Oggi compiono un mese gli ultimi due bimbi arrivati qui a casa. Sono arrivati lo stesso giorno, il 16 aprile, quando avevano solo 19 giorni di vita. Sono arrivati da situazioni diverse, ma allo stesso tempo simili: senza un nome, solo il cognome materno; lo stesso giorno di nascita, il 28 marzo; abbandono in ospedali diversi per differenti malattie; peso sui tre chili; occhi scuri e capelli neri, neri. La gente ci chiede se sono gemelli. La cartella della loro storia clinica e sociale riferisce lo stesso motivo: abbandono da parte della madre. E riporta il nome delle due mamme e il luogo di provenienza, due cittadine rurali a varie ore da qui. Non dice: abbandono da parte dei genitori, parla solo della mamma...
... Ieri sera ero solo in macchina alla ricerca, per strada, di una delle nostre mamme scappata da alcuni giorni per disperazione. Ma per strada, in poche decine di minuti, ho trovato tante mamme che conosciamo da tempo: mamme giovani, mamme ammalate, mamme ubriache, mamme consumate dalla droga. Mamme perse che mi gridavano al passare della macchina o che si attaccavano ai miei vestiti appena sceso dalla macchina. Ne ho persino dovuto recupare una dalla polizia, arrestata quel giorno per lite in luogo pubblico. L’ho riportata sotto il suo ponte..
E pensavo alle nostre mamme e ai nostri bimbi, che sono i loro bimbi.
Pensavo anche al centinaio di mamme che vivono con noi, nella casa de los niños.
Pensavo alle mamme che non conosco e che quotidianamente bussano alla porta della nostra casa alla ricerca di un aiuto.
Pensavo alla fragilità umana delle ultime mamme che siamo riusciti a trovare e ad accogliere.
Ma scorrevo anche i nomi di tanti nostri bimbi che sono stati abbandonati dalla loro mamma, come gli ultimi due arrivati: David, Juansito, Gabriel, Jade, Teresita, Daniel, Brandon, Melody, Moisés, Manuel, Jhon, Jacki, Francisco, Valentina, Miguel Angel, Benjamín, Nicol, Víctor, Luciano, Karen, Jesús, Maité, Josué, Mateo, Luisito, Camila, Jhoselin, Danielito, Esperanza, José Luis, Edwin, Sara, Harold, Elizabeth, Luciana, Jacob, Richard, Alejandrina, Belén...
Non mi vengono i nomi di tutti... Sono tanti, sono troppi questi nomi, troppe storie difficili.
Allora dentro di me è spuntato questa specie di grido: dobbiamo salvare tante mamme!
E l’ho pensato tenendo presenti anche tante delle mamme che vivono qui con noi insieme ai loro figli.
Penso a questa nostra casa che porta il nome bellissimo di “casa de los niños”. Casa nata dal desiderio e impulso di una mamma.
Nei dormiveglia notturni, passeggiando per i corridoi della casa, mi capita di ascoltare spesso un grido: mami, mami!
Ma tanti dei nostri bimbi non hanno la fortuna di parlare (alcuni non parlano ancora e tanti non parleranno mai) e forse quel grido scoppia in loro in pianto disperato.
E mi viene da pensare che quel grido (mami, mami!) e quel pianto disperato sono forse un altro tipo di preghiera lanciata al cielo dai nostri bimbi. Sono un altro tipo di preghiera a cui dobbiamo inginocchiarci noi de la casa de los niños, in silenzio, e che possiamo imparare a cogliere per riuscire, forse, a salvare tante mamme ancora, anche se ci mancano le forze sufficienti.
Ripenso alla mattina del 16 aprile, il giorno in cui sono arrivati gli ultimi due bimbi. Quella mattina, infatti, siamo andati in ospedale con Piero e Carla, amici piemontesi che erano di passaggio da noi casualmente proprio quel giorno. E’ stato lì in ospedale che ci hanno spiegato meglio del bimbo che, appena nato, era stato abbandonato dalla mamma, e ci chiedevano di accoglierlo. Dopo vari giri da un reparto all’altro, ci siamo resi conto che il bebè si trovava ancora in sala parto, alle cure delle infermiere. Sbrigate le procedure necessarie, ci è stato consegnato il bimbo e la dottoressa ci ha spiegato la sua situazione: una grave malattia genetica poco frequente e che ha un nome strano. Ma avvolto in copertine pulite, Carla, come mamma stupita ed emozionata, ha accolto tra le sue braccia il bimbo e così l’abbiamo portato a casa, felice e tranquillo. Quel pomeriggio stesso, l’abbiamo battezzato con il nome di: Carlitos.
Nella quiete di questa notte, ripenso a questo grido che si innalza, nuovo, dalla casa de los niños: la necessità di salvare tante mamme perché sono tanti i bimbi che hanno bisogno di braccia che li accolgano con stupore e tenerezza come è stato accolto da una mamma Carlitos la mattina del 16 aprile. E sono tante le mamme che hanno bisogno di ritrovarsi per essere riaccolte pure loro dai loro figli. Credo che solo così riusciranno a salvarsi.
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Vi sono vicino con la preghiera e provo tanta ammirazione per voi!
(Ivano Pioppi)