«Nulla è stato già deciso, ma la base di partenza è l’accordo del 2010». Campane allarmanti per ostetricia a Castelnovo ne' Monti. Ne dà notizia la Gazzetta di Reggio nell'edizione odierna riferendo dell'intervento dell'assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi.
Secondo l'amministratore il discorso sul punto nascite di Castelnovo ne' Monti è dunque formalmente ancora aperto, ma a leggere nel senso delle sue dichiarazioni ci sarebbe poco spazio per la trattativa.
Perchè? Perchè l'assessore cita e parte dai parametri di sicurezza contenuti nell’accordo Stato-Regioni e, quindi, non c’è spazio per l’Ostetricia di Castelnovo ne' Monti, dato che è bel al di sotto dei 500 parti annuali.
«Discuteremo anche nei prossimi giorni con i direttori delle Ausl del complessivo riordino ospedaliero - ha detto Venturi - Contiamo di avere entro fine luglio le linee guida. Per quanto riguarda il punto nascite è una questione che risale al 2010 e sulla quale si è arrivati tardi. Non c’è nulla di deciso e l’unica nostra preoccupazione è la sicurezza, non ne abbiamo altre, perché le piccole strutture non ci fanno risparmiare un centesimo, dal momento che il vero contenimento dei costi va fatto nei grandi ospedali».
Secondo Venturi sarebbero “sciocchezze” alcune prese di posizione che si sono registrate su questo tema, con riferimento ad alcune interpellanze presentate in Regione, e ha deprecato «i toni da campagna elettorale di chi vuole solo speculare».
Il sindaco di Castelnovo ne' Monti, Enrico Bini, era presente all'incontro e, confermando la necessità di partire dalla sicurezza, si è espresso positivamente sul fatto che "non ci sia nulla di deciso e ci sia disponibilità al confronto".
Un aspetto non marginale: così come si sta discutendo per il Mire, i territori dovranno fornire valutazioni, che saranno importanti. La conferenza socio-sanitaria dei sindaci, presieduta dal presidente della Provincia, dovrà infatti esprimersi sul punto nascite di Castelnovo ne' Monti. Ma lo farà in base anche alle direttive che verranno dalla giunta regionale e che saranno decisive, scrive la Gazzetta.
Importante, a questo punto, anche la campagna firme promossa dal comitato "Salviamo le cicogne", che si propone l'obiettivo di raccogliere diecimila firme, indicativamente una per ogni famiglia dell'Appennino e, quindi, documento democratico di sensibilizzazione.
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Forse è solo un mio limite, ma tribolo sempre di più a capire i politici. Qui si dice che nulla è deciso, ma per il reparto ostetricia di Castelnuovo ne’ Monti pare che siamo arrivati tardi. Che le piccole strutture non fanno risparmiare un centesimo ma poi si chiudono i reparti con meno di 500 parti di una struttura piccola come questa. Dicono che la loro preoccupazione è la sicurezza, ma di che sicurezza parlano se si porta il reparto Ostetricia lontano 80 chilometri dalle nostre borgate del crinale? Lo sanno cosa significa un viaggio simile in ambulanza con le strade che abbiamo e che cos’è l’inverno in Appennino? Mi auguro davvero che si cerchi e si trovi una soluzione per evitare la chiusura del reparto, ma temo che stia già cominciando il palleggio delle competenze; che ognuno farà in modo di dare la colpa a qualcun altro, così in mezzo a tanti che lo vorrebbero aperto non si capirà mai chi lo vorrebbe chiuso. Siamo in pochi, quindi poca gente, pochi voti; spero però che stavolta la gente montanara tiri fuori tutto il suo orgoglio e lotti perché non ci venga tolto l’ennesimo servizio, se avverrà, se lo permetteremo, li incoraggeremo a proseguire e non sarà l’ultimo. Chi non l’ha fatto, vada a firmare, è il primo modo di far sentire la nostra voce.
(Antonio Manini)
Mi dicono ci siamo già 7000 firme. Ne bastano altre 3000. Io l’ho già fatto. Nessuno deve sentirsi lontano da questo problema, se chiude il punto nascite, secondo me, è l’inizio della fine.
(Anonimo)
Caro signor Antonio, come la capisco e come non capisco i nostri attenti e lungimiranti amministratori, locali e non, che a fronte di una decisione già presa oltre 5 anni fa, continuano ad “ignorare” il rischio o forse già la certezza di veder chiudere questo importante reparto per tutta la collettività dell’area collinare e montana. Un paio di riflessioni sono tuttavia doverose: le crescite non potranno mai aumentare perché sono sempre meno le coppie propense a fare figli, per le ragioni note a tutti, in parte compensate da parti di coppie straniere. L’altro punto di osservazione è che molte mamme che potrebbero partorire a Castelnuovo Monti si recano nei più attrezzati reparti della bassa. Mi fa specie, tuttavia, che si guardi solo ed esclusivamente ai numeri in senso assoluto e non alla vera ragione di mantenere un presidio così importante sul territorio. Allora perché non chiudere il reparto di Scandiano, che dista solo 10 minuti da Reggio? Credo che ai nosttri politici ed amministratori manchi un po’ (tanto) sale nella zucca!
(Enrico 60)
Solo un commento, visto che i politici non la “temono”, mi vergogno profondamente per aver politici di “questo calibro” al governo regionale, che poi rispecchiano quanto abbiamo a livello nazionale. Posso solo dire che questa tornata non mi ha visto fra gli elettori di questi signori autoreferenziali, eletti con il 25% del corpo elettorale.
(Massimo Bonini)
Per capire il “politichese”, e riuscirci a volte, io mi sono dato questo principio: In politica 2+2 è sempre un numero diverso da 4. Chiarissimo diventa allora: “nulla è deciso” ma “siamo arrivati tardi”, e ancora: “l’unica nostra preoccupazione è la sicurezza, non ne abbiamo altre, perché le piccole strutture non ci fanno risparmiare un centesimo” (uguale) a quanto afferma il Direttore Generale su un altro articolo: “visto che non serve essere ragionieri per capire che una struttura che fa 150 parti con la stessa organizzazione di un’altra che ne fa 750 produce costi per ogni parto 5 volte superiori”.
(MV)
Sono, innanzitutto, a ringraziare per la citazione nell’articolo, ma come portavoce del comitato “Salviamo le cicogne” vorrei fare una piccola rettifica: non abbiamo mai dichiarato di avere obiettivi o limiti in merito alla nostra petizione. Tutte le singole firme sono per noi un dono e un grande aiuto; sollecitiamo tutte le persone che non lo hanno ancora fatto a firmare, dal momento che la raccolta continua ad oltranza. Ringraziamo di cuore chi già lo ha fatto e chi ci ha prestato il proprio aiuto, spronandoci a continuare nel nostro impegno.
(Elisabetta Paroli)
Mire è la struttura che dovrebbe ospitare in “sicurezza” le partorienti della montagna (sempre che riescano ad arrivare in tempo). La sicurezza delle donne della montagna che si troveranno in inverno a dovere partorire è una aspettativa mentre invece sarà una certezza il business che genererà tra costruzione, personale, manutenzione, ecc.
(Genitoni Massimiliano, portavoce M5S Castelnovo ne’ Monti)
Il signor “Enrico 60” ha ragione. Ma aggiungerei per completezza che manca anche a tutti quei professionisti che non vogliono lavorare in montagna, o comunque in situazioni leggermente più difficili. La vita è anche questa, purtroppo!
(Il fumoso)
Nella provincia di Modena, da Montefiorino, Fontanaluccia, Frassinoro ecc., vanno a partorire a Sassuolo perchè è l’ospedale più vicino anche se molto, molto lontano; inoltre mi sembra che sia montagna anche qui, eppure nessuno si lamenta, è così da sempre e nessuno sembra sia nato in macchina. Anche se lontano sappiamo di poter contare su un ospedale efficiente ed in grado di gestire le emergenze e questo è quello che conta.
(MF)
Conosco bene la zona del modenese e le garantisco che, forse come dice lei, non lamentandosi, non c’è nessuno felice di dover andare a Sassuolo all’ospedale e se lo avessero più vicino non non desidererebbero vederlo chiudere. E’ una pessima abitudine paragonarci sempre al peggio; se vogliamo, anche in Africa ci sono ospedali a 400 chilometri di distanza dai villaggi, ma ugualmente nascono bambini. Noi abbiamo un reparto inaugurato due anni fa ed a mio parere lo spreco sarebbe chiuderlo, invece di fare in modo di lavorarci seriamente, cercando di farlo diventare un punto di eccellenza per i nascituri.
(Antonio Manini)
Argomento molto complesso e che si presta a molte interpretazioni, quasi tutte legittime. Io mi limito a raccontare un episodio molto triste avvenuto tanti anni fa, quando la strada provinciale che porta al Lagastrello arrivava solo a Cecciola. Morale: se ci fosse stata la strada fino a Miscoso, se il medico fosse arrivato subito con l’ambulanza, forse una bambina di soli 4 anni si sarebbe salvata.
(DG)
Vorrei rispondere ad “MF”: veramente Montefiorino e Sassuolo non sono molto, molto lontano, direi che la più lontana è invece Fontanaluccia che dista circa un’ora di macchina da Sassuolo. Civago e Succiso distano circa 50 minuti di macchina da Castelnovo ne’ Monti; se da una di queste due località si dovesse andare a Reggio diventerebbe un viaggio di circa un ora e tre quarti. Ovviamente da Civago non si andrebbe certo a Reggio ma a Sassuolo, che è più vicina (un’ora e un quarto). Tutto questo senza neve o ghiaccio. Insomma è un viaggio che da fare in travaglio non mi pare proprio breve. La montagna modenese ha già il suo ospedale che è Pavullo, pure lui purtroppo sotto la fatidica soglia dei 500 parti all’anno, ma le persone che vivono nella valle del Dragone sono più vicine per viabilità a Sassuolo, perciò vanno lì. Non si lamentano, perché sarebbe assurdo un ospedale a metà strada e perché a Castelnovo si parla di tagli e chiusure, mentre là non c’è mai stato.
(Stefania)
Infatti da Montefiorino Sassuolo si raggiunge in un attimo… proprio dietro l’angolo, specialmente d’inverno. Poi vorrei ricordare che anche qui siamo in Italia e non in Africa e che le tasse le paghiamo in ugual misura, pertanto si auspica che i soldi pubblici siano sempre investiti per una massima resa.
(RB)