Parte dalla Diocesi, con la collaborazione dei Rurali Reggiani, l'idea di un progetto di lavoro per valorizzare il parmigiano-reggiano di montagna.
La presentazione lunedì 25 maggio p.v., alle ore 10, al Parco Tegge di Felina dove si confronteranno i rappresentanti delle organizzazioni degli agricoltori, presidenti di latterie sociali, amministratori locali, il Consorzio del Parmigiano Reggiano, rappresentanti di enti di ricerca e di controllo delle produzioni, tecnici e gli agricoltori e i cittadini interessati all'argomento sul progetto che utilizza due acronimi: F.A.R.E. (Formaggio Appennino di Reggio Emilia) e R.I.F.A.R.E. (Relazioni Interaziendali tra Famiglie nell'Appennino di Reggio Emilia).
Si tratta di un progetto unitario per sostenere il territorio collinare e montano in un momento di gravi difficoltà di mercato per il prodotto principe della agricoltura del territorio e fondamentale per l'economia complessiva della montagna.
Di seguito il programma ed una bozza del progetto su cui sarà incentrata la discussione per miglioramenti e correzioni.
IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Proposta della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla rivolta ai caseifici e latterie sociali alle organizzazioni e agli enti locali
Valorizzare il formaggio dell’Appennino reggiano e aiutare le famiglie che lo coltivano
25 maggio 2015
Parco Tegge, Felina
Ore 10,00
Un progetto unitario per sostenere il territorio collinare e montano
Don Romano Zanni, Vicario episcopale della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla
progetto FARE e RIFARE
Impostazione
Enrico Bussi, Associazione Rurali Reggiani
Pareri
Marcello Chiesi, Presidente della latteria sociale di Cortogno
Nardo Ferrarini, Presidente della latteria sociale di Felina
Giuseppe Ruggi, Presidente della latteria sociale di Valestra
Valutazioni da parte di altri operatori, tecnici e amministratori
Informazioni
Adelfo Magnavacchi, Direttore del Centro Ricerche Produzioni Animali
Roberto Prampolini, Direttore di Dinamica
Domenico Turazza, Direttore del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale
Ore 11,30
Interventi finali
Martino Dolci, Presidente della latteria sociale di Gazzolo, Sindaco di Ramiseto e membro del Consiglio dell’Unione Montana dei Comuni dell’Appennino reggiano
Giuseppe Alai, Presidente del Consorzio di tutela del formaggio Parmigiano Reggiano
Ore 12,00
modalità per aderire al progetto FARE e RIFARE
chi partecipa a presentarlo e chi collabora a realizzarlo
Ore 12,15
Uno spuntino a prezzo modico (per continuare a discutere)
* * *
Il progetto
Schema per il progetto FARE e RIFARE
L’iniziativa deriva dal programma Erba buona di montagna e dagli incontri dedicati al principale settore produttivo dell’Appennino reggiano da RuRe-associazione Rurali Reggiani nel 2014 e nel 2015. Il progetto è in corso di definizione con i soggetti che intendono partecipare a due obiettivi di lavoro da svolgere fino al 2016:
PRIMO: collegare tutte le latterie per differenziare il formaggio sul mercato
- impostare il marchio privato FARE con richiamo alle montagne e alla zona
- mettere il marchio in aggiunta a quello del caseificio sulle confezioni di formaggio
- imprimere a fuoco il marchio del caseificio sul piatto delle forme ottenute solo dal latte dell’Appennino e non dal latte proveniente dalla pianura, in modo da rendere compatibili sia l’esigenza di contenere i costi di lavorazione, sia quella di valorizzare la filiera foraggio-formaggio ora condizionata da fieno importato e mangime
- definire delle intese per commercializzare il formaggio e il ‘burro vergine di caseificio’.
Curare la differenziazione favorisce altre aggregazioni tra i caseifici per potenziare la loro posizione nell’offerta del formaggio, per valorizzare il burro e il suino da siero.
SECONDO: rafforzare le attività di supporto a chi produce latte e opera in campagna
- indirizzando le attività rivolte all’innovazione (CRPA), alla formazione (Dinamica) in particolare per i giovani interessati a operare nella commercializzazione
- collegando le competenze presenti nelle organizzazioni professionali e cooperative, nel Consorzio di Bonifica e nelle amministrazioni pubbliche.
Il maggiore ricavo ottenibile dalla commercializzazione diretta del formaggio e in generale da una più elevata valorizzazione nella catena distributiva, potrà assicurare un reddito adeguato ai produttori di latte, un aumento dell’occupazione giovanile in zona e nuovi servizi alle famiglie sostenuti dall’intervento pubblico.
In prospettiva, con le misure previste dal PSR (progetti di filiera, ecc.), potranno essere affrontati altri obiettivi più impegnativi come la valorizzazione di latte-formaggio-burro ottenuti con l’alimentazione verde (principi salutari forniti dal latte da erba), l’impiego di fonti rinnovabili di energia, l’aero-essicazione del foraggio con impianti per più aziende, la razionalizzazione dei conferimenti di latte, altri interventi necessari per le strutture.
Opportunità offerta nell’immediato dalla Fondazione Manodori
La Fondazione Manodori ha varato in aprile un regolamento per accedere al contributo del 70% su progetti da presentare entro il 29 maggio. L’intervento della Fondazione ha lo scopo di affrontare le situazioni di fragilità stimolando iniziative che aggregano attori sociali differenti sia gli enti pubblici, religiosi e il volontariato, sia le aziende. Per questo primo bando la Fondazione ha stanziato 300.000 euro per erogare un contributo del 70% a progetti che impostano attività in grado di diventare autonome. Prevede che il progetto sia presentato da almeno quattro soggetti non economici, mentre i soggetti economici collaborano alla realizzazione del progetto e assicurano il cofinanziamento del 30%.
La Diocesi si è messa in gioco per il progetto FARE e RIFARE
Nel caso dell’Appennino reggiano la crisi del mercato lattiero-caseario rischia di cancellare la popolazione di vaste aree, dall’alta montagna alla collina. La Fondazione Manodori offre l’occasione per una iniziativa unitaria che serve a preparare successivi interventi.
Il vescovo ha delegato il compito di sostenere l’iniziativa al suo vicario don Romano Zanni che con la collaborazione dell’associazione RuRe consulta le aziende, le organizzazioni e le istituzioni pubbliche per l’adesione al progetto da presentare alla Fondazione Manodori.
F.A.R.E. Formaggio nelle montagne dell’Appennino di Reggio Emilia
Aggiungere informazioni per il consumatore finale sul formaggio delle montagne dell’Appennino reggiano
A - sulle forme
- ogni caseificio pone un proprio marchio sul piatto della forma e provvede a confezionare sottovuoto le porzioni da 1 Kg e da ½ Kg in modo che sia garantita l’identità (l’identità si perde per il consumatore finale nel caso delle porzioni più piccole dove manca la crosta e il marchio del caseificio)
l’innovazione ha un costo limitato all’impiego dell’attrezzatura per più caseifici
B - sulle confezioni di formaggio
- tutti i caseifici dell’Appennino reggiano sulla prima facciata della confezione aggiungono l’immagine di FARE a quella del singolo caseificio e sulla seconda facciata della confezione scrivono le stesse informazioni per il contenuto in base a un regolamento da concordare tra i caseifici, l’innovazione ha un costo quasi nullo
PROPOSTA per la prima facciata dell’involucro
- immagine di F.A.R.E. Formaggio delle montagne dell’Appennino di Reggio Emilia
- immagine del caseificio, numero di matricola e logo DOP
- distanza da Reggio Emilia
PROPOSTA per la seconda facciata dell’involucro
Latte prodotto nelle montagne dell’Appennino reggiano
Latte semigrasso, viene tolta la panna della mungitura serale
Formaggio di 24 mesi (due anni) più digeribile e più ricco di aromi
Conservazione garantita dalla migliore flora casearia e dalla limitata presenza di sale (cloruro di sodio 1,3 %)
1 Kg di formaggio stagionato concentra 17 Kg di latte
Semplificare il sistema di controlli sulla filiera
Impostazione di una “patente preventiva” sulla rispondenza ai requisiti per l’ambiente e la sicurezza alimentare rilasciata dai Comuni dell’Appennino reggiano e concordata con tutte le autorità competenti a effettuare il controllo su produzione e trasformazione.
Definire le modalità per integrare i controlli ordinari del Consorzio di tutela e distinguere le forme di formaggio da confezionare con il marchio FARE.
R.I.F.A.R.E Relazioni Interaziendali tra Famiglie nell’Appennino di Reggio Emilia
1 Formazione dei componenti della famiglia agricola, giovani, adulti, anziani, maschi e femmine, estesa ad attività collaterali alla filiera foraggio-formaggio:
a. caratteristiche dell’ambiente e attività sostenibili
b. confronto tra l’azienda familiare per l’allevamento da latte rispetto agli altri tipi di azienda: reciprocità nell’attività agricola, equilibrio nell’uso delle risorse, sostenibilità con l’ambiente e tra generazioni, ruolo della donna nell’impresa
c. fattori di qualità nutrizionale derivanti dall’erba di prato, validità della trasformazione artigianale, caratteristiche del prodotto rispetto ad altri processi
d. differenziazione nelle modalità di produzione e nei contenuti, esigenze nutrizionali, sistemi di distribuzione, canali alternativi, comunicazione al consumatore
e. informazioni da raccogliere e trasmettere, culture alimentari, esperienze, collegamenti
f. organizzazione dello stato, natura dei servizi pubblici e privati, ruolo della popolazione rurale, situazioni di altri paesi,
g. incontri sul territorio, scambi con altre realtà, visite all’estero, soggiorni di apprendimento, periodi di lavoro in altre aziende e tipi di attività
2 Interscambio tra le famiglie agricole con iniziative imperniate sull’iniziativa delle donne e rivolte alle diverse fasce d’età, da quella infantile in poi, allo scopo di:
a. sviluppare esperienze esistenti in zone limitrofe
b. conoscere le modalità praticate in altre popolazioni, italiane e straniere
c. stabilire relazioni con le componenti della società, tramite la parrocchia, la scuola, i servizi svolti dalla pubblica amministrazione e dai privati
3 Lavoro sostitutivo mediante imprese e/o forme associative di sostegno alle attività aziendali e familiari per:
a. esigenze straordinarie (malattia, altri impedimenti)
b. bisogni ordinari (riposo, aggiornamento, informazione)
4 Addestramento rivolto a giovani e ad altre figure da inserire in attività lavorative:
a. utilizzare strumenti informatici, accedere al mercato telematico
b. stabilire i criteri di vendita e di presentazione del prodotto al consumo, organizzare aste e altre forme di vendita innovative
c. trattare le informazioni sui passaggi successivi ricevute dagli acquirenti del formaggio
d. valorizzare la praticoltura, introdurre tecniche innovative di allevamento, impiantare l’essiccazione interaziendale del foraggio, creare la filiera del cippato e sfruttare altre F.E.R.
e. rafforzare le tradizioni alimentari e la capacità di accoglienza
5 Accorpamento dei terreni al fine di favorire la loro utilizzazione, assicurare la manutenzione del territorio, superare e prevenire l’abbandono.
Molto interessante e trovo conferma su alcune congetture. Peccato che sia di lunedì e non mi è possibile prendermi un giorno di ferie. Saranno disponibili gli atti, anche nell’ottica della partecipazione? Cordialità.
(Sincero Bresciani)
Tutto giusto, però proviamo a fare un prodotto di qualità: riduciamo le aziende in modo da utilizzare foraggi di montagna; alleviamo capi che diano una certa resa di caseina; aboliamo unifeed che è un obbrobrio, altrimenti il nostro formaggio da che cosa lo differenziamo rispetto a quello di pianura? Dall’aria che respira?
(Gianni)
P.S. – Intendevo dire ridurre i capi in azienda, non il numero di esse, che è già deficitario!