Con riferimento all'articolo “Pago. Ma per cosa?”, ci giunge un intervento di risposta del direttore della Bonifica dell’Emilia centrale, Domenico Turazza, che proponiamo di seguito.
-----
Cortese redazione,
la lettera di Stefano Ferrari, pubblicata dal vostro giornale col titolo “Io pago ma non so per cosa” è per noi l’occasione per fare il punto su quanto svolgiamo in collina e montagna. Va innanzitutto chiarito che siamo un ente di diritto pubblico finalizzato qui ad assicurare il contenimento dei versanti in frana e il buon regime idraulico delle acque superficiali per realizzare le migliori condizioni per l'uso del suolo e dell'acqua nel rispetto delle vocazioni naturali delle singole aree per la tutela e lo sviluppo del territorio.
In altre parole la nostra missione nel comprensorio d’Appennino è quella di preservare il valore degli immobili (siano essi terreni che fabbricati). Pertanto i nostri consorziati sono i proprietari di terreni o fabbricati che ricevono un beneficio dalla nostra attività.
Più nel dettaglio, il nostro Consorzio è tra i pochi enti (assieme ai comuni e al Servizio tecnico di bacino) che si occupa di quello che è uno dei principali problemi della montagna, vale a dire il dissesto idrogeologico. Mentre il Servizio tecnico di bacino interviene prevalentemente sulle grande opere – i lettori ricorderanno la frana Capriglio – il Consorzio di Bonifica interviene sulle frane di dimensioni più contenute e, anche, per la bonifica di versanti, per allontanare l’acqua e, quindi le cause di instabilità di versanti, fenomeno per altro ora aggravato dall’abbandono dell’agricoltura e dalla abbondanti piogge delle ultime stagioni primaverili. Operiamo anche sulla viabilità minore per il mantenimento in efficienza delle infrastrutture pubbliche poste a servizio degli immobili e con progetti di valenza ambientale: si pensi all’impiego delle tecniche di ingegneria naturalistica con la costruzione di briglie e difese delle sponde lungo i corsi d’acqua naturali.
In Appennino, tra fondi consortili, derivati dai contributi, e fondi provenienti da altre linee di finanziamento (Regione, Governo, comuni, Unione europea…), mediamente ogni anno il Consorzio progetta e realizza interventi per un importo superiore a quello che incassa con i contributi, che sommano, complessivamente, 2,5 milioni di euro, di cui la metà circa nei comuni della ex Comunità montana dell’Appennino reggiano. In quest’ultimo comprensorio per il 2014 si è trattato di 26 interventi i principali dei quali, per altro, comunicati gentilmente anche da Redacon.
L’elenco completo degli interventi che il Consorzio annualmente esegue in appalto sull’intero comprensorio (montagna e pianura) ed i bilanci del Consorzio sono scaricabili dal nostro sito web alla sezione amministrazione trasparente.
Per ogni chiarimento è possibile contattare il Consorzio al n. verde 800235320 o all’indirizzo di posta elettronica [email protected].
(Domenico Turazza, direttore del Consorzio di Bonifica dell’Emilia centrale)
Tutto bello, però una cosa è da dire: sarebbe interessante sapere il bilancio della bonifica, se per investire 2,5 milioni di euro in tutta la provincia dobbiamo spenderne in stipendi, consulenze, sedi etc 10/15 milioni; forse il gioco non vale la candela, (su sito il bilancio non c’è, o forse è nascosto tra i link), sarebbe meglio che le competenze allora passassero all’Unione dei Comuni, più piccole e vicine al territorio. In più, visto come ho già scritto nel commento sull’articolo precedente, come fa uno ad avere l’acqua per irrigare le coltivazioni in montagna?
(GC)
P.S. – Rettifico: bilancio trovato, circa 11 milioni per il personale, in più mi sembra di vedere che il consorzio fa anche “l’imprenditore” visto la costituzione di una società per la produzione di energia elettrica, non credo che questo faccia parte dei propri doveri nei confronti dei cittadini.
Buongiorno, probabilmente non ho ben capito il beneficio che deriva dal pagamento, quel che so per certo è che da due mesi esatti a causa di una frana la mia casa (comune di Casina), ma anche quella di altri, è isolata e raggiungibile a malapena a piedi. In passato non mi pare siano mai stati eseguiti interventi di “contenimento” del fenomeno. Penso che per ora il pagamento non abbia preservato il valore degli immobili e dei terreni. Ma forse si sta parlando di cose diverse. Buona giornata.
(Costi)
Questo “ente” è un baraccone mangia soldi bello e buono, altrochè.
(Commento firmato)
11 milioni per il solo personale, o sono comprensivi delle spese per il mantenimento gli uffici ed i veicoli? Comunque sono sempre troppi!
(Alex)
Bilancio consuntivo 31/12/2013 – Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale – consuntivo –Consiglio – 20.06.14. La spesa complessiva per il personale in forza:
Direttore generale 134.491,21
Dirigenti tecnici e agroambientali 458.776,41
Dirigenti amministrativi 184.867,92
Indennità buonuscita dirigenti (quota annuale) 122.000,00
Quadri tecnici e agroambientali 461.241,02
Quadri amministrativi 373.155,75
Impiegati tecnici e agroambient a Temp. Ind. 1.957.762,75
Impiegati amministrativi 1.117.607,66
Impiegati tecnici a termine 50.899,96
Impiegati amministrativi a termine 147.201,91
Operai assunti a tempo indeterminato 5.647.478,49
Operai avventizi 362.365,86
Indennità di buona uscita impiegati 50.000,00
Incentivi progettazione 0,00
Altri costi inerenti il personale 53.192,50
Totale 11.121.041,44
(MV)
C’entra poco con la tematica in questione, ma volevo farvi presente (io l’ho scoperto per caso) che i contributi che versiamo per il consorzio di bonifica sono integralmente deducibili dalle tasse. Saluti.
(DC)
Leggo testualmente sul retro dell’avviso di pagamento: “in montagna il Consorzio realizza opere pubbliche contro il dissesto idrogeologico (consolidamento di movimenti franosi e regimazione idraulica di rii naturali) ed interveti di manutenzione alla viabilità minore”. Non vorrei essere polemico, ma nel vedere lo stato in cui sono messe le nostre strade minori, o i terreni, ovunque devastati da frane e smottamenti… mi vien da dubitare. Saluti.
(Andrea S.)
Ma quali immobili vogliamo preservare, parlo dell’Alto crinale, tutti questi paesini sono sospesi o circondati da frane, da anni i vari torrenti non sono più imbrigliati, la manutenzione è inesistente, in più paghiamo anche per terreni oramai inghiottiti da frane; i pochi terreni rimasti sono boschi di rovi inaccessibili perchè le varie strade vicinali sono franate. Ma di cosa stiamo parlando, ma qualche tecnico del consorzio ogni tanto viene da queste parti? Qualcuno si svegli, tra un po’ ci farete pagare anche l’aria che respiriamo, che per fortuna è l’unica cosa buona che abbiamo da queste parti.
(DZ)
Scusate se mi intrometto, ma i dati che avete riportato del bilancio consuntivo 2013 vanno interpretati correttamente, in quanto si riferiscono all’insieme della attività che il Consorzio esegue nel complesso, in pianura e montagna. La gran parte del personale del consorzio, 192 dipendenti su 200 circa, opera infatti in pianura e non in montagna, ove presiede una rete di canali di quasi 3.600 km oltre ad una settantina di impianti e a 10 casse di espansione. Per evitare che i costi delle attività di bonifica che eseguiamo in pianura siano messi a carico dei proprietari di immobili della montagna, e viceversa, il nostro sistema contabile si articola in separati centri di costo. Quello della montagna ammonta a circa 2,5 milioni di euro, di cui la metà circa è costituito da costi fissi (non solo di personale) e la parte restante da interventi che andiamo ad eseguire in montagna (per circa 1,25 milioni di euro). A questi se ne aggiungono almeno altrettanti che normalmente progettiamo ed eseguiamo con fondi che non provengono dai contributi (Regione, Stato, UE, ecc.) e che però senza in nostro intervento difficilmente verrebbero utilizzati sul nostro territorio. Faccio presente che i circa 2,5-3 milioni di euro di interventi che ogni anno eseguiamo in montagna vengono affidati a imprese locali, con una ricaduta positiva non solamente per la difesa del suolo ma anche sul sistema economico locale. Per cui, in sostanza, ogni euro che noi incassiamo in montagna viene reinvestito in montagna e per ogni euro che incassiamo ne spendiamo almeno altrettanto in opere di difesa e valorizzazione del suolo, contribuendo alla lotta al dissesto e al mantenimento dell’economia locale e dei posti di lavoro. Sappiamo bene che le frane sono moltissime e che è estremamente difficile riuscire a sistemare tutti i problemi di dissesto della nostra montagna, ma quello che facciamo cerchiamo di farlo al meglio ed in completa trasparenza.
(Domenico Turazza)
Allora, se ho ben capito, “splittando” il centro di costo della montagna, per una “produzione” di circa 2,5-3 milioni di euro, l’ente ha costi fissi pari a 2,5/2 milioni di euro, cioè 1,25 milioni. Se “pesiamo” il centro di costo: 1,25/ 3 abbiamo un’incidenza dei costi fissi sulla produzione pari al 41,6 %. Tremila anni fa ho fatto contabilità industriale, se al “montly report” avessi trovato una percentuale simile, l’area-manager sarebbe finito davanti all’amministratore delegato. La percentuale qui raggiunta, però, è il risultato di un compitino che deve essere corretto, non sono date, infatti, le voci che compongono la voce dei costi fissi.
(MV)
Inoltre la sua analisi non tiene in considerazione che: 1) il Consorzio non è un azienda bensì un ente pubblico a cui è affidato l’esercizio di funzioni pubbliche e non di attività economiche; 2) se proprio volessimo assimilarlo ad un’impresa privata il paragone andrebbe fatto non con le imprese industriali, bensì con le aziende di servizi, che hanno un’incidenza del costo di personale ben più alto. Fatte queste premesse, vi posso assicurare che l’impegno dell’amministrazione del Consorzio è quello di ridurre l’incidenza dei costi fissi (tra cui quello del personale) cosa che da qualche anno sta avvenendo con la necessaria gradualità, trattandosi di un obiettivo che non può essere conseguito in pochi anni ma in un arco di tempo medio lungo. Per ora registriamo una riduzione dell’organico del personale nell’ordine di 15 unità (di cui 2 dirigenti, 5 quadri intermedi e la parte restante personale impiegatizio) a cui corrisponde un minor costo di poco inferiore ad un milione di euro.
(Domenico Turazza)
La chiusura del mio commento precedente era solo una richiesta, seppur implicita e forse per questo non colta, di conoscere la “struttura” che il centro di costo della montagna ha nel bilancio dell’ente. Solo l’analisi di quelle voci avrebbe permesso eventuali considerazioni. Fatta questa premessa, si legge con una certa curiosità che il Consorzio, pur essendo un “ente pubblico a cui è affidato l’esercizio di funzioni pubbliche e non di attività economiche”, si impegna a ridurre l’incidenza dei costi fissi. Verrebbe da pensare, ma può essere aridità analitica, che anche in un ente pubblico si sia colto un serio problema.
(mv)