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La vicenda del nostro Ospedale S. Anna sembra aver messo in moto un risveglio collettivo della nostra montagna, stando almeno alle prese di posizione che si sono susseguite in questi giorni, pur se eravamo da tempo in presenza di numerosi e ripetuti segnali che andavano colti e “gestiti” da parte dei governanti locali.
Abbiamo anche assistito ad uno scontro tra sindaci e Azienda Usl, fatto di comunicati un po’ ermetici e contraddittori, e che paiono smentirsi a vicenda, generando inevitabilmente ulteriore preoccupazione, mentre la politica sembra quasi rinunciare al proprio ruolo, affidandosi soprattutto agli appelli lanciati dai cittadini a difesa di un patrimonio comune, rappresentato in questo caso dall’Ospedale montano, il quale richiama a sua volta, e giocoforza, un problema più ampio, ossia le condizioni e le prospettive dell’Appennino reggiano.
Da una parte si vorrebbe promuovere il nostro territorio e le sue eccellenze ambientali e naturalistiche, insieme ai suoi prodotti alimentari, e si punta nel contempo a realizzare opere costose di viabilità, così da rendere sempre più appetibile il nostro Appennino verso chi ne riconosce il valore e vorrebbe avvalersi maggiormente delle sue innegabili risorse, ma nel guardare a questo augurabile futuro, tuttora abbastanza astratto, non va comunque dimenticato il presente, fatto di un territorio molto bello ma insistentemente ferito a livello idrogeologico e abitato da una popolazione che vuole continuare a risiedervi ma si trova a dover fronteggiare continue e scoraggianti difficoltà, che allargano il divario fra la montagna e le zone meno decentrate e periferiche.
La scarsità di lavoro, un’agricoltura in preda ormai ad una interminabile crisi che fa via via diminuire le aziende in attività, un turismo con tante potenzialità ma di non semplice realizzazione, la distanza dalle città che non è compensata da un adeguato collegamento viario, la incompiuta disponibilità di supporti tecnologici attualmente importantissimi, se non indispensabili, vedi la banda larga, il progressivo invecchiamento della popolazione, con gli annessi risvolti, non sono di certo “criticità” montanare di oggi, e potevano essere affrontate per tempo dalla classe politica che decide da non pochi anni le sorti del nostro territorio.
Nessuno ha ovviamente la bacchetta magica, ma se - come hanno sostenuto alcuni giorni fa quattro segretari Pd della montagna - il progressivo “arretramento” che sta subendo il nostro territorio in diversi campi era sconosciuto all’epoca della Comunità montana delle origini, per la progettualità che la stessa sapeva allora esprimere, significa che qualche rimedio lo si può cercare e fors'anche trovare.
In Comunità montana non mancavano di certo discussioni e divisioni tra le forze politiche, ma all’occorrenza si trovavano i giusti punti di convergenza e di unità per sostenere tutti insieme il “sistema montagna”, e quel modo di procedere aveva fatto sì che gli enti superiori non facessero prevalere la logica dei numeri, i quali giocano sempre a sfavore della montagna, evitando in tal modo la chiusura degli uffici postali, gli accorpamenti delle scuole primarie e più in generale la riduzione dei servizi; e non vi erano timori sui destini del S. Anna.
Anche oggi andrebbe riscoperto un po’ di quello spirito unitario e qualche risultato lo si potrebbe forse portare a casa e ciò compete alla componente politica, ma anche la parte tecnica può dare un prezioso contributo; e per il nostro ospedale il direttore del Distretto Usl, figura che dovrebbe funzionare in qualche modo da cerniera con le aspettative del proprio territorio, potrebbe farci conoscere il suo pensiero in merito al futuro del reparto di ostetricia, fornendoci anche ulteriori elementi e dati statistici che aiutino ad inquadrare meglio la questione.
(Robertino Ugolotti, capogruppo lista civica "Progetto per Castelnovo ne' Monti")
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Beh, signor Ugolotti, mi assumo il rischio della presunzione, ma il Suo compitino su alcuni punti deve essere corretto. Allora, Lei parla di “pur se eravamo da tempo in presenza di numerosi e ripetuti segnali che andavano colti e “gestiti” da parte dei governanti locali.” Lei fa politica da una vita, signor Ugolotti e non c’era nessun segnale. C’era solo un concreto work-in-progress derivante dall’ esecuzione del Patto Stato-Regioni, novembre 2010. In quel Patto era scritto, nero su bianco, che un punto nascite era giustificato in 500 parti/anno. Lei, molto onestamente, ha dichiarato: “Io lo imparo stasera”. Peccato che la sera, fosse una sera di fine marzo 2015. Quasi cinque anni dopo. Un po’ tardi, non crede? Ricorda quanto è stata tagliente la “schiacciata” del sindaco Bini? “Qualcuno si è lasciato sfuggire qualcosa”. E’ tutto scritto qui, su Redacon. Non c’è poi nulla di ermetico e di contraddittorio, e qui chiudo, nello “scontro”, come Lei lo chiama, tra i sindaci ed Azienda Usl. Il dottor Nicolini, per evitare qualsiasi frainteso, è tornato ad inserirsi su un comunicato dei Sindaci per chiarire: “A questo proposito non è corretto attribuirmi l’intento o l’obiettivo di difendere in ogni modo il punto nascita della montagna”. Penso non rimanga niente alla fantasia.
(MV)
Ringrazio il signor “M.V” per l’attenzione con cui segue la mia attività politica e le sue precisazioni sul mio compitino. Compitino che per quello che riguarda il S. Anna è cominciato diversi anni fa, dalle Regionali del 2010, costruendo anche un incontro pubblico in sala consigliare alla presenza del dott. Nicolini, anche a lui sfuggì di dirci di questo accordo tra Stato e Regioni, ma anche negli anni successivi a ogni nostra preoccupazione eravamo accusati di fare terrorismo psicologico, che il nostro ospedale era strategico e nulla, mai, sarebbe stato messo in discussione. La rassegna stampa la può trovare su Redacon. Ora anche a lei, signor “M.V”, non sarà certamente sfuggito che oggi giochiamo una partita diversa, noi continuiamo il nostro compitino per cercare di salvaguardare il nostro ospedale, cosa per la quale che mi auguro che anche lei sia impegnato, sperando di incontrarla presto senza rimanere dietro un (M.V) sono a disposizione, se lo riterrà utile, per i suoi importanti suggerimenti da condividere per il bene della comunità. Cordiali saluti.
(Robertino Ugolotti, capogruppo lista civica “Progetto per Castelnovo ne’ Monti”)
Nessun suggerimento, signor Ugolotti, solo un contributo trovato in rete: “La Toscana ha chiesto ed ottenuto dal Ministero della sanità di mantenere aperti 4 punti nascita ben al di sotto dei 500 parti l’anno; e cioè Barga (460 nascite l’anno), Piombino (313), Bibbiena (295) e Portoferraio (211)”.
(MV)
Nello scorrere l’archivio telematico di Redacon vi si può trovare un articolo, del luglio 2011, dedicato da Robertino Ugolotti allo scioglimento della Comunità montana, che allora sembrava ormai prossimo se non imminente, dove l’estensore si preoccupava per la mancata individuazione di “un’alternativa plausibile e condivisa”. Vi si rammentava pure, ed opportunamente, come tale ente avesse saputo rappresentare l’identità e l’unicità della nostra montagna, anche nella difesa e nel potenziamento dei propri servizi, e veniva altresì ricordato che lo spirito unitario sapeva all’occorrenza prevalere sulle altre logiche e ragioni, al punto che davanti alle grandi tematiche le forze politiche della montagna trovavano sovente posizioni comuni, senza venir meno ai rispettivi ruoli. Ho semplicemente estrapolato e riassunto alcuni concetti di quelle righe di quattro anni or sono, e se si pensa che in un comunicato di qualche giorno fa quattro segretari del Pd montano sembrano essersi espressi in maniera abbastanza analoga, se non ho frainteso le loro parole, circa le “virtù” della Comunità montana di un tempo, viene da chiedersi perché mai si è voluto andare al superamento di detto ente, anziché rilanciarne la funzione, e senza aver prima messo in campo, almeno così par di capire, una entità che potesse dare altrettanta voce e forza al “sistema montagna”.
(P.B.)