REGGIO EMILIA - “Confesso. Confesso che ho vissuto”. Parole, musica e parole di Angelo Branduardi che, puntuale come un metronomo, incanta un Valli gremito, lo scorso martedì 28 aprile, in quello che lui definisce “uno dei teatri più belli d’Europa. Una grande emozione essere qui a suonare dopo tanto tempo”.
O, oltre alle canzoni, l’istrionico musicista mette in scena una vera e propria serata sulla musica. Fatta di spiegazioni, aneddoti, due monologhi, citazioni dotte, da Jannacci e a Morricone, dai grandi della classica a San Francesco, per quella che è l’ultima delle tappe del "Camminando Camminando Tour 2015" messa in scena da Arci Reggio nell’ambito della rassegna “Leggera 2015″.
In merito al concerto, immaginate, allora, di vedere un menestrello che porta il suo spettacolo in un castello d’Appennino, illuminato da una coreografia essenziale fatta da sei lampadari a ottanta candele. Su questo palco, il menestrello con pantofole e vestito a sacco nero rapisce l’attenzione di tutti i presenti e, alla fine, i ruoli di chi fa musica e chi ascolta si invertiranno: “il Valli si alzerà di un metro”. L’artista, infatti, nella seconda parte dell’esibizione osa e, dopo avere presentato la musica del ritmo, del corpo nella prima parte con alcuni dei suoi più grandi successi, sfida il pubblico e propone quindi la musica dell’anima, fatta di “sottrazione”. Via il ritmo – “così non potrete più battere il tempo col piedino” – o le note di terza, le “sensibili” – e “resterete spaesati”. Ed ecco prendere corpo un’infilata di canzoni - “La luna”, “Il dono del cervo”,… -, anche struggenti “perché la musica più bella per me è quella triste”, spiega. E “meno c’è, più c’è, cerca essenzialità e pulizia. Sorride, forse, percependo come gli applausi del pubblico, sempre generosi, non siano così intensi come nella prima parte. Sa che sta facendo scuola e ogni buona scuola che si rispetti richiede fatica, ma anche premio. Come nel gran finale quando il pubblico sarà protagonista nel cantare gli attesissimi bis di “Camminando camminando” e "Cercando l'oro” brano del 1983 liberamente ispirata dalla canzone Under the mango tree tratta dal primo Bond movie Agente 007 - Licenza di uccidere. Pare di essere in uno stadio di musicisti. Ma la magia, poco prima, era quella della poesia "Rosa di Galilea", ispirata ai vangeli apocrifi. Mentre l’elisabettiana "Barbrie Allen" è tratta “dalla più bella musica che abbia mai sentito”, afferma il poeta cantante.
Per i classici, invece, nella prima parte dalla “Pulce d’acqua”, “Domenica e lunedì”, “Si può fare” all’apertura e il trittico francescano che gli fu richiesto dai frati di Assisi. “Perché lo chiedete a me? Che ho vissuto” – sottointeso, son peccatore chiese lui. E loro: “Perché Dio sceglie sempre i peggiori”. E una curiosità: “Alla Fiera dell’Est”, sicuramente tra i suoi successi maggiori, non viene riproposta. Ma solo spiegata. Coraggioso Branduardi oltre che voce violino, chitarra, armonica, piatti… e affiatato con i suoi musicisti di chiara bravura Michele Ascolese Chitarra elettrica, acustica – Stefano Olivato contrabbasso, basso, armonica a bocca – Leonardo Pieri Tastiere, fisa – Davide Ragazzoni batteria. Alla fine il Valli è in piedi per gli applausi per una delle più intese pagine di musica d’autore in terra reggiana. Tra loro anche un manipolo di castelnovesi che, soddisfatti, sarebbero già pronti ad un nuovo concerto. (G. A.)