Home Cronaca Giovanni Teneggi, direttore Unioncoop, prende posizione contro la soppressione del punto nascita...

Giovanni Teneggi, direttore Unioncoop, prende posizione contro la soppressione del punto nascita all’ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti

63
35

Giovanni Teneggi“Questo è un pezzo di smantellamento della montagna, e le ragioni addotte per la chiusura del reparto di Ostetricia all’Ospedale Sant’Anna di Castelnovo ne’ Monti sono perlomeno inquietanti”.
Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative, già intervenuto a metà del novembre scorso sui rischi gravanti sull’ospedale montano, entra così nel merito del piano regionale dei tagli sulla sanità reggiana e sulle affermazioni del direttore generale dell’Ausl, Fausto Nicolini.

“Le scelte regionali – spiega Teneggi – danno intanto una prima certezza, e cioè che per chi fa politica la montagna e la vita in Appennino significano soltanto tradizione e memoria, dimenticando temi come la crescita dell’economia, i giovani, le famiglie, i servizi, la sicurezza e una sanità adeguata ad un territorio di per sé svantaggiato”.

“Non abbiamo ancora visto nulla a proposito di sviluppo economico e di servizi – afferma il direttore di Confcooperative - ma intanto vediamo il taglio di un reparto ospedaliero che viene chiuso – stando alle motivazioni addotte – per motivi di sicurezza, e non per ragioni economiche”.

“Una spiegazione che se non nascondesse un problema riconducibile a tagli di costi – incalza Teneggi – apparirebbe quantomeno allarmante: quante donne, se così fosse, hanno partorito in questi anni nell’insicurezza e quante, da oggi, si rivolgeranno al Sant’Anna? “L’impressione, essendo del tutto convinti che invece si tratti sono di questioni economiche, è che si voglia quasi provocare una sorta di “autochiusura” del reparto da parte di utenti allarmati”.

“Non è facile - prosegue il direttore di Confcooperative - comprendere quali siano le ragioni per le quali al di sotto di 500 parti all’anno non si possa garantire sicurezza a 200 madri e bambini, i cui prossimi spostamenti sul Mire a Reggio Emilia certamente determineranno maggiore insicurezza legate agli spostamenti e ai tempi di percorrenza, nonché maggiori costi per l’evidente probabilità di un maggior ricorso a mezzi dell’assistenza pubblica, certamente dotati di standard di sicurezza e di assistenza rispetto a quelli di qualsiasi mezzo privato”.

“La sensazione, nettissima, è che l’obiettivo – sottolinea Teneggi - sia semplicemente un azzeramento di costi, senza alcuna valutazione sul ciò che significa, in un territorio come la montagna, caratterizzato dalla presenza di tanta parte di popolazione anziana, togliere la possibilità di nascere in un reparto ospedaliero, che peraltro nessuna casistica dimostra essere insicuro come oggi ci si sente dire”.

“La nascita del Mire, enfatizzato come soluzione centralizzata della questione dell’ostetricia in montagna – sostiene il direttore di Confcooperative – è in realtà la causa di un problema che si apre in Appennino e certamente non solo lì, perché è evidente che un investimento di quella portata (25 milioni) determina oggi a Castelnovo ne’ Monti e determinerà altrove riduzioni di spesa nei presidi ospedalieri periferici, per il cui futuro siamo non meno preoccupati e attenti”.

“Proprio oggi – osserva Teneggi – abbiamo discusso, anche insieme alla Regione, dell’esperienza delle cooperative di comunità – peraltro già attive nel nostro territorio più che altrove - come possibilità di sviluppo economico, di tenuta sociale, di implementazione di servizi anche nelle aree più distanti dal capoluogo”. “La risposta che viene sulla sanità – osserva il direttore di Confcooperative – va in direzione esattamente opposta, quando invece, in questo come in altri campi presidiati dal pubblico, si possono mettere in atto soluzioni integrate pubblico-privato che siano in grado di assicurare possibilità di vita e di lavoro in territori già sufficientemente penalizzati da disegni che privilegiano la costruzione di un’unica grande città le cui dimenticate periferie si estendono dal crinale al Po”.

E proprio oggi due assessore regionali Emma Petitti e Paola Gazzolo, a seguito di un incontro sul tema della riorganizzazione degli uffici postali hanno dichiarato: “Comprendiamo e condividiamo le preoccupazioni dei sindaci sulla possibile chiusura di alcuni uffici postali: si tratta di servizi importanti, che devono essere tutelati - ha affermato Petitti -. I bisogni dei cittadini devono prevalere su qualunque logica commerciale o operazione di risparmio aziendale, per questo abbiamo chiesto e ottenuto da Poste Italiane di sospendere i tempi di attuazione del progetto, previsti inizialmente per il 13 aprile. Nei prossimi giorni incontreremo nuovamente i responsabili dell’Area Centro Nord e chiederemo che vengano organizzati incontri sul territorio, perché il piano riorganizzativo deve essere concertato assieme alle parti coinvolte”.

“Dobbiamo riportare le persone a vivere in montagna - ha affermato Gazzolo - e per farlo è necessario un cambio di passo. A breve istituiremo una cabina di regia interassessorile per affrontare in modo integrato temi strategici per il rilancio della montagna, dall’ambiente al turismo, dalla tecnologia ai servizi sociosanitari, ai trasporti. Entro l’estate faremo la conferenza della montagna, per condividere assieme ai sindaci le priorità su cui puntare per generare progetti di sviluppo e sulle quali far confluire il massimo delle risorse e degli sforzi”.

* * *

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE YURI TORRI

Torri (SEL): Chiusura maternità Sant’Anna, bisogna cercare altre soluzioni
Leggo sui quotidiani le dichiarazioni che riguardano la chiusura del reparto di ostetricia dell’ospedale S. Anna di Castelnovo Monti. Il direttore dell’Ausl di Reggio Emilia, Fausto Nicolini, sembra dare per certa la chiusura del presidio e l’assessore regionale Venturi continua a nascondersi dietro la necessità di rispettare standard di sicurezza.

Sono convinto che, per rispettare gli standard, la chiusura di presidi territoriali importanti non sia l’unica soluzione possibile. Prima di prospettare scelte così drastiche Venturi dovrebbe mostrare all’Assemblea Legislativa  il piano di riorganizzazione del sistema sanitario regionale e dovremmo discutere insieme. E credo sia necessario che l’Ausl dialoghi con i sindaci e gli enti locali per valutare le soluzioni alternative che, sono certo, si possono trovare.

Per Sel, la scelta di eliminare servizi in territori che ne hanno bisogno, deve essere un’ultima possibilità, che bisogna cercare di evitare in ogni modo e che va attuata, non unilateralmente, solo nel momento in cui tutte le altre possibili strade siano ritenute non percorribili. Come Gruppo Assembleare chiederemo all’Assessore di dimostrare che quella prospettata sia davvero l’unica soluzione realizzabile, come lui vuol far credere, e non, semplicemente, la più comoda.

* * *

INTERVENTO DI LAPAM CONFARTIGIANATO

Arlotti (Lapam Confartigianato): “Tagliare ostetricia a Castelnovo Monti? Diciamo no”

“L’Appennino cessi di essere terra di conquista all’arrovescio. Diremo no in qualsiasi maniera democratica al taglio di ostetricia a Castelnovo Monti, baluardo della sanità in montagna e dello sviluppo del territorio. Diciamo un fermo no a questa decisione e chiediamo che sia ridiscussa”. E’ categorico Gabriele Arlotti, presidente Lapam Confartigianato Castelnovo Monti nel condannare la proposta di ennesima razionalizzazione del sistema sanitario e esprimendo appoggio alla denuncia di Teneggi.

“Le promesse di conferma dei reparti nei presidi ospedalieri anche in tempi recenti, sono ancora facilmente reperibili in rete. Eppure – sottolinea Arlotti - lasciano posto a una evidente razionalizzazione che, singolarmente, punta a investire negli ospedali di città e lascia sguarnita la sanità nei luoghi più fragili, come dimostra questa scelta che riguarda Castelnovo Monti. Quello che ci pare ancora più grave è che apprendiamo del taglio del reparto di ostetricia a mezzo stampa. Un metodo non rispettoso per chi ha scelto l’Appennino come luogo di vita. Chiediamo: dove se ne è discusso? Crediamo, infatti, che la tenuta di un territorio, assieme allo sviluppo della realtà imprenditoriale, passi attraverso la sanità (e il servizio di pronto soccorso, in tal senso, va di pari passo a medicina e ostetricia), la scuola e la sicurezza. Se si smantella la sanità partendo da una risorsa essenziale, l’offerta di un reparto in Appennino dove far nascere i propri figli, significa rinunciare alla possibilità di sviluppo di un territorio, perché nessuna madre vorrà mai abitare in un luogo dove occorrono sessanta o novanta minuti per raggiungere l’ospedale più vicino. E i motivi di standard di sicurezza (200 parti/anno Castelnovo contro i 500 richiesti) sono risibili, dato che da anni il personale castelnovese ruota con Reggio e fa corsi di formazione proprio per garantire i medesimi livelli”.

Arlotti prosegue: “Questo provvedimento si inserisce in una ideale ‘mappa del rischio del vivere in Appennino’. Pensiamo al fatto che è stata impiantata una discarica che ha avuto valenza regionale, all'eterna promessa dello sviluppo banda larga, alle strade (come la 513) interrotte per mesi, a lotti (come alla Croce, sulla ss63) non ultimati, all'Imu da riscuotere per capannoni ed edifici sempre più abbandonati e ai furti cui si resta impotenti a causa della carenza di personale e risorse a disposizione delle forze dell’ordine. Come Lapam Confartigianato – conclude Arlotti – siamo consapevoli del ruolo basilare del presidio ospedaliero in Appennino: chiediamo alle istituzione preposte di ripensare questa decisione e di coinvolgere nelle scelte strategiche chi in Appennino vive e lavora”.

* * *

Correlati:

Corsi e ricorsi / Proprio la difesa del S. Anna unì per la prima volta in assemblea i consigli comunali di dieci comuni (25 marzo 2015)

 

35 COMMENTS

  1. Innanzitutto voglio chiedere a chi ora su Facebook o altri social sta gridando allo scandalo per la chiusura di non limitarsi a fare “Oh no!” ma ad andare dalle istituzioni a chiedere spiegazioni. Lamentarsi senza alzare dito è troppo facile e profondamente sbagliato. Iniziate a chiedere appuntamenti al direttore sanitario, al direttore di distretto, al sindaco del vostro Comune: informatevi! Vorrei poi dire che le motivazioni non sono del tutto sbagliate: ma da dove arriva la “mancanza” di sicurezza. Non dalle ostetriche che vanno periodicamente a fare una “full immersion” al Santa Maria per tenersi “allenate” (quanti altri lo farebbero?), ma dalla dirigenza. Perchè? Perchè sono anni che ha smesso di investire su Castelnovo. O forse non l’ha mai fatto? Montecchio team eccezionale, Prof. Volta in testa; Guastalla parto-analgesia, Scandiano con la professionalità del Dott. Cerami. E Castelnovo? Perchè non invogliare le donne a partorire qui? Basterebbe poco. Già è un’oasi felice, già se siete fortunati siete in camera singola, già non ci sono orari di visita, già i papà possono rimanere tutte le notti, già il personale si prodiga per farvi stare bene… Invece a Castelnovo si relegano i giovani medici, che, se pur bravi, non avendo la casistica di un Santa Maria, perdono per forza – e senza averne colpa – in professionalità. Hanno paura, non si sentono sicuri, non hanno una guida che li affianchi, che gli insegni. Perchè la dirigenza non cerca di ovviare creando un buon flusso di medici più anziani che svolgono guardia su Castelnovo, dando così la possibilità ai giovani di farsi un po’ le ossa? Tra l’altro potrebbero anche essere ben pagati per la loro trasferta e avere la possibilità di fare qualche guardia di notte o di domenica un po’ tranquilla. La risposta vi stupirà: i medici di Reggio non vogliono. Perchè? Ah beh, provate ad avere un problema al parto a Reggio: accorrono, separati solo da qualche scalinata, neonatologi, ginecologi, infermieri e ostetrici a volontà. Un’emergenza a Castelnovo ne’ Monti? Quattro gatti. Ma con due palle così! Sì, per lavorare a Castelnovo ne’ Monti ci vogliono le palle. E per fortuna che c’è gente che le ha, gente che sa fare il proprio lavoro, che lo ama e lo difende. Parlando con la loro ho capito che se i grandi capi volessero Castelnovo potrebbe rimanere aperto, ma non solo: potrebbe lavorare bene. Perchè non sono i numeri che fanno la differenza, ma le persone. Ah giusto, il MIRE: un grande investimento ha bisogno di grande resa. Donne incinte della montagna, prendete su baracca e burattini e andate a partorire a Reggio. Chi se ne frega se dista a un’ora e più di macchina da casa vostra, il travaglio si sa, di solito è lungo e noioso.

    (Cittadino attento)

    • Firma - Cittadinoattento
  2. Dal sindaco venite quando volete, il nostro ospedale è un ospedale di qualità, lo dobbiamo difendere con tutti i mezzi possibili. La situazione del punto nascita è complessa, arriva da delibere prese da tutti (Anci, Upi, Uncem e altri) tempo fa; ora dobbiamo trovare il modo per stoppare queste decisioni. Se lo facciamo tutti assieme possiamo farcela.

    (Enrico Bini, sindaco di Castelnovo ne’ Monti)

    • Firma - EnricoBini
  3. Gentile sindaco, sarebbe interessante sapere quanto tempo indietro, visto che il suo predecessore ha sempre confermato che l’ospedale era al sicuro e che non avremmo mai perso nessun servizio.

    (Alessandro Torri Giorgi)

    • Firma - AlessandroTorriGiorgi
  4. Chiedo al signor sindaco se, vista la situazione che si sta prospettando, avete previsto come Amministrazione un incontro con la comunità per spiegare cosa sta succedendo e in che modo si intende procedere (tutti insieme). Grazie.

    (Carolina)

    • Firma - Carolina
  5. Caro sindaco Bini, spiegami come fare per stoppare queste decisioni, se si arriverà alla chiusura del punto nascita presso l’ospedale Sant’Anna, si avvererà ciò che il Dr. Nicolini ipotizzava metaforicamente qualche anno fa in una riunione, alla domanda di un dipendente “se l’ospedale Sant’Anna era a rischio chiusura?” il Dr. Nicolini rispondeva metaforicamente “che solo una frana in montagna, avrebbe causato la chiusura dell’ospedale”. A me pare che se ci sarà questa chiusura sarà la frana completa reale e non solo metaforicamente dell’ospedale Sant’Anna verso il Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

    (P.F.)

    • Firma - P.F.
  6. Io penso che non serva guardare indietro. Cosa pensiamo di fare? Ora facciamo i passaggi istituzionali per sapere realmente come stanno le cose. Quindi incontro col Dott. Nicolini come comitato di distretto della montagna; settimana prossima incontro in Provincia T.T.S.S., poi incontro coi cittadini, sicuramente . Contatteremo anche gli altri due comuni interessati Paullo e Borgotaro. Faremo tutti i passaggi che servono per garantire la massima trasparenza e chiarezza.

    (Enrico Bini)

    • Firma - EnricoBini
  7. Ma dove sono finiti i nostri politici/amministratori? Il Pd dove è finito? Ovviamente assieme agli altri partiti… Quando siamo sotto elezioni tutti bravi e svelti a fare riunioni, aperitivi, incontri, ecc., poi più niente. L’unico che parlò di salvare l’ospedale fu il buon Salvini a Castelnovo, gli altri dove erano?, e dove sono adesso visto che sono stati eletti?

    (GM)

    • Firma - GM
  8. Mio Dio, quanta ipocrisia! Durante la campagna elettorale per le regionali dell’autunno scorso a Castelnovo il candidato presidente, oggi presidente con il voto di 15 elettori su 100, a domanda nel merito pare si sia stupito affermando che “partorire in altro luogo non era problema”. Non ero presente mi è stato riferito. Il nuovo piano regionale sanitario prevede pure forti aperture al privato (vedere al riguardo le affermazioni della vicepresidente Gualmini). E i tagli alla spesa sanitaria, nonostante la melina di Renzi, sono poderosi. Risultato: come sempre i deboli pagano. Scrissi un commento tempo fa ad una dichiarazione di Giovanni Teneggi su questo argomento. La mediazione dei partiti non esiste più. O la società si autoorganizza autonomamente e come tale agisce o è la fine, con il 10 per cento che decide per tutti.

    (Luigi Bizzarri)

    P.S. – Qualche settimana fa ho partecipato a Castelnovo ad una interessante iniziativa del sindacato USB sulla chiusura degli ospedali e sulla privatizzazione della sanità in Emilia-Romagna, il tutto accompagnato da un interessante documentario: eravamo 4-5 persone. Cosa dire? “A sta ben cuma al bast al asi“.

    • Firma - luigibizzarri
  9. Quando il signor Salvini ne ha parlato a Castelnovo altre persone e partiti ne parlavano già da anni. Si rilegga un po’ di rassegna stampa, poi se da buon ultimo anche il signor Salvini ne ha parlato, ben arrivato.

    (Capogruppo Lista Civica Progetto per Castelnovo ne’ Monti)

    • Firma - capo-gruppolistacivicaProgettoperCastelnovonéMonti
  10. Caro Enrico, la storia insegna: questa montagna, o forse questi montanari, si sono fatti scappare tante cose senza fare molto o peggio senza fare nulla. Quello dell’ospedale è cosa nota, la mia ex moglie vi lavorava negli anni ‘90 e già allora si parlava dei pochi parti. Poi sono passati gli anni e rassicurazioni da ogni dove. Sbagliato, Enrico, non parlare del passato, perchè se è vero quello che scrivi, non è giusto andare dalle istituzioni di oggi, ma è giusto andare sotto casa di quegli amministratori che ci hanno raccontato balle. L’ospedale per il nostro territorio è vita, lo spopolamento sta facendo morire il territorio, ma per ripopolarlo ci voglio i giovani, le nascite le famiglie che si insedino qui. Andate voi a convincere una giovane coppia che sogna una famiglia numerosa a venire a vivere in montagna ove non ci sarà più un reparto nascite. Concludo rifacendomi al “Cittadino attento”: da noi non manca nulla, siamo in un luogo fantastico, peccato che il montanaro non ne ha la consapevolezza. Ora, caro Enrico, la palla è tua da giocare, da cittadino della montagna dico: presente e disponibile a fare barricate; la domanda è quanti altri? Cordialmente.

    (Roberto Malvolti)

    • Firma - MalvoltiRoberto
  11. Buongiorno, purtroppo eccoci qui dove nessuno sarebbe mai voluto arrivare. Qualche tempo fa, quando ero ancora in Consiglio comunale, la nostra lista sollecitò e ottenne un incontro pubblico alla presenza di sindaco, cittadinanza, Nicolini ecc.ecc., come tante volte siamo stati tacciati di fare allarmismo, che eravamo dei visionari e come troppe volte forse ci avevamo visto prima degli altri, guardando con occhio obbiettivo e non sempre e solo credendo ciecamente a ciò che veniva detto dai partiti e da responsabili che erano ben indottrinati! Come si può leggere nell’articolo pubblicato da Redacon in quell’occasione (di cui vi riporto il link http://www.redacon.it/2013/10/31/ospedale-s-anna-immortale) l’ospedale doveva essere immortale, mentre invece piano piano cominciamo a perdere pezzo dopo pezzo prima i posti letto (sempre negato che sia così, ma fate un giro in ospedale e se ne accorgerebbe chiunque che i posti sono calati; ora cominciamo con la chiusura di un reparto, al quale probabilmente ne seguiranno altri, purtroppo…). Il nostro consigliere Remo Venturi è stato preso quasi in giro dal buon Nicolini e da alcuni esponenti della precedente Amministrazione, ma ora forse aveva ragione lui, non sapete quale dispiacere ci sia nel dire avevamo ragione, ma ormai il passato è passato e bisogna guardare al futuro, della nostra montagna del nostro ospedale e unirci per cercare di impedirne lo smantellamento, anche perchè oltre a creare difficoltà anche e soprattutto ai posti di alta montagna (si pensi a una mamma di Succiso, Collagna o Ligonchio che per partorire deve andare a Reggio, Scandiano o Montecchio) verranno a mancare sempre più posti di lavoro, ne risentirà l’indotto della montagna e piano piano continuerà la desertificazione della montagna. Ma come sempre la memoria è corta, va tutto bene e noi montanari continuano a prenderci per il naso, ospedale, strada statale 63, Ponte Rosso e chi più ne ha più ne metta!

    (Gabriele Tacconi)

    • Firma - GabrieleTacconi
  12. Concordo con il commento di “Cittadino attento” che ha centrato in pieno il nocciolo del problema. Infatti tenere aperto un reparto significa soprattutto mantenerlo con gli adeguati standard di sicurezza e professionalità; tutto il resto (relazioni umane positive, fruibilità degli spazi, elasticità dei tempi) sono, sì, importanti, ma sono solo una cornice entro cui deve realizzarsi la competenza e la professionalità degli operatori sanitari, medici in primis. Con ciò non voglio affermare che nella nostra struttura non vi siano professionisti capaci, al contrario ne conosco diversi, ma rispetto agli altri ospedali della nostra provincia è innegabile che non sia ambita dai medici più quotati e questo ricade inevitabilmente sull’utenza. Poi in campo medico è sempre possibile l’imprevisto e nessuno potrà mai assicurarci al cento per cento la riuscita di un intervento, ma già il potersi affidare ad un equipe affermata rappresenta una buona sicurezza.

    (Ic)

    • Firma - ic
  13. La situazione di degrado ed abbandono della montagna è in continuo aumento, gli abitanti dell’intero comprensorio montano che desiderano continuare a vivere in questi luoghi abbandonati dalla politica di sinistra, di centro, di destra, dovrebbero abbandonare i campanilismi e le “fedi” ed uniti far sentire la voce. Spero che qualche nuova persona, giovane, libera da schieramenti, si di metta in moto e tenti qualcosa, dal crinale sino a Castelnovo ed oltre. Diversamente aspettiamoci le solite promesse, oppure nemmeno quelle. Cordialmente.

    (Fabio Pietro Leoncelli)

    • Firma - FABIOPIETROLEONCELLI
  14. Grazie a tutti per i commenti e al sindaco, l’amico Enrico Bini, per il suo contributo importante. Aggiungo qui un’osservazione che sarà oggetto nei prossimi giorni di un’attività di Confcooperative anche più ampia. Ci concentriamo sulla montagna perchè siamo noi sotto assedio, ma quello che ci manca e di cui paghiamo pegno noi non è mancanza di politica sulla montagna, bensì mancanza di buona politica su tutto il territorio. Se dicessi che condividendo la necessità di tagli e razionalizzazioni anche nella nostra Regione e in provincia dovremmo chiudere altri punti vita più grandi invece che Castelnovo ne’ Monti? Qual è il criterio di questa selezione? Se abbiamo compreso bene noi dobbiamo: 1) portare grandi numeri al Mire di Reggio (un ospedale così grande ne ha bisogno, sennò il costo è insostenibile ed ora che c’è bisogna alimentarlo); 2) risparmiare costi, tanti; 3) dare servizi in sicurezza e qualità alle famiglie nel modo più ampio possibile. Tagliare Castelnovo ne’ Monti minimizza il risultato su tutti questi criteri: portiamo pochi numeri in più al Mire (cosa sono 150 parti sui 3/5000 standard sul quale si misurerà questo centro per la sostenibilità?); riduciamo di poco i costi; aumentiamo fortemente il disagio. Fin che la politica la fanno gli statistici e i territori si confrontano muscolarmente a numeri non avremo tregua. Ma preparare le statistiche con il terrorismo psicologico dell’insicurezza offende la nostra cittadinanza e la nostra dignità.

    (Giovanni Teneggi)

    • Firma - GiovanniTeneggi
  15. Mi permetto di segnalare un articolo pubblicato sul numero 190 di “Tuttomontagna” del novembre 2013. Titolo: “Il Sant’Anna è a rischio?”. Un articolo passato allora sotto silenzio, ma meritevole di essere riletto oggi perché illuminante, sia per ciò che ci aspetta, sia per ciò che si poteva fare e non è stato fatto.

    (Armido Malvolti)

    • Firma - Armidomalvolti
  16. Ah il sole non gira intorno a Castelnovo? Premiamo le eccellenze. Siamo tutti bravi quando tutto va bene. Ma già in tanti nel nostro Appennino scelgono Sassuolo o Modena come luogo dove far nascere i loro figli. Decidere di abitare qui vuol dire sbattersi. Non dimentichiamoci dell’assistenza capillare offerta ai malati terminali o cronici da parte dei medici di base e infermieri. Castelnovo, cadi dal pero!

    (Ruby)

    • Firma - Ruby
  17. Fa piacere leggere di interventi così decisi e appassionati come quello di Teneggi rispetto alla difesa dell’identità dell’ospedale di Castelnovo. Fa piacere perché Giovanni tira in ballo un discorso che non è di campanile, bensì di identità. E mi fa piacere intervenire l’indomani di una mi dichiarazione a proposito di un’ipotesi di fusione dei comuni di crinale che è, anch’essa, una questione di identità. Vale a dire che, mentre auspico un’idea di fusione che esalta l’identità del crinale, non dimentico che Castelnovo ne rappresenta un luogo di incontro, quindi una sede nella quale ritrovare l’intera comunità d’Appennino in una battaglia che la dovrebbe trovare necessariamente unità là dove si incontrano le cose che accomunano l’intero Appennino. Ciò che riguarda l’ospedale di Castelnovo è cosa che riguarda l’intero Appennino, perché è lì che convergono tutte le necessità di natura sanitaria delle comunità, dal crinale in giù. Per questa ragione ciò che sarebbe auspicabile è che l’intero Appennino si trovasse unito nella battaglia per difendere i sevizi che un ospedale di frontiera si trova a fornire. Perché, s’è vero che numeri è statistiche non confermerebbero più la tenuta di certi servizi, è altrettanto vero che la montagna e la tenuta del suo tessuto sociale non è una questione di numeri e statistiche, ma una questione di strategia di sopravvivenza di quel tessuto sociale. La montagna, le sue comunità. Unità, le sue scuole non sono una questione che si può liquidare con numeri e statistiche, altrimenti, di questo passo andiamo tutti a Reggio. La montagna è un presidio funzionale alla vita delle sue comunità ma anche di Reggio, diversamente diventa una terra di nessuno, dove la sopravvivenza diventa una scommessa. È una battaglia che è, prima di tutto, culturale, perché una battaglia di sopravvivenza dell’idea stessa di comunità. Farebbe piacere leggere interventi appassionati e battaglieri come quello di Giovanni anche da parte degli amministratori di crinale.

    (Vincenzo Castellano)

    • Firma - VincenzoCastellano
  18. Non si può più nascere tranquilli, la logica delle statistiche, i piccoli numeri, la bassa natalità, sono le motivazione essenziali per scelte “politiche” che vanno a completare il declino della nostra zona montana. Ora anche gli standard di sicurezza impongono la differenza, nascere all’ospedale di Castelnovo è rischioso perché ci sarebbero pochi parti, solo duecento l’anno, quindi carenza di casistica e di occasione di esperienza medica-sanitaria. Questo è smentito da oltre sessant’anni di esperienza del servizio di maternità del Sant’Anna. Condivido, apprezzo e sostengo la presa di posizione di Giovanni Teneggi, oggi più che mai la gente di montagna, tutta rappresentata, deve veramente arginare, mobilitandosi contro certe posizioni. Qui non si guarda avanti per un eventuale sviluppo del nostro territorio, la valorizzazione dei suoi abitanti, ma si continua a perdere pezzi di servizi sociale essenziali per le nostre comunità. Continuiamo a nascere in montagna.

    (Claudio G.)

    • Firma - Claudio G.
  19. Chiudere il reparto maternità per motivi di sicurezza? Una volta le donne partorivano in casa e poi andavano a fare la polenta (così mi han detto). Partorire, se non vi sono complicazioni, è una cosa naturale, perché essere in stato interessante non è una malattia, ma uno stato, appunto. In assenza di pericolo per la mamma o il bambino, al momento del parto dovrebbero esserci un’ostetrica o un ginecologo, un pediatra ed un’infermiera. Il tutto dovrebbe avvenire in un ambiente tranquillo, attrezzato, molto, molto pulito e magari con qualche comfort (mi pare che in ospedale a Castelnovo tutto ciò ci sia). E’ vero che l’accreditamento dell’ospedale comporta tante regole (sacrosante) da rispettare, comprese quelle relative alla sicurezza ma, santo cielo, non stiamo mica parlando di un intervento di microchirurgia neurologica, giusto? Speriamo solo che, quando arriveranno le doglie, non ci sia un metro di neve o un centimetro di ghiaccio o, meglio ancora, che la strada non sia stata chiusa per qualche smottamento dovuto alla pioggia. Sennò, dovremo tornare a quando le donne, mi han detto, partorivano in casa e poi andavano a fare la polenta.

    (BM)

    • Firma - bm
  20. Qui c’è da mobilitarsi tutti, non è accettabile una decisione del genere. Quando mia moglie ha partorito i nostri due figli all’ospedale di Castelnovo siamo partiti da Vallisnera e poi giù per la statale… ed è sembrato un viaggio lunghissimo. Se ci avessero detto che saremmo dovuti arrivare a Reggio penso che avremmo cercato casa molto più a valle, abbandonando il paese. Lasciando perdere il fatto di farci apparire solo come numeri e non come persone che fanno parte di comunità, le quali sono sempre più sofferenti ed invecchiate, c’è anche un ragionamento logico: è più sicuro affrontare un’ora e mezzo o più di strade piene di curve, buche e frane con una donna partoriente o fare mezz’ora ed essere in reparto con ostetriche, ginecologi e dottori, pulito e con poco caos? Risposta difficilissima! Ci sono paesi ancora più lontani del mio, ad esempio Succiso e Civago dove, guarda caso, ci sono due ragazze che conosco che sono in dolce attesa del secondo figlio!

    (Andrea Poletti)

    • Firma - Andrea Poletti
  21. Le donne non partoriscono già più a Castelnovo perché non si fidano e tantomeno si fidano a sottoporsi ad interventi, anche se non impegnativi. Qui va bene solo a chi potrebbe partorire anche in casa come un tempo, perché hanno la fortuna che la natura ha predisposto che tutto vada per il meglio, ma di fronte a problemi ed emergenze è molto meglio essere in altre strutture; ben vengano Reggio e Sassuolo, qualche chilometro vale la sicurezza di essere in buone mani. Lo so per esperienza e se un reparto non rende in termini numerici ci si deve chiedere perché e prendere le conseguenti decisioni; o si raggiungono determinati parametri o si chiude.

    (MB)

    • Firma - MB
    • Ecco il commento più “sentimentale” e meno ragionato possibile. Che, a primo avviso, sembrerebbe provenire da una mamma scontenta, invece probabilmente è di chi conosce bene il reparto: una (ex) dipendente incarognita? Mah. E’ da sempre che Castelnovo Monti fa pochi parti, che negli ultimi anni sono ancora meno per un calo generale delle nascite. E’ cambiato che prima c’era la grande figura di riferimento e sicurezza, Dott.ssa Maria Baroni, la garanzia che anche la situazione peggiore sarebbe volta al meglio. Da quando è andata in meritata pensione l’utenza si è trovata davanti volti nuovi, giovani e sconosciuti e anche il personale si è trovato a dover “ritrovare la strada”. Notizia di oggi, purtroppo, di un parto problematico, dove? Nella grande Reggio Emilia. A dicembre a Scandiano e poco dopo a Montecchio. Allora chiudiamo anche questi? La criticità può accadere ovunque. Sì, già, si va a partorire via da Castelnovo, ma perchè? Mancanza di fiducia? Andiamo però a chiedere di quanti reclami o denunce si fa carico Castelnovo prima di sputare sentenze. Credo pochi, ma chiacchiericcio tanto. Perchè alla gente piace molto parlare in piazza, scandalizzandosi a più non posso, ma quando si tratta di andare dal primario, all’URP, dal Direttore sanitario o generale… ma no, ma chi? Io? No, io non ho niente da dire, tutto bene… Quindi a questo punto sappiate che la vostra parola vale tanto come un colpo di vento. Detto ciò, è innegabile che a Castelnovo non ci sia un’“attrattiva”, ma allora perchè non crearla, anche a suon di critiche e lamentele? Scusate se mi permetto di dare simbolicamente una forte pacca sulla spalla a tutto il personale dell’Ostetricia, che si troverà a lavorare, dopo questo fiume di polemiche, con la consapevolezza di essere “guardati” da ogni mamma, papà, nonno e zio come se fossero appena capitati nella giungla a partorire, in mano a cavernicoli che non sanno neanche come si chiamano di nome. Coraggio!

      (C.A.)

      • Firma - C.A.
  22. Bravo Giovanni! Anche questa no, non lo meritiamo. Credo che ciascuno di noi dovrà fare il possibile per difendere l’ospedale e tutti i suoi servizi. Io nel mio piccolo mi mobiliteró e sono certo anche altri!

    (Chicco Ferretti)

    • Firma - ChiccoFerretti
  23. Il problema c’era e prima o poi doveva uscire. Per sfortuna di questa Amministrazione la patata bollente tocca a loro. Quelli di prima, o per migliori conoscenze ed influenze politiche, o solo per fortuna, sono riusciti a tamponare e rimandare la questione, ma io sono anni che sento che l’ospedale rischia e ciclicamente si sono sempre verificati questi confronti che poi sono sfociati in un nulla di fatto. Ora però sembra che la cosa sia più seria e decisa, rispetto al passato. Personalmente sono abbastanza perplesso del mancato intervento del nuovo Direttore del distretto, forse doveva essere il primo ad intervenire e spiegare cosa sta succedendo e che cosa si cercherà di mettere in campo per evitare ciò. Invece è l’unico che non ha detto nulla, sempre che non mi sia sfuggito qualcosa ma in questo giornale, almeno, non vedo nulla. Speriamo stia lavorando su altri tavoli, ma onestamente penso che in un momento così delicato serviva forse in questo ruolo persona più esperta e di spessore, anche politico, poiché, che piaccia o no, queste cose si risolvono con la politica e chi ha gli agganci migliori la spunta. E’ un brutto dire che io non condivido, ma purtroppo l’Italia continua a girare così.

    (E.M.)

    • Firma - E.M.
  24. La notizia della possibile chiusura del reparto non è certo nuova, ma quello che turba di più è la motivazione: sarebbe poco sicuro, perché con troppi pochi casi. Io non sono del mestiere, ma da mamma leggo a volte una interessante rivista, scritta dai pediatri italiani, dove proprio questo mese è stato pubblicato questo articolo che riprende una autorevole rivista scientifica. Inoltre conosco una amica che ha partorito in casa, assistita da ostetriche e personale sanitario dell’ospedale di Montecchio. Quindi desumo che nelle linee guida dei parti in regione Emilia Romagna, in qualche modo, previo controllo e verifica di ogni possibile condizione, si autorizza e si riconosce la possibilità per le donne di partorire in casa (che rientrano in certi parametri ecc.). Ora io mi chiedo: se in Emilia Romagna è considerato sicuro partorire in casa non vedo come non possa essere sicuro partorire al S. Anna. Anche considerando che comunque alcuni parti, che dovrebbero svolgersi lì, se avvengono prima della 36^ settimana in ogni caso vengono spostati a Reggio perché c’è la neonatologia e magari tanti altri dettagli che non conosco, perché sono solo una mamma e non una dottoressa. Quello che mi chiedo come cittadina è se questa motivazione del presunto rischio, spacciata come inoppugnabile, non sia soltanto un patetico paravento dietro al quale nascondere puri calcoli matematici o politici. E vorrei tanto sapere se questo limite dei 500 parti è uguale dappertutto o solo dove fa comodo o se non si considerano le distanze di percorrenza che di per sè in un travaglio possono anche diventare un fattore di rischio, se contiamo che da Succiso a Reggio ci vogliono 2 ore. Infine vorrei far notare che il reparto Ostericia a Castelnovo è nuovissimo, nel 2010 quando ho partorito al S. Anna (incontrando peraltro un’ostetrica preparatissima e davvero straordinaria, Virginia) era quasi pronto, penso sia stato inaugurato a inizio 2011. Se i parti già allora erano sotto i 500, perché è stato fatto un investimento del genere?

    (Stefania)

    • Firma - Stefania
  25. Il reparto di ostetricia andrebbe mantenuto, tuttavia risulta che un discreto numero di donne vada comunque altrove. Si tratta di capire e approfondire questo aspetto che, associato a tutte le nuove tecniche di inseminazione artificiale e non solo, può rendere insostenibile la permanenza di questo servizio. E’ un problema molto interessante, perchè si porta dietro la mancata definizione di ospedale di montagna o comunque di ospedale in territorio disagiato, senza la quale è poi impossibile capire la prospettiva da dare a queste strutture indispensabili e quindi proteggere i servizi e i reparti ritenuti veramente necessari. Credo che su quest’ultimo punto la politica a livello nazionale possa fare qualcosina in più che lasciare ai politici locali il compito di decidere cosa tagliare e cosa tenere in base a criteri numerici, di trasmissione di cultura medica e di scelta da parte dei pazienti. E’ vero che l’Italia è talmente varia che quello che va bene per me non va bene per te, però al soggettivismo e al relativismo, almeno sulle tematiche più importanti per la gente, andrebbe posto un limite, se non altro per la salvaguardia del genere umano nelle zone più disagiate.

    (Il fumoso)

    • Firma - ilfumoso
  26. Signor “E.M.”, mi chiedo quali elementi ha lei per dire che l’attuale Direttore di Castelnovo ne’ Monti non ha spessore? Chi è, “mister giudizio”? I commenti sulle persone o si hanno elementi certi per farli, o sarebbe opportuno astenersi. La cosa più semplice è sentirsi in diritto di criticare tutti tranne se stessi. Una bella posizione di comodo, giudizi facilitati dallo scrivere senza guardare in viso la persona alla quale sono diretti.

    (Nilde)

    • Firma - nilde
  27. Certo. Andiamo tutti a partorire a Reggio! Lì si che sono bravi. Leggete gli ultimi fatti di cronaca e poi ve ne accorgete! Tutto mondo è paese e si è bravi quando ci si prende, il resto sono tutte chiacchiere!

    (Laura)

    • Firma - Laura
  28. Cara signora Nilde, non capisco il suo risentimento. Lei forse conosce personalmente il Direttore di distretto? Bene, io invece no e quindi, come lei pensa che sia persona giusta nel posto giusto, io penso che si poteva fare meglio. Posso esprimere il mio pensiero non offensivo verso la persona e nemmeno verso la professionalità? Io ho parlato che si poteva nominare persona più esperta e di spessore politico, ma non ho detto che l’attuale Direttore è inadeguato, solo che il suo silenzio dal mio punto di vista è preoccupante, visto che tutte le autorità preposte alla vicenda hanno espresso opinione e non ho visto nessuno rispondere piccato e risentito come lei.

    (EM)

    • Firma - EM
  29. Personalmente io ho scelto, dopo tanta riflessione, di partorire a Reggio poiché si paventavano alcune possibili complicazioni legate ad una situazione sanitaria delicata. Ed effettivamente si è rivelata una scelta corretta. Detto questo, il periodo di degenza è stato per me terribile, troppo caos, freddezza, disorganizzazione e poco affiancamento alla madre (sostegno psicologico, allattamento ecc.). Quando ho avuto la possibilità di vedere, dopo, il reparto di Castelnovo e la sua dimensione familiare e più raccolta intorno alla mamma, ho pensato di aver perso una grande occasione, che tutto questo servizio sul post parto mi è mancato, andando ad appesantire non poco un senso di abbandono che poi devi recuperare in termini di stanchezza e sicurezza di sé. Avessi potuto scegliere avrei partorito a Reggio, per poi fare degenza a Castelnovo. Credo che molti genitori che fanno la scelta di rimanere in montagna e stanno per avere un figlio valutino per primo un possibile rischio/complicazione e mettano poi in secondo piano l’accompagnamento post parto. Lo fanno sulla base di una riflessione legittima di pro e contro, in un momento della vita felice, ma anche delicato. Credo che ogni scelta sia giusta perché dettata dall’amore verso la nuova creatura, nessuno meglio di un genitore può sostituirsi. Credo che anche questi genitori si sentano davvero mortificati e dispiaciuti per la chiusura di un reparto intero nel nostro distretto. Io non ne ho usufruito, ma non per questo il problema mi tocca di meno. Posto che per Castelnuovo sia difficile competere con ospedali che hanno servizi di pronto intervento e neonatologia, io allora darei risalto all’affiancamento madre – bambino. Perché se è vero che le disgrazie accadono dappertutto è vero anche che nessuno ha davvero il polso su cosa accade anche dopo la nascita di un bimbo. In questo il reparto potrebbe diventare un’eccellenza. Poi si possono fare dei questionari anonimi ai genitori della montagna per capire che tipo di scelte li ha portati a partorire fuori distretto. Inoltre, posto che la politica a mio avviso sta diventando un canale assolutamente autoreferenziale/narcisistico e privo di proposte per il bene comune, si può sempre pensare a lungo termine di fare campagne di raccolta fondi ed esperienze dal basso per sovvenzionare macchine o ampliare equipe di lavoro. Credo che in molti contribuirebbero ad aiutare il reparto, non solo in termini economici ma anche di volontariato (es.: letture, sostegno psicologico, gruppi di aiuto alla pari ecc.). Non è solo il momento del parto a dare un bel ricordo dell’esperienza, è come si accolgono i bisogni dei neogenitori e del bambino in tutta la sua complessità, anche nelle ore, nei giorni e nei mesi successivi.

    (Una madre)

    • Firma - una madre
  30. Ho aspettato qualche giorno a commentare quest’articolo di Teneggi, che come sempre è sul pezzo! A parte quest’introduzione doverosa, mi sorgono alcune domande, ma il PD che è al comando di tutti i gradi politici amministrativi dal Comune, all’unione, alla Provincia fino alla Regione, dov’è? Nessun politico ha detto la sua (Bini a parte, che ha risposto solo per dovere di cronaca), i vari circoli della montagna, Castelnovo in primis, che in periodo elettorale si scannano a suon di comunicati stampa, dove sono? Non vorrei che qualcuno avesse già fatto il fattaccio e quindi uscire con dei proclami a supporto del buon Teneggi sarebbe proprio un clamoroso autogol e un inevitabile sconfitta per la montagna intera (PD e non).

    (GC)

    • Firma - gc
  31. Purtroppo il tema è talmente sfaccettato che ci sarebbe da scrivere tanto, troppo, cercherò di toccare sinteticamente alcuni punti. Fermo restando che quello che a noi serve è avere un ospedale con reparti efficienti e ben gestiti e la collaborazione col Santa Maria dovrebbe permetterlo e che l’avere reparti di second’ordine non servirebbe a nessuno, dobbiamo impegnarci tutti nel pretendere che non ci venga offerto solo un contentino, ma che per il nostro ospedale, al centro di un territorio molto vasto, si vada verso un livello qualitativo e professionale alto. Tra le altre cose il reparto in questione è appena stato rimesso a nuovo e chiuderlo significherebbe uno spreco di denaro che in un momento come questo è quantomeno inopportuno. Per la nostra struttura, oltre ad elevare il livello di professionalità, serve anche un cambiamento comportamentale importante da parte di noi montanari; siamo qui che diciamo tutti di voler assolutamente tenere aperto il nostro ospedale, però poi molti se ne vanno presso altre strutture, ogni volta che debbono sottoporsi ad interventi, o perché sono più grandi, o perché sono più attrezzate. Così facendo, però, diventa difficile pretendere che si mantengano in vita dei reparti se in questi non abbiamo fiducia nemmeno noi.

    (Antonio Manini)

    • Firma - AntonioManini