Mercoledì, 24 giugno 2015
Questo pomeriggio Carlito è volato in Cielo....
Tra 4 giorni avrebbe compiuto tre mesi di vita.
Stanotte alle 3 ha avuto un infarto, improvvisamente. È stato rianimato dai medici con ventilazione artificiale ed ha resistito sino alle due del pomeriggio, poi ci ha lasciati.
Con grande pena.
Ma abbiamo negli occhi il suo sorriso splendido.
Non ho potuto avvisare prima perché siamo stati sinora nell'ospedale.
Il corpo adesso è qui e qui rimarrà, davanti alla nostra cappellina dove è stato accolto e battezzato, il 16 aprile, il giorno del suo arrivo tra noi.
Lo abbracciamo insieme...
In un giorno di sospensione sofferta come questo cerco di dare forma a un pensiero.
Forse sono piccoli miracoli quelli che ci accompagnano, qui, nel silenzio disordinato della casa de los niños.
Il piccolo Carlito è avvolto in fiori nella nostra cappellina. Riposa lì da questo pomeriggio e da lì continuerà ad essere presente per sempre in mezzo a noi, come altri bimbi nostri e mamme nostre che sono volati al Cielo negli ultimi mesi.
Carlito tra qualche giorno avrebbe compiuto tre mesi di vita e da oltre due mesi era stato accolto qui con noi. Una vita che non ci aspettavamo così breve seppure intensa...
Nato con una malattia genetica molto rara, fin dall’inizio il suo pronostico era grave, ma il suo volto - con quei suoi occhi grandi e neri - sprizzava riconoscenza e sollievo fin dal primo momento in cui l’infermiera dell’ospedale lo posò nelle braccia dell’amica Carla: sperimentava e godeva del calore e dell’affetto di una mamma: che gioia!
Il miracolo per me è questo: che in queste poche settimane Carlito è passato da un abbraccio all’altro di mamme che l’hanno accolto –senza interesse alcuno, senza essere obbligate - come figlio privilegiato e fortemente amato.
Chissà che volto avrà la mamma che gli ha dato vita e al conoscere il suo stato di salute l’ha abbandonato nella sala parto dell’ospedale. Non la conosceremo mai e non la giudichiamo per il suo gesto.
Ma nessuna delle nostre mamme che in questi mesi si sono offerte per accompagnarlo ha mostrato ribrezzo per il suo problema fisico, anzi, tutte l’hanno accolto e curato con estrema attenzione e dedicazione, di giorno e di notte, molto meglio di quello che avremmo fatto noi, con incluso la disponibilità per adottarlo. Il piccolo Carlito ne era cosciente e i suoi occhi lo dimostravano.
Questo è lo spirito di tante mamme che ci circondano, questo è lo spirito che vorremmo ci accompagnasse sempre a beneficio di chi sperimenta sin dal nascere debolezza ed emarginazione.
Forse sono piccoli miracoli che passano inosservati nella cadenza confusa e assordante dei nostri ritmi quotidiani.
Noi ne siamo spettatori stupiti e riconoscenti.
...
Domenica scorsa guardavo il volto sorridente di Ronald che correva verso di me per un abbraccio.
Quel suo volto straordinariamente bello ma ora bruciato dal sole, il sole di casa sua, su, nel suo villaggio, a 4mila metri di altezza dove la luce elettrica è arrivata da poco, dove si beve ancora acqua raccolta dalla sorgente, dove si mangiano patate tutti i giorni dell’anno, a pranzo e a cena, lassù dove non sono ancora arrivati i collegamenti WiFi e Watsapp, dove fa un freddo terribile in questi giorni di inverno, e al mattino ci si lava con l’acqua quasi gelata, dove si cucina lentamente a legna e non con il forno a micro onda.
Decidere liberamente di ritornare a casa dopo 5 anni di malattia, peregrinando da un ospedale all’altro, non è forse un piccolo miracolo per questo bimbo nostro che ora riesce ad ingerire, a mangiare quello che vuole, che ora può fare i capricci davanti a un piatto di verdure come tutti gli altri bimbi della sua età?
Ci ha stupito, Ronald, quando – ancora convalescente - alcune settimane fa ci ha chiesto di ritornare a casa per poter stare con la sua famiglia, per poter giocare con i suoi fratellini, lasciando le comodità in cui era stato avvolto da noi in questi anni. Abbiamo corso il rischio e ci siamo fidati della sua richiesta. Lo contempliamo ora felice e sereno. Che bello!
Domenica sera ho baciato, nascondendo l’emozione, il volto sorridente di Ronald che ci salutava per rientrare a casa con i genitori, dopo una breve visita qui a casa nostra.
Questo pomeriggio ho baciato nella culla dell’ospedale la fronte sofferta di Carlito che si preparava e quasi mi salutava prima del suo ultimo volo.
Due bimbi nostri che ci hanno lasciato, con destini diversi, ma entrambi lanciati da questa nostra umile e silenziosa esperienza verso orizzonti alti, in prossimità del cielo.
Caro Aristide, le tue lettere, come sempre, mi portano subbuglio e speranza. Prego per voi e vi ringrazio per quello che fate.
(Ivano Pioppi)