Benvenuti alla puntata 62 di Let it rock, dedicata ai produttori.
Nella storia della musica rock, il ruolo dei produttori è stato spesso fondamentale, eppure pochi di loro sono diventati veramente famosi, dato che il lavoro del produttore rimane sempre sullo sfondo del prodotto finito (il disco), in secondo piano rispetto al performer o all’autore della canzone.
Eppure capolavori come Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, Nevermind dei Nirvana, Dark Side of the moon dei Pink Floyd , Remain in light dei Talking Heads, Pet sounds dei Beach Boys solo per citarne alcuni, devono moltissimo al lavoro dei rispettivi produttori.
Ma qual è il compito di un produttore? Essenzialmente, il produttore cerca di ottenere il massimo dai musicisti e dai cantanti, mettendoli nella migliore condizione per esprimere il loro talento, sovrintende tutte le operazioni di registrazione, missaggio e editing della canzone, aggiungendo o togliendo suoni, strumenti, voci, tonalità, effetti ove ritiene necessario.
Molti produttori sono anche ottimi musicisti, ed hanno realizzato anche ottimi dischi a proprio nome, mi vengono in mente Daniel Lanois, Brian Eno, Joe Henry, T-Bone Burnett, altri preferiscono rimanere dietro la console, come Phil Spector, Tom Dowd, Jimmy Miller, Rick Rubin.
A proposito di Tom Dowd, uno dei produttori ed ingegneri che ha definito il suono del soul dell’Atlantic Records, e di tanto rock a cavallo tra la fine dei 60 e l’inizio dei 70,nella trasmissione ho iniziato con Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, nella versione del live One for the road, prodotto da Dowd, ma non ne ho trovato una versione accettabile su internet, per cui nella scaletta l’ho sostituita con un altro capolavoro live da lui prodotto, ovvero il Live at the Fillmore della Allman Brothers Band.
Per capire l’importanza del produttore, basta pensare a Sam Phillips, il fondatore della Sun Records, senza il quale non esisterebbe il rock come lo conosciamo oggi. Phillips ha infatti scoperto e lanciato un giovanissimo Elvis Presley, poi Carl Perkins, Jerry Lee Lewis e Roy Orbison, tra gli altri.
In epoca più vicina a noi, Butch Vig ha trasformato il suono dei Nirvana: tanto oscuro, rozzo e punk era il loro sound negli album precedenti, tanto potente, stratificato, e pop è Nevermind.
Come sempre, in una puntata si può solo dare una pallida idea del lavoro dei moltissimi produttori che hanno lasciato un’impronta nella storia, ma se vorrete ci saranno altre puntate per approfondire anche questo aspetto della nostra musica.
Ecco la scaletta della settimana:
Allman Brothers Band - You don't love me (Fillmore East concert) (Tom Dowd)
Wallflowers - 6th Avenue Heartache (T-Bone Burnett)
Neville Brothers - A change is gonna come (Daniel Lanois)
Patti Smith - Frederick (Todd Rundgren)
Beatles - A hard day's night (George Martin)
Bob Marley & The Wailers - No more trouble (Chris Blackwell)
Red Hot Chili Peppers - Under the bridge (Rick Rubin)
Brothers Johnson - Ain't we funkin' now (Quincy Jones)
Nirvana - On a plain (Butch Vig)
Talking Heads - Listening wind (Brian Eno)
Righteous Brothers - Unchained melody (Phil Spector)
Elvis Presley - Mistery train (Sam Phillips)