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Lettera di Don Raimondo Zanelli sulla chiusura di Poiatica

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Don Raimondo Zanelli (Large)
Don Raimondo Zanelli

Siamo alla conclusione? Siamo alla svolta?

Riusciamo a capire l’enorme importanza di ciò che sta accadendo? Siamo tutti d’accordo ora?

Sì, un enorme Sì.

Comitati e istituzioni, cittadini e sindaci, finalmente siamo verso un’unica direzione: chiudere le discariche e cercare un modo nuovo di gestire i rifiuti. Quello che vogliamo è una società senza divisioni: solo uniti si capisce cosa è veramente importante, per questo vogliamo essere grati a chi ultimamente ha capito, e cioè i sindaci dei comuni montani, le autorità provinciali, mentre aspettiamo ora anche il sì della Regione.

Dopo i Comuni e la Provincia ora spetta alla Regione capire e prendere atto che nessuno vuole una nuova Poiatica: non in montagna, non in collina, non in pianura, non in campagna, non in città.

L’unico profumo che vogliamo sentire è quello della nostra aria. Il problema rifiuti va risolto nel principio, le persone devono cambiare cultura, capire che ciò che sfruttiamo è la nostra terra, le nostre risorse, ciò che Dio ci ha dato per vivere la nostra vita, ma che non ha incaricato nessuno e con nessuna autorità per distruggere tutto questo capolavoro: come scrive l’agronomo ducale Filippo Re, la nostra vallata produceva 22 tipi di mele diverse, 45 diverse pere, dove siamo arrivati?

La cultura delle persone deve cambiare, solo i soldi non sono niente, l’intelligenza sarà la ricchezza del futuro e, insieme alla cultura, la politica dovrà cambiare, oramai non ci sono più risorse e le persone sono stanche di ammalarsi in silenzio: se la politica non cambia strada, tutto le franerà addosso.

(Don Raimondo Zanelli)

6 COMMENTS

  1. Parole bellissime, semplici e comprensibili; indirizzate agli uomini di buona volontà e a tutti coloro che le vogliono comprendere (e sarebbe ora). Parole rivolte a chi ritiene la terra un dono di Dio, da rispettare e non solo da sfruttare dissennatamente, a chi deve capire che non c’è altra strada che quella di prendere coscienza di ciò che stiamo facendo e provare a porre rimedio alle nostre malefatte. La discarica di Poiatica, chiusa o non chiusa, resterà lì, cupa e minacciosa; è la peggior ferita che l’uomo possa infliggere alla propria terra, proprio quella terra che decantava Filippo Re, che per secoli ci ha nutriti e che abbiamo venduta e avvelenata per secoli in cambio di un po’ di miseri soldi. Adesso, a Poiatica, resterà presente nel tempo un monumento dedicato alla nostra stupidità e della quale non dovremo mai dimenticarci. Grazie, Don Raimondo.

    (Antonio Manini)

    • Firma - AntonioManini
  2. Vorrei ricordare a tutti che prima della discarica gli abitanti di ogni paese erano usi abbandonare ogni tipo di rifiuto nel primo fosso adiacente alle abitazioni. Tuttora, camminando per i boschi, si può vedere lo scempio perpetrato in passato. La discarica ha rappresentato, seppur con tanti effetti collaterali, un piccolo passo in avanti. Ora, anche aiutati dalla tecnologia, si può dismettere questa pratica e compatibilmente con le possibilità, non ultime quelle economiche, adottare soluzioni alternative. Il grande passo è però legato alle scelte degli amministratori e quindi politiche, ma sopratutto ad una condizione basilare e fondamentale senza la quale nulla può essere intrapreso e mi riferisco all’educazione, alla cultura e al rispetto per le regole del singolo abitante. Da quello che posso riscontrare in termini pratici siamo, per lo meno nel nostro territorio, ancora lontani da questo traguardo.

    (Angelo)

    • Firma - angelo
    • Quindi? Preso atto della diffusa maleducazione e scarsa cultura ecologica, considerando che sono trascorsi vent’anni dal “passo in avanti” della discarica e che 2 milioni di metri cubi di rifiuti di ogni genere sono qui a ricordarcelo, lei, in termini pratici cosa propone? Di aspettare e sperare nelle scelte degli amministratori e di questa politica che è sempre stata dipendente e succube del potere economico di Iren, o di proporre loro qualcosa come cittadino?

      (Antonio Manini)

      • Firma - AntonioManini
  3. Infatti c’è da domandarsi se non ci sono altri mezzi per recuperare risorse economiche e se il relativo fabbisogno è poi così indispensabile. Il sistema porta alla distruzione non solo di se stesso, ma anche a quella della natura che lo ospita. In ogni caso la natura ci è stata data in prestito e dovremmo restituirla (cioè passarla ai posteri) in condizioni completamente diverse da quelle a cui si è arrivati.

    (Marco Leonardi)

    • Firma - leonardimarco
  4. Davvero belle parole che dovrebbero far riflettere.In più, da ignorante, non sapevo di tutte queste varietà di mele e pere. Aggiungo, al commento di Angelo, che sul lato pratico basta informarsi un pochino su quello che hanno messo in pratica a Ponte delle Alpi: un piccolo paesino che in pochissimo tempo è riuscito a togliere i cassonetti dalle strade e, riciclando rifiuti, a creare nuovi posti di lavoro! Tutto con la tariffa puntuale, cioè paghi quello che butti, non come Iren che ci fa pagare una cifra in base ai Kg medi che ci assegnano! In definitiva ci sono metodi alternativi che dai rifiuti ricavano materie “nuove” da riutilizzare, riducendo così anche l’incenerimento. Grazie, Don Raimondo.

    (Giuseppe C.)

    • Firma - Giuseppe C.