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“Il sorriso di Elettra” al Teatro Bismantova, domenica 15 marzo ore 17

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E' una iniziativa della associazione Per Te Donne insieme contro la violenza.

Al Teatro Bismantova domenica 15 marzo, ore 17, andrà in scena la pièce "Il sorriso di Elettra" di Maria Antonietta Centoducati con Maria Antonietta Centoducati e Gianni Binelli
Musiche dal vivo a cura del M° Ovidio Bigi, pianoforte.

La mafia e le donne. Sui fondali della storia della lotta alla mafia si stagliano alcune figure femminili, come sospese tra Eschilo e Dostoevskij. Donne ribelli per amore che irrompono nella vita collettiva con il loro grido, che è insieme dolore, speranza e domanda di giustizia, ricordano le donne della tragedia greca come Antigone, Elettra, Clitemnestra…donne senza paura che vogliono vendetta, giustizia, verità. Lo spettacolo si snoda in una serie di sei monologhi/testimonianza, un reportage aspro delicato e struggente.

L’attrice M. Antonietta Centoducati ha selezionato significative storie di donne che, per vari motivi di legame famigliare e sentimentale, sono vissute all’ombra della terribile piovra che si chiama Mafia, hanno respirato una violenza terribile, hanno respirato l’odore della paura e – soprattutto- hanno subito. Ci raccontano le loro vicende puntando l’attenzione sulla loro fragilità di “donne”, sui sentimenti, sulla paura, sugli aspetti più umani delle loro vicende. Donne con storie tutte da ascoltare e da scoprire in un fluire di testimonianze molto coinvolgenti.

Ed ecco allora che sulla scena sfilano Giusy Vitale, attualmente collaboratrice di giustizia, che mette tutto il suo coraggio per uscire dall’unico mondo che conosce, quello spietato e violento di una famiglia che appartiene alla mafia siciliana. Il carcere, i figli, il programma di protezione le hanno offerto una seconda possibilità. Diversa invece la testimonianza di sua sorella Antonina-Nina-Vitale, la sorella debole, la remissiva che ha subito e ha sacrificato gran parte della sua vita ai fratelli e alla famiglia. Margherita Petralia, moglie di Gaspare Sugamiele, padrino di Paceco, patria della mafia più spietata e sanguinaria della Sicilia occidentale che ha consegnato il suo diario con annotate tutte le malefatte del marito e dei suoi amici ai carabinieri mandandoli in galera. Piera Aiello, cognata di Rita Atria, ragazza coraggiosa, le ammazzano il marito e lei per tutta risposta spedisce tutti in carcere con tanti ringraziamenti, va fare la pentita, collabora con la giustizia ed è fermamente convinta che sia la cosa giusta. Rita Atria, sorella di Nicola, giovane boss dello spaccio, diciassettenne collaboratrice di Borsellino, lucida e intensa nelle sue riflessioni e disperatamente suicida dopo la strage di Via d’Amelio.

E infine Elettra, di lei si conosce soltanto il suo nome e la sua età:14 anni e un nome che evoca il grande mito greco di Euripide. Elettra, per amore, si è fatta uccidere al posto del suo giovane “dio”, uno dei tanti “carusi” disposti ad ammazzare per avere un posto in alto nella piramide della mafia che conta, la notizia era comparsa con un piccolo trafiletto sul quotidiano nazionale. Di lei è rimasto il ricordo del suo sorriso, un sorriso di bimba che amava la vita.