Bismantova, per ha i capelli colorati dal tempo ha da sempre molteplici significati. E’ il luogo dell’ambiente e del turismo per eccellenza, è la regina nella skyline mozzafiato raccontata dalla nostra webcam, è sport, è escursionismo, luogo di incontro e di stelle. Per molti, certo, è luogo di fede. Di nostalgia, di quella antica, quando da piccoli si saliva accompagnati dai genitori scalzi a venerare l’immagine miracolosa, ma quando anche grande era l’attesa per gli oggetti religiosi nell’antistante sagrestia. Santini, Madonnine, ciondoli, picconi con la Madonna della Pietra, coltellini… Un’anteprima delle prime gite a Venezia o Torino.
La Pietra è il luogo che ospita la chiesa dei nostri genitori e le loro nozze anni Sessanta e Settanta, dei primi pic nic con gli amici, della nostalgia per chi se ne è andato. Periferia, ma centro del Parco. La Madonna della Pietra, su un Santino, è rimasta a custodire un caduto in Russia di cui solo un fratello è rientrato a Sole di Vetto per raccontare quanto accaduto alla madre. L’eremo, oggi, è oggetto di una delle più straordinarie opere di raccolta fondi tutt’ora in corso – quelle del Comitato per il Restauro – dopo che l’avvento del benessere ha fatto cessare la costruzione o la sistemazione di chiese da parte dei fedeli, come si operava e pregava nei secoli passati.
Bismantova nei versi di Dante o di Giovanni Lindo Ferretti, luogo di esorcismi e della casa di Lucifero secondo Pederiali e il suo Tesoro del Bigatto. Quel Diavolo che, forse, stavolta la voleva combinare grossa e ha scagliato un masso enorme dritto dritto contro l’auto del don. Ma, di mezzo, pare quasi ci si sia messa la statua in bronzo di San Benedetto. Proprio quella dove ti fermavi a fare la foto ricordo con l’amico che accompagnavi per la prima volta sin qui e se ne stava col naso all’insù.
Poco più in là, è come se la Madonna avesse tenuto la sua mano su quel prete che, in silenzio, opera contro il demonio. Storia o miracolo, suggestione o coincidenza, quei massi hanno fatto tremare assieme ai muri dell’eremo i nostri cuori a volte insensibili ai segni del mondo.
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Lo sguardo al passato e ai suoi sentimenti e costumi, che trovo in queste righe, mi sembra una buona ed opportuna cosa, specie considerando che il nostro mondo pare dimenticarsi troppo spesso di come eravamo fino a non molto tempo fa.
(P.B.)
Mio padre mi raccontò, prima di andarsene, la sua “anabasi”, il suo ritorno dal confine con la Francia l’8 settembre 1943 con alcuni commilitoni. Di come salivano sui treni e scendevano in corsa prima che i treni entrassero nelle stazioni. Il nascondersi dai tedeschi, forse qualche aiuto da parenti emigrati a Genova. Poi la risalita dell’Appennino, il dormire nei fienili, e per una notte l’ospitalità di una donna di montagna che pregava e sperava che anche suo marito tornasse dal fronte.
Quando dalla montagna dell’Appennino parmense videro la Pietra, mio padre si caricò sulle spalle il compaesano ferito, che non ce la faceva più, e corse dritto fino a casa.
(SC)
Caro Gabriele, leggo ogni giorno sul “Avvenire” quanto scrive Lindo Ferretti e mi ha fatto tornare in mente quei vecchi giornali, che Tu in parte conosci, con le notizie sulla nostra montagna che certamente non puoi trovare in internet e in nessuna altra parte. In questi giorni li ho risfogliati e ho ritrovato il patrimonio che contengono. Ad esempio quando a Collagna veniva esaltata l’amministrazione perchè aveva portato in paese l’acqua con 4 fontane o quando il giornale “Il Montanaro” sosteneva che dire che era possibile far arrivare la corriera fino a Castelnovo era propaganda, perchè al massimo poteva arrivare fino a Casina e tanta vita di oltre 100 anni fa descritta dai testimoni. Ti ho scritto, Gabriele, perchè fra qualche mese mi trasferirò e ho deciso di vendere questi cimeli. 40 anni fa li avevo offerti gratis, ma mi risposero che non interessavano; ho visto che Tu sei interessato e quindi se avessi bisogno di consultarli fammelo sapere. Come Ti ho detto ho deciso di venderli, mi dispiace molto perchè sono un patrimonio e l’ideale sarebbe che rimanessero patrimonio comune. Ciao, Gabriele, se posso esserti utile (anche per il tuo lavoro) o vuoi vedere tutti i giornali (Il Montanaro, La Voce, La Giovane Montagna, Azione Cattolica)…
(Luigi Magnani)
Caro Luigi, da tempo volevo scriverti, poi è passato del tempo e ora che ti trovo qui, su Redacon, approfitto dell’occasione. Mi ricordo di quando sfogliavamo quei giornali che erano cimeli, dove c’era la storia del nostro paese e di tutto l’Appennino. Erano molto interessanti, ben più di un qualunque libro di storia, anche perchè erano immediati e non manipolati. Non mi voglio intromettere fra te e Gabriele, ma mi sembra che uno dei nostri comuni – ed io tifo per Castelnovo – dovrebbe acquistarli e sistemarli in modo che diventino materia di consultazione. Contatterò Gabriele e poi ti telefonerò. Affettuosi saluti.
(Paola Agostini)