Il presidente della Provincia di Reggio Emilia ha incontrato questa mattina a Palazzo Allende i rappresentanti delle sette unioni comunali. Due i temi all’ordine del giorno: il progetto di una stazione unica appaltante per tutto il territorio e un ulteriore confronto sui fabbisogni occupazionali dei domuni in vista del possibile ricollocamento dei dipendenti della Provincia, che come noto entro il 31 marzo dovrà ridefinire la propria pianta organica riducendo del 50% per cento le risorse per il personale, anche alla luce delle funzioni delegate che saranno confermate o meno da parte della Regione.
Stazione unica appaltante. “Come Provincia, su richiesta dei comuni e sulla base anche degli obblighi normativi riferiti agli stessi, abbiamo presentato il progetto di una stazione unica appaltante, in carico a Palazzo Allende, che in forma associata potrebbe gestire gli appalti per tutti i comuni. Da parte delle unioni è stato manifestato grande interesse per una proposta in grado di agevolare sensibilmente l’attività dei comuni e che, entro un paio di settimane, assumerà una sua ufficialità”, spiega il presidente Giammaria Manghi.
La normativa in materia, a partire dalla legge 56/2014 di riforma delle province, prevede che dall’1 gennaio per beni e servizi (e dal prossimo 1 luglio anche per lavori) i comuni non capoluogo di provincia possano affidare le funzioni di stazione appaltante – oltre che alle unioni (se dotate di apposite strutture) o a centrali di committenza come Consip o Intercent-er - anche alle province, sulla base di un apposito disciplinare che preveda il rimborso dei costi sostenuti dalle stesse per le attività espletate e le risorse umane impiegate.
“La proposta di una stazione unica appaltante della Provincia non solo valorizza la professionalità e l’esperienza acquisita dall’ente in questo campo ma sopperisce alle esigenze degli enti locali minori relativamente alle gare d’appalto, pur lasciando ai singoli comuni le funzioni di gestione contabile, di programmazione e di gestione contrattuale degli appalti”, spiega il presidente Manghi. Operativamente, sarebbe dunque la Provincia ad aggiudicare appalti pubblici o a concludere accordi-quadro di lavori, forniture o servizi svolgendo le funzioni di stazione appaltante - dalla pubblicazione dei bandi alla gestione della gara, fino all’aggiudicazione - lasciando invece ai comuni le fasi ante e post appalto.
La Provincia di Reggio Emilia, inoltre, su richiesta dei comuni potrebbe anche fornire, per singoli o più lavori pubblici e con riferimento ad interventi in cui risultano interessate le competenze e le professionalità della Provincia stessa, un supporto tecnico-amministrativo in relazione alle attività di progettazione, espropri e direzione lavori.
Personale della Provincia. Con i rappresentanti delle unioni è poi proseguito il confronto sui fabbisogni occupazionali dei comuni, che potrebbero assorbire parte del personale della Provincia. In attesa del dato ufficiale sulle necessità del Comune di Reggio Emilia, si attesta a 70 il numero di dipendenti (non dirigenti) che dalla Provincia potrebbero affluire in uno degli altri 44 comuni reggiani. “Sono numeri che ci permettono di guardare con cauto ottimismo a una ridefinizione della nostra pianta organica che, così come condiviso con i sindacati, intendiamo predisporre nella maniera migliore a tutela delle professionalità della Provincia, nonostante i drastici tagli che ci vengono richiesti”, commenta il presidente Manghi, sottolineando come comunque si renda necessario anche incrociare le esigenze dei comuni con quelle della Provincia, “che continuerà in ogni caso ad aver bisogno di certi servizi, penso ad esempio al settore finanze e agli affari generali”.
Molto importante sarà poi l’esito del cammino avviato insieme alla Regione, che al prossimo tavolo di concertazione dovrebbe illustrare una bozza di legge regionale di riordino delle funzioni: “In base a quelle che la Regione intenderà delegare alle province, oltre alle 4 già individuate dalla legge di riforma, sarà possibile capire meglio le nostre necessità occupazionali”, conclude il presidente Manghi, ricordando la possibilità, già comunicata ai sindacati, di prepensionare 33 dipendenti provinciali (22 quest’anno, 11 nel 2016).