È stato presentato oggi a Palazzo Allende il progetto definitivo di realizzazione della tangenziale di Reggio Emilia, alla presenza del Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, del Presidente della Provincia Giammaria Manghi, del Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, dell’Assessore Regionale alle Infrastrutture Raffaele Donini, del Presidente dell’Anas Pietro Ciucci, oltre ai parlamentari Gandolfi e Pignedoli e ai rappresentanti dei Comuni di Vezzano, Sant’Ilario, Rubiera e Castelnovo Monti.
L’opera, che costituisce il prolungamento dell’attuale tangenziale di Reggio Emilia, rappresenta un intervento fondamentale anche per il tratto appenninico della Statale 63.
Grande soddisfazione ha infatti espresso il Sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini: “Questo incontro è stato un momento importante di condivisione tra lo Stato centrale, Anas e i Comuni, che ha permesso di concordare direttamente con i territori locali le emergenze più significative. A questo proposito un ringraziamento particolare va ad Anas, a tutte le istituzioni coinvolte e alla Senatrice Leana Pignedoli, che hanno permesso di concludere i lavori del tratto sud Croce - Ca’ del Merlo, di iniziare i lavori della variante Bocco - Canala e di programmare la sistemazione della frana di Piagneto a Collagna, i cui lavori saranno ultimati entro fine 2015, tre interventi che complessivamente rappresentano un investimento di oltre 70 milioni di euro. Durante l’incontro di questa mattina - ha concluso il Sindaco Bini - abbiamo gettato le basi per stabilire un budget annuale da destinare alla manutenzione ordinaria dei tratti montani della Statale 63 che, con il contributo di Provincia e Regione, potrà aiutare a razionalizzare gli interventi futuri”.
"Non posso che esprimere la soddisfazione di intravedere da un lato la possibilità concreta del completamento della tangenziale Nord di Reggio Emilia e dall'altra la verifica sullo stato dell'arte della SS 63. - Ha spiegato la Senatrice Leana Pignedoli - Tempi rispettati nella conclusione dei lavori di messa in sicurezza del tratto Ca' del Merlo-Croce come avevamo promesso e il proseguimento regolare dei lavori del cantiere più impegnativo di Bocco-Canala.
Confermata, poi, come avevamo annunciato, la gara di Piagneto di Collagna con la possibile conclusione dei lavori entro l'anno in corso. Come ha confermato il presidente nazionale Anas Pietro Ciucci un programma impegnativo sulla 63 è stato possibile solo grazie ad un percorso condiviso in questi anni con tanta costanza, tanti incontri e coordinamento tra il livello nazionale e quello locale. Orgoglio dunque per aver riportato al centro l'asse viario principale dell'Appennino, ma anche impegno a non demordere sulla questione manutenzione straordinaria.
Infatti, oltre alle grandi opere che devono essere viste, come dice giustamente il vice ministro Nencini, in un approccio di priorità nazionali dentro un piano europeo, io credo che sia tempo di impostare un lavoro di "manutenzione straordinaria programmata" con risorse costanti. Anche limitate, ma una cifra minima certa ad Anas ogni anno. Questo permetterebbe la possibilità di progettazioni programmate, interventi fatti prima dell'aggravarsi del degrado e dunque costi meno elevati. Questa della stabilità delle risorse è uno dei problemi, su cui sono intervenuta e interverrò nuovamente sui provvedimenti legislativi di competenza".
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Ponte Rosso niente? Bandiera bianca?
(dc)
A parte l’intervento sul Piagneto, che è un’urgenza (per fortuna che è urgenza… la frana è del dicembre 2008), a monte di Castelnovo ne’ Monti nessuna miglioria! Ricordo agli amministratori che la SS63 non finisce a Castelnovo, anzi continua. Qualche intervento per migliorarla non farebbe male, non basta solo asfaltare ogni tanto. Per quanto riguarda il Ponte Rosso sarebbe il caso di sentire la Presidentissima, che dopo che non è stata scelta per le europee e regionali è sparita dalla circolazione.
(Marco)
Onestamente non capisco di cosa si debba essere soddisfati: 48 milioni per tagliare fuori il Bocco di Casina e rovinare i 4 esercenti che ci sono e ritrovarsi i tornanti della Bettola? Le migliorie che collegano Castelnovo (morente) a Reggio Emilia (in coma) a chi servono? Spendere tutti soldi spesi fino ad ora per una bella strada che colleghi in tempi brevi il nostro Appennino con il mare per il turismo ed il commercio sarebbe una disgrazia? Possibile che in tanti anni nessun politico di qualsiasi colore ci sia arrivato, quando in Trentino e Valle d’Aosta che hanno patrimoni faunistici ed ambientali che ci danno 10 a 0 lo hanno già fatto; ci sono ai piedi delle Alpi e nei greti dei fiumi dei viadotti imponenti ma vitali per il loro vivere? Ligonchio, Collagna e Busana saranno i primi a morire ma arriverà anche Castelnovo dove tutti i giorni ci sono attività che chiudono e quei pochi che resistono lo fanno per disperazione dilapidando quanto hanno guadagnato nei tempi passati. Riflettete, cari Sindaci, non c’è gran che da essere soddisfatti, ma il tempo dirà chi fra voi e me avrà ragione.
(EM)
E’ una giusta conclusione del lavoro organizzativo delle precedenti amministrazioni comunali. Per la viabilità a monte di Castelnovo esiste un bel progetto che prevede varianti ed un tracciato più dolce. Probabilmente si tratta di trovare le risorse.
(W. Orlandi)
Secondo il mio modesto parere ci vorrebbe più dialogo tra politica e cittadinanza, più volte ho ribadito che il chilometro della Bocco Canala è troppo costoso, ma qualcuno ha preferito così, evidentemente chi ha fatto questa scelta non percorre questa strada tutti i giorni. Ormai i giochi sono fatti, ma pregherei i signori che hanno potere decisionale di fare questo tratto di strada e finalmente capire che i problemi di sicurezza e di transito anche per i mezzi pesanti ci sono nel tratto Bocco – Bettola, tratto di strada con numerose curve senza visuale e con una sede stradale non adeguata al transito di innumerevoli mezzi pesanti che avviene quotidianamente! Il mio è un invito al dialogo non la solita polemica, ho gradito molto le migliorie del tratto Ca’ del Merlo, soprattutto il viadotto, meno il primo ponte all’altezza di Pignedolo che non ha cambiato la traiettoria della curva esistente, e a mio parere lo spartitraffico centrale risulta molto pericoloso. Per finire il mio commento auspico una soluzione per il secondo stralcio della variante di Ponte Rosso che potrà concludere i lavori per quel tratto così atteso.
(N. Carboni)
Ponte Rosso con Anas non c’entra: lo fanno Comune e Provincia.
(Commento firmato)
E’ tempo di lavorare e far vedere ai montanari che non sono stati dimenticati. A Castelnovo ormai si arriva in breve tempo da Reggio; il difficile è oltre Castelnovo, dove ogni piccolo centro ha una miriade di cartelli attaccati nelle case con la scritta” vendesi”. Ed allora se nuovi fondi si devono investire necessita usarli per la parte della 63 che conduce al crinale. Non soltanto il suo miglioramento eviterebbe ulteriore spopolamento della montagna, ma darebbe opportunità alle ditte locali di avere nuovo lavoro di cui tanto si ha bisogno.
(Bruno Tozzi)
E chiaro il sentimento di approvazione degli investimenti ANAS sulla 63, ma è altrettanto chiaro che molte volte non si conosce ciò di cui si sta parlando. Da Castelnovo ne’ Monti al Passo del Cerreto la 63 è alquanto bisognosa di opere e migliorie, in molti casi la sicurezza è al di sotto delle norme previste dal codice della strada. Veniamo al tratto franato nel 2008! Tutti contenti del bando ANAS per le opere di ripristino, ma guardate che queste opere non ripristinano il tracciato distrutto dalla frana, ma manutengono come possono l’attuale tracciato. Per quanto riguarda il giusto accenno alle imprese che hanno bisogno di lavorare (giustissimo), il bando ANAS consente nelle pieghe delle norme di subappaltare su 1.778.000 euro di lavoro circa 1.050.000 euro in barba alla norma del 30% massimo. Tale possibilità è data da una recente normativa per cui alcune categorie di lavoro vengono escluse dal calcolo del subappalto (questo in quanto per grandi opere, vedi Mose EXPO ecc, le grandi imprese aggiudicatarie o assegnatarie rischiavano di sforare i tetti consentiti di subappalto per le opere acquisite). Si vede che la moria di imprese, artigiane e non, che con l’arma del subappalto non sono poi state pagate dall’appaltatore (di norma una grande impresa) effettivamente non interessa veramente a nessuno, altrimenti non vedremmo delle cose da terzo mondo come queste.
(Umberto)