Si parla, ancora una volta, di tasse. Questa volta ad imporle è nientemeno che il grande Napoleone, per sostenere le armate che l’imperatore faceva scorazzare in giro per l’Europa.
Diciamo subito che la nostra gente, quella radicata al territorio e ai pochi terreni coltivabili, di guerre e spedizioni ne faceva volentieri a meno. C’era già tanto da tribolare per far fruttare quei magri campi aggrappati ai pendii. Dovere andare soldato, oltre al rischio della pelle, significava sottrarre manodopera al lavoro dei campi.
All’inizio del XIX° secolo Napoleone trionfava ovunque, dall’Alpi alle Piramidi / dal Manzanarre al Reno, ma per sostenere le campagne non bastava il genio militare, occorrevano fondi. La storia ci parla anche di razzia di opere d’arte, saccheggiate e trasferite dall’Italia a Parigi, o di beni ecclesiastici perquisiti ed alienati per fare soldi. Ma le opere d’arte non producevano denaro. Tanto per citare un fatto concreto risulta che in Ghiara, davanti all’altare della Madonna, c’erano cinque grossi lampioni ad olio, in bronzo, che pendevano dalla volta. Napoleone li fece perquisire lasciandovene solo uno dei due più piccoli. Oggi quel lampadario (che allora era appunto il più piccolo) figura come il più grande.
A proposito del saccheggio di opere d’arte un breve aneddoto a botta e risposta: “Gli italiani sono tutti ladri” disse un giorno Napoleone conversando coi suoi salottieri. Al che lo scultore Antonio Canova, presente alla discussione, commentò sottilmente: “Tutti no, ma Bonaparte si”!
La campagna d'Italia del 1800
“Consistette in una serie di operazioni militari combattute nel 1800, durante la guerra della seconda coalizione, in Italia settentrionale dopo la caduta nel 1799 delle repubbliche sorelle filo-francesi e il ritorno del generale Napoleone Bonaparte dall'Egitto. Il generale, … organizzò e diresse un audace attraversamento delle Alpi per prendere alle spalle l'esercito austriaco che assediava le truppe francesi bloccate a Genova. Dopo la riuscita della manovra, Bonaparte avanzò nella Pianura Padana e affrontò l'armata austriaca nella decisiva battaglia di Marengo che si concluse dopo alterne vicende con la vittoria dei francesi”. [Wikipedia].
Le conseguenze per i nostri contadini
“Al fine di aumentare i soldati e poter così infoltire l'esercito Napoleone fece ampio ricorso alla coscrizione obbligatoria, estendendola a tutti i paesi occupati. Furono dapprima richiamate le classi tra i diciotto e i quarant'anni, ma poi, verso la fine del conflitto, si passò anche ad arruolare classi più giovani” [Wikipedia].
Qui però non interessano né le vittorie di Napoleone né la maniera di reclutare soldati, anche se la coscrizione obbligatoria deve avere aumentato la miseria sottraendo braccia robuste all’agricoltura e costringendo le persone ad altri sacrifici con l’imposizione di nuove tasse, come vedremo.
Quella che propongo è una semplicissima notiziola trovata in un rogito del 2 Aprile 1805.
“Colla presente seppure privata scrittura, … qualmente il sig. Antonio Rabotti e di lui fratello Michele di Donadiolla, Comune del Rebecco, dipartimento del Crostolo, sborsarono e diedero in tante buone e regali monete la somma e quantità di Gigliati zecchini n° quarantaquattro da L. 45 reggiane, parte nell’annata della carestia anno 1801 e l’altra nell’anno 1804 per il pagamento di un cambio per l’armata della coscrizione, nella prima sborsarono li due Rabotti Gigliati venti e nella seconda Gigliati ventiquattro”.
Il che ci fa capire: 1) che il popolo aveva sofferto per una grossa carestia nel 1801; 2) che i soldati, oltre ad essere coscritti a forza, dovevano essere equipaggiati e finanziati dalla circoscrizione, che per noi era quella del Crostolo.
Deduco che quel cambio per l’armata fosse una obbligazione bancaria da sottoscrivere comunque, volenti o nolenti. Infatti le sorelle Verginia e Maddalena Gherardi non hanno mezzi per pagarlo e debbono chiedere prima un prestito, poi, al momento di restituire l'importo, una dilazione. Non potendo soddisfare la somma e dubitando di poterlo fare nei quattro anni successivi a questo atto, decidono di ipotecare un campo denominato il Casamento, “vidato (dotato di viti) ed arborato (con olmi per le viti e alberi da frutta) e di tre biolche circa”. Era un appezzamento comodo da lavorare, fertile e vicino a casa.
Quale sia stata la conclusione è presto detto. In calce al rogito viene riportato un acconto delle sorelle Gherardi: Restituisco cinque Filippi in isconto del fondo, sicché resta il capitale di zecchini 41 e ½. Dopo di che non si hanno più notizie. Quel pezzo di terra, (anche se mi costa ammetterlo) da allora fino a oltre il duemila figura fra i terreni dei Rabotti, e del cognome Gherardi a Donadiolla non vi è più traccia.
Meraviglioso Savino. Anche nei paesi più sperduti la mano della burocrazia è sempre arrivata e forse ancora più fetente di oggi. A quando un’altra ricerca?
(Ilde Rosati)
E dopo il duemila quel terreno non appartiene più ai Rabotti? Povere sorelle Gherardi. Formidabile ricerca. Anche allora carestia e tasse. “Tutti ladri, no, ma Bonaparte, ora buona parte, sì”! Nulla di nuovo. Grazie Savino per queste belle ricerche storiche.
(Luisa Valdesalici)
La guerra è stata sempre la guerra. Toglie braccia e denaro a tutti, specialmente ai più poveri. Ai tempi degli antichi romani chi non assolveva ai debiti fatti anche per la guerra veniva schiavizzato. Il tempo passa e le questioni si ripetono forse anche adesso. Basti guardare e indagare sui luoghi ove la guerra la fa da padrona.
(Bruno Tozzi)