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Le parole del Vescovo Camisasca in suffragio dei caduti nel 70° anniversario della battaglia di Ca’ Marastoni. AGGIORNAMENTO – LA FOTOGALLERY

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Don Domenico
Don Domenico Orlandini

Stamattina, alle 10, il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla Massimo Camisasca ha presieduto la S. Messa nella domenica della Divina Misericordia a Ca’ Marastoni di Toano, in suffragio dei caduti nel 70° anniversario della “Battaglia di Pasqua” del 1945. Proponiamo di seguito la sua omelia.

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Cari fratelli e sorelle,

il mio saluto a tutti voi abitanti di queste stupende montagne. Saluto il parroco di Monzone don Alpino Gigli. Saluto i sindaci di Toano e Villa Minozzo e i rappresentanti delle associazioni militari, in particolare degli alpini presenti. Ho desiderato incontrarvi in questa occasione che ci riporta al tragico evento accaduto 70 anni fa, quando sette alpini delle Fiamme Verdi, la brigata comandata da don Domenico Orlandini, persero la vita per difendere la loro Patria. Il sacrificio dei nostri fratelli diventi una occasione di perdono e di riconciliazione. In tutti questi anni, e ancora oggi con questa celebrazione eucaristica, vogliamo considerare la loro vita offerta come partecipe del sacrificio di Cristo.

Saluto i sindaci di Toano e Villa Minozzo e i rappresentanti delle associazioni militari, in particolare degli alpini qui presenti.

Oggi la Chiesa ci fa vivere la domenica della Divina Misericordia. La misericordia di Dio non è un sentimento astratto, è una iniziativa che viene incontro alle nostre ferite, che ripara i mali del passato, cura e risana le divisioni del presente e ci apre a una considerazione nuova del nostro futuro. Guardando gli eventi eroici e dolorosi accaduti qui 70 anni fa, imploro la Divina Misericordia per tutti coloro che ne furono coinvolti. Il sacrificio di coloro che sono morti e la vita stessa di don Orlandini, il cui corpo è stato da poco qui traslato, e che nel 1965 aveva posato la prima pietra di questa cappella-sacrario, ci invitano ad avere una visione purificata della memoria.

Tanti errori sono stati fatti, tanta violenza è stata perpetrata, tanto odio è stato insegnato. Occorre rinascere, consegnare alla storia ciò che è stato, e perdonare. Dobbiamo entrare con umiltà e coraggio nell’esperienza della misericordia affinché il passato dei singoli e dei popoli non sia un peso che ci schiaccia e ci impedisce di camminare in avanti.

Affermava sapientemente Padre Pio: «Il passato alla misericordia, il presente alla grazia e il futuro alla provvidenza». È un’espressione semplice, che possiamo imparare a memoria e che ci può aiutare a recuperare le dimensioni fondamentali della vita cristiana. La fede non cancella il dolore e le ferite, ma ci introduce in una considerazione nuova della vita.

È questo, in fondo, che ci ricorda S. Giovanni nella seconda lettura che è stata proclamata: questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede (1Gv 5,4).

E nel vangelo abbiamo ascoltato che Gesù, mostrandosi agli apostoli dopo la sua morte e resurrezione, dona alla Chiesa il suo Spirito e la possibilità reale del perdono: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati (Gv 20, 22-23).

Desidero infine, in questa domenica della Misericordia e in questo luogo di dolore e di fede, invitare ciascuno di noi a riscoprire il grande dono del sacramento della Confessione, strada maestra per imparare il perdono e per entrare nella pace con se stessi, con gli altri, con il mondo e la storia.

Accostiamoci frequentemente a questo sacramento pasquale. Nel tempo ci scopriremo pieni di gratitudine a Dio per questo dono.

È questo il mio augurio per ciascuno di voi.

Amen.