"Il tema sul futuro del 'punto nascita' dell'Ospedale Sant'Anna di Castelnovo ne' Monti è rimbalzato agli onori della cronaca provocando preoccupazioni e interventi accorati da parte di istituzioni e cittadini". E' Cosetta Gattamelati, coordinatore del circolo Pd di Castelnovo ne' Monti e già vicesindaco nella precedente legislatura, ad intervenire sull'argomento, molto "gettonato" nell'ultimo periodo.
"Ci sono temi però come questo che richiedono un confronto non solo politico o di tenuta di un territorio. Abbiamo bisogno di affrontare la discussione dal punto di vista culturale rispetto a come tutto il tema della gravidanza e della nascita si è trasformato negli ultimi decenni. Siamo passati da una visione di naturalità dell'evento a una forse eccessiva 'sanitarizzazione', quasi fosse una malattia".
"La comunità scientifica - per la Gattamelati - ha evidenziato con una grande preoccupazione: come in Italia sia più alta l'incidenza delle complicazioni derivanti dall'eccessivo ricorso ai parti cesarei. Molti stati europei a parità di standard di sicurezza non superano il 15 per cento. Nella nostra regione siamo attorno al 20 per cento. Castelnovo quasi al 40. E questo dato deve fornirci elementi di riflessione".
"E' ineludibile che le donne, proprio per la grande importanza dell'evento nella propria vita, hanno raggiunto una consapevolezza altissima quanto altissima è la richiesta di professionalità e sicurezza sia del punto nascita ma in generale di tutto comparto, ginecologico, consultorio, ostetrico. E' una scelta che non si può sbagliare. Allora credo sia necessario discutere di questo delicato tema proprio con loro, le donne, ascoltare le loro idee, le loro sensibilità, per meglio interpretare e elaborare proposte. Perché è più importante mantenere alta la qualità di ciò che si può realizzare di quello che eventualmente non c'è. Il Pd di Castelnovo ne' Monti invita le donne ad un confronto sabato 9 maggio, alle ore 16, presso Albergo Miramonti. Sarà un primo momento".
“Il popolo ha fame e manca il pane” – “Dategli le brioches”.
(Ellebi)
E’ possibile sapere se parteciperà qualche esperto a questo incontro?
(Paola)
Se non ho inteso male la soluzione prospettata è: troppo “ospedale”, donne! Tornate a partorire in casa, si è sempre fatto così…
(Commento firmato)
L’incidenza di tagli cesarei è maggiore in tutti gli ospedali di primo livello, soprattutto nei decentrati come il S. Anna, perché qui non si deve rischiare: non ci sono le numerose figure professionali dei grandi ospedali e non c’è la neonatologia a due passi! Credo che la sicurezza sia interesse di tutti in ostetricia, sia utenti che operatori. Ma probabilmente ci sarà da favorire qualcuno o qualche progetto!
(Simonetta)
“Il 40% dei parti cesarei in un presidio ospedaliero è un elemento su cui riflettere, non è un dettaglio. Solo le donne sanno davvero cosa significa affrontare un parto naturale o un parto cesareo, in quali condizioni vuoi affrontare questo momento determinante per la tua vita. Solo le donne conoscono i sentimenti e le ansie che per nove mesi ti accompagnano. In questo dibattito manca l’opinione delle interessate, sono per iniziare a fare emergere i loro punto di vista”. Dettava così in un comunicato la senatrice il 22/4 u.s. Non siamo poi così distanti da un copia-incolla. Ancora una volta, però, peccato che tutto avvenga in una tempistica ormai lontana dalla realtà. Sul sito http://www.salute.gov.it si trova un documento, Stato–Regione Emilia Romagna, che all’item aaf) – Punto Nascite – dice “La documentazione necessaria all’espressione del parere sul punto è stata trasmessa con sensibile ritardo; si apprezza la consapevolezza della Regione a proposito. La Regione, pertanto, dovrà impegnarsi ad inviare: gli esiti delle valutazioni effettuate e quindi la definizione conclusiva della rete dei PN, con il relativo cronoprogramma di attuazione della riorganizzazione, con particolare riguardo ai PN con un numero di parti/anno < a 500; in merito a questi ultimi, si sottolinea che, nelle more della progressiva chiusura dei PN di Pavullo nel Frignano, Castelnovo ne' Monti e Borgo Val di Taro, i quali, dai dati CEDAP 2012 risultano avere, rispettivamente, i seguenti volumi di attività: 404 parti, 192 parti, 203 parti, la Regione dovrà relazionare sulla presenza, in tali strutture, dei requisiti e standard previsti dall’Accordo per il I Livello, ciò a garanzia della sicurezza della madre e del neonato”. Diventa davvero interessante il passaggio "Perché è più importante mantenere alta la qualità di ciò che si può realizzare di quello che eventualmente non c’è”. Tradotto sembrerebbe dire: è più importare parlare di Stem e di Stam e non di un punto nascita la cui chiusura è già stata decisa. Facciamola allora completa e cantiamo: chi ha avuto ha avuto, ha avuto… chi ha dato, ha dato, ha dato… scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisá!
(MV)
Quante donne vanno a partorire fuori dal distretto montano? E perché? Perché non si rendono pubblici questi dati?
(Mariastella Giorgini)
Bla, bla, bla… Conferenze, incontri, tavole rotonde. Ma si riesce a capire chi ha il pallino in mano? E’ tutto un rimpallo di responsabilità. Diteci chi decide e lì interverremo.
(W. Orlandi)
Gentile signor Orlandi, chiedo scusa a Lei e ai lettori per questa mia assidua presenza sull’argomento; ma il PN di Castelnovo mi ha fatto arrabbiare come quando avevo vent’anni. Mi arriva come cartina di tornasole della superficialità, della negligenza, della distanza e della incapacità di una classe politica. C’è tutto. Più si entra nel cercare di capire, per poi poter dare eventualmente un contributo, e più evidente risulta che i “rimpalli” di oggi, sono solo un modo di raccontare una partita addirittura non giocata, e se giocata, giocata male e persa. Dalla documentazione trovata, ce n’è, e ce n’è tanta, si va indietro, molto indietro, nelle date. Mentre qui si facevano, come Lei dice, “Conferenze, incontri, tavole rotonde”, la Regione Toscana, come ho già riportato, manteneva aperti i quattro PN di Barga, di Piombino, di Bibbiena e di Portoferraio. La partita del PN di Castelnovo è finita. Ma evidentemente non basta. Ci invitano ad analizzare il risultato da un punto di vista culturale.
(MV)
Sarei tentata di polemizzare, soprattutto dopo il recente tragico episodio. Cercherò di non farlo. Parlo da donna, mamma, che a fronte di quattro gravidanze ne ha portata a termine una, la prima, il volere di Dio, non altro, ha interrotto le altre tre. E anche la prima è stata un “miracolo”, questo per mani d’uomo. Niente quantità, non solo qualità, ma tanta umanità! La mia bimba, ormai adulta, è nata grazie alla dedizione del ginecologo e di tutta l’equipe e grazie ad un parto cesareo. Se vogliamo parlare di qualità e, soprattutto, di umanità, l’ho vista scarseggiare già nelle seguenti gravidanze. Continuo però a sostenere che sia giusto e necessario un presidio sul territorio (vedi distanze e strade ridotte a fossati), ma sicuramente non a discapito della sicurezza. Ho sempre creduto, e continuerò a farlo, che bisogna avere la vocazione per certi “mestieri”. Se volete chiudere chiudete, ma non vi aspettate un incremento a Reggio, se c’è da viaggiare… si viaggia!
(Emanuela)