidati e nelle azioni questo cambio di passo, perchè è già molto grave che contestualmente alla scelta importante ed impegnativa della recente unificazione di comuni la prima eventuale risposta delle istituzioni sia l’allontanamento di un servizio essenziale quale il punto nascite".
"Non si faccia mancare anche questo e non si perda l'opportunità - conclude Confcooperative - per mostrare un cambio di passo e diventare chiari, coesi e lucidi nel presentare le istanze, i progetti e gli obiettivi di questo territorio, insieme alla più grande determinazione a realizzarli, perchè la montagna, le sue risorse, la sua vivibilità e la sua tutela sono una risorsa per tutti".
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La lettera aperta firmata da Giuseppe Alai, presidente, e Giovanni Teneggi, direttore
Cari sindaci dell’Unione dei comuni montani dell’Appennino reggiano, sulla questione del punto nascita presso l’Ospedale S. Anna,il passaggio decisivo è ora quello della Conferenza sociosanitaria provinciale. E’ composta da tutti i sindaci della Provincia e il
loro orientamento per il mantenimento di questo servizio in Appennino è il gesto politicamente e istituzionalmente più forte perché la Regione e l’Ausl siano impegnate a lavorare in questa direzione.
Oggi deve essere questo l’obiettivo di tutti coloro che vogliono tale risultato. Per questo Confcooperative ha inviato a tutti i sindaci della provincia lo stesso documento che aveva proposto e che è stato poi accolto nella sostanza delle sue istanze dall’Unione dei comuni.
La vicenda del punto nascita presso l’Ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti nell’Appennino reggiano rappresenta, infatti, un punto di svolta molto rilevante per le speranze di vita e sviluppo di questo territorio. Lo si percepisce dalla sensibilità vasta che ha richiamato, dalle argomentazioni sollevate su entrambi i fronti e forse ancor più per il tenore del confronto con amministratori provinciali e regionali, tecnici e politici.
Un confronto ricco di riferimenti normativi ma, ci permettiamo di segnalare, abbastanza povero di visioni e passioni di più lungo periodo. Comunque vada, l’esito di questa vicenda modificherà grandemente gli assetti di rappresentanza e di consenso della nostra comunità.
Nel rispondere burocraticamente alle istanze di mantenimento di questo servizio e nel rifiuto della ricerca di altri modelli qualificati per la sua sicurezza che non siano il solo rispetto del noto standard nazionale, la politica si mostrerebbe a Roma, a Bologna e anche qui, a Reggio Emilia, assente ad una visione profonda e partecipata del territorio di Appennino e dell’innovativa e specializzata originalità che occorre alla sua vivibilità e al suo sviluppo.
Tutte le aree interne, e specialmente quelle di montagna, si interrogano, in giro per il mondo e non di meno nei paesi più avanzati, sulla necessità di un’autonoma tenuta, sui propri territori, di abitanti, economia, servizi e sul buon utilizzo delle risorse naturali che lì sono custodite.
Nei casi più virtuosi queste aree montane lo fanno sostenute dalle città e dai governi regionali, consapevoli che lo sviluppo e la qualità della vita di tutti dipende anche da ciò che accade nelle loro montagne. Mi sembra che il nostro percorso al proposito sia ancora immaturo e non solo sulla questione del punto nascita.
In una recente occasione, parlando a ragazzi delle secondarie inferiori di Castelnovo ne’ Monti, abbiamo ricordato come in montagna è possibile vivere e lavorare perché la montagna ha buone risorse (dall'acqua ad un ecosistema tutelato) per sé e per tutti, mantiene comunità e luoghi per vivere e abitare, per poter guardare lontano e restare.
I ragazzi hanno capito ed erano orgogliosi e interessati a questa scoperta perchè hanno
immediatamente compreso che le risorse della montagna sono del tutto uniche e sono preziose per tutti. Hanno compreso che anche in città hanno bisogno di questi ambienti custoditi, di tradizioni che si mantengono vive e si rigenerano anche come elementi di attrazione e di reddito, di un'economia che offre ciò che altrove non si genera, e anche di momenti di serenità e pace che solo monti e boschi sanno donare.
Quei ragazzi erano contenti e curiosi anche nello scoprire che qualcuno ha scelto di non scappare da qui e ha fatto di questa passione una ragione di vita, trasformando un legame affettivo in lavoro e mercato.
I bambini e i ragazzi la imparano presto questa lezione perché nel giudicare le cose non partono dai costi e dagli ostacoli, ma da quanto valgono per sé e per gli altri. Gli adulti, invece, appellandosi alla razionalità e alla competenza, rinunciano presto, e gli stessi amministratori pubblici rischiano di restare imprigionati in contingenze, faticando a mantenere la passione che spinge al progetto, ad una visione del futuro che include ogni risorsa e ogni aspettativa in un corpo unico, così come ci insegna la multifunzionalità che qui è richiesta in molte attività, a partire dall'agricoltura.
Crediamo sia tempo che la competenza lasci un po’ di spazio all’esperienza e al saper fare; che la razionalità lasci un po’ di spazio al sogno e che i competenti di navigazione sappiano anche ascoltare che meta desiderano i naviganti che remano.
Per avere chiaro, concretamente, cosa questo significhi, chiediamo agli imprenditori, giovani o vecchi che siano, se la loro azienda è nata, soprattutto qui in montagna, da mera razionalità oppure, prima che dalla tecnica, da sogni e obiettivi.
Dai dati dell’Osservatorio Appennino reggiano risulta che chi apre un’impresa qui non lo fa quasi mai perché più conveniente ma perché legato a questo territorio e alle sue comunità. Insieme a quella degli individui dobbiamo quindi occuparci anche della salute delle comunità ed è una salute che non riguarda solo il mantenimento dei servizi sanitari con pratiche e un’organizzazione sicura, come deve essere possibile in un sistema sanitario efficiente, ma anche per le istituzioni educative, culturali e sociali, le infrastrutture di comunicazione e di ricerca.
Il motto della prima campagna social per il punto nascita presso l’Ospedale S. Anna è stato “Nato a Castelnovo ne' Monti, con la chiusura del punto nascita la Regione cambia la carta di identità dei nostri figli”.
Non è solo dato anagrafico. L’identificazione con questo territorio e la sua storia è alla base di quasi tutto ciò che qui si produce ancora o che di nuovo si attiva. Qui si produce e si attivano imprese e progetti di vita proprio per questo "nato a…".
L’identità territoriale di coloro che qui sono nati, tornati o arrivati per starci e viverci stabilmente è un asset economico di competitività e sviluppo fondamentale. Senza questo dato, ogni investimento è passeggero, strumentale o resta pendolare. Proprio così: passeggero, strumentale o pendolare; e i termini non sono casuali. Abbiamo bisogno di investimenti che vengono dall’identificazione e puntano al radicamento. Non a termine o, ancora peggio, predatori.
Tutte le volte che un’istituzione o un servizio hanno continuità in montagna grazie ad accorpamenti ed economie di scala provinciali, invece che per progetto di radicamento e sostenibilità propria, di fatto ne decretiamo la provvisorietà. Ed è questa stessa provvisorietà che, nel tempo, genera i tagli gli aggiustamenti continui, le amputazioni. Quanta medicina e quanta ricerca è impegnata per consentire vita e vita migliore a un corpo malato? Nulla, invece, quando l’organismo in crisi è la comunità. L’amputazione è nel suo caso la prima e inesorabile proposta. Tutta la comunicazione, i gesti e le dichiarazioni dei decisori sulla vicenda punto nascita mostrano questo approccio e la distanza, quindi, da un’idea di salute comunitaria di cui nessuno parla.
I sorrisi e i sarcasmi o le irritazioni di fronte ad affermazioni come queste sono sempre più ricorrenti. Così come la tendenza degli amministratori locali a considerare questo approccio come assistenzialismo e ad assecondare la sfida, e la sconfitta, dei soli numeri e della sola statistica.
Eppure, cresce l’attenzione per l’economia delle comunità. Abbiamo subito a lungo, in montagna, lezioni arroganti di sviluppo senza comunità; e i risultati non sono stati certo brillanti. Si sprecano le teorie e i teorici di come la montagna si può giocare e vendere poderosamente sul mercato. Hanno a loro modo ragione. Gli investimenti, però, se non sono legati a scelte di vita e radicamento in una comunità presente saranno transitori, deboli o speculativi. La produttività delle risorse e la remunerazione dei capitali qui devono essere integrati da obiettivi di vita e volontà dell’imprenditore e della sua famiglia. E’ la forma di razionalità e pragmatismo che vuole questa terra. E’ la montagna, non la location di tendenza per un prodotto.
Ma com’è possibile avere questi obiettivi in una comunità che viene amputata nei suoi connotati identitari oppure nei suoi essenziali elementi di vita?
I costi e le tecniche per il mantenimento dei servizi nelle aree interne e montane sono quindi, in realtà, investimenti sull’asset comunitario, che qui è condizione di sviluppo così come altre condizioni servono ai distretti industriali. E non per una sola esigenza democratica in termini di equità verso chi vi abita – e già questo però sarebbe un bel tema – ma per dare efficienza complessiva al governo del territorio e mantenere allo sviluppo regionale e alla sua qualità di vita tutte le risorse e le opportunità che questo territorio offre. E ci pare che lo dicano anche da Reggio e da Bologna.
Poi c’è il mercato e la capacità di fare reddito con queste risorse e la garanzia pubblica degli asset che, come abbiamo detto, sono necessari al loro utilizzo. Qui il campo è aperto e molto interessante. Per fare impresa di successo qui, oltre l’identità, occorrono più innovazione, aggregazione, abilità commerciale ed efficienza produttiva che altrove. Qui è più difficile e solo chi crede a questo territorio ne accetta la sfida. Questa è la nostra parte, e se è vero che molte delle imprese attive e resistenti hanno qualcosa da insegnare, bisogna che partiamo e rilanciamo proprio da loro.
Questo è, intanto, ciò che vi invitiamo a dire ai vostri colleghi sindaci del resto della provincia sul merito del punto nascita. La sua mantenibilità è chiara e dichiarata anche dal presidente della Regione che, intervistato pubblicamente, ha comunicato che la decisione non è stata ancora assunta e che verrà presa con i cittadini e il territorio. Se lo standard nazionale non desse possibilità in questo senso e la questione fosse esclusivamente regolamentare o tecnica, una tale affermazione sarebbe del tutto incomprensibile. In questa Regione invece le istituzioni sono stimate e sono ascoltati sempre con attenzione i loro rappresentanti. E’ la Conferenza sociosanitaria provinciale ad essere, quindi, decisiva con un orientamento puntuale e chiaro. Lì è decisivo anche il salto di qualità di un obiettivo che non deve essere solo della montagna ma di tutta la provincia. Importante e rilevante il segnale del Comune di Cavriago che ha approvato, al proposito, lo stesso orientamento dei sindaci montani.
Facciamo un’altra conclusiva proposta. E la poniamo qui, in questa lettera aperta ai sindaci, ma si rivolge in realtà a partiti, movimenti politici e cittadini del neo, prossimo Comune di Ventasso. Con la decisione storica dell’unificazione dei comuni del crinale si è fatto il passo auspicato dalla Regione per consentire al territorio più potere, anche di spesa. Promuovete ora, senza riserve, nell’elaborazione dei programmi, negli stili e nelle azioni di campagna elettorale, nella scelta dei candidati, questo cambio di passo. E’ già molto grave che contestualmente ad una scelta così impegnativa e importante, la prima eventuale risposta delle istituzioni sia l’allontanamento di un servizio così essenziale. Non facciamo mancare anche questo. Noi crediamo alle nostre istituzioni e siamo orgogliosi della tradizione democratica della nostra regione. Vogliamo credere allora che sia un problema di consapevolezza e di competenza e che noi non siamo stati ancora capaci di riempire questa distanza. Facciamolo ora e con forza.
Non passi questa opportunità politica, la più importante forse da tanto tempo, per mostrare un cambio di passo e diventare chiari, coesi e lucidi nel presentare le istanze, i progetti e gli obiettivi di questo territorio insieme alla più grande determinazione a realizzarli. Questo serve e questo ancora manca, a partire da qui.
Servirà subito per mantenere vicino al nuovo comune la possibilità di nascere. Servirà per i giorni a venire per una più decisa nostra volontà di portare abitanti e attività nelle nostre comunità. Questo è decisivo. Noi ci saremo e faremo la nostra parte. Anzi, abbiamo già cominciato.
Come sempre preciso e puntuale l’intervento di Confcooperative; i sindaci sono chiamati in prima persona, i consigli comunali, le associazioni e, in modo importante e partecipativo, il sostegno dei cittadini e del territorio. Ognuno con il proprio ruolo e professionalità.
(Robertino Ugolotti, capogruppo lista civica “Progetto per Castelnovo ne’ Monti”)
Reggio Emilia capoluogo deve occuparsi di queste importanti questioni. Vero è che “Nei casi più virtuosi queste aree montane lo fanno sostenute dalle città e dai governi regionali, consapevoli che lo sviluppo e la qualità della vita di tutti dipende anche da ciò che accade nelle loro montagne. Mi sembra che il nostro percorso al proposito sia ancora immaturo e non solo sulla questione del punto nascita.” C’è tanto da lavorare per far maturare questa consapevolezza, il punto nascita può divenire un importante “punto” di partenza. Siamo ancora lontani dalla valorizzazione delle ricchezze umane portate a valore nel proprio nido, attraverso politiche territoriali e strategiche volte a valorizzare le comunità. Ottima questa disamina di confcooperative. Lunedì porteremo il tema del punto nascita anche in consiglio comunale a Reggio Emilia. Reggio Capoluogo deve aprire un dibattito sulla risorsa montagna, lo faremo lunedì con tutto l’impegno e l’importanza che questo tema merita.
(Cinzia Rubertelli, capogruppo a Reggio Emilia lista civica Grande Reggio-Progetto Reggio)