C'è anche il noto politico e avvocato Giuseppe Pagliani tra gli arrestati una maxi operazione contro la ‘ndrangheta in tutta Italia.
In queste ore migliaia di uomini dell’Arma dei carabinieri stanno eseguendo 117 arresti in Emilia, di soggetti ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso,estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, emissione di fatture false. L’indagine è condotta dalla procura distrettuale antimafia di Bologna. I provvedimenti di custodia cautelare, oltre che in Emilia Romagna, vengono eseguiti in Lombardia,Piemonte, Veneto e Sicilia. E si stanno muovendo anche le procure diCatanzaro e Brescia, che hanno emesso 46 provvedimenti. L’operazione si svolge anche con il supporto anche di elicotteri.
Il sodalizio criminale finito al centro dell’inchiesta è il clan dei Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone, del quale da tempo è stata accertata l’infiltrazione nel territorio emiliano, soprattutto nella zona di Brescello, Reggio Emilia, dove vivono alcuni esponenti di spicco. A quanto si apprende alcuni dei reati hanno carattere transnazionale e interessano Austria, Germania, San Marino. Tra gli uomini finiti in manette ci sarebbero imprenditori attivi nel settore dell’edilizia e del movimento terra, alcuni di loro vincitori di appalti milionaridella ricostruzione seguita al terremoto del 2012. Nell’indagine sarebbero coinvolti anche politici locali ed alcuni esponenti delle istituzioni ed emergerebbe anche il sostegno elettorale imposto dai membri del clan dei Grande Aracri ad alcuni candidati emiliani alle Elezioni Amministrative. Si parla di sequestro di beni per circa 100 milioni di euro.
L’arresto eccellente dell’operazione odierna è quello di Giuseppe Pagliani, avvocato, consigliere comunale e provinciale - in corsa alle recenti regionali a scapito del casinese Fabio Filippi - di Forza Italia a Reggio Emilia. L’accusa al politico è di concorso esterno in associazione mafiosa. Dalle carte dell'inchiesta emergerebbe anche il sostegno elettorale imposto dai Grande Aracri ad alcuni candidati emiliani durante le amministrative. Pagliani è stato portato via da casa sua, ad Arceto, verso le 7.
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Aggiornamenti successivi
Il sindaco di Castelnovo ne' Monti Enrico Bini interviene sulla maxi operazione contro la ‘ndrangheta
“Voglio esprimere grande soddisfazione e vicinanza alle forze dell’ordine che stanno portando a compimento una serie di indagini che hanno richiesto almeno quattro anni di lavoro. Credo sia importante rimarcare come tra gli arrestati vi siano personalità note ed imprenditori che da anni lavorano sul nostro territorio, sono molto conosciuti, hanno contatti e legami ramificati, amicizie e parentele, segno che ormai le attività malavitose nella nostra provincia sono purtroppo profondamente radicate. Il lavoro per far sì che vengano estirpate queste radici dovrà proseguire quotidianamente con l’attenzione e l’impegno di tutti, forze dell’ordine, ma anche amministratori, imprenditori onesti e cittadini”.
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Dichiarazione del presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi: «Una conferma a pochi giorni da quanto emerso in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario»
"L''Operazione Aemilia' è una conferma clamorosa di ciò che negli ultimi anni, dalle prime interdittive emesse dalla Prefettura di Reggio Emilia in poi, è emerso anche nel nostro territorio. Una situazione illustrata anche nel corso della recente cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, durante la quale i magistrati hanno denunciato un centro di infiltrazioni relativo alle terre emiliane che con quanto appreso in queste ore si concretizza drammaticamente nella portata e nella gravità. E’ un'operazione senza precedenti dal punto di vista della vastità delle dimensioni e, pertanto, va dapprima espresso un grande apprezzamento per l’operato delle forze dell'ordine e di tutti coloro che si sono adoperati per smontare un sistema molto largo, con diramazioni che si estendono anche fuori dalla nostra provincia e dalla nostra regione. Sono confortato dal fatto che le istituzioni, dalle forze dell'ordine alla Prefettura, si rivelino certamente all’altezza di una sfida delicata e complessa. Ma non posso che essere fortemente preoccupato nel constatare come la nostra comunità e la nostra provincia siano sedi di organizzazioni criminali che rubano ossigeno all'economia degli onesti, inquinano la nostra società e, alla luce di quanto sta emergendo in questa indagine, tentano di incunearsi nelle istituzioni. Da presidente della Provincia, nel discorso di insediamento all’apertura di questo mandato amministrativo, ho posto come prioritario l’impegno sul tema della legalità. A maggior ragione, di fronte a una emergenza come questa, la Provincia continuerà ad adoperarsi per garantire la tutela della nostra comunità".
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Sostegno all’azione della magistratura e delle forze dell’ordine e conferma dell’impegno alla lotta contro la criminalità. Lo ha espresso Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, commentando l’operazione contro la ‘ndrangheta che ha portato questa mattina a 117 arresti in Emilia-Romagna
“E’ stata condotta una importante operazione contro la criminalità organizzata in Emilia-Romagna. Desidero rivolgere un plauso alla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, al procuratore capo Roberto Alfonso, al quale ho telefonato poca fa per congratularmi per l’eccellente lavoro svolto, in stretta collaborazione con le forze dell’ordine. Il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa, specialmente in territori caratterizzati da un tessuto produttivo di grande rilevanza, è un tema che richiede la massima attenzione non solo da parte degli organismi inquirenti, ma anche da parte del sistema delle istituzioni territoriali, in modo tale da creare una solida barriera contro i fenomeni malavitosi, di qualunque natura essi siano. La Regione Emilia-Romagna da tempo svolge una azione, anche legislativa, di contrasto al fenomeno mafioso: dalla legge contro le infiltrazioni malavitose in edilizia, alla legge sulla promozione della cultura della legalità, dall’attività del Girer (Gruppo interforze ricostruzione Emilia-Romagna), istituito subito due mesi dopo il sisma, al sostegno all'iniziativa – che poi si è concretizzata – teso ad ottenere una sede territoriale operativa per la lotta alla mafia. Come Regione abbiamo come obiettivo irrinunciabile quello di condurre una serrata e decisa azione per il contrasto della illegalità, in qualunque forma essa si presenti. E questo è e sarà un punto irrinunciabile della nostra azione di governo, in piena collaborazione con la magistratura e con le forze dell’ordine”.
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Dalla Cna: intervento del presidente provinciale Nunzio Dallari e del direttore provinciale Fabio Bezzi
"Soddisfazione e sconcerto. Sono il mix di sentimenti che Cna si sente di esprimere alla luce delle risultanze investigative nell’ambito dell’inchiesta 'Aemilia' che nelle ultime ore ha portato in carcere 117 persone sul territorio regionale. Cna esprime soddisfazione perché ancora una volta l’attento lavoro degli inquirenti e della magistratura ha permesso di disarticolare un’organizzazione criminale pericolosa e dannosa per l’economia e per la comunità provinciale. Reggio Emilia vuole rimanere una terra di gente onesta, dedita al lavoro e all’impresa nonostante la difficile congiuntura economica. Per questo serve che l’attenzione contro ogni infiltrazione rimanga alta perché – come ci è stato dimostrato da questa indagine – il pericolo è sempre dietro l’angolo e ogni sottovalutazione può costare cara in termini di conseguenze. E’ quindi doveroso dire grazie ai magistrati e a tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine, Carabinieri, Guardia di finanza e polizia, che hanno lavorato così proficuamente rendendo la comunità reggiana un po’ più libera. Cna esprime anche sconcerto per il livello di contaminazione che la cosca facente capo al boss Grande Aracri è riuscita a raggiungere sul nostro territorio. Anche noi, che siamo stati la prima associazione d’impresa a lanciare l’allarme sul rischio di infiltrazioni a metà degli anni duemila, che abbiamo lavorato per rendere più stringenti le norme di appartenenza all’associazione modificando nel 2010 il codice etico che impegna tutti gli associati 'a rigettare qualsiasi contatto con esponenti della criminalità organizzata', che abbiamo provveduto ad espellere gli associati che sono stati oggetto di interdittiva prefettizia, siamo comunque rimasti sorpresi nell’ascoltare come la ’ndrangheta avesse organizzato la propria presenza con una ragnatela che coinvolgeva tutti gli ambiti: politica, imprenditoria, professionisti e anche forze dell’ordine. L’indagine 'Aemilia' è un vero e proprio terremoto benefico, alla faccia di chi pensava di speculare sulla ricostruzione: un terremoto che ci auguriamo segni una differenza tra il passato e il futuro. In Emilia vogliamo che continui ad esserci una classe imprenditrice, non una mafia imprenditrice. Ognuno deve fare la sua parte: noi continuando a rifiutare ogni connivenza, le istituzioni evitando di adottare strumenti come gli appalti al massimo ribasso che agevolano la presenza di aziende fuori regola, i cittadini mettendo in campo comportamenti virtuosi che rappresentano un valido deterrente all’economia malata. A questo proposito, nelle prossime settimane sarebbe opportuno convocare urgentemente il tavolo per la legalità e la sicurezza: il quadro fornito dal procuratore nazionale antimafia e dal procuratore capo di Bologna richiede una riflessione urgente e la messa a punto di una strategia ad hoc".
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Il comunicato della Procura della Repubblica di Bologna
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Ricordiamo le parole della Presidentissima: “A Reggio la mafia non esiste”, con tanto di discussione/litigio con dei manifestanti; sarebbe il caso di un suo intervento.
(Marino)
P.S. – Ricordo sempre la presunzione d’innocenza, senza dimenticare che qualcosa per arrestare così tanta gente debbono aver trovato.
Ah, certo, il politico che esce peggio da questa vicenda è la Masini e l’area politica più segnata dalle indagini è il centrosinistra.
(Commento firmato)
Ricordando le dichiarazioni di un recente passato fatte da alcuni politici, per fortuna ora in pensione, viene da piangere. Spero che se riconosciuti colpevoli gli indagati scontino pienamente e duramente le loro colpe in carcere. Alle Forze dell’ordine dico complimenti.
(Alex)
Che la mafia (o la ndrangheta, o la camorra) esiste al Nord Italia e anche nella provincia di Reggio Emilia è una cosa che tutti sanno. Da ormai 20 o 30 anni, non da ieri. Ma porta voti, quindi i beneficiari di quei voti (cioè i nostri politici) dicono che non esiste. Abbiamo avuto tanti politici locali che andavano in Calabria a fare campagna elettorale! Parlo di quella che era la presidente della nostra Provincia! Parlo di quello che ora è tra i candidati alla presidenza della Repubblica!
(Giuliano Rossi)
Migliaia di attività perfettamente legali (come bar, ristoranti, pizzerie, imprese edili, ecc.) sono in realtà costituite con capitali di provenienza illecita, mafiosa, quindi frutto delle peggiori attività criminali. Servono solo per riciclare denaro sporco. Possono pertanto fare prezzi vantaggiosi, addirittura sottocosto, dove gli altri non arrivano; tanto a loro mica interessa mandare avanti un’attività in utile; a loro interessa “lavare” del denaro; quindi tutto ciò che ne esce è guadagnato. Poi così facendo creano posti di lavoro, connivenze, conoscenze e persone che devono essere loro riconoscenti. E come la ripaghi la riconoscenza per il posto di lavoro che ti ho fatto avere? Ad esempio, votando quello che ti dico io. A livello pubblico, prima di assegnare gli appalti (spesso milionari e con soldi nostri, non dimentichiamolo) bisognerebbe controllare. Se chi è affidatario di appalti pubblici viene poi indagato e arrestato per mafia, dovrebbero rispondere anche quelli che gli hanno affidato l’appalto. Ricordiamo ancora una volta che lo fanno con i nostri soldi. Troppo facile scandalizzarsi dopo. Se sapessero che rischiano anche loro a livello penale, al minimo sospetto userebbero la lente di ingrandimento. Invece sapendo che non vengono perseguiti, altro che lente di ingrandimento, fanno finta di non capire chi e cosa ci sta sotto a certe società.
(Giuliano Rossi)
Ho letto il commento di Giuliano Rossi condividendo ogni sua parola e con gioia interiore. Finalmente un giovane con idee chiare, ma anche con le soluzioni giuste. Se nel pubblico non si inizia a colpire chi sbaglia con i nostri denari, penalmente, ma soprattutto economicamente, restituendo alla collettività tutti i guadagni illeciti accumulati, compresi gli interessi, non si risolverà mai nulla. Pagheremo migliaia di dipendenti pubblici che indagheranno, colpiranno e poi tutto resterà come prima. Chi si è arricchito con tangenti o lavori fatti male resterà ricco e noi, poveri cittadini, sempre più poveri perché sopraffatti da tasse su tasse. Bravo Giuliano, ti stimo. Questa è la strada giusta. Lotta e non arrenderti.
(Luisa Valdesalici)
C’è anche il noto politico e avvocato Giuseppe Pagliani tra gli arrestati, una maxi operazione contro la ‘ndrangheta in tutta Italia. E’ quello che giorni fa, per sostenere la diga di Vetto, parlò male di una ex amministratrice di Vetto, dicendo: “L’unica persona rimasta a non comprendere l’opportunità eccezionale dell’opera per Vetto, Ramiseto e l’intero versante montano della val d’Enza è l’ex sindaco di Vetto ed ex presidente della Comunità montana Sara Garofani”. Il tempo forse ci dirà a quale opportunità si riferiva l’arrestato Pagliani.
(Giorgio Tegani)
La ex presidente della Provincia disse che il problema infiltrazioni mafiose non era un problema reggiano. Aspettiamo una dichiarazione. A noi cittadini un esame di coscienza, troppe volte abbiamo dato fiducia solo al partito senza mai mettere in discussione l’intero sistema.
(Andrea Ganapini)
D’accordo sul fatto che le dichiarazioni della Masini furono sbagliate e denotano superficialità, ma il problema principale è l’inadeguatezza dell’ex-presidente o le collusioni tra Pagliani e la ‘ndrangheta? Un estratto dai giornali: “Il Gip sottolinea per i due, Pagliani e Sarcone, ‘la convergenza di interessi che è fondamento e giustificazione dell’accordo politico-mafioso’. In una telefonata alla fidanzata, è lo stesso Pagliani, al termine della cena, verso mezzanotte, a raccontare: ‘Non vogliono usare altre linee, vogliono usare il partito, proprio il… il Pdl per andare contro la Masini, contro la sinistra’. E ancora, riferendosi alla Masini: ‘Adesso le faccio una cura come dio comanda, adesso le faccio fare una curetta giusta’”. Aspettiamo le dichiarazioni della Masini ed anche quelle di Pagliani e del Pdl, ma mi pare che le due situazioni non si possano mettere sullo stesso piano, né dal punto di vista giudiziario né da quello politico.
(SC)
Lei ha perfettamente ragione in ciò che sostiene! Andando oltre però mi chiedo, e le chiedo: in una regione ed una provincia storicamente governate da un solo partito senza alternanza alcuna, è possibile che si riesca a truccare appalti o controllare il sistema semplicemente stando dalla parte della minoranza? Con questo non voglio certo difendere nessuno, ma solo far aprire gli occhi di fronte a una realtà che potrebbe essere ben più vasta! Di solito il malaffare si sposa meglio con il potere e con chi lo esercita!
(Stefano)
Spero sia un punto di partenza e non di arrivo.
(S.)
Al di là delle frasi fatte da sindaci ed esponenti di corporazioni legate al mondo della politica, dove tutti esprimono soddisfazione per l’operazione delle forze dell’ordine e prendono le distanze da persone con cui comunque si sono sempre rapportati e frequentati nei luoghi istituzionali e nella loro carriera politica e professionale, io sono a porre ai lettori di Redacon un sondaggio online: secondo voi un politico diventa di conseguenza anche colluso oppure, essendo già colluso, deve diventare per forza politico? O una cosa è legata all’altra indissolubilmente? Perchè qui ormai non si salva più nessuno e allora mi sta venendo un dubbio.
(M.E)
Tanti commenti,per lo piu’ condivisibili ma le chiacchiere stanno a zero,ho settantatre anni passati e da adolescente ricordo il mio nonno che la domenica mattina,mentre si faceva la barba con il rasoio e la coramella ,davanti ad uno specchio rotto,appeso alla finestra,ascoltava quello che allora chiamava “il comunicato”ovvero il “giornale radio dove si diceva che in Sicilia c’era la mafia che pero’ lo stato stava combattendo.Oggi le mafie mi pare siano arrivate da PuntaRaisi alle Alpi.Non sara’,per caso che cio’ sia avvenuto a forza di combatterle?Meditiamo insieme